Basilica Santa Maria di Campagna

Piacenza
Stato di conservazione:
La Natività della Madonna ha subito in passato danni causati dall'umidità di risalita che è presente in tutta la Chiesa di S.M. di Campagna. Per bloccare il processo di degrado si decise, nel 1919, di staccare il dipinto e collocarlo su un nuovo supporto dopo aver creato un'intercapedine nel muro portante. Operazione affidata a mani inesperte l'affresco subì danni gravissimi soprattutto nella zona inferiore dove si trovano tutte le figure. Molte parti importanti sono state distrutte in modo irrimediabile e la stesura dell'intonaco originale sul nuovo supporto in rete metallica è avvenuta in maniera del tutto irregolare, con ondulazioni della superficie e frammenti o intere zone poste in sottosquadro oppure obliquamente. Durante il restauro, dopo aver rimosso alcune stuccature in gesso, si sono messe in luce piccole parti della struttura portante. Si è notato che il bordo superiore e quello inferiore dell'affresco sono stati scalpellati, con perdita di parti di varia dimensione. Sia in queste zone che nelle fasce laterali alcuni frammenti di intonaco originale sono stati ricollocati senza tener conto né del giusto orientamento né della giusta posizione, ma solo della tonalità di colore. Durante i lavori di restauro è stata esaminata la parete esterna della chiesa, nella quale sono stati eseguiti lavori di spostamento dei mattoni nella zona corrispondente al dipinto. Si suppone che durante le operazioni di ricollocazione del dipinto sia stato aperto un varco nel muro, per agevolare il fissaggio dei telai alla parete portante. Per quanto riguarda le ingenti perdite di parti di affresco, non esiste una documentazione scritta. La presenza, verificata durante il restauro, di materiali di rinzaffo diversi dalla amata aerea, provano che evidentemente all'imperfetto incoraggio dell'intonaco pordenoniano sul nuovo supporto e alle cadute di parti di malta si sia cercato di rimediare con stuccature (in materiale non idoneo) eseguite dal "verso" sempre con stucco a base di gesso e colla. Durante la rimozione della grande stuccatura è stata rilevata la presenza di alcuni frammenti di una sottile rete metallica utilizzata molto probabilmente per tenere insieme la grande quantità di malta necessaria per colmare una così grande lacuna. è probabile che alcuni segni sull'affresco siano stati lasciati da vari tentativi e prove fatte dalla restauratrice prima di giungere al disastroso risultato finale. L'applicazione delle tele per lo stacco è stata fatta, contrariamente alla prassi corretta, dall'alto verso il basso come è dimostrato dalla presenza di numerose goccialature di colla calda che hanno strappato in più unti la pellicola pittorica.  Le grandi lacune formatesi a seguito di questo intervento furono stuccate e ritoccate con una ricostruzione completa del disegno che teneva approssimativamente conto dell'originale: è probabile, data l'assenza di documentazione che caratterizza questo restauro, che la reintegrazione sia avvenuta "a memoria". Negli anni '60, durante un secondo intervento, furono uniformate le irregolarità cromatiche per mezzo di ampie ridipinture a tratteggio effettuate con colori coprenti a vernice, furono spianate alcune irregolarità delle superficie riempiendo le zone in sottosquadro con stuccature a base di gesso a presa rapida. In questo modo si ottenne una superficie più regolare, nascondendo però sotto lo stucco numerose parti originali. Nonostante i problemi descritti, il dipinto si trova in una situazione di relativo equilibrio che può durare ancora nel tempo soltanto se si effettueranno dei regolari controlli dello stato di conservazione (in particolare l'eventuale riaffioramento di sali e la formazione di nuovi distacchi di intonaco) e si cercherà di mantenere delle buone condizioni microclimatiche. L'ipotesi di poter intervenire con un nuovo stacco e con la collocazione su un supporto più idoneo, andrebbe vagliata molto attentamente, dopo analisi e controlli, considerando il peso dei benefici a fronte di quello dei rischi, connessi in particolare con la fragilità degli intonaci originali e dei frammenti di colori a secco.
Descrizione dell'intervento:
Dopo aver effettuato il prelievo di campioni che hanno accertato la presenza, sulla superficie pittorica, di colla animale, resine viniliche e solfato di calcio, si è proceduto al consolidamento degli intonaci con iniezioni di calce idraulica Lafrange e farina fossile. Questa operazione è stata eseguita lentamente introducendo una modesta quantità di consolidante e aspettando la completa asciugatura prima di proseguire con le successive iniezioni. Tale accorgimento è stato preso per evitare di inumidire troppo l'intonaco e di appesantirlo.  La pulitura del dipinto è avvenuta in diverse fasi: eliminati i depositi di polvere, le ragnatele e parte delle efflorescenze saline,  gli strati induriti di colla e le ridipinture a tempera più recenti, le tracce di resina e le gocce di cera e le ridipinture a vernice. Le operazioni di pulitura sono state eseguite ordinatamente per zone e per materiali da rimuovere, eseguendo dei cicli in successione attendendo che le zone sule quali si era intervenuti in precedenza fossero completamente asciutte. Una volta liberata la superficie pittorica da tutte le ridipinture a vernice , sono diventate visibili le stuccature esegue subito dopo lo stacco. Le ridipinture effettuate su di esse erano fortemente alterate e scurite, ciò aveva causato la soppressione e la modifica di alcuni particolari, come ad esempio lo spostamento di un centimetro delle linee verticali del camino e della porta volutamente disegnate dal Pordenone con la strombatura per il gioco prospettico. Tutte le stuccature dei restauri precedenti sono state rimosse. è stato possibile effettuare una ricostruzione a tratteggio dell'opera basandosi sulla testimonianza di una foto dell'Archivio Alinari, antecedente allo stacco, nella quale era visibile tutto il disegno delle figure.