Pinacoteca Civica "Melozzo degli Ambrogi"
Corso della Repubblica, 72
Forlì (FC)
Barbieri Giovanni Francesco detto Guercino
1591/ 1666
dipinto

tela/ pittura a olio
cm. 213 (la) 302 (a)
altezza con cornice 320//larghezza con cornice 231
sec. XVII (1653 - 1654)
n. 12
San Giovanni Battista è ritratto in atto di predicazione, in una cornice naturale, che apre verso un paesaggio, dominato da un cielo azzurro, in parte rannuvolato. Il santo è avvolto da un manto rosso, da cui si scorge un velo intorno alla vita. Dal braccio appoggiato a un muretto, il cartiglio bianco con il verso "Ecce agnus Dei". Alla destra, leggermente arretrato, un agnello che pascola.

Nel Libro dei Conti del Guercino risultano due voci relative a questo dipinto: la prima (24 ottobre 1653) consiste in "20 double" ricevute dal Marchese Bernardino quale caparra per il San Giovanni destinato ai Padri Cappuccini di Forlì, la seconda (9 marzo 1655) "25 double" quale saldo e ultimo pagamento per il San Giovanni nel deserto (Libro dei Conti, 1808). Denis Mahon (1968) ha rilevato che il prezzo pattuito era leggermente superiore a quanto solitamente richiesto dal Guercino per una sola figura a grandezza naturale; ciò fu dovuto probabilmente al fatto che il pittore eseguì anche una tela piccola da collocarsi sopra la pala, raffigurante "Cristo benedicente", oggi nella Pinacoteca di Brera (MI). Il Malvasia (1678) colloca entrambi i dipinti sotto l'anno 1654: "un San Gio. Battista in atto di predicare, Tavola d'altare per li Padri Cappuccini di Forlì, e un Christo mezza figura da porre sopra l'ornamento del sudetto quadro". Alcuni viaggiatori citano quest'opera, quando ancora era presso la Chiesa dei Padri Cappuccini di Forlì, fra gli altri F. Scannelli (1657), G. Barri (1671), F. Deseine (1699). Nel corso dell'Ottocento le due tele subirono alcuni spostamenti. Si sa che la tela raffigurante il Cristo benedicente fu inviata a Brera nel 1811, è verosimile che il San Giovanni abbia subito la stessa sorte, ma manca la conferma delle fonti. Ricci (1907) ricorda che nel 1816 un quadro del Guercino fu restituito a Forlì: si tratta certamente del nostro dipinto, dato che l'altro è ancora presso Brera. Viroli (19810) suppone quindi che le autorità forlivesi avesero ottenuto il possesso della pala al suo ritorno da Milano, dato che nel 1838 è citata come facente parte delle civiche raccolte da G. Casali e da C. Cignani. Ancora, Viroli ha sottolineato come l'impianto solenne e statuario, tipico del tardo Guercino, si accompagni alla vivacità di colori e ad "un indugiare della pennellata grassa su brani di dettaglio di rara sottigliezza (ad esempio, il tronco d'albero con l'edera sulla destra)...".