Camera di San Paolo
Pitture murali
Strada M. Melloni, 3
Parma (PR)
Arte figurativa
Casa-museo/dimora storica
Il percorso espositivo afferente l’appartamento della badessa comprende le due contigue camere affrescate nei primi decenni del XVI secolo da Alessandro Araldi e da Antonio Allegri detto il Correggio, unitamente al grande salone che le precede, la “Cappella delle monache”, ed alla “Cella di Santa Caterina” ubicata nell’adiacente Giardino di San Paolo.
Le due camere preziosamente affrescate, pressoché identiche per dimensioni, risultano quasi perfettamente quadrate: la più nota delle due, quella affrescata dal Correggio, misura 697×645 cm, e fu realizzata tra 1518 e 1519.
Furono realizzate su commissione dalle badesse Cecilia Bergonzi e Giovanna da Piacenza: la prima in ordine di tempo fu quella affrescata da Alessandro Araldi nel 1514, artista di fiducia del monastero, per il quale egli dipinse un ciclo di lunette vicino alle Camere, ora incluso nel percorso museale della Pinacoteca Stuard, e decorò la Cella di Santa Caterina sul muro di cinta interno del giardino. Araldi affrescò il soffitto con un elegante intreccio di ornati a grisaille su fondo blu, inserendo al centro una balaustra aperta sul cielo, dalla quale si affacciano putti musicanti: con le sue tematiche testamentarie, lo stile pittorico a grottesche di matrice antica e l’innovativa illusione prospettica verso l’alto, Araldi produce un’opera d’intenso eclettismo, destinato però rapidamente a essere oscurato dal contiguo capolavoro correggesco.
Correggio, che opera solo qualche anno dopo, nella sua stanza rende funzionale la volta a ombrello trasformandola in un’altra soluzione illusoria: un fitto pergolato vegetale dalle cui aperture ovali occhieggiano scene di giardino con putti che giocano, mentre al centro campeggia lo stemma nobiliare della badessa. Nel punto di raccordo tra i sedici settori della volta e le pareti, altrettante lunette monocrome mostrano immagini di sculture appartenenti all’antichità classica, in un capolavoro di illusionismo; al di sotto corre un fregio con festoni di stoffa sostenuti da teste d’ariete, che a loro volta sorreggono vasellame dipinto. Completa la sala l’affresco sulla cappa del camino che raffigura la dea Diana, il cui simbolo lunare in fronte è un rimando esplicito allo stemma nobiliare della badessa Giovanna. Il significato esatto di queste affascinanti pitture, dense di rimandi filosofici, colti, forse persino alchemici, rimane a tutt’oggi oggetto di contrastanti interpretazioni. Le sale furono blindate nella clausura più stretta alla morte della badessa, nel 1524, e furono riscoperte solo due secoli e mezzo più tardi. Oggi è unanimemente riconosciuto a livello mondiale come uno dei più rappresentativi capolavori dell’arte del Rinascimento.