Dettaglio dell'opera "L'angelo e l'anima" di Alessandro Cavazza realizzata nel 1860 (ca.) per la tomba Bonaccini
Cubo-ossario di Aldo Rossi e Gianni Braghieri
Modena

Cimitero di Modena

Orari e Tariffe
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strada Cimitero di San Cataldo, 80
Modena (MO)
Tel: 059 2032285
A Modena, nel quartiere Madonnina, il sobborgo di San Cataldo ospita fra i suoi edifici il cimitero monumentale della città. Facilmente raggiungibile dal centro storico, questo luogo di sepoltura è quindi immerso in un contesto urbano che, nonostante il dinamismo circostante, conserva un’atmosfera di raccoglimento e memoria, ben rappresentata nella sua architettura iconica, in cui si fondono tradizione e innovazione.

Le origini monumentali della necropoli risalgono al giugno del 1850, quando il consiglio comunale nomina una commissione di esperti per avviare un piano di rinnovamento del vecchio cimitero igienista settecentesco, inizialmente concepito come struttura anonima e collettiva. Occorreva trovare una soluzione che superasse le problematiche di un terreno acquifero e argilloso, e al tempo stesso introducesse un’architettura sepolcrale capace di conferire al sito una dimensione celebrativa e rappresentativa della memoria comunitaria.

A questi intenti risponderà a pieno l’architetto Cesare Costa con un progetto sviluppato fra il 1858 e il 1876 per creare un’opera dal marcato gusto neoclassico, caratterizzato dall’impiego di elementi semplici e austeri, volti a trasmettere un solenne senso di ordine. Per rispondere alle esigenze strutturali, Costa decise di alzare di due metri il piano di posa delle sepolture, rispondendo così alle necessità sanitarie e conservative del sito.

Il nuovo camposanto si presenta circondato da un imponente quadriportico dorico che percorre l’intero perimetro e si frappone fra la cinta muraria esterna e il campo centrale. Destinato alle sepolture monumentali, il loggiato è interrotto da una serie di edicole e cappelle private che riflettono il gusto della borghesia modenese a cavallo fra Otto e Novecento. Tra le opere di questo periodo spiccano “L’Angelo e l’Anima” di Alessandro Cavazza, realizzata per l’edicola Bonacini, e quelle di Giuseppe Graziosi, tra cui il “Compianto sul Cristo morto”, collocato nella zona absidale della chiesa cimiteriale, e “Il profeta Ezechiele”, realizzato per la tomba Giovanardi.

Nel 1911 emersero problemi strutturali derivanti dal serpentino utilizzato per il tronco delle colonne doriche: la pietra si rivelò così fragile che nel 1930 venne sostituita con cemento armato rivestito. Dal 1915, all’interno di uno dei quadrilateri destinati alle sepolture a terra, iniziarono le tumulazioni dei soldati morti nel primo conflitto mondiale, che poi vennero radunate dando vita a un cimitero dedicato ai caduti della Grande Guerra. Nel 1975, con la partecipazione di Arnaldo Pomodoro, viene realizzato il monumento ai Partigiani, collocato nell’arcata centrale di fronte alla grande chiesa.

Fa parte del camposanto anche il cimitero israelitico: l’edificio, costruito nel 1903, accoglie al suo interno i defunti della comunità ebraica modenese, punto di giunzione e separazione tra la parte antica del complesso e quella moderna.

È il 1971 quando Aldo Rossi e Gianni Braghieri si aggiudicano il bando comunale per l’ampliamento del cimitero con il progetto “L’azzurro del cielo”, una visione di stile razionalista-metafisico che esprime una profonda riflessione sui temi della memoria e del ricordo. Inaugurato nel 1987, il complesso rimane tuttora incompiuto; gli edifici realizzati, tuttavia, comunicano con forza il pensiero degli autori.

Il nuovo sito è caratterizzato dalla spina centrale dei colombari, che definiscono lunghe gallerie porticate e incorniciano ampie corti destinate ai campi di inumazione. L’aspetto austero degli edifici è intiepidito dal colore rosato degli intonaci, mentre i tetti in lamiera azzurra richiamano il titolo poetico del progetto. Elemento iconico della progettazione è il cubo centrale, destinato a ospitare l’ossario e caratterizzato da una serie di piccole e profonde finestre, che evocano l’immagine di una “casa dei morti”: un grande edificio incompiuto e abbandonato.

All’estremità opposta della spina dei colombari è prevista la realizzazione di un grande cono in cemento che sovrasterà la fossa comune. Ispirato alla ciminiera di una fabbrica abbandonata, questo solido simboleggia il mondo del lavoro e richiama le ciminiere dei campi di sterminio. Al suo interno, una serie di gradoni condurrebbe alla pietra tombale che copre la fossa destinata alle spoglie di chi non ha nessuno, a cui Aldo Rossi ha dedicato il monumento più alto. Nel giugno 2023, su incarico del Comune di Modena, l’architetto Gianni Braghieri ha proposto un progetto per il completamento dell’opera che include la creazione di una sala per il commiato utilizzabile anche per iniziative culturali e di spazi dedicati alle cerimonie per la cremazione delle salme.

Fra i sepolti illustri che oggi popolano questa città silenziosa si trovano: Enzo Ferrari, fondatore dell’omonima Scuderia di auto da corsa; Nicola Fabrizi, patriota risorgimentale; Virginia Reiter, attrice dei primi anni del Novecento; Alberto Braglia, ginnasta e campione olimpico; Paolo Ferrari, commediografo; Luigi Albinelli e Alfeo Corassori, primi cittadini di Modena; Telesforo Fini, ristoratore e imprenditore; e lo stesso Cesare Costa, architetto e primo progettista del cimitero ottocentesco.


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