Marzocchi Gino
1895/ 1981
burattino

legno scolpito,
legno/ pittura,
cotone,
ferro
cm. 34 (la) 52 (a)
altezza testa 16,5//profondità testa 11//larghezza testa 9,5//altezza col cappello 65
sec. XX (1940 - 1950)
n. 87
Burattino con testa di legno scolpito e dipinto. Le pupille sono dipinte. Le mani sono del tipo piatto, con dita incise. Il buratto è di tela bianca; sull'orlo è attaccato l'anello di ferro per appendere il burattino. L'abito è di filo metallico argentato con placchette tonde d'ottone decorate a sbalzo e dipinte. Gli orli sono di passamaneria nera di cotone. Il mantello è di velluto arancio bordato con placchette metalliche quadrate ed è foderato con raso bianco. Il cappello è di cartone rivestito da cotone marrone e da un nastro violetto pallido.

Il burattino è pervenuto al Museo dei Burattini di Budrio nel 2004. Esso è stato acquistato dal Comune di Budrio (con l'aiuto dei contributi della Fondazione Carisbo della Cassa di Risparmio di Bologna, della ditta Comet di Budrio) da Angela e Piero Menarini di Bologna, per interessamento del burattinaio Vittorio Zanella, che, in data 13 dicembre 2003, presentò alla giunta comunale una relazione tecnica sulla collezione. Il burattino appartiene a una collezione raccolta da Alessandro Cervellati e Alberto Menarini e in gran parte costituita da materiale da essi acquistato nell'aprile del 1963 dal burattinaio Amilcare Gabrielli (allievo di Arturo Veronesi), che nel 1964 confluì in un'importante mostra bolognese (cfr. CERVELLATI A. - MENARINI A., Il burattino a Bologna, mostra del Museo Civico di Bologna 29 marzo - 20 aprile 1964, Bologna 1964). Dopo la mostra la collezione fu ripartita tra i due studiosi, che tornarono a dare visibilità ad alcuni pezzi con la mostra milanese organizzata da Maria Signorelli nel 1967 (cfr. SIGNORELLI M., Burattini e marionette italiani, catalogo della mostra, Milano 4 marzo - 2 aprile 1967, s.l. 1967). Con la morte di Alessandro Cervellati, il suo nucleo ritornò a far parte dell'intero gruppo Cervellati-Menarini presso la casa di Alberto Menarini, dopo la cui morte la raccolta subì un'ulteriore divisione intorno alla metà degli anni ottanta del Novecento, quando fu in gran parte acquistata da Liliana e Marino Perani, mentre la restante andò a costituire l'attuale nucleo Angela e Piero Menarini. Un primo inventario critico della collezione giunta al museo è stato approntato da Vittorio Zanella e da Eugenia Varone. Come dice il cartellino museale la testa potrebbe essere di Gino Marzocchi. L'abito proviene dalla muta di Bruno Iani ed è di filo metallico argentato con placchette tonde d'ottone decorate a sbalzo e dipinte. Probabilmente le placchette furono aggiunte da Giulia Menarini, che realizzò il mantello di velluto arancio (una delle placche infatti fa da fermaglio al mantello).