Bagnara di Romagna

Rocca Sforzesca
Bagnara di Romagna

piazza IV Novembre, 3
Bagnara di Romagna (RA)
tel 0545 905501, 0545 905540
All’estremità occidentale della pianura ravennate, Bagnara è situata fra Imola, Lugo e Faenza, a poca distanza dal fiume Santerno che oggi segna il confine con il Bolognese.

il castrum conteso
Già bonificato dai Romani, nell’alto Medioevo il territorio della silva bagnaria fu a lungo caratterizzato da ampie zone boschive e paludose che più a nord-est, verso il Po e il mare, creavano estese valli solcate da frequentati percorsi romei.
Il primo insediamento fortificato con un fossato e una palizzata lignea sorse in questo periodo nella località dei Prati di Sant’Andrea posta a sud-est dell’attuale centro, nei pressi di un importante cardine della centuriazione romana.
La località è citata per la prima volta nell’anno 855, nell’atto di donazione all’arcivescovo di Ravenna di una corte da parte di un nobile imolese. Entrata con il nuovo millennio nell’orbita imolese fu a lungo contesa fra il comune di Imola e il vescovo insediato a San Cassiano, finché nel 1126 venne confermata in feudo a quest’ultimo da papa Onorio II con molti altri castelli e beni posti tra Imola e Conselice, concessione riconosciuta nel 1186 dall’arcivescovo di Ravenna e ribadita nel 1210 dall’imperatore Ottone.

Il Duecento: la rocca di Uguccione
La posizione a presidio di un ramificato percorso parallelo alla via Emilia - poi denominato Stradelli Guelfi – che da Bologna portava al mare e alle importantissime saline di Cervia fece di Bagnara un tassello centrale nelle contese tra la città felsinea, Imola e Faenza per il controllo del territorio.
Nel 1222, nel pieno delle lotte tra fazioni guelfe e ghibelline, il vecchio castrum venne così distrutto da Bolognesi e Faentini alleati contro Imola, costringendo gli abitanti a trasferirsi presso il vicino oratorio di San Giovanni, in un’area più prossima al Santerno, dove sorse il nuovo insediamento bagnarese, sempre sottoposto al controllo vescovile.
La rocca venne qui probabilmente edificata alla fine del secolo da Uguccione della Faggiuola, esponente di primo piano del fronte ghibellino in guerra contro i guelfi romagnoli dal 1295, che ne fece la base operativa per la conquista di Lugo, da lui presa ed egualmente fortificata nel 1297 dopo aver conquistato Imola.

Trecento e Quattrocento: la rocca dei Visconti e dei Manfredi
Nel corso del Trecento il potere papale sulla Romagna, che era stato formalmente riconosciuto dall’imperatore nel 1278, venne a più riprese minacciato dai nascenti poteri ‘statuali’ delle aree limitrofe – in particolare Milano, Firenze, Venezia, Ferrara - e dalle risorgenti resistenze dei signori locali.
I tentativi di Milano di espandersi in profondità nella pianura padana portarono nel 1354 Barnabò Visconti ad occupare Bagnara con l’aiuto degli alleati forlivesi Ordelaffi, dei ravennati da Polenta e dei da Cunio, signori dell’Imolese e del Lughese. Lo stesso Visconti provvide poi a rinnovare e rafforzare il sistema difensivo di Bagnara per renderlo più resistente agli attacchi con le macchine da assedio, dotando la vecchia rocca di due torri simmetriche poste a levante e a ponente e di un giro di mura circondato da un fossato.
Le fortificazioni bagnaresi vennero distrutte nel corso delle scorrerie lanciate in Romagna negli anni Venti del Quattrocento dal capitano di ventura Angelo Della Pergola, che all’inizio del decennio devastò i territori di Barbiano e Cotignola passando poi al soldo di Filippo Maria Visconti, per conto del quale occupò Forlì e Imola tra il 1423 e il 1424, incendiando l’anno successivo la rocca di Solarolo.
Occupata nel 1440 dalle truppe papali, Bagnara venne venduta prima agli Este, che da Ferrara stavano allora consolidando il loro dominio sul Lughese, poi al signore di Imola Taddeo Manfredi; persa la rocca a opera delle truppe veneziane del Colleoni durante la guerra con Firenze, questi la riottenne nel 1468 con la stessa Imola, Mordano e Bubano, provvedendo a ripararne e rafforzarne le difese.

La rocca dei Riario Sforza
Nel 1473 la signoria di Imola, seguita nel 1480 da quella di Forlì, venne assegnata da papa Sisto IV - in funzione antifiorentina - al nipote Girolamo Riario, a cui successe dopo la morte violenta nel 1488 la moglie Caterina, figlia di Galeazzo Maria Sforza, che resse le sorti della signoria fino alla fine del secolo.
I Riario Sforza promossero nelle loro terre un ampio programma di ammodernamento delle fortificazioni, finalizzato a adeguare strutture ormai obsolete alle nuove tecniche belliche introdotte dalle armi da fuoco, che interessò le stesse rocche di Imola e Forlì. Avamposto delle terre della signoria verso nord, in direzione di Ferrara, la rocca di Bagnara venne così sottoposta tra il 1474 e il 1479 a importanti lavori progettati da Gian Lodovico Menghi e realizzati dall’ingegnere militare Giorgio Marchesi da Settignano.
Gli interventi ne fecero uno dei maggiori esempi in Italia di architettura militare ‘di transizione’ verso la più compiuta forma bastionata: il fossato venne ampliato e sistemato, la cinta di mura completata da piccole torri circolari, le cortine murarie inspessite, scarpate e dotate di forature svasate per le bombarde, il torrione attrezzato per l’utilizzo di armi promiscue, mentre il nuovo mastio a tre ordini fu costituito da ampie camere circolari coperte da volte semisferiche in mattoni.
Come in gran parte delle rocche sforzesche, anche la funzione di rappresentanza dell’edificio venne valorizzata, qui con un elegante loggiato ad arco con ornamenti in cotto esteso per buona parte della cortina muraria, attribuibile forse al pittore, scultore e architetto militare Francesco di Giorgio Martino, attivo anche a Siena, Urbino, Gubbio e Milano. Nel 1494 la rocca poté così ospitare l’incontro tra Caterina Sforza e il figlio del re di Napoli in vista di un’alleanza, poi fallita, volta a contrastare l’invasione della Romagna da parte di Carlo VIII.

Il Cinquecento: un dominio mediato della Chiesa
Nel 1499 anche Bagnara venne occupata nel corso della campagna militare lampo lanciata in Romagna da Cesare Borgia, il figlio di papa Alessandro che mirava a costituire per sé uno stato-cuscinetto nell’Italia centrale.
Sconfitte le ambizioni del Borgia e di Venezia, a inizio Cinquecento quasi tutta la Romagna rientrò sotto il controllo diretto della Chiesa con il nuovo papa Giulio II. Nel caso di Bagnara, solo un compromesso raggiunto nel 1562 con la Francia dopo decenni di scontri stabilì la sua sottomissione in forma ‘mediata’ alla Santa Sede. La persistente diatriba tra vescovo e comune di Imola per il suo controllo venne risolta lasciando al primo il titolo di conte di Bagnara, la proprietà della rocca e di quasi tutto il territorio comunale, la gestione della giustizia e della difesa insieme al diritto di scelta del commissario comunale fra una terna proposta dal consiglio comunale imolese; al comune di Imola rimase il diritto di esigere le imposte fondiarie di Bagnara.
A partire da metà Cinquecento il nuovo assetto politico internazionale ridimensionò il ruolo militare delle rocche romagnole modificandone funzioni e struttura. Anche la rocca bagnarese – divenuta residenza del commissario vescovile - subì nel corso del Seicento notevoli modifiche, con l’eliminazione del ponte levatoio, l’ampliamento dell’ingresso, la chiusura dei merli e la copertura delle torri, mentre il fossato fu colmato nel 1738.

Dal Sette al Novecento
Le settecentesche guerre di successione videro in Romagna ripetuti passaggi di truppe, che utilizzarono anche la rocca di Bagnara per i loro quartieri invernali. Con l’arrivo a fine secolo dei napoleonici l’edificio venne sottratto con i diritti mondani al vescovo e destinato a sede del Comune; dopo la Restaurazione il vescovo riottenne i suoi titoli, perdendo però i poteri di amministrazione, giustizia e difesa a favore del Legato di Ravenna, che aveva assunto la giurisdizione di Bagnara;  nel 1846 il cardinale Giovanni Maria Mastai Ferretti, vescovo di Imola e conte di Bagnara, divenne papa come Pio IX.
Nel 1868, dopo l’Unità d’Italia, la rocca venne acquistata all’asta dal Comune, che sottopose l’edificio a interventi di ristrutturazione e di modifica funzionale, destinandolo a sede delle scuole elementari fino al 1926 e del dopolavoro dal 1930, mentre durante la seconda guerra mondiale vi trovarono riparo numerosi sfollati.
Destinata provvisoriamente alle scuole medie nel 1960, due anni dopo la rocca tornò sede del Comune, venendo ristrutturata nel 1969, nel 1974 e nel 1986. A seguito del trasferimento degli uffici, dal 2008 gli spazi appositamente restaurati ospitano il museo dedicato alla storia di Bagnara, della rocca e del territorio, mentre altri ambienti sono dedicati ad iniziative espositive, didattiche ed enogastronomiche.

VISITA
Bagnara costituisce un raro esempio di struttura urbanistica fortificata tre-quattrocentesca ancora ben leggibile nei suoi elementi costitutivi, seppur modificati dagli interventi successivi.
Il centro storico è completamente circondato dalla cinta muraria quattrocentesca comprendente la torre d’ingresso, ricostruita nel dopoguerra, e cinque piccoli bastioni circolari, due rompitratta e tre angolari; tra questi ultimi il ‘torrioncello’ è oggi sede della biblioteca comunale e dell’archivio storico. Il sistema difensivo era completato dai terragli e dal fossato, visibile grazie a una passerella di legno che gira attorno alle mura.
All’estremità sud-ovest del borgo, la compatta rocca in mattoni a pianta quadrata si articola attorno al cortile centrale con loggia a tre archi. Le mura percorse da un cammino di ronda dotato di loggiati rinascimentali collegano tra loro gli edifici che compongono il complesso: il poderoso mastio rotondo a sud ovest, la torre circolare collocata sul lato opposto, il rettangolare palazzo loggiato a due piani a nord.
Dalla corte accede si accede alla sala del consiglio comunale posta al piano terra con dipinti sei-settecenteschi di scuola bolognese. Al piano superiore è allestito il museo archeologico dedicato alla storia di Bagnara e del suo territorio dall’età del Bronzo al medioevo; il torrione con caratteri viscontei ospita l’ufficio di rappresentanza del Sindaco. Nel mastio su tre livelli sovrapposti, coronati da una terrazza panoramica, è illustrata la storia della rocca e dell'incastellamento nella bassa Romagna; un ambiente è dedicato a due signori della rocca, Caterina Sforza e a Giovanni Maria Mastai Ferretti; conclude il percorso una sezione numismatica.
A circa un chilometro a sud-est del centro abitato, in località Prati di Sant’Andrea, l’area del primo insediamento altomedievale – di cui è visibile il rialzo ellittico, circondato da una depressione che costituiva probabilmente il fossato di cinta - è oggi interessata da un progetto di recupero archeologico e ambientale.


Valli e Strade storiche

Ambiti territoriali presidiati dal castello:

valle Santerno,
via Stradelli Guelfi
Casati e istituzioni

Signori del castello tra medioevo e età moderna:

Faggiuola (della),
Visconti,
Riario Sforza,
Vescovato di Imola
Storie e Percorsi

Itinerari tematici e storici tra i castelli:

Le fortificazioni 'alla moderna',
Fascismo Guerra Resistenza
Notizie storiche
Bibliografia
piazza IV Novembre, 3
Bagnara di Romagna (RA)
tel 0545 905501, 0545 905540
All’estremità occidentale della pianura ravennate, Bagnara è situata fra Imola, Lugo e Faenza, a poca distanza dal fiume Santerno che oggi segna il confine con il Bolognese.

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il castrum conteso
Già bonificato dai Romani, nell’alto Medioevo il territorio della silva bagnaria fu a lungo caratterizzato da ampie zone boschive e paludose che più a nord-est, verso il Po e il mare, creavano estese valli solcate da frequentati percorsi romei.
Il primo insediamento fortificato con un fossato e una palizzata lignea sorse in questo periodo nella località dei Prati di Sant’Andrea posta a sud-est dell’attuale centro, nei pressi di un importante cardine della centuriazione romana.
La località è citata per la prima volta nell’anno 855, nell’atto di donazione all’arcivescovo di Ravenna di una corte da parte di un nobile imolese. Entrata con il nuovo millennio nell’orbita imolese fu a lungo contesa fra il comune di Imola e il vescovo insediato a San Cassiano, finché nel 1126 venne confermata in feudo a quest’ultimo da papa Onorio II con molti altri castelli e beni posti tra Imola e Conselice, concessione riconosciuta nel 1186 dall’arcivescovo di Ravenna e ribadita nel 1210 dall’imperatore Ottone.

Il Duecento: la rocca di Uguccione
La posizione a presidio di un ramificato percorso parallelo alla via Emilia - poi denominato Stradelli Guelfi – che da Bologna portava al mare e alle importantissime saline di Cervia fece di Bagnara un tassello centrale nelle contese tra la città felsinea, Imola e Faenza per il controllo del territorio.
Nel 1222, nel pieno delle lotte tra fazioni guelfe e ghibelline, il vecchio castrum venne così distrutto da Bolognesi e Faentini alleati contro Imola, costringendo gli abitanti a trasferirsi presso il vicino oratorio di San Giovanni, in un’area più prossima al Santerno, dove sorse il nuovo insediamento bagnarese, sempre sottoposto al controllo vescovile.
La rocca venne qui probabilmente edificata alla fine del secolo da Uguccione della Faggiuola, esponente di primo piano del fronte ghibellino in guerra contro i guelfi romagnoli dal 1295, che ne fece la base operativa per la conquista di Lugo, da lui presa ed egualmente fortificata nel 1297 dopo aver conquistato Imola.

Trecento e Quattrocento: la rocca dei Visconti e dei Manfredi
Nel corso del Trecento il potere papale sulla Romagna, che era stato formalmente riconosciuto dall’imperatore nel 1278, venne a più riprese minacciato dai nascenti poteri ‘statuali’ delle aree limitrofe – in particolare Milano, Firenze, Venezia, Ferrara - e dalle risorgenti resistenze dei signori locali.
I tentativi di Milano di espandersi in profondità nella pianura padana portarono nel 1354 Barnabò Visconti ad occupare Bagnara con l’aiuto degli alleati forlivesi Ordelaffi, dei ravennati da Polenta e dei da Cunio, signori dell’Imolese e del Lughese. Lo stesso Visconti provvide poi a rinnovare e rafforzare il sistema difensivo di Bagnara per renderlo più resistente agli attacchi con le macchine da assedio, dotando la vecchia rocca di due torri simmetriche poste a levante e a ponente e di un giro di mura circondato da un fossato.
Le fortificazioni bagnaresi vennero distrutte nel corso delle scorrerie lanciate in Romagna negli anni Venti del Quattrocento dal capitano di ventura Angelo Della Pergola, che all’inizio del decennio devastò i territori di Barbiano e Cotignola passando poi al soldo di Filippo Maria Visconti, per conto del quale occupò Forlì e Imola tra il 1423 e il 1424, incendiando l’anno successivo la rocca di Solarolo.
Occupata nel 1440 dalle truppe papali, Bagnara venne venduta prima agli Este, che da Ferrara stavano allora consolidando il loro dominio sul Lughese, poi al signore di Imola Taddeo Manfredi; persa la rocca a opera delle truppe veneziane del Colleoni durante la guerra con Firenze, questi la riottenne nel 1468 con la stessa Imola, Mordano e Bubano, provvedendo a ripararne e rafforzarne le difese.

La rocca dei Riario Sforza
Nel 1473 la signoria di Imola, seguita nel 1480 da quella di Forlì, venne assegnata da papa Sisto IV - in funzione antifiorentina - al nipote Girolamo Riario, a cui successe dopo la morte violenta nel 1488 la moglie Caterina, figlia di Galeazzo Maria Sforza, che resse le sorti della signoria fino alla fine del secolo.
I Riario Sforza promossero nelle loro terre un ampio programma di ammodernamento delle fortificazioni, finalizzato a adeguare strutture ormai obsolete alle nuove tecniche belliche introdotte dalle armi da fuoco, che interessò le stesse rocche di Imola e Forlì. Avamposto delle terre della signoria verso nord, in direzione di Ferrara, la rocca di Bagnara venne così sottoposta tra il 1474 e il 1479 a importanti lavori progettati da Gian Lodovico Menghi e realizzati dall’ingegnere militare Giorgio Marchesi da Settignano.
Gli interventi ne fecero uno dei maggiori esempi in Italia di architettura militare ‘di transizione’ verso la più compiuta forma bastionata: il fossato venne ampliato e sistemato, la cinta di mura completata da piccole torri circolari, le cortine murarie inspessite, scarpate e dotate di forature svasate per le bombarde, il torrione attrezzato per l’utilizzo di armi promiscue, mentre il nuovo mastio a tre ordini fu costituito da ampie camere circolari coperte da volte semisferiche in mattoni.
Come in gran parte delle rocche sforzesche, anche la funzione di rappresentanza dell’edificio venne valorizzata, qui con un elegante loggiato ad arco con ornamenti in cotto esteso per buona parte della cortina muraria, attribuibile forse al pittore, scultore e architetto militare Francesco di Giorgio Martino, attivo anche a Siena, Urbino, Gubbio e Milano. Nel 1494 la rocca poté così ospitare l’incontro tra Caterina Sforza e il figlio del re di Napoli in vista di un’alleanza, poi fallita, volta a contrastare l’invasione della Romagna da parte di Carlo VIII.

Il Cinquecento: un dominio mediato della Chiesa
Nel 1499 anche Bagnara venne occupata nel corso della campagna militare lampo lanciata in Romagna da Cesare Borgia, il figlio di papa Alessandro che mirava a costituire per sé uno stato-cuscinetto nell’Italia centrale.
Sconfitte le ambizioni del Borgia e di Venezia, a inizio Cinquecento quasi tutta la Romagna rientrò sotto il controllo diretto della Chiesa con il nuovo papa Giulio II. Nel caso di Bagnara, solo un compromesso raggiunto nel 1562 con la Francia dopo decenni di scontri stabilì la sua sottomissione in forma ‘mediata’ alla Santa Sede. La persistente diatriba tra vescovo e comune di Imola per il suo controllo venne risolta lasciando al primo il titolo di conte di Bagnara, la proprietà della rocca e di quasi tutto il territorio comunale, la gestione della giustizia e della difesa insieme al diritto di scelta del commissario comunale fra una terna proposta dal consiglio comunale imolese; al comune di Imola rimase il diritto di esigere le imposte fondiarie di Bagnara.
A partire da metà Cinquecento il nuovo assetto politico internazionale ridimensionò il ruolo militare delle rocche romagnole modificandone funzioni e struttura. Anche la rocca bagnarese – divenuta residenza del commissario vescovile - subì nel corso del Seicento notevoli modifiche, con l’eliminazione del ponte levatoio, l’ampliamento dell’ingresso, la chiusura dei merli e la copertura delle torri, mentre il fossato fu colmato nel 1738.

Dal Sette al Novecento
Le settecentesche guerre di successione videro in Romagna ripetuti passaggi di truppe, che utilizzarono anche la rocca di Bagnara per i loro quartieri invernali. Con l’arrivo a fine secolo dei napoleonici l’edificio venne sottratto con i diritti mondani al vescovo e destinato a sede del Comune; dopo la Restaurazione il vescovo riottenne i suoi titoli, perdendo però i poteri di amministrazione, giustizia e difesa a favore del Legato di Ravenna, che aveva assunto la giurisdizione di Bagnara;  nel 1846 il cardinale Giovanni Maria Mastai Ferretti, vescovo di Imola e conte di Bagnara, divenne papa come Pio IX.
Nel 1868, dopo l’Unità d’Italia, la rocca venne acquistata all’asta dal Comune, che sottopose l’edificio a interventi di ristrutturazione e di modifica funzionale, destinandolo a sede delle scuole elementari fino al 1926 e del dopolavoro dal 1930, mentre durante la seconda guerra mondiale vi trovarono riparo numerosi sfollati.
Destinata provvisoriamente alle scuole medie nel 1960, due anni dopo la rocca tornò sede del Comune, venendo ristrutturata nel 1969, nel 1974 e nel 1986. A seguito del trasferimento degli uffici, dal 2008 gli spazi appositamente restaurati ospitano il museo dedicato alla storia di Bagnara, della rocca e del territorio, mentre altri ambienti sono dedicati ad iniziative espositive, didattiche ed enogastronomiche.

VISITA
Bagnara costituisce un raro esempio di struttura urbanistica fortificata tre-quattrocentesca ancora ben leggibile nei suoi elementi costitutivi, seppur modificati dagli interventi successivi.
Il centro storico è completamente circondato dalla cinta muraria quattrocentesca comprendente la torre d’ingresso, ricostruita nel dopoguerra, e cinque piccoli bastioni circolari, due rompitratta e tre angolari; tra questi ultimi il ‘torrioncello’ è oggi sede della biblioteca comunale e dell’archivio storico. Il sistema difensivo era completato dai terragli e dal fossato, visibile grazie a una passerella di legno che gira attorno alle mura.
All’estremità sud-ovest del borgo, la compatta rocca in mattoni a pianta quadrata si articola attorno al cortile centrale con loggia a tre archi. Le mura percorse da un cammino di ronda dotato di loggiati rinascimentali collegano tra loro gli edifici che compongono il complesso: il poderoso mastio rotondo a sud ovest, la torre circolare collocata sul lato opposto, il rettangolare palazzo loggiato a due piani a nord.
Dalla corte accede si accede alla sala del consiglio comunale posta al piano terra con dipinti sei-settecenteschi di scuola bolognese. Al piano superiore è allestito il museo archeologico dedicato alla storia di Bagnara e del suo territorio dall’età del Bronzo al medioevo; il torrione con caratteri viscontei ospita l’ufficio di rappresentanza del Sindaco. Nel mastio su tre livelli sovrapposti, coronati da una terrazza panoramica, è illustrata la storia della rocca e dell'incastellamento nella bassa Romagna; un ambiente è dedicato a due signori della rocca, Caterina Sforza e a Giovanni Maria Mastai Ferretti; conclude il percorso una sezione numismatica.
A circa un chilometro a sud-est del centro abitato, in località Prati di Sant’Andrea, l’area del primo insediamento altomedievale – di cui è visibile il rialzo ellittico, circondato da una depressione che costituiva probabilmente il fossato di cinta - è oggi interessata da un progetto di recupero archeologico e ambientale.


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