Altra Attribuzione: scuola cremonese
tela/ pittura a olio
sec. XVI (1550 - 1599)
Il dipinto proviene dalla collezione Donà Dalle Rose. Acquistato dal Barbantini per la Palazzina Marfisa, l'opera doveva adeguarsi al carattere della sala al fine di accrescerne "l'intimità ed il lusso" in omaggio all'"appartata" funzione di studiolo ed al carattere eccezionale del soffitto affrescato. L'esigenza dei curatori era quella di fare della Palazzina il luogo di rappresentanza della città, pur senza voler restituire la "magnificenza degli aspetti originali" per evitare "rifacimenti e contraffazioni arbitrarie (Barbantini, 1938). Risponde a questa logica la scelta di affiancare a questo ritratto quello di Alfonso I d'Este, già ritenuto di mano di Girolamo da Carpi.
L'iscrizione in alto a sinistra, che identifica la donna con Livia Martinengo, fu fatta coprire per "non introdurre elementi esplicitamente non ferraresi" nell'ambiente ricostruito (Varese, 1980). L'immagine appartiene alla categoria degli "state portrait" (si vedano l'abbigliamento e gli attributi della donna, tutti volti a connotare socialmente il personaggio effigiato), ma un certo spazio è concesso anche all'indagine psicologica, in omaggio a quelle doti di pudicizia e di pietà che vengono dichiarate dall'iscrizione.
Già attribuita a scuola cremonese l'opera fa capo, secondo Varese e la Lopresti, all'area lombardo-veneta.