Teatro Comunale
capienza totale della sala 230 posti
1985-1994
G. Pilandri, Il teatro comunale di Cervia, in Frammenti cervesi, Cervia 1993, s.p.;
T. De Biase, Magia della scena, in: "Il Resto del Carlino", 17 maggio 1994;
T. De Biase, Cervia ritrova il teatro, in: "Il Resto del Carlino", 21 maggio 1994;
Un'attesa di nove anni, in: "Il Resto del Carlino", 27 maggio 1994;
L'Accademia perduta e i suoi gioielli, in: "La Stampa", 27 maggio 1994;
Le stagioni del teatro. Le sedi storiche dello spettacolo in Emilia-Romagna, a cura di L. Bortolotti, Bologna 1995, p. 143-145;
A. Scelsa - G. Pilandri - C. Melandri - E. Petrucci, Il velario: l'antico sipario del teatro comunale, Cervia 1997;
E. Vasumi Roveri, I teatri di Romagna. Un sistema complesso, Bologna 2005, p. 160, 162-164, 187;
L. Bortolotti, Luoghi d'arte contemporanea nei teatri della regione, in: I luoghi d'arte contemporanea in Emilia-Romagna. Arti del Novecento e dopo, seconda edizione aggiornata, a cura di C. Collina, Bologna 2008, p. 45-57;
L. Bortolotti, «Amor di patria impavido/mieta i sanguigni allori». Feste teatri e celebrazioni nelle Romagne, in: «… E finalmente potremo dirci italiani» Bologna e le estinte legazioni tra cultura e politica nazionale 1859-1911, a cura di C. Collina – F. Tarozzi, Bologna 2011, 247-271.
Cervia (RA)
A differenza del Teatro Comunale, affacciato su una delle vie principali del centro della città' , lo Storchi sorse su un terreno (ceduto gratuitamente dal Comune) della nuova area edificabile ricavata con la costruzione della barriera Garibaldi (1884), a seguito dell'abbattimento di porta Bologna (1882). A questa particolare ubicazione il teatro deve anche l'altrettanto originale struttura architettonica con una duplice facciata - quella principale, a settentrione, rivolta verso piazza (ora largo) Garibaldi, e quella occidentale verso il passeggio delle mura (ora viale Martiri della Libertà) - eseguita in stile greco-romano secondo i dettami della coeva precettistica eclettica ben nota al Maestri, fine conoscitore dell'antichità e della relativa pubblicistica, colto costruttore o restauratore di residenze per la nuova borghesia in ascesa.
L'architetto elaborò un progetto formalmente elegante ed armonioso, in cui l'uso ricercato della decorazione plastica differenziava le varie parti dell'edificio, modernamente dotato di locali di servizio, ridotto, fumoir, caffè. La realizzazione avvenne però in economia, su un terreno che si rivelò dall'inizio instabile, con l'impiego di materiali scadenti che ben presto ne compromisero la stabilita'; l'ornamentazione, per stessa ammissione del Maestri, divenne grezza e sommaria, per cui già nel suo farsi il teatro assunse, soprattutto all'esterno, quell'aspetto disadorno che è lontano dalle immagini diffuse dal periodico "Ricordi di Architettura" (1887, vol. X, fs. IX, tav. II) in cui comparvero i disegni originali. Il fronte mostra due avancorpi con un doppio ordine di finestre binate e un coronamento a timpano; tra di essi sono poste due logge architravate con colonnato dorico la prima e ionico la seconda, coperta a terrazzo a livello della cornice degli avancorpi. La facciata già verso le mura ha la medesima partizione, ma in origine mostrava la sola loggia di pianterreno coperta con una terrazza praticabile.
Al momento dell'inaugurazione, avvenuta la sera del 24 marzo 1889 con l'opera Le donne curiose di E. Usiglio, il teatro mostrava una platea con pianta a ferro di cavallo accessibile da un atrio con colonnine di ghisa e un loggione con parapetto in ferro e gradinata lignea. La sala esibiva la copertura a catino dipinta dal carpigiano Fermo Forti (con l'aiuto di Giuseppe Migliorini) che, con toni chiari e immagini allegoriche, raffigurava l'apoteosi di Gioacchino Rossini e di Carlo Goldoni. Dalla scala del secondo ordine si accedeva al foyer comunicante con le terrazze; locali di servizio e d'abitazione erano al piano superiore, a pianterreno il caffè dietro al palcoscenico i camerini per gli attori e sotto le scuderie per i cavalli degli spettacoli equestri, in previsione dei quali il pavimento della platea era mobile.
Da perizie effettuate poco prima dell'apertura si rilevarono alcuni crepacci nella facciata di levante e ponente. Nel 1893, oltre al ripresentarsi degli stessi inconvenienti, si riscontrarono cedimenti nella volta che, unitamente alla cattiva acustica del teatro e a "stacchi" nel palcoscenico, ne determinarono una radicale ristrutturazione, affidata l'anno dopo all'ingegnere Luigi Sfondrini di Milano, già autore dei teatri Costanzi di Roma e Verdi di Padova. Questi provvide al rifacimento della copertura, ad una leggera modifica della curvatura della sala ed alla costruzione (1895) della seconda loggia nella facciata di ponente (A.St.C. Modena, Atti amministrativi, 1892, f. 298, fs. Teatri, pz. Teatro ed Opera Pia Storchi).
Negli anni seguenti si registrarono pressoché continui interventi alle coperture; nel 1929 fu restaurato l'esterno con rifacimenti d'intonaci e di cornici, sotto la direzione dell'ingegnere Francesco Benvenuti Messerotti, e nel 1931 il radicale intervento dell'architetto Mario Baciocchi di Milano ridusse la sala allo stato attuale. I lavori - che vennero seguiti dall'ingegnere Zeno Carani, noto costruttore del teatro di Sassuolo - compresero l'arretramento delle balaustre a filo dei palchi, ampliando così la platea (di cui si rifece il pavimento) che si allargò ulteriormente con la creazione del golfo mistico parzialmente posto sotto il palcoscenico, anch'esso rifatto, come del resto le graticciate. Si pose un telaio di vetro e ferro nel lucernario del soffitto (eseguito dallo Sfondrini), si rifecero inoltre la decorazione della sala e l'impianto d'illuminazione, restaurando poi gli uffici, il caffè e i rimanenti ambienti per una spesa di lire 350.000 (A.ST.C. Modena, Opera Pia Storchi, 1927-31, f. IX, fs. 1929, 31).
Assunto in gestione dal Comune di Modena nel 1981 è stato oggetto di restauri conclusi nel 1986; da quell'anno ha ripreso una intensa attività.
Unlike the Teatro Comunale, which overlooked one of the city centre’s main thoroughfares, the Teatro Storchi was built on a plot of land that was ceded to the municipality free of charge and located in an area newly classified as suitable for development after the demolishment of Porta Bologna (1882) and the construction of the Barriera Garibaldi (1884). This location also led to the theatre’s unique architectural structure, with a double façade – the main one looking northwards towards Piazza (now Largo) Garibaldi, and a west-facing façade looking towards the promenade along the town’s walls (now Martiri della Libertà) – built in a Greek-Roman style according to the eclectic principles in vogue at the time, which Maestri was quite familiar with, as he was a fine scholar of Antiquity and its literature, and a learned builder and restorer of homes for the newly emerging bourgeoisie.
The architect designed a formally elegant and harmonious project, in which the refined use of sculpted decorations differentiated the various parts of the building, which had modern service facilities, a ridotto, fumoir, and café. The theatre however was built with limited funds, on land that soon proved to be unstable, and using second-rate materials that soon compromised the building’s stability; by Maestri’s own admission, the decorations turned out to be coarse and hurried, so that when the theatre was completed, its unembellished appearance was a far cry from the images in the journal Ricordi di Architettura (1887, vol. X, fs. IX, tab. II) where the original drawings were published. The front of the building has two avant-corps with a double order of paired windows crowned by a tympanum; between the two avant-corps are two loggias with architraves, one with a Doric colonnade and another with an Ionic colonnade, covered by a terrace at the same level as the avant-corps’ cornice. The façade that looks towards the city’s walls is partitioned in the same way, but the original design featured a ground-floor loggia covered with an accessible terrace.
When it was inaugurated on the evening of March 24, 1889 with E. Usiglio’s opera Le donne curiose, the theatre had a horseshoe-shaped main floor accessed via an atrium with cast-iron columns, and a gallery with an iron parapet and wooden terraces. The hall had a conch vault painted by the Carpi-born painter Fermo Forti (who was helped by Giuseppe Migliorini), depicting the apotheosis of Gioacchino Rossini and Carlo Goldoni with allegoric images and clear tones. The staircase on the second order led to the foyer, which in turn led to the balconies; service facilities and living quarters were on the upper floor, a café was on the ground floor, the dressing rooms for the actors were behind the stage, and underneath it, thanks to a movable floor, were the stables for the horses used during equestrian performances.
Expert evaluations performed shortly before the theatre opened discovered some cracks on the eastern and western façades. In 1893, similar cracks were found, along with structural deficiencies in the ceiling which, along with the theatre’s poor acoustics and damage to the stage, led to its radical renovation the following year, under the engineer Luigi Sfondrini from Milan, who designed the Teatro Costanzi in Rome and Teatro Verdi in Padua. He renovated the roof, slightly modified the curvature of the hall, and built (in 1895) the second loggia on the western façade (A.St.C. Modena, Atti amministrativi, 1892, f. 298, fs. Teatri, pz. Teatro ed Opera Pia Storchi).
In the years that followed, the roof was being renovated on an almost continuous basis; in 1929 the exterior was renovated and the plastering and cornices restored under the direction of the engineer Francesco Benvenuti Messerotti, and in 1931 radical changes made by the architect Mario Baciocchi of Milan gave the hall its current aspect.
The work – which was carried out by Zeno Carani, the well-known engineer who built Sassuolo’s theatre – included backing up the balustrades up against the boxes, thus enlarging the main floor (whose flooring was redone), which was further enlarged by the creation of an orchestra pit partly located underneath the renovated stage and trellises. A glass and iron frame was placed in the skylight on the ceiling (built by Sfondrini), while the hall’s decorations and lighting system were also redone, and the offices, café5, and remaining rooms restored, for a total expenditure of 350,000 liras (A.ST.C. Modena, Opera Pia Storchi, 1927-31, f. IX, fs. 1929, 31).
The municipality of Modena assumed responsibility for its management in 1981, and additional restoration efforts ended in 1986; since then, the theatre has resumed an active bill of events.