tavola/ pittura a olio
secc. XV/ XVI (1490 - 1510)
La scena, inquadrata entro una finta architettura dipinta in oro costituita da un arco su pilastri, raffigura l'episodio dell'incoronazione di San Nicola da Tolentino. Egli, in piedi sul globo, vestito di un saio nero con un grande sole dorato sul petto, tiene il Crocefisso nella mano sinistra e un libro aperto nella destra. Ai suoi lati, due angioletti inginocchiati, con tunica rossa, gli toccano l'abito. Nella parte superiore si compie l'incoronazione: il Padre, la Vergine e Sant'Agostino, a mezza figura ed entro mandorle dorate, e sullo sfondo di un cielo blu scuro porgono una corona verso il capo del santo. In primo piano, più ribassati rispetto a San Nicola e ai suoi lati, stanno inginocchiati i due gruppi dei confratelli a sinistra, e delle consorelle a destra, che, a mani giunte e in abiti cerimoniali, osservano il compiersi dell'evento, sulla base di un pavimento a scacchi bianco e arancio e sullo sfondo di un paesaggio collinare con qualche albero.
Il dipinto giunge al Museo come dono di Pietro Foresti nel 1913. E' attribuito a Bernardino Loschi già nella guida di Spinelli del 1902 (A. G. Spinelli, 1902, p. 120), e considerato bozzetto dell'affresco commissionato per la Chiesa di San Nicola. Secondo Garuti la tavola, al contrario, sarebbe da ritenere un'opera finita, forse commissionata per devozione privata; troppo rifinita, infatti, risulta nei particolari per essere un bozzetto: abbondano le dorature e alcuni elementi sono resi con estrema cura (A. Garuti, 1990, p. 31).
L'episodio raffigurato, del resto, richiama la devozione per S. Nicola da Tolentino che da un certo momento dovette essere a Carpi particolarmente sentita, come suggerisce l'istituzione della Confraternita nel 1495. Più problematico, invece, cercare di datare la tavola, dal momento che il regesto documentario non ha fornito utili notizie. Sia Garuti sia la Leporati, che si sono occupati dell'opera, concordano nel ritenerla legata alla prima produzione e quindi agli anni del primo soggiorno carpigiano dell'artista, giunto assieme al padre pittore da Parma (A. Garuti, 1990, p.31; M. Leporati, Bernardino Loschi e Giovanni del Sega: la pittura rinascimentale alla corte di Alberto III Pio, tesi di laurea, Univ. di Bologna, anno acc. 1990/ 91, relatore prof. Vera Fortunati, p. 233). I preziosismi presenti nella tavola sono infatti tipici della fase più arcaica dell'attività del Loschi, i cui riferimenti culturali e artistici rimangono quattrocenteschi.
Interessante la lettura che la Leporati da della costruzione della scena, che impone un percorso visivo obbligato: i piani dello sfondo a cui corrispondono i soggetti, indicherebbero un passaggio ascensionale dal mondo terreno rappresentato dal pavimento e dai religiosi, al mondo nella sua totalità raffigurato dal globo e dal paesaggio, fino alla dimensione divina del santo incoronato e del Padre Eterno, più alto fra tutti (M. Leporati, op. cit., 1990-91).