Musei Palazzo dei Pio
Piazza dei Martiri, 68
Carpi (MO)
Calvaert Denys
1540 ca./ 1619
dipinto

tela/ pittura a olio
cm. 280 (a) 172 (la)
sec. XVI (1599 - 1599)
n. A/ 122
Tela centinata e delimitata da una cornice, di epoca posteriore, in legno dorato. La pellicola pittorica presenta in alcuni punti una crettatura ad andamento irregolare. La scena è ambientata sulle rive di un fiume da cui si dipartono piccole cascate: sulla destra è la figura di Giovanni il Battista che, vestito di una pelle di animale color nocciola, versa l'acqua sul capo di Cristo; questi ha le mani al petto ed è coperto da un drappo bianco attorno ai fianchi e da un manto rosso alle spalle; assistono alla scena, sulla sinistra della tela, dietro alla figura di Cristo, due angeli in abiti gialli, arancioni e blu e, tra le nubi del cielo, il Padre Eterno che invia lo Spirito Santo rappresentato da una colomba bianca, sopra il capo di Cristo.

Il dipinto entra nelle collezioni del Museo nel 1913 come dono di Pietro Foresti, con provenienza dalla raccolta di don Giovanni Franciosi, a cui l'opera era stata venduta nel 1837. Il dipinto proveniva dall'altare maggiore della Chiesa di S. Giovanni Battista: secondo notizie documentarie, infatti, era stato commissionato nel 1599 dalla Confraternita di S. Giovanni o di S. Maria della Misericordia (P. Foresti, 1924, ms.); rimasto nella chiesa fino al 1775, cioè fino all'anno della chiusura e demolizione dell'edificio, era successivamente passato nella Chiesa di S. Ignazio e qui rimasto fino al 1837, anno dell'acquisto da parte del Franciosi.
Secondo quanto riporta Garuti (A. Garuti, 1990, p. 42), il dipinto era stato riferito dagli scrittori locali del XVIII e XIX secolo, alternativamente ad Orazio Grillenzoni, al Mastelletta, allo Scarsellino, e,infine, come opera di quest'ultimo, era stato pubblicato dal Campori nel 1855.
Solo nel 1940 viene proposta una attribuzione al Calvaert da Carlo Ragghianti in occasione della campagna di schedatura delle opere del Museo di Carpi (1940, sch. 47); attribuzione ancora oggi accettata dalla critica contemporanea.