Musei Palazzo dei Pio
Piazza dei Martiri, 68
Carpi (MO)
ambito emiliano
dipinto

tela/ pittura a olio
cm. 122 (a) 90 (la)
secc. XVI/ XVII (1590 - 1599)
n. A/ 124
Tela ovale, con pellicola pittorica dipinta per colori sovrapposti e crettatura ad andamento irregolare. Il dipinto è inquadrato da una cornice lignea dorata, successiva.
Raffigura un ritratto di donna di prospetto, rivolta leggermente a sinistra. Indossa un abito chiaro definito da un importante colletto ricamato a merletto e tenuto rigido, secondo la moda spagnoleggiante del tempo; sopra l'abito indossa una veste nera, di taglio geometrico e con aperture da cui fuoriescono le braccia e scollo a punta. I capelli sono raccolti e trattenuti da un nastro doppio bicolore; porta gioielli al collo, in particolare una collana di coralli rossi e orecchini a forma di fiore, e un vezzo di perle doppio sul petto. Nella mano sinistra regge un fazzoletto bianco. Il fondo è scuro e uniforme.

Il ritratto raffigura una donna aristocratica della famiglia Pio. La critica ottocentesca vi aveva visto Benedetta del Carretto, vissuta nel XV secolo, come spiega l'iscrizione successiva apposta sul retro del dipinto. In realtà l'anacronismo iconografico è evidente: le connotazioni di costume rimandano chiaramente ad epoca successiva, e precisamente almeno alla fine del Cinquecento: è infatti da questo momento, in seguito ai dettami imposti dalla Controriforma e alla diffusione tra le corti di una moda spagnoleggiante, che il costume femminile si fa più rigoroso, geometrico, rigido nel taglio e più severo nei colori e nei motivi decorativi dei tessuti: prevalgono i colori scuri, gli scolli si alzano, le maniche si allungano e le rotondità femminili vengono fatte scomparire. Caratteristiche facilmente riscontrabili nel ritratto della dama di casa Pio. Inoltre, il fatto che l'uso del colletto in pizzo inamidato cominci dalla fine del`500 e abbia massima diffusione ai primi del `600, aiuta a far rientrare la datazione del dipinto entro pochi decenni. E' del resto comprensibile che la dama di corte si sia voluta fare ritrarre all'ultima moda, come vuole dimostrare anche il fazzoletto tenuto in mano, segno di importanza e simbolo aristocratico.
La critica che si è occupata dell'opera avverte legami con l'ambiente emiliano di tardo Cinquecento e risvolti verso la ritrattistica veneta e fiammingheggiante di Sante Peranda, operoso anche presso la corte dei Pico di Mirandola e gli Estensi di Modena (A. Garuti, 1990, p. 41; G. Martinelli Braglia, 1987, pp. 108-109).