Cimitero Monumentale di Forlì






Forlì (FC)
Nel 1854 l’impossibilità di creare nuovi spazi rende necessaria una revisione dell’intera struttura a favore di un impianto che coniughi efficienza e monumentalità. A questi propositi si dedica l’ingegnere Giacomo Santarelli con un progetto che prevede per il nuovo complesso un vasto loggiato rettangolare, una cappella funebre e un ampio ingresso affacciato al piazzale ellittico. Tuttavia, alla tempestività dell’ideazione si contrappone l’elevato costo delle opere, che ne rallentano l’esecuzione. Occorre quindi aspettare il 1868 affinché i lavori possano riprendere, questa volta sotto la guida dell’architetto Pietro Camporese (il Giovane).
Nel nuovo prospetto si enfatizza l’aspetto monumentale dell’estetica classica: l’imponente ingresso invita al passaggio aprendosi al grande portico rettangolare e al Pantheon in esso contenuto, dove sono custodite le spoglie e i busti dei cittadini coinvolti nelle lotte per l’unificazione nazionale; ma la vera innovazione risiede nel calpestio, sopraelevato rispetto al piano terreno mediante 13 gradini.
Camporese non vide mai la sua opera ultimata: alla sua morte, nel 1873, subentra il bolognese Gustavo Guerrini che in corso d’opera apporta alcune sostanziali modifiche al progetto originale, di cui mantiene solo la struttura perimetrale. A lui si deve nel 1885 anche la casa del custode, posta di fronte all’ingresso principale.
La realizzazione del cimitero monumentale di Forlì richiese complessivamente vent’anni di lavoro, con la chiusura ufficiale del cantiere nel 1892. Altri interventi lo traghetteranno nel Ventesimo secolo, come quelli del 1933, che determinano l’isolamento strutturale del Pantheon, o quelli del 1974, con cui l’architetto romano Piero Maria Lugli aggiunge l’ossario e il monumento ai Martiri della Resistenza.
Oggi il camposanto accoglie le spoglie di alcune delle personalità più illustri della città, tra cui l’artista Marco Palmezzano, il tenore Angelo Masini, i patrioti risorgimentali Pietro Maroncelli e Aurelio Saffi e la partigiana Iris Versari. Di pari valore storico e artistico sono i numerosi monumenti che arricchiscono il campo e i portici del cimitero, realizzati da noti artisti e scultori come Gaetano Lombardini, Ambrogio Celi, Gaetano Trentanove, Leandro Biglioschi, Roberto De Cupis e Fortunato Zampanelli, solo per citarne alcuni.