Teatro Giuseppe Verdi
E. Ottolenghi, Fiorenzuola e dintorni. Notizie storiche, Fiorenzuola d'Arda 1903, p. 278-279;
A. Nicelli, Le vicende della riforma del Teatro G. Verdi di Fiorenzuola, Piacenza 1915;
G. Bassi, Origini e attività del Teatro Verdi, numero unico, Piacenza 1933;
Teatri storici in Emilia-Romagna, a cura di S.M. Bondoni, Bologna 1982, p. 174-175;
M. Spigaroli - G. Zilli, Recupero funzionale e restauro scientifico del teatro G. Verdi, s.n.t. 1988;
A. Bottioni, Fiorenzuola, Piacenza 1990;
Le stagioni del teatro. Le sedi storiche dello spettacolo in Emilia-Romagna, a cura di L. Bortolotti, Bologna 1995, p. 172-173;
F. Fernandi, Non solo Teatro Municipale. Gli altri luoghi della lirica a Piacenza e provincia. Cronologia degli spettacoli operistici rappresentati dal 1850 ai giorni nostri, Piacenza 1997, p. 103-130;
L. Bortolotti, Teatri storici? E' di scena il restauro, in: "IBC", X, 3 (2002), p. 47-54;
Nuova vita per il "Verdi": il progetto di recupero funzionale e di restauro del teatro di Fiorenzuola, in: "Edilizia piacentina", 2 (2002), p. 33-37;
G. Cremonesi, Il Teatro Giuseppe Verdi di Fiorenzuola d'Arda, Fiorenzuola d'Arda, 2003;
L. Bortolotti, Luoghi d'Arte contemporanea nei teatri della Regione, in: Luoghi d'arte contemporanea in Emilia-Romagna. Arti del Novecento e dopo, seconda edizione aggiornata, a cura di C. Collina, Bologna 2008, p. 45-57.
Fiorenzuola d'Arda (PC)
Grazie ad una consistente riduzione dei dazi di consumo da parte della duchessa Maria Luigia a favore del Comune (1829), l’Amministrazione si trovò a disporre di una consistente somma di denaro da destinare a progetti di pubblica utilità. Prese quindi corpo l’idea di poter costruire un vero e proprio teatro adatto alle esigenze di una cittadina di tremila abitanti frequentata da numerosi forestieri di passaggio.
All'architetto Gian Antonio Perreau di Piacenza (1798-1869) fu chiesto di presentare una relazione dei lavori. Il suo primo progetto, assai ambizioso, dimostra che Perreau era aggiornato sulla contemporanea trattatistica teatrale, sulle più moderne tecniche di scena e sulle più recenti teorie relative alla propagazione del suono.
Tuttavia una parte della cittadinanza sollevò dubbi sulla effettiva necessità di tale impresa, ritenuta eccessivamente onerosa e utile a pochi, quando il paese necessitava di ben altre opere quali per esempio la rete fognaria, un nuovo mercato dei grani e le scuole. Altri proposero soluzioni meno onerose. Un onorevole compromesso permise di cogliere più obiettivi. Venne individuata un’area adatta alla realizzazione di un insieme di opere pubbliche. Tra le attuali via Liberazione (un tempo Contrada di Porta Chiusa), largo Alberoni (ex Contrada dell’Abbadia) e via San Fiorenzo (Borgo Paglia) stava un tempo un'abbazia di proprietà del capitolo di Piacenza. Nel 1841 il Comune di Fiorenzuola d'Arda decise di acquistare e ristrutturare il grande edificio per ospitare servizi destinati ai cittadini: quali un teatro pubblico, il mercato 'dei grani', le scuole maschili e femminili e una scuola di musica. (Cremonesi, p. 9-28)
Perreau presentò nel 1846 un secondo progetto assai più semplificato per ciò che riguardava sia il prospetto interno che quello esterno ma, scrive Ottolenghi, a danno dell'estetica e dell'arte. Questo progetto fu finalmente approvato con decreto di Maria Luigia nel 1847. Fu la Reale Accademia di Belle Arti di Parma che scelse invece il progetto decorativo del pittore Vincenzo Bertolotti, la cui opera venne in seguito visionata da una commissione formata dagli scenografi Giacomo Giacopelli e Girolamo Gelati (Cremonesi, p.33-39). Il lavoro prevedeva la decorazione della sala teatrale, del vestibolo, il sipario, i panni, cinque scene e dieci quinte. In archivio comunale si conservano ancora i bozzetti firmati con le tinte originali del palco reale e del sipario, quest’ultimo realizzato solo dopo due anni dall'apertura si conserva ancora in teatro.
L'inaugurazione avvenne il giorno 8 ottobre 1853 con la rappresentazione dell'Attila di Giuseppe Verdi, l’orchestra fu quella reale di Parma. Seguirono le rappresentazioni de Il barbiere di Siviglia il 24 ottobre e Nabucco il 15 novembre.
Il teatro "elegante, sonoro, capace di contenere un seicento persone" (Ottolenghi, p. 279), fu intitolato all'imperatore Carlo III ma con l'annessione di Fiorenzuola al Regno Sabaudo, fu cambiato nel 1859 semplicemente in Municipale.
Nel 1901 venne dedicato a Giuseppe Verdi morto a Milano il 17 gennaio di quello stesso anno.
Dall'atrio a pianta rettangolare si accede alla platea con pianta a ferro di cavallo e con tre ordini di palchi e un loggione. Il primo ordine è suddiviso in quattordici palchi mentre il secondo e il terzo in tredici palchi. Il teatro subì una pesante ristrutturazione nel 1914 che però preservò in parte l'originale tipologia ottocentesca anche se l'anno successivo furono completamente rifatte le decorazioni dal pittore Paolo Vanoli che dipinse effigi di autori celebri e medaglioni con figure mitologiche nelle balconate dei palchi e nel soffitto della platea, datato 1915, le tre muse della musica, della poesia e della pittura che tuttora si conservano. Nel 1923 ebbe un nuovo restauro diretto dall'ingegnere Frignani.
Nel 1962 il teatro è stato chiuso per inagibilità, all'inizio degli anni Ottanta è stato effettuato un intervento di emergenza al tetto atto a scongiurare ulteriori danni.
Alla fine degli anni Novanta è stato avviato un lungo e complesso intervento di recupero che, condotto per successivi stralci, ha consentito la riapertura definitiva del teatro nella primavera del 2006. Un parziale utilizzo della parte anteriore dell'edificio è stata possibile fin dal giugno 2002, quando l'Assessorato alla Cultura del Comune ha promosso un'intensa attività espositiva di opere d'arte contemporanea. L'iniziativa coglieva un duplice obiettivo, da un lato portava la cittadinanza a riappropriarsi di un luogo chiuso alla pubblica fruizione da lungo tempo, dall'altro avvicinava un pubblico assai eterogeneo al contemporaneo, proposto in forme e stili diversi.
(Caterina Spada / Lidia Bortolotti)
The council doubted whether such an ambitious initiative was truly necessary, and suggested that existing and less expensive spaces be used: "some proposed to restore the ancient theatre in Palazzo Grossi [...] others insisted on using what is now city hall." (Ottolenghi, p. 279 ). In 1846, Perreau submitted a much simpler project, in terms of the theatre’s interior and exterior, but "to the detriment of aesthetics and art" (Ottolenghi, p.279). The second project was finally approved through a decree issued by Marie Louise in 1847. The Parma Royal Academy of Fine Arts chose the decoration project submitted by the painter Bertolotti, who was subsequently helped by the scenographers Giacobelli and Gelati (Atti del Comune 1853). The original signed project sketches of the royal box and the stage curtain (created two years after the theatre’s opening), with their original colours, are still on display in the theatre.
The theatre was inaugurated on 8 October 1853 with Giuseppe Verdi’s Attila.
The theatre, "elegant, resonant, and able to hold 600 people " (Ottolenghi, p. 279), was dedicated to Emperor Charles III, but after Fiorenzuola was annexed to the Kingdom of Sardinia, its name was changed to Teatro Municipale in 1859. Since 1901 it has been dedicated to Giuseppe Verdi.
The atrium, which has a rectangular floor plan, leads to the horseshoe-shaped main floor, with three orders of boxes and a gallery. The first order has 14 boxes, while the second and third order have 13 boxes each. The theatre was extensively restored in 1914, although the original 19th century structure was partly maintained; in the following year, the painter Paolo Vanoli completely re-decorated the boxes’ balconies with effigies of famous authors and medallions depicting mythological scenes, and the ceiling of the main floor with images of the three muses of music, poetry, and painting. In 1923, new restoration efforts took place, directed by the engineer Frignani. In 1962 the theatre was declared unfit for use and closed, and in the early 1980s emergency work was performed on the roof in order to prevent further damage. Lengthy and complex restoration efforts began in the late 1990s; they included several phases, and made it possible to fully re-open the theatre in spring 2006. The anterior part of the building had been in use since summer 2002, when the municipality’s councillorship for culture promoted numerous contemporary art exhibitions. These exhibitions had the dual goal of encouraging the citizenry to take back a place that had long been closed to the public, while exposing a rather heterogeneous audience to contemporary art in many different forms and styles.
(Caterina Spada / Lidia Bortolotti)