San Pietro in Cerro

Castello di San Pietro o Barattieri
San Pietro in Cerro

via Roma, 19
San Pietro in Cerro (PC)
tel 0523.839056
Nell'estremità orientale del territorio piacentino, al confine con il Parmense e a poca distanza da Cortemaggiore, San Pietro in Cerro è incuneato tra l'Arda e il Po, che segna qui il confine con il Cremonese.

Un avamposto piacentino contro Cremona
Colonizzata in età romana, nel corso del medioevo l'area trasse la sua importanza dalla vicinanza al Po e a una via di collegamento tra Postumia e Francigena frequentata da pellegrini e mercanti.
La località - che prende il nome da una pieve battesimale dedicata a San Pietro eretta alla fine del secolo X presso un imponente cerro - in età comunale fu probabilmente, come quelle limitrofe, un avamposto piacentino contro le incursioni di Cremona nell'oltre Po.
Parte nel secolo XII dei territori controllati dai Malaspina e poi dai Pallavicino, dopo l’affermazione dell’egemonia viscontea sul Piacentino San Pietro venne concesso in feudo nel 1405 da Gian Maria Visconti a Bernabò Landi con altre terre sulle due sponde del Po, comprese Roncarolo, Polignano, Sparavera, Ponte di Chiavenna e Caselle.

Il castello dei Barattieri
Dal 1395 parte delle terre sanpetrine venne data ai banchieri piacentini Dolzani, titolari di ampi possessi anche nelle vicine Caorso e Polignano, passando nel 1421 per matrimonio da questi alla famiglia piacentina Barattieri, forse di origine veneziana, che nel 1466 venne investita del feudo di San Pietro da Bianca Maria Visconti, vedova del duca Francesco Sforza.
Il castello fu eretto nel 1491 da Bartolomeo Barattieri, futuro ambasciatore di Piacenza presso papa Giulio II, che pochi anni dopo volle affiancargli il vicino, omonimo palazzo, arricchito da un giardino all'italiana, sancendo così la posizione di preminenza raggiunta nell'area dalla famiglia.
Nel 1678 i Barattieri ottennero da Ranuccio Farnese il titolo di conti; risalgono a questo periodo alcuni rifacimenti del palazzo di San Cerro e di quello cittadino. I conti utilizzarono il castello soprattutto come residenza estiva, conservandolo con gli altri immobili in proprietà privata anche dopo l’abolizione napoleonica dei feudi.
Al 1864 risale la costruzione a San Cerro, su progetto dell’architetto Guglielmo della Cella, del 'casino Barattieri', oggi sede del Municipio; alla seconda metà del secolo risale anche la riprogettazione del parco del vicino palazzo Barattieri.

Il castello oggi
Nel 1993 la famiglia Barattieri cedette il castello all’industriale Franco Spaggiari, che dopo averlo restaurato lo arredò con opere d’arte e pezzi di antiquariato, aprendolo alle visite.
Il castello è oggi sede del MiM Museum in Motion – una imponente collezione, progettata dal critico d’arte Pierre Restany ed esposta a rotazione, di opere di artisti contemporanei, in particolare piacentini – oltre che di una esposizione di armi antiche e di una mostra permanente dedicata ai guerrieri cinesi di Xi'an; dal 2004 ospita anche mostre d’arte contemporanea.

VISITA
Posto all’estremità nordest del borgo, a cui è collegato da un imponente viale di tigli, il castello a pianta quadrangolare è caratterizzato dal mastio sporgente dal fronte meridionale, ed è chiuso a settentrione da due torrioni tondi.
Il fossato che circondava l’edificio, oggi interrato, era superato da un ponte levatoio di cui sono rimasti i segni. Nel sottotetto, le finestre presentano ante di legno basculanti.
L’accesso, posto sotto il mastio, conduce a un cortile quadrato, tre lati dei quali presentano un portico con sovrastante loggiato, retti da colonne con capitelli in stile prerinascimentale. Un giardino ottocentesco affianca l’edificio.
All’interno le sale sono arredate con mobili – per lo più di origine antiquaria - e decorazioni in prevalenza settecenteschi. Notevoli i due saloni d’onore – uno dei quali è decorato con scene di caccia, opera novecentesca in stile neorinascimentale – oltre alla Sala Orientale, la sala della biblioteca, e la grande cucina al piano terra dotata di utensili d’epoca. All’ultimo piano sono gli spazi espositivi. In uno dei torrioni si trova la prigione, che conserva ancora i ceppi infissi alle pareti.


Valli e Strade storiche

Ambiti territoriali presidiati dal castello:

valle Arda,
delta e valle Po,
via Postumia,
via Romea Francigena | Cisa
Casati e istituzioni

Signori del castello tra medioevo e età moderna:

Malaspina,
Pallavicino,
Landi,
Dolzani,
Barattieri
via Roma, 19
San Pietro in Cerro (PC)
tel 0523.839056
Nell'estremità orientale del territorio piacentino, al confine con il Parmense e a poca distanza da Cortemaggiore, San Pietro in Cerro è incuneato tra l'Arda e il Po, che segna qui il confine con il Cremonese.

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Un avamposto piacentino contro Cremona
Colonizzata in età romana, nel corso del medioevo l'area trasse la sua importanza dalla vicinanza al Po e a una via di collegamento tra Postumia e Francigena frequentata da pellegrini e mercanti.
La località - che prende il nome da una pieve battesimale dedicata a San Pietro eretta alla fine del secolo X presso un imponente cerro - in età comunale fu probabilmente, come quelle limitrofe, un avamposto piacentino contro le incursioni di Cremona nell'oltre Po.
Parte nel secolo XII dei territori controllati dai Malaspina e poi dai Pallavicino, dopo l’affermazione dell’egemonia viscontea sul Piacentino San Pietro venne concesso in feudo nel 1405 da Gian Maria Visconti a Bernabò Landi con altre terre sulle due sponde del Po, comprese Roncarolo, Polignano, Sparavera, Ponte di Chiavenna e Caselle.

Il castello dei Barattieri
Dal 1395 parte delle terre sanpetrine venne data ai banchieri piacentini Dolzani, titolari di ampi possessi anche nelle vicine Caorso e Polignano, passando nel 1421 per matrimonio da questi alla famiglia piacentina Barattieri, forse di origine veneziana, che nel 1466 venne investita del feudo di San Pietro da Bianca Maria Visconti, vedova del duca Francesco Sforza.
Il castello fu eretto nel 1491 da Bartolomeo Barattieri, futuro ambasciatore di Piacenza presso papa Giulio II, che pochi anni dopo volle affiancargli il vicino, omonimo palazzo, arricchito da un giardino all'italiana, sancendo così la posizione di preminenza raggiunta nell'area dalla famiglia.
Nel 1678 i Barattieri ottennero da Ranuccio Farnese il titolo di conti; risalgono a questo periodo alcuni rifacimenti del palazzo di San Cerro e di quello cittadino. I conti utilizzarono il castello soprattutto come residenza estiva, conservandolo con gli altri immobili in proprietà privata anche dopo l’abolizione napoleonica dei feudi.
Al 1864 risale la costruzione a San Cerro, su progetto dell’architetto Guglielmo della Cella, del 'casino Barattieri', oggi sede del Municipio; alla seconda metà del secolo risale anche la riprogettazione del parco del vicino palazzo Barattieri.

Il castello oggi
Nel 1993 la famiglia Barattieri cedette il castello all’industriale Franco Spaggiari, che dopo averlo restaurato lo arredò con opere d’arte e pezzi di antiquariato, aprendolo alle visite.
Il castello è oggi sede del MiM Museum in Motion – una imponente collezione, progettata dal critico d’arte Pierre Restany ed esposta a rotazione, di opere di artisti contemporanei, in particolare piacentini – oltre che di una esposizione di armi antiche e di una mostra permanente dedicata ai guerrieri cinesi di Xi'an; dal 2004 ospita anche mostre d’arte contemporanea.

VISITA
Posto all’estremità nordest del borgo, a cui è collegato da un imponente viale di tigli, il castello a pianta quadrangolare è caratterizzato dal mastio sporgente dal fronte meridionale, ed è chiuso a settentrione da due torrioni tondi.
Il fossato che circondava l’edificio, oggi interrato, era superato da un ponte levatoio di cui sono rimasti i segni. Nel sottotetto, le finestre presentano ante di legno basculanti.
L’accesso, posto sotto il mastio, conduce a un cortile quadrato, tre lati dei quali presentano un portico con sovrastante loggiato, retti da colonne con capitelli in stile prerinascimentale. Un giardino ottocentesco affianca l’edificio.
All’interno le sale sono arredate con mobili – per lo più di origine antiquaria - e decorazioni in prevalenza settecenteschi. Notevoli i due saloni d’onore – uno dei quali è decorato con scene di caccia, opera novecentesca in stile neorinascimentale – oltre alla Sala Orientale, la sala della biblioteca, e la grande cucina al piano terra dotata di utensili d’epoca. All’ultimo piano sono gli spazi espositivi. In uno dei torrioni si trova la prigione, che conserva ancora i ceppi infissi alle pareti.


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