Alberi monumentali
Reggia di Colorno
Colorno (PR)
albero singolo
Famiglia: Ulmaceae
Provvedimento di tutela
Albero monumentale d'Italia D.M. n. 5450 del 19-12-2017
D.P.G.R. 139/21

n. 001/C904/PR/08
Questa zelkova o olmo del Caucaso è considerata il simbolo del parco della Reggia Ducale di Colorno, oggi giardino pubblico cittadino. Si fa risalire più o meno al 1840 quando, per volere dell’arciduchessa Maria Luigia d’Austria, parte del precedente giardino settecentesco fu trasformato in un bosco romantico all’inglese; furono rimodellate le linee geometriche esistenti, inseriti elementi naturalistici, aggiunte nuove specie ornamentali e modificate le serre, vennero introdotte molte piante rare tra cui la Zelkova carpinifolia. Sorge isolata nella parte sud rispetto al parterre caratterizzato da fontane e basse siepi di bosso. Ha una imponente chioma ovale, espansa, asimmetrica a causa della perdita di branche e di parte del fusto centrale a causa di un fulmine. In una fotografia di inizio Novecento si vedono due esemplari di zelkova, posizionati vicini tra loro. La zelkova venne impiantata mediante innesto sul piede di un preesistente olmo campestre; oggi in corrispondenza del punto di innesto è ancor molto evidente la differenza tra la corteccia liscia della zelkova e quella fessurata dell’olmo. La differenza tra le due specie si può anche apprezzare nella forma delle foglie: i rami giovani che escono in basso dal piede sono di olmo mentre quelli che si formano in alto sono di zelkova. Sono due piante in una. Anzi, sembra che non si sia trattato di un solo innesto, ma di ben nove, realizzati sullo stesso piede contemporaneamente; altrettanti individui, riconoscibili nelle costolature dell’albero si sarebbero poi intimamente saldati a costituire un solo individuo. L’olmo è consacrato a Orfeo, uno dei mille figli del Sonno, l’Hypnos dei Greci. Virgilio lo chiamava “Ulmus somniorum”, olmo dei sogni, alle cui foglie sono appesi i sogni: “In mezzo al vestibolo spande i suoi rami e le braccia, un cupo immenso olmo ove a torme albergano, si dice, i fallaci sogni che alle foglie sono sospesi” (Eneide, VI, 282-84).