Teatro Alessandro Bonci
800 posti (222 in platea)
1983-1995
B. Malatestiana Cesena: Don C.A.Andreini, Memorie cesenati, ms.164.61; B. Malatestiana Cesena: M.Mariani, Cronaca di Cesena, III, p.190 ms.;
N. Trovanelli, Il giubileo del teatro, in: "Il cittadino", 36 (1896);
A. Raggi - L. Raggi, Il Teatro Comunale di Cesena, Cesena 1906;
F. Farneti - S. Van Riel, L'architettura teatrale in Romagna 1757-1857, Firenze 1975, p. 120-133;
Enciclopedia dello Spettacolo, voce Cesena a cura di A.M. Bonisconti, 1975, v. III, p. 459-460;
Il teatro Bonci: storia, cronaca, memorie e situazioni dei teatri in Cesena, del teatro comunale Alessandro Bonci fino ai primi anni del 1900, a cura di G. Papi, Cesena 1979;
Teatri storici in Emilia-Romagna, a cura di S.M. Bondoni, p. 239-241;
G. Conti, Il Teatro Bonci di Cesena tra tradizione e innovazione, in: Teatri storici e nuovi teatri. Problemi di restauro conservativo nei teatri di tradizione e proposta di recupero di spazi ed edifici per nuovi luoghi di spettacolo, Atti del VII congresso Internazionale OISTT, Reggio Emilia 1985, p. 173-180;
Immagini di teatro, anni Ottanta a Cesena, fotografie di G. P. Senni, testi di F. Pollini, Cesena 1991;
Il teatro comunale Bonci e la musica a Cesena, a cura di F. Battaglia - M. Gradara - G. Conti - G. Foschi, Cesena 1992;
R. Candoli, Il Bonci dal rosso al verde, in: "Il Resto del Carlino", 21 maggio 1994;
La scena variabile: teatro e musica a Cesena dal Medioevo all'Ottocento, a cura di D. Dell'Amore, Cesena 1995;
Le stagioni del teatro. Le sedi storiche dello spettacolo in Emilia-Romagna, a cura di L. Bortolotti, Bologna 1995, p. 145-147;
Un palcoscenico per Cesena: storia del Teatro Comunale, a cura di G. Azzaroni e altri, Cesena 1997;
Il teatro di Luigi Veronesi, a cura di F. Pollini, Cesena 1998;
Museo del Teatro, a cura di F. Pollini, Cesena 1998;
E. Vasumi Roveri, I teatri di Romagna. Un sistema complesso; Bologna 2005, passim;
L. Bortolotti, Luoghi d'Arte Contemporanea nei teatri della regione, in: I luoghi d'arte contemporanea in Emilia-Romagna. Arti del Novecento e dopo, a cura di C. Collina, seconda edizione aggiornata, Bologna 2008, p. 45-57.
Cesena (FC)
Nel 1838 il Consiglio Comunale decretò la costruzione di un nuovo edificio teatrale da erigere al posto del vecchio teatro Spada che continuà ad ospitare spettacoli fino a quando nell'agosto 1843 essendosi già cominciato a demolirlo, non si ebbe spettacolo. Nel Carnevale 1843-44, si aprì il minuscolo Masini, con opera semiseria .. (Trovanelli 1896).
L'architetto Vincenzo Ghinelli (a cui si devono anche i teatri di Senigallia e di Camerino) disegnò il progetto a quattro ordini come aveva chiesto il Comune ma in fase di realizzazione se ne preferirono costruire cinque. Nella struttura del teatro sono state adottate soluzioni tecniche e distributive di grande razionalità. Nel 1843 iniziarono i lavori di demolizione oltre che di Palazzo Spada, di altre case ed edifici nelle immediate vicinanze.
L'interno del teatro fu decorato a monocromi e arabeschi dorati e quattro tondi raffiguranti le Muse dal pittore Francesco Migliari di Ferrara. I lavori terminarono dopo otto anni, nel 1846, quando il teatro fu inaugurato con la rappresentazione di Maria di Rohan di Donizetti. La facciata di gusto neoclassico è porticata e decorata da finestre con bassorilievi di Bernasconi di Bologna, scandite da otto semicolonne ioniche. La facciata è coronata da un frontone con lo stemma del comune con il motto Jacta est alea e le figure dei fiumi Savio e Rubicone. Dall'atrio si accede alla sala e al casino posto al secondo piano. La sala con pianta a ferro di cavallo ha quattro ordini e un loggione: le balconate sono rivestite con stucco veneziano lucido. Tenendo presente che un tempo erano venduti anche i posti in piedi e che solo nel loggione entravano anche 400 persone, il teatro poteva accogliere più di 1400 spettatori che aumentavano a 1500 persone in occasione dei veglioni di carnevale.
Una volta infatti usavano costruire i teatri con una capienza pari ad un decimo della popolazione della città. Il palcoscenico è assai ampio e dotato di servizi, con una porta per l'entrata delle scene molto comoda. Il corredo scenico fu dipinto da Pietro Venier di Verona mentre Antonio Pio decorò il sipario con Dante Alighieri condotto al tempio della Gloria ancora nel teatro ma in pessime condizioni conservative. Nel corso dell'ultimo restauro sembra che sia stato ritrovato il secondino originale di Antonio Liverani mentre risulta perduto quello di Lucio Rossi. L'attrezzeria con graticci e tamburi ottocenteschi è in buona parte conservata. Il teatro conserva anche le macchine per i rumori della saetta, della grandine e del tuono delle quali, in genere, i teatri storici rimangono privi.
Cinquant'anni dopo, nel 1897, si apprestavano i primi restauri alle decorazioni pittoriche esterne ed interne.
Alcune modifiche apportate nel tempo all'edificio, rispetto all'impianto originale anche se numerose ne hanno complessivamente rispettato l'assetto primitivo. Nel 1924 fu eliminato il proscenio, ridotto il golfo mistico e demoliti i palchi al quarto ordine. Un intervento di consolidamento fu attuato dopo la seconda guerra mondiale alle coperture, mentre negli anni Settanta fu costruita una saracinesca tagliafuoco.
Agli inizi degli anni Ottanta, il teatro risultava ormai fatiscente e, oltre a non rispondere adeguatamente alle mutate esigenze dei cittadini e alle norme di sicurezza, mostrava cedimenti alle strutture, mentre i decori e gli arredi necessitavano improrogabilmente di un adeguato restauro. Pertanto dal 1983, in più stralci, è stato condotto un lungo e complesso restauro conservativo e di messa in sicurezza, conclusosi nel 1995.
Nei lavori del 1983 è stato ricomposto il manto di copertura e delle strutture portanti le cui capriate, di considerevoli dimensioni (22 metri), hanno richiesto notevole impegno tecnico ed esecutivo per il loro estremo stato di degrado. Per le parti lignee ammalorate sono state utilizzate resine epossidiche e barre in vetroresina.
Sono stati erogati dei fondi dalla Regione Emilia Romagna per il restauro dell'atrio del Conservatorio che è ritornato, come Ridotto, a far parte della macchina teatrale come sala per concerti. Questo recupero ha consentito di rispettare quell'ordine razionale con cui questi ambienti di accesso alla sala dello spettacolo erano stati progettati. In una saletta, ove era situata la biglietteria, è stato creato uno spazio, la Sala Morellini, in cui si realizzano mostre di giovani artisti contemporanei ed esposizioni diverse. Per l'arredo della sala teatrale, che dopo le modifiche del 1924-1928 era di colore rosso, è stata scelta una tappezzeria di colore verde acqua e azzurro pallido com'era in origine. Il vecchio sipario, sebbene stralciato dall'odierno piano di intervento, è stato restaurato e rimarrà fisso nel fondale come una quinta non potendo sopportare trattamenti ignifughi, inoltre al sipario storico nel 1999 si è aggiunto quello realizzato dall'artista cesenate Massimo Pulini, l'opera inizialmente è stata pensata per celare il tagliafuoco. Pulini ha concepito un'iconografia complessa e al tempo stesso armonica nell'architettura e nei simboli costituita da più elementi dalla potente forza evocativa. Le immagini dalle tonalità quasi monocrome si susseguono quasi compenetrandosi. Al colonnato circolare, dalle linee classiche, si sovrappone un bacile da cui emerge un Mercurio mentre dal fondo emerge una grande testa virile, pacata e candida.
Il vecchio lampadario andato perduto dopo la guerra, è stato sostituito con uno di vetro di Murano. I nuovi pavimenti sono stati realizzati in seminato alla veneziana eccetto che nei palchi dove si è preferito utilizzare il cotto. Il rispetto della cassa armonica della platea è stata resa possibile realizzando la pavimentazione della platea con assi di legno e sollevandola opportunamente dal piancito che è rimasto di terra battuta com'era in origine.
I lavori, diretti da Riccardo Barbieri e dal suo assistente Michele Casadei, entrambi dell'Ufficio tecnico del Comune di Cesena, si sono conclusi alla fine del 1995.
(Caterina Spada - Lidia Bortolotti)
In 1838 the municipal council decreed the construction of a new theatre to replace the old Teatro Spada, which continued to host performances until August 1843, after it had begun to be demolished. The tiny Teatro Masini was opened during Carnival 1843-44, and hosted opera semiseria performances (Trovanelli 1896).
The architect Vincenzo Ghinelli (also responsible for the Senigallia and Camerino theaters) drafted a plan for a theatre with four orders of boxes, in keeping with the municipality’s request, but during construction it was decided to add a fifth row. Highly rational technical and spatial solutions were adopted in the theatre’s design. In 1843, work began to demolish Palazzo Spada and other nearby homes and buildings.
The theatre’s interior was decorated with monochrome and golden arabesques, and four tondos depicting the muses by the painter Migliari of Ferrara. The theatre was completed eight years later, in 1846, when it was inaugurated with Donizetti’s Maria di Rohan. The neo-classical porticoed façade features windows decorated with bas-relief by Bernasconi of Bologna and separated by eight Ionic semi-columns. The façade is crowned with a pediment featuring the town’s coat of arms, with the motto Jacta est alea and figures of the Savio and Rubicone rivers. The atrium leads to the main floor and the casino on the second floor. The horseshoe-shaped hall has four tiers of boxes and a gallery; the balconies are coated with glossy Venetian stucco. Keeping in mind that standing room tickets were once sold and that the gallery alone held up to 400 people, the theatre could hold as many as 1,400 people, and up to 1,500 during carnival celebrations.
Indeed, it was once customary to build theaters that could hold one-tenth of the town’s population. The stage is large and features service rooms, with a comfortable stage entrance doors. Stage props were painted by Pietro Venier of Verona, while Antonio Pio decorated the stage curtain with Dante Alighieri being led to the temple of glory; this stage curtain is still in the theatre, but in a poor conservation state.
During the last restoration, the Antonio Liverani’s original panel was apparently found, while Lucio Rossi’s seems to be lost. The tool storage room, with trellises and 19th century drums, is for the most part preserved. The theatre still has its thunder and hail machines, which most historic theaters no longer have.
Fifty years later, in 1897 the first restorations to the exterior and interior paintings were made.
Over time, some changes modified the building’s appearance, although most respected its original aspect. In 1924 the proscenium was eliminated, the opera pit made smaller, and the boxes in the fourth order demolished. After World War II, consolidation efforts focusing on the roof took place, while a fire-resistant roller shutter.
By the early 1980s the theatre was falling apart: it no longer met the needs of the citizenry or safety regulations, was showing signs of structural failure, and its decorations and furnishings sorely needed restoration. Therefore, starting in 1983 and continuing off-and-on until 1995, lengthy and complex restoration efforts took place, along with efforts to ensure compliance with existing regulations.
During the 1983 restoration, the roof tiling and load-bearing structures were renovated; for the latter, the huge trusses (22 meters) required a great degree of technical expertise and craftsmanship due to their extremely poor condition. Degraded wooden parts were treated with epoxide resin, and glass-reinforced plastic bars were also used.
The Emilia Romagna regional administration provided funds for restoring the Conservatorium’s atrium, which is now once again part of the theatre (as its ridotto) and is used as a concert hall. The restoration efforts respected the rational order with which the rooms leading to the main floor were planned. A small room where the ticket office was once located is now an exhibition space, known as Sala Morellini, which hosts the work of young contemporary artists and other exhibitions. The theatre hall, decorated in red tapestries after the changes made in 1924-28, is now once again decorated with pastel blues and aqua green tapestries as it originally had been. The old stage curtain, which can no longer be used as such according to the current plan, has been restored and will be used as a backdrop since it cannot be subjected to fire-resistant treatment. Along with the original stage curtain, another stage curtain was created by the Cesena-born artist Massimo Pulini in 1999, with the original intention of concealing the fire door. Pulini conceived an iconography that is both complex and harmonic in its architecture and symbolism, made up of numerous, highly evocative elements. The almost monochrome images almost seem to bleed into each other. The circular, classical colonnade features a basin from which a Mercury figure emerges, while a large, calm, and candid virile head emerges from the bottom.
The original chandelier was destroyed during the war and replaced by one made of Murano glass. The new floors are in Venetian seminato, except for those in the boxes, which are made with cotto tiles. By using wooden floorboards for the main floor and raising it above the original dirt floor, the harmonic chamber has been kept intact.
The restoration work, directed by Riccardo Barbieri and his assistant Michele Casadei, both from the Municipality of Cesena’s Technical Office, ended in late 1995.
(Caterina Spada - Lidia Bortolotti)