carta/ matita
sec. XX (1944 - 1944)
Aldo Carpi eseguì questo disegno mentre si trovava a Mauthausen, il 28 aprile 1944. Durante la prigionia continuò a disegnare alcune immagini che ricordava a memoria o di fantasia per far sopravvivere la sua identità umana e culturale. Il suo talento di pittore fu scoperto da un aguzzino del campo che gli chiese un ritratto da mandare ai famigliari. Ne seguirono tantissimi altri ai figli degli ufficiali, alle mogli, alle fidanzate, prendendo per modello fotografie o paesaggi. Grazie a questa attività artistica, Carpi potè lavorare in un ambiente chiuso, relativamente caldo, guadagnandosi anche qualche zuppa supplementare e altro cibo, che provvedeva a distribuire anche ad altri prigionieri. Per quanto riguarda il disegno, il tema delle maschere ebbe un significato particolare per Carpi: rappresentano un rifiuto delle convenzioni, delle violenze, dei condizionamenti, delle tradizioni della società "borghese", e "fascista", e insieme la rivincita della poesia, della libertà dei valori umani, mai però in chiave allegorica, bensì a livello quasi di inconscio come nella produzione onirica. L'importanza di questo tema è riscontrabile in un vero e proprio "ciclo delle maschere" tra la sua produzione artistica. Scrive Carpi che le maschere "sono espressioni del mio spirito, del mio animo e nascono in me come avvertimenti, come spiegazioni di qualche fatto, certo, della vita che può essere anche futuro; più facilmente futuro. [...] Per lo più la maschera, volere o non volere, era sempre l'autore, il pittore, il quale poteva essere molte volte un Pierrot, un Pulcinella, un Arlecchino, un Pantalone e così via. Però non è che io decidessi di dipingerli così, nascevano così."
La sigla a firma del disegno sta per Aldo Carpi de' Resmini, il cognome completo della famiglia, utilizzato quasi unicamente negli atti ufficiali, mentre Mth è l'abbreviazione di Mauthausen.