Teatro Giuseppe Verdi
capienza totale della sala 234 posti
1980-1989
Le stagioni del teatro. Le sedi storiche dello spettacolo in Emilia-Romagna, a cura di L. Bortolotti, Bologna 1995, p. 139-141;
F. Fernandi, Non solo Teatro Municipale. Gli altri luoghi della lirica a Piacenza e provincia. Cronologia degli spettacoli operistici rappresentati dal 1850 ai giorni nostri, Piacenza 1997, p. 77-93;
L. Bortolotti, Luoghi d'Arte Contemporanea nei teatri della regione, in I luoghi d'arte contemporanea in Emilia-Romagna. Arti del Novecento e dopo, seconda edizione aggiornata, a cura di C. Collina, Bologna 2008, p. 45-57.
Castel San Giovanni (PC)
Napoleone Bonaparte, nel 1805, soppresse chiesa e convento incamerandone le rendite nel fisco della Repubblica Francese e dichiarandoli beni demaniali. Con la Restaurazione l'intero complesso passò alla Camera Ducale di Maria Luigia d'Austria divenuta duchessa di Parma e Piacenza.
L'Anzianato di Castel San Giovanni, desideroso da tempo di destinare questi bei locali ad uso di scuola e di teatro, deliberò all'unanimità nel 1821, sotto la podesteria di Pietro Albesani, di farne richiesta alla sovrana. Risulta che Maria Luigia con due rescritti, il primo del 2 maggio, il secondo del 25 luglio 1822, rispose positivamente facendo dono al comune di tutto il complesso, affinché divenisse sede di una scuola, di un ufficio di pesamento pubblico e di una sala di spettacolo, riservandone soltanto una porzione alla caserma dei Dragoni Ducali.
Fu dato quindi incarico all' architetto Gazzola di Parma di redigere il progetto del teatro. Con delibera del Consiglio degli Anziani del 26 settembre 1822 l'amministrazione aprì una pubblica sottoscrizione al fine di reperire una parte dei fondi necessari per portare a compimento l'opera, concedendo ai cittadini più facoltosi di costruire a proprie spese i palchi, riservandosi comunque il diritto di esproprio con il rimborso della sola somma di denaro sborsata al momento della costruzione.
Il Podestà Pietro Albesani diede avvio alla costruzione del teatro verso la fine del 1822; i lavori terminarono negli ultimi giorni dell'agosto 1823 ed il teatro venne inaugurato con un grandioso spettacolo di gala il successivo 5 settembre.
La costruzione completa del teatro venne a costare L. 5.736,37 che furono pagate per L.
3.000 dai palchettisti, L. 1.500 dal Comune e per il resto da Pietro Albesani.
In seguito ai palchi già esistenti furono aggiunti quelli di proscenio, inoltre, nella seconda metà dell'Ottocento, la sala teatrale venne nuovamente dipinta e decorata da Bernardino Massari.
Fino al dicembre 1911 il teatro venne retto secondo un Regolamento approvato dal Consiglio degli Anziani con deliberazione 11 luglio 1850, ratificato dalla sovrana Luisa Maria di Borbone nel 1856. In base al regolamento i palchettisti erano tenuti a pagare per ogni palco una tratta di dieci lire, ogni qualvolta si fosse tenutanell'autunno una serie di almeno venti rappresentazioni.
Nel 1912 fu compilato un nuovo regolamento che prevedeva un notevole aumento nelle tratte dei palchi, al fine di poter disporre di un più largo contributo a favore degli impresari, dando nel contempo ai palchettisti un maggior peso nella Commissione Teatrale. La prima recita, nel 1823, fu La serva padrona di Giovan Battista Pergolesi. Da allora, per oltre un secolo, il teatro funzionò regolarmente, ogni anno si tenevano ben due stagioni liriche, una estiva ed una invernale, oltre agli spettacoli di prosa, operetta e balletto. Il 21 maggio 1841 vi debuttò, giovanissima, Anna Maria "Marietta" Baderna, nativa di Castel San Giovanni, che divenne in seguito famosa in tutto il mondo e fu definita 'la perla della danza'. Risulta inoltre che il palcoscenico castellano sia stato calcato da interpreti di grande fama sia per quanto riguarda la lirica che la prosa.
Nel 1919, a seguito delle aumentate esigenze della popolazione fu avanzata la proposta di edificare un nuovo teatro, a tal fine furono formulate due ipotesi: una prevedeva il recupero del teatro già esistente, l'altra optava per l'edificazione di un nuovo teatro in borgata che potesse meglio rispondere ai bisogni della cittadinanza. Fu dato pertanto incarico ad un'apposita Commissione di analizzare i numerosi aspetti del problema e formulare le relative proposte. Riferisce la Goldonelli che la Commissione interpellò tecnici competenti, analizzò i dati statistici di numerosi teatri di vari paesi e città, accolse proposte e consigli, infine decretò che non era possibile ampliare il vecchio teatro sollecitando la costruzione di un nuovo edificio.
Tutt'oggi si conserva nel foyer del teatro castellano il bellissimo progetto dell'ingegner Zanetti per la ricostruzione e l'ampliamento dell'esistente, reso possibile inglobando alcuni edifici adiacenti; sarebbe stata ricostruita la facciata e la fiancata sulla via Gazzotti, quindi all'interno tutta la sala con relativi palchi in stile tipicamente liberty. Nessuna delle due ipotesi fu realizzata e nel 1927 la Questura dichiarò l'inagibilità del teatro che fu pertanto chiuso.
Nel 1946 il Consiglio Comunale approva il disciplinare di concessione regolante i rapporti con i fratelli Gapolli per l'uso del teatro. Nell'ottobre dello stesso anno furono avviati pesanti lavori nel teatro (resta da verificare quando sono stati abbattuti i palchetti), che ne modificarono radicalmente l'aspetto.
Si legge in un estratto delle deliberazioni del Consiglio Comunale del 5 ottobre 1946 che "la trasformazione del teatro dovrà essere fatta con criteri moderni e di decoro e in base ad un progetto definitivo approvato dal Comune, con impianti di luce, acqua e riscaldamento, tenendo presente che la nuova sala dovrà servire non solo per cinematografo, ma anche per spettacoli lirici, di recitazione e vari per cui occorre l'esistenza di un adatto palcoscenico con relativi servizi. La sala sarà munita di balconata, senza colonne di sostegno, che i concessionari si impegnano di costruire immediatamente." Denominato, da questo momento, Teatro Cinema Verdi riaprì al pubblico nella primavera del 1947.
I recenti restauri sono stati avviati all'inizio degli anni Ottanta su progetto degli architetti Baggi e Curtoni di Piacenza.
E' stato completamente ripreso l'esterno assai semplice e spoglio, e ripristinato il foyer con la messa a vista delle antiche volte a crociera. Il palcoscenico che tuttora necessita di un ampliamento in profondità, è stato dotato di nuovi camerini e servizi nel retropalco inglobando gli spazi dell'ex caserma dei Dragoni. Per la sala teatrale è stato recuperato, per quanto possibile, l'aspetto dell'antica chiesa la cui struttura originaria è ben leggibile su uno dei due lati lunghi. La galleria costruita nel dopoguerra è stata sostituita da un moderno impianto in cemento, ferro e legno cui si accede attraverso una scala elicoidale posta in fondo alla platea, mentre su uno dei lati lunghi corrono due ballatoi, uno dei quali si raccorda al nuovo graticcio in legno posto sul palcoscenico. Nel febbraio 1990 il teatro è stato nuovamente inaugurato con un'esibizione dei Solisti veneti, da allora svolge una regolare attività di prosa e musicale, la prima gestita mediante una convenzione tra Comune e Teatro gioco-vita, la seconda in collaborazione con il locale Istituto musicale Pier Luigi da Palestrina.
Infine è opportuno ricordare che anche il foyer di questo teatro, analogamente a quanto avviene in altri teatri della regione, è stato attrezzato per accogliere mostre, prevalentemente d'ambito locale, di opere pittoriche, sculture e fotografie. L'attività espositiva è gestita direttamente dall'Ufficio Cultura del Comune. Le pareti della sala teatrale sono arricchite dalla presenza di alcuni dipinti del castellano Carlo Scrocchi, ispirati al mondo dello spettacolo.
(Lidia Bortolotti)
In 1805, Napoleon Bonaparte suppressed the church and convent, appropriated their rents for the French Republic’s coffers, and declared them state property. With the Bourbon Restoration, the entire building was transferred to the Ducal Chamber of Marie Louise of Austria, who had become Duchess of Parma and Piacenza.
The Council of Elders of Castel San Giovanni, who had long wanted to use the space as a school and theatre, deliberated unanimously in 1821, under the podestà Pietro Albesani, to submit a request to the Duchess. In two replies dated 2 May and 25 July 1822, Marie Louise responded affirmatively, and gifted the entire building to the municipality, on condition that it would host a school, a public weighing station, and a performance hall, with a section reserved to the Ducal Dragoons’ barracks.
The architect Gazzola of Parma was entrusted with the theatre’s project. With the Council of Elders’ deliberation of 26 September 1822, the municipal administration launched a fundraising drive to acquire the necessary funds for completing the project, and allowed wealthy citizens to build boxes at their own expense, while reserving the right to expropriate them after refunding the amount spent on construction.
The podestà Pietro Albesani launched the theatre’s construction towards the end of 1822; work was completed in late August 1823 and the theatre was inaugurated with a grandiose gala performance on 5 September of that year.
The total cost for the theatre’s construction was 5,736.37 liras, of which 3,000 were contributed by the boxholders, 1,500 by the municipality, and the balance by Pietro Albesani.
Later on, boxes for the proscenium were added to the existing ones, and in the second half of the 19th century the theatre hall was re-painted and decorated by Bernardino Massari.
Until December 1911, the theatre was subject to regulations approved by the Council of Elders with a deliberation dated 11 July 1859, and ratified by the Duchess Louise Marie de Bourbon in 1856. According to these regulations, the boxholders were to pay a fee of ten liras per each box for every autumn in which at least twenty performances were staged at the theatre.
In 1912, new regulations were adopted, which greatly increased the boxholders’ fee, for impresarios to achieve a larger return; the boxholders were compensated with a greater say in the Theatre Commission. The first play, in 1823, was La serva padrona by Giovan Battista Pergolesi. For over a century thereafter, the theatre remained active, with two opera seasons each year – one in summer and one in winter – along with prose performances, operettas, and ballets. On 21 May 1841, a very young Anna Maria "Marietta" Baderna, a native of Castel San Giovanni, made her debut here; she would go on to gain worldwide fame and was dubbed “the pearl of ballet”. Many other famous opera and prose artists performed on the theatre’s stage.
In 1919, following up on requests from the local population, a proposal was made to build a new theatre. There were two options: restoring the existing theatre or building a new theatre in the suburbs that could best meet the citizen’s needs. An ad hoc commission was asked to evaluate the matter and formulate proposals. According to Goldonelli, the commission interviewed technical experts, analyzed statistical data from many theatres in other cities and countries, received proposals and advice, and finally decreed that it would be impossible to enlarge the old theatre, and called for the construction of a new one.
Today, the foyer of the theatre still displays the wonderful project, by the engineer Zanetti, to rebuild and enlarge the existing theatre by incorporating some of the adjacent buildings; the facade and lateral walls along Via Ganzotti would be rebuilt, along with the hall, which would feature Liberty-style boxes. Neither of the two options were ultimately chosen, and in 1927 the Prefecture declared the theatre unfit for use, mandating its closure.
In 1946, the municipal council approved the concession regulations for the use of the theatre on the part of the Gapolli brothers. In October of that year, extensive renovation work began (although the date when the boxes were demolished is still unknown), which radically changed the theatre’s appearance.
An excerpt from the municipal council’s deliberations of 5 October 1946 states that "the theatre’s transformation shall follow modern criteria and decorum, and shall be based on a final project approved by the municipality, with plumbing, heating, and electrical systems, keeping in mind that the new hall shall not only serve as a cinema, but also host opera, theatre, and other performances, and thus require a suitable stage and service rooms. The hall shall have a balcony - without support columns - that the concession holders undertake to build immediately." Known from this moment on as Teatro Cinema Verdi, it re-opened to the public in spring 1947.
The most recent restoration efforts began in the early 1980’s, following a project by the architects Baggi and Curtoni of Piacenza.
The simple, bare exterior was completely restored, along with the foyer, whose ancient groin vaults were once again made visible. The stage, which still needs to be deepened, now has new dressing rooms and restrooms in the back, in the space that was formerly occupied by the Dragoons’ barracks. The appearance of the ancient church, whose original structure is evident along one of the two long sides, was restored as much as possible for the theatre hall. The gallery built after World War II was replaced by a new gallery made of concrete, iron, and wood, which can be accessed via a helicoidal staircase located at the end of the main floor; two landings – one of which is connected with the new wooden trellis on the stage - run along one of the long sides. In February 1990 the theatre was inaugurated once again with a performance by the Solisti Veneti orchestra; since then, it has regularly hosted prose and musical performance, the former managed through an agreement between the municipality and Teatro Gioco-Vita, and the second in collaboration with the local Pier Luigi da Palestrina musical institute.
Finally, it should be pointed out that the foyer of this theatre, much like other theatres in the region, can host painting, sculpture, and photography exhibitions, especially those of local interest. Exhibitions are managed directly by the municipality’s cultural office, which avails itself of an ad hoc commission to evaluate the many requests it receives, paying particular attention to work by young, emerging artists. Furthermore, the walls of the theatres have been embellished by paintings by the local artist Carlo Scrocchi, inspired by the world of performing arts.
(Lidia Bortolotti)