Cimitero di Lugo






Lugo (RA)
Nel 1874 alcuni studi sul cimitero misero in luce la necessità di una struttura più funzionale e adeguata, a cui si pose rimedio nel 1877. Ulteriori interventi furono finanziati dal Comune nel 1925 in vista della crescente richiesta di loculi e spazio per le sepolture: venne quindi raddoppiata la parte posteriore, pur mantenendo le linee esistenti e il ritmo della precedente costruzione.
Il camposanto, affacciato sul Santuario del Molino e da esso separato lungo il viale de’ Brozzi, si presenta oggi con un ingresso semplice e suggestivo, caratterizzato da strutture in laterizio a vista e cancellate in ferro battuto. Il mattone, elemento architettonico che richiama il gusto del romanico ravennate, è ingentilito nel complesso da applicazioni neoclassiche, così da restituire al contempo la forte identità locale e la modernità stilistica ottocentesca. Al suo interno, nella parte antistante l’ingresso, il lungo loggiato rettangolare si trasforma in un emiciclo a cui si accede per mezzo di ampie gradinate, dove trovano posto tempietti e cappelle funerarie.
Le edicole del porticato ospitano monumenti di notevole valore artistico e storico, testimonianza del gusto e delle competenze artigianali. Tra questi spiccano le opere dello scultore Domenico Visani e i diversi sepolcri di famiglia, tra cui la tomba Cavallini, realizzata dalla ditta Davide Venturi di Bologna, e quelle delle famiglie Malusardi e Azzaroli, attribuite a Golfarello Massarenti. Di particolare pregio è anche il monumento Bernardi, scolpito dal lughese Alfeo Bedeschi.
Un posto d’onore è riservato alla tomba dell’aviatore Francesco Baracca. La cappella progettata da Alfredo Sollazzo è un esempio di arte simbolica e celebrativa: le pareti sono rivestite di marmi pregiati, mentre il catino absidale è decorato con un mosaico raffigurante la “Vittoria alata” su uno sfondo stellato, omaggio al celebre Mausoleo di Galla Placidia a Ravenna. Sotto la volta troneggia il sarcofago in bronzo realizzato dalla fusione dei cannoni austriaci provenienti dal Carso; completa la scena un’imponente aquila che stringe tra gli artigli la bandiera italiana e la croce dei Savoia, a simboleggiare il sacrificio in nome della patria.