Biblioteca Classense
via Baccarini, 3
Ravenna (RA)
Pronti Cesare detto frà Cesare Baciocchi
1626/ 1708
dipinto

tela/ pittura a olio
cm. 160 (la) 120 (a)
sec. XVII (1683 - 1683)
n. 302094
Stemma con al centro strumenti musicali diversi legati assieme entro ghirlanda, sovrastati da un motto e da un mascherone; alla base entro cartiglio l'indicazione dell'Accademia.

L'impresa accademica in esame è testimone dell'esigenza di svecchiare un'attività accademica di tipo meramente scolastico. Fra i motivi della costituzione dell'Accademia dei Concordi c'è tutta la volontà di soddisfare i desiderata del suo fondatore , l'abate Paolo Antonio Zaccarelli: riaprire a Classe "il consesso delle Muse". Difatti fino ad allora le attività si studio svolte nel Monastero avevano preso un indirizzo per così dire scientifico a discapito della creatività artistica e letteraria. Il cambiamento di direzione era già in fieri in un libricino antologico pubblicato a Forlì nel 1683 (Viroli, 1993) che enunciava una sorta di purificazione dei figli di Romualdo (i Camaldolesi) nei giardini di Pindo. L'associazione letteraria deve tuttavia i suoi natali all'abate Romano Merighi, peraltro poco elogiato dai membri dell'Accademia, forse per sua stessa volontà, ed il suo impulso all'allievo di questi alla scuola di Classe Pietro Canneti. Il maestro trasmise anche ad altri allievi quali Floriano Maria Amigoni, Guido Grandi, Casimiro Galamini, Romano Agostino Fiori, Paolo Antonio Mastri, la volontà ed il buon gusto letterario di superare le evoluzioni barocche per confluire in seguito (Settecento) nell'Arcadia (cfr. Canneti, 1688 e Muratori 1964, pp. 222-285). Daltronde nelle maggiori città italiane, alla fine del secolo, fervevano i dibattiti sulla necessità di ristabilire l'autorevolezza dei grandi autori del passato quali Petrarca, Della Casa, Tasso, Ariosto ecc. in contrapposizione al marinismo che aveva portato alla degenerazione della poesia italiana. Merighi, che in sostanza voleva ripristinare la semplicità, la chiarezza e la giudiziosità dei maestri, che invece erano oscurati dagli arzigogoli dei poeti barocchi, diede vita all'Accademia dei Concordi nel 1677, anche se l'inaugurazione avvenne la sera del 7 febbraio 1683, giorno dedicato al fondatore dell'Ordine Camaldolese San Romualdo. eletto a protettore celeste del nuovo cenacolo letterario. Alla primitiva impresa, dove è uno stemma con motto raffigurante la Fama e la Poesia reggenti il cartiglio dell'Accademia, dietro ai quali un arco reca il monogramma classense con accanto un alveare di api in un campo di fiori sormontato dal motto "Mens omnibus una" , viene sostituita una nuova che apparve in una raccolta di componimenti accademici pubblicata da Pietro Canneti nel 1687. L'immagine includeva un gruppo di strumenti musicali diversi legati assieme e sovrastati dal motto "Vox omnibus una", preso dall'Eneide di Virgilio (5), e non molto diverso dal primo. L'impresa accademica di cui trattiamo dunque coincide con il secondo stemma ed è estremamente raffinata nell'esecuzione che Viroli attribuisce a Cesare Pronti (1993). Il confronto con le altre opere dell'artista, oltreché la bellezza dell'intreccio di figure e parole, manifestano tutta la sapienza pittorica dell'artista romagnolo. Gli strumenti musicali, il motto ed anche il mascherone intento a cantare concorrono alla chiarezza del concetto, il quale, tuttavia, doveva essere chiaro solo agli iniziati. Il motto in particolare, come nota Viroli, suona bene ed è vero di verità letterale permanente, con parole nobili, castigate ed eleganti. Circa la datazione lo studioso associa il momento dell'esecuzione al tempo dell'inaugurazione dell'Accademia avvenuta nel 1683.
L'opera è stata restaurata nel 1999 dal Laboratorio del Restauro di Ravenna.