ceramica, bronzo e ferro. La presenza di manufatti particolarmente preziosi, come un elmo, due schinieri e un carro, uniti ad un corredo da banchetto, tra cui spiccano due bacili in bronzo, ci permette di ricondurre la
sepoltura ad un personaggio maschile di alto rango.
Anche gli elementi in ferro apparentemente più consistenti presentavano zone di particolare fragilità, con fenomeni di corrosione attiva, fessurazioni, scagliature e perdite di materiale.
REPERTI IN LEGA DI RAME: la loro condizione conservativa è condizionata da molteplici fattori (tecnica esecutiva, componenti della lega, eventuale uso dell’oggetto, tipo di rituale funerario, degrado post deposizionale) ed è l’espressione di un
equilibrio dinamico tra i prodotti corrosione e l’ambiente. Molti di questi manufatti appaiono completamente mineralizzati e, in alcuni casi, la trasformazione della matrice metallica, in composti instabili e polverulenti, ha implicato una parziale perdita di materiale.
In questo ultimo lotto di reperti, gli unici realizzati in lega di rame sono i due mozzi del carro. In particolare si è conservato buona parte del mozzo appartenente alla ruota destra, mentre dell’altro di sinistra sono pervenuti pochi frammenti. Il reperto era stato prelavato in blocco durante lo scavo, e conservava al suo interno tracce lignee appartenenti ad una porzione dell’asse tra le due ruote. La lamina appariva molto molto sottile e di conseguenza estremamente fragile. Le superfici erano interessate da fenomeni di frammentazione, fessurazione e deformazione delle lamine. In alcune zone la lamina appariva completamente mineralizzata e, in alcuni casi,
la trasformazione della matrice metallica, in composti instabili e polverulenti, ha implicato una parziale perdita di materiale.
REPERTI IN FERRO: le superfici degli elementi in ferro erano interessate dalla presenza sulle loro superfici di consistenti prodotti di corrosione.
Sugli oggetti erano presenti fenomeni di alterazione che avevano modificato la struttura del materiale aumentandone il volume, causando numerose fratture e nascondendo completamente la superficie originale. Il
degrado aveva dato inizio ad una trasformazione dei prodotti di corrosione instabili e generato una nuova corrosione che, ciclicamente, avrebbe portato alla progressiva perdita del metallo originale, creando ulteriori
fessurazioni, rigonfiamenti e sfaldamenti.
In considerazione dell’estrema fragilità dei reperti rinvenuti nella sepoltura, durante lo scavo si è deciso di prelevarli unitamente alla zolla di terra in cui erano inglobati. La tecnica adottata durante le operazione di prelievo dallo scavo dei manufatti ha consentito di mantenere il più possibile intatte le condizioni originarie di giacitura, conservandone così una certa unità formale nonostante le loro precarie condizioni conservative. Disperdere o selezionare i frammenti in questa fase può
pregiudicare in seguito il lavoro di ricomposizione. In questo modo in laboratorio si sono potute scegliere le più idonee soluzioni di microscavo adottando via via
le strategie migliori per preservare tutte quelle informazioni utili per mantenere le connessioni spaziali fra i frammenti, fornendo un notevole supporto durante la fase di ricerca degli attacchi e di incollaggio dei singoli piccoli frammenti.
Le operazioni di scavo sono state precedute e accompagnate da un'attenta campagna fotografica, tale documentazione ha il duplice scopo di mantenere il dato pre-scavo e di guidare il microscavo stesso, consentendo la realizzazione di basi grafiche. Queste ultime sono state utilizzate per il posizionamento temporaneo dei reperti, o di parti di essi, durante il loro prelievo nei diversi livelli di scavo, così da mantenere le loro connessioni spaziali e fornendo un notevole supporto durante le successive fasi di ricerca degli attacchi, e incollaggio. Particolare attenzione è stata inoltre riservata all’analisi di eventuali tracce di resti organici e tutte le terre sono state conservate e catalogate al fine di condurre analisi più approfondite.
- Interventi conservativi dei reperti in lega di rame:
Dopo aver effettuato un pre-consolidamento delle lamine più frammentarie e mineralizzate si è proceduto con con estrema cautela, attraverso una pulitura con pennellini morbidi, all’eliminazione dei depositi terrosi.
Questa operazione, ci ha permesso di individuare meglio le connessione tra i vari frammenti e tenere le connessioni tra loro con nastri adesivi di carta. Una volta fotografate e annotate le informazioni, sono stati prelevati via via i piccoli frammenti di lamina, e le superfici sono state pulite meccanicamente con bisturi dai
depositi superficiali più coerenti. Successivamente i frammenti sono stati riposizionati con l’ausilio di una controforma; si è proceduto poi con la fermatura degli elementi contigui effettuando incollaggi temporanei con resina cianoacrilica e con l’applicazione di velinature di rinforzo prima degli incollaggi definitivi e delle
micro-stuccature di sostegno con resine epossidiche colorate con pigmenti naturali. Una volta rifinite le stuccature si è effettata una equlibratura cromatica ad acquarello per ridurre le interferenze visive e si è applicato un film protettivo di resina acrilica.
- Interventi conservativi dei reperti in ferro:
Per l’eliminazione dei prodotti di corrosione molto tenaci è sato necessario procedere con strumenti meccanici come micromotori dotati di piccole punte diamantate; la successiva riduzione è stata eseguita con l’ausilio di lenti addizzionali fino al raggiungere la patina delle superficie originale dove in alcuni casi è stato possibile apprezzare la qualità tecnica delle decorazioni. Su alcuni elementi che costituivano il carro si è evidenziata una decorazione geometrica ad incisione, completamente nascosta sotto gli spessi strati di alcuni millimetri che la
ricoprivano.
Alla pulitura meccanica è seguita una rifinitura con spazzoline rotanti con micromotori. Sono stati eseguiti gli incollaggi dei frammenti distaccati e le sigillature di tutte le fessurazioni con resine epossidiche colorate con
pigmenti naturali.
Sulle superfici è stato applicato un convertitore di ruggine acido tannico diluito al 2% in soluzione idroalcolica.
Per ridurre le interferenze è stata eseguita l’equilibratura finale con acquarello.
Le superfici sono state protette applicando a pennello una resina acrilica Paraloid B72 diluito all’ 8% in solvente organico, ed uno strato sottile di cera microcristallina.
Durante l’intervento è stato molto utile il posizionamento dei singoli reperti sulla stampa 1:1 dell’immagine fotografica scattata sullo scavo prima del recupero dei reperti.