tela/ pittura a olio
altezza con cornice 461//larghezza con cornice 285
sec. XVII (1636 - 1636)
L'opera fu dipinta da Albani nel 1636 per la Confraternita dei Battuti Bianchi, nell'occasione della solenne traslazione della Madonna del Fuoco. Fu poi esposta nella Cappella della Vergine protettrice della Cattedrale e in seguito, per ordine del Vescovo di Forlì Monsignore Francesco Piazza, fu posta nella parete laterale sinistra dell'altare maggiore, a pendant con il San Pietro di Andrea Sacchi, a destra. Entrambi i dipinti nel 1838 furono poi spostati nell'Oratorio delle Orfanelle, in via degli Orfani. Il Bezzi nel 1637 descrive in maniera precisa il dipinto: "Dopo la Confraternita degli Orfani seguiva per ordine la Confraternita de' Bianchi detta di San Sebastiano. Spiegavano questi uno Stendardo così grande, che per renderlo portatile, fù di mestieri accompagnarlo d'un ingegnoso ordegno. Si congiungevano dalla parte inferiore dello stendardo, s'allargavano di sotto, e s'andavano ad accompagnare con gli angoli del predetto quadrato in guisa, che formavano due triangoli ortogoni, in mezo de' quali pendendo lo stendardo, era con facilità portato da sei Fratelli, afferrando con le mani il quadrangoli inferiore. Vi si mostrava più vivo, che dipinto un S. Sebastiano duplicatamente maggiore del naturale, che con uno scorcio mirabile, tenea con gli angoli del predetto quadrato in guisa, che formavano due triangoli ortogoni, in mezzo de' quali pendendo lo stendardo, era con facilità portato da sei Fratelli, afferando con le mani il quadrangolo inferiore. Vi si mostrava più vivo, che dipinto un S. Sebastiano duplicatamente maggiore del naturale, che con un scorcio mirabile tenea gli occhi affissati al Cielo. Era il bel nudo legato legato ad una Quercia, e contra di lui una masnada di Soldati da lungi fieramente scarricava il suo saettume. Il nome del Pittore accresce nome alla Pittura. E opera del detto pennello dell'Albani celebre Pittore Bolognese: lo stendardo havea il suo contorno frangiato d'oro, e 'l rovescio ricoperto d'un bel drappo di seta rossa". Il Marchesi nel 1678 scrive: "Fu il maggiore di tutti [lo stendardo dei Battuti Bianchi], su cui quasi vivo compariva il loro Santo Sebastiano saettato, opera insigne dell'Albani, che meritò ancor'essa d'esser affissa entro la tribuna della Madonna in perpetuo".
Viroli (1980) rileva che il San Sebastiano presenta notevoli affinità con quello, di uguale soggetto, appartenente al Musée des Beaux-Arts di Quimper, variamente assegnato ad Annibale Carracci dagli storici francesi del secolo scorso, ed allo stesso Albani da Antonio Boschetto (1948).