tela/ pittura a olio
sec. XVI (1527 - 1530)
Acquistata sul mercato antiquario nel 1938 da Nino Barbantini per la "sala senza decorazioni" della Palazzina, la tela è copia - pur con qualche licenza che rivela la frequentazione di soggetti analoghi - dell'affresco di Giulio Romano realizzato tra il 1527 e il 1530 per la Sala delle Metamorfosi del Palazzo del Te a Mantova. Elisabetta Lopresti, cui si deve il contributo più recente ed esaustivo sull'opera, ritiene che, proprio alla luce di suggestioni tratte da opere di soggetto analogo quali le versioni di Palazzo Ducale di Sabbioneta, quelle di Palazzo Chiericati di Vicenza, o ancora dal "San Giorgio e il drago" di Sebastiano Florigerio per la chiesa di San Giorgio ad Udine leggibili nel "Carro del Sole" della palazzina Marfisa, la tela possa essere datata agli stessi anni e l'autore collocato in area lombardo-veneta.
Scelta per il soggetto erroneamente ritenuto di ispirazione ferrarese (l'opera è letta come il viaggio di Fetonte, figlio del Sole, che dopo essersi impossessato del carro paterno precipita nel fiume Eridano) viene "profondamente incassato nel centro del soffitto analogamente al partito che caratterizza le altre volte". Il Carro ha nelle intenzioni dei curatori del ripristino della palazzina, la funzione di contribuire a restituire "un ordinamento decoroso che si accordi al tipo e alla natura dell'edificio, alla sua funzione primitiva, allo stile dei suoi elementi decorativi; e ciò allo scopo di farne il palazzo di rappresentanza di Ferrara" (Barbantini, 1938).