Notizie storico-critiche:
L’intervento si è incaricato della attivazione di protocolli mirati alla conservazione preventiva con la presa in carico di alcune tra le più significative acqueforti bagnacavallesi, due delle quali riconducibili al bulino di Albrecht Dürer, la Natività e il San Girolamo nello studio, tra gli esemplari più noti della Collezione, entrambe esposte nel 2019, alle Cappuccine di Bagnacavallo, in occasione della Mostra, “Il privilegio dell’inquietudine”, in omaggio al maestro di Norimberga, autore della piccola tavola conosciuta come Madonna del Patrocinio. Tra le repliche di pregio molte le stampe, a soggetto religioso come profano con scene sia mitologiche che di genere, che documentano la fortuna di Raffaello, Guercino e Guido Reni, a testimonianza della rilevanza dell’Ars incisoria nei processi di trasmissione e divulgazione dei dipinti più noti dei grandi maestri allo scopo di diffonderne la scuola rendendo accessibile l’archetipo.
Stato di conservazione:
Lo stato di conservazione risultava essere complessivamente discreto, tranne che in alcuni casi, ma tutte le opere necessitavano comunque di un intervento a causa del sistema
di montaggio: la maggior parte delle opere era montata con nastri adesivi e collanti su un supporti, spesso passe-partout provvisti di finestre, realizzati con cartoncini sottili di varia natura e non conservativi.
La forma di degrado più evidente che accomunava quasi tutte le incisioni era infatti data dal sistema di fissaggio a tali supporti, realizzato tramite diverse tipologie di nastro adesivo e/o collanti, spesso applicati sul recto delle opere stesse. Questi avevano sensibilmente ossidato e macchiato le
carte, sia provocando degli ingiallimenti localizzati in corrispondenza dei punti di incollaggio, sia generando fenomeni di foxing e imbrunimento generalizzato, in alcuni casi esteso all’intero supporto.
Le incisioni nel complesso non presentavano particolari problematiche sotto il profilo
strutturale, eccetto ondulazioni di diversa intensità, pieghe, e alcuni danni meccanici quali strappi e lacune di varia entità e abrasioni dovute al distacco avvenuto in passato da precedenti montaggi
Descrizione dell'intervento:
La maggior parte delle opere era montata con nastri adesivi e collanti su un supporti, spesso passe-partout provvisti di finestre, realizzati con cartoncini sottili di varia natura e non conservativi. Trattandosi di supporti non storicizzati, si è scelto di distaccare le opere, per potere procedere all’intervento e per potere predisporre un sistema di condizionamento conservativo.

INTTERVENTO DI RESTAURO:
- Documentazione fotografica prima, durante e dopo l’intervento.
- Smontaggio dai supporti secondari e dai passe-partout, agendo meccanicamente a secco con spatole e bisturi e, se necessario, servendosi di solventi in grado di rigonfiare gli adesivi sintetici utilizzati per montare le opere, scelti in seguito a test, quali acetato di etile, acetato di butile, acetone, white spirit
- Depolveratura con pennelli a setole morbide (fig. 13 a) e pulitura a secco con gomme in lattice vulcanizzato e gomma Staedtler Mars Plastic nelle zone dove la polvere era maggiormente penetrata nel supporto; rimozione meccanica a secco delle concrezioni materiche e delle deiezioni di insetti con bisturi a lama mobile.
- In presenza di inchiostri o timbri, test di solubilità delle mediazioni grafiche, prima di procedere con le operazioni per via umida e con l’impiego di solventi
- Disinfezione delle opere che presentavano macchie riconducibili a un attacco fungino con un prodotto biocida disperso in solvente organico applicato per nebulizzazione (Biotin R in white spirt)
- Rimozione dei nastri adesivi, dei rinforzi in carta e di eventuali etichette a secco e/o con l’uso degli stessi solventi organici impiegati nel distacco delle opere dai supporti secondari
- Prima misurazione del pH dei supporti cartacei a campione con pHmetro a contatto, a cui è seguita una seconda. Prima e dopo il restauro stati rilevati valori di pH compresi tra la neutralità e la debole acidità, tali da non richiedere un intervento di deacidificazione
- Trattamenti per via umida e attenuazione dell’imbrunimento e delle macchie dovute a fenomeni ossidativi, applicando a pennello localmente una soluzione riducente di terzbutilamminborano in acqua in concentrazione 7 g/L
- Rimozione di rinforzi ed etichette incollati con adesivi naturali e dei relativi residui di adesivo per via umida, con l’ausilio di gel rigidi a base acquosa (agar-agar)
- Rimozione dei residui di adesivo sintetico lasciati dai nastri e delle colle impiegate per il montaggio delle opere ai supporti secondari e attenuazione delle macchie corrispondenti con solventi applicati localmente su tavola aspirante, interponendo un foglio di carta assorbente
- Dove presenti, rimozione per via umida dei supporti applicati durante i precedenti interventi e dei residui di adesivo utilizzato durante il restauro
- Resinatura con adesivo sintetico a base di eteri di cellulosa in soluzione acquosa al 1% (Tylose MH 300 P) applicato a pennello sui supporti più degradati al fine di consolidarli. Sul recto è stata interposto un velo di sacrificio in carta giapponese semi-sintetica (Bolloré 12 g/m2), rimossa subito dopo, allo scopo di proteggere la tecnica dall’azione meccanica del pennello
- Se necessario, applicazione di un sopporto integrale in carta o velo giapponese (Kozo 9, 18, 34 g/m2) scelto in base alla grammatura dell’opera e allo stato di conservazione, con adesivo a base di amido di grano (Zin Shofu), previa umidificazione.
- Sulle opere che non sono state supportate: applicazione di falsi margini in carta giapponese (Kozo 34 g/m2) con adesivo sintetico a base di eteri di cellulosa in soluzione acquosa al 4 % (Culminal MC 2000)
- Umidificazione controllata per capillarità con membrana semi-permeabile propedeutica alla restituzione della planarità
- Recupero della planarità con metodologie differenti in base alla tipologia di opera: le opere non supportate e prive di battuta della lastra sono state spianate sotto peso tra bondina, carte assorbenti e cartone; le opere a cui era stato applicato un supporto in carta giapponese e le opere prive di supporto ma con battuta della lasta a cui erano stati applicati i falsi margini, sono state spinate tramite tensionamento su pannello ligneo sfruttando la carta giapponese in eccesso lungo il perimetro
- Sutura degli strappi e risarcimento delle lacune con carte e veli giapponesi di diversa grammatura (Kozo 9, 18, 34 g/m2) e adesivo sintetico a base di eteri di cellulosa in soluzione acquosa al 4 % (Culminal MC 2000)
- Ove necessario, integrazione cromatica delle lacune con acquerelli e pastelli
- Distacco delle opere dal tiraggio (fig. 25a) e rifilatura del supporto in carta giapponese o distacco dei falsi margini. Si è scelto di lasciare qualche centimetro di margine nelle opere di piccolo formato che necessitavano il fissaggio sulla carta Barriera o prive di battuta della lastra, in cui potrebbe essere utile ai fini di un futuro montaggio in passe-partout.
- Preparazione di cartelle in carta per la conservazione Barriera da 300 g/m2
con relativo numero di collocazione riportato a grafite sul fronte in basso a destra
- Condizionamento delle opere nelle cartelle in carta barriera: le opere di dimensione maggiore sono state inserite senza alcun fissaggio, mentre le opere più piccole e di grammatura minore sono state fissate a fogli in carta per la conservazione Barriera da 300 g/m2 con nastro per la conservazione Filmoplast P sfruttando o la carta giapponese del supporto o delle brachette in carta giapponese appositamente applicate
- Condizionamento delle opere di formato minore già inserite nelle cartelle in carta Barriera all’interno di cartelle rigide in cartone per la conservazione con falde e dorso in tela per garantire una maggiore protezione
- Montaggio delle due opere di Durer in due nuovi passe-partout realizzati sul modello dei precedenti ma con cartone per la conservazione