Museo di Storia Naturale Piacenza
Biblioteca
Sala proiezione-conferenze
Sala per attività didattiche
Invertebrati
Minerali e rocce
Fossili
All’interno del percorso espositivo è stata mantenuta la sequenza di apparecchiature d’epoca utilizzate per la fabbricazione delle stecche di ghiaccio che venivano utilizzate all’interno del macello, ma anche vendute alle famiglie piacentine per la quotidiana conservazione degli alimenti.
Bracchi G., La collezione teriologica del Museo Civico di Storia naturale di Piacenza, in Francou C. (a cura di), Parva naturalia: paleontologia, geologia, botanica, zoologia, storia e filosofia della scienza: memorie del coordinamento dei Musei scientifici della provincia di Piacenza, 2007-2009, pp. 95-132, v.8.
Museo Civico di Storia Naturale, in I musei di qualità della regione Emilia-Romagna 2010-20112, Bologna, Istituto per i Beni Artistici Culturali e Naturali della Regione Emilia-Romagna, 2010, p. 78.Pesce G.B., Museo di Storia Naturale, in Musei in Emilia Romagna, Bologna, Compositori, 2000, p. 24, n. 15.
AA. VV., Il Museo di Storia Naturale e il suo territorio, Piacenza 1998.
Francou C., Museo di storia naturale di Piacenza: guida alle sale, Castelvetro Piacentino, Nuova litoeffe, 1991.
Francou C., Casarola A., I musei naturalistici, Amministrazione Provinciale di Piacenza, Castelvetro Piacentino 1990.
Via Scalabrini, 107
Piacenza (PC)
Mineralogia
Zoologia
Botanica
Il nucleo principale delle collezioni è costituito da raccolte petrografiche, botaniche e dell’avifauna locale provenienti in gran parte dal Regio Istituto Tecnico di Piacenza e da altri gabinetti ottocenteschi di scienze naturali di istituti scolastici cittadini. Si tratta, in particolare, della raccolta di espositori e strumenti scientifici dell'Istituto "Domenico Romagnosi", dove operarono Giacomo Trabucco, Michele del Lupo ed Edoardo Imparati e degli erbari della “Flora Italia Superioris”.
L'esposizione fa ampio ricorso a ricostruzioni, diorami, modelli a grandezza naturale che permettono al pubblico un approccio diretto con i molteplici aspetti naturalistico-ambientali di questo distretto provinciale ed è ampiamente corredata da supporti multimediali, filmati, supporti sonori che con le loro suggestioni proiettano il visitatore nel cuore stesso dei diversi habitat.
Il suo successore, Giacomo Trabucco, grazie ad una serie di escursioni nelle valli del Piacentino raccoglie i tipi caratteristici della petrografia locale, riunendo quasi 400 campioni di rocce provenienti dai terreni alloctoni ed autoctoni dell’Appennino e della pianura, fino al Po.
Edoardo Imparati, medico ed ornitologo, dal 1895 conservatore del Gabinetto di Storia Naturale, amplia prevalentemente la raccolta relativa agli uccelli, che tra esemplari presenti e nuove acquisizioni vengono ad assommare con lui ad oltre 300 unità. Gli interessi dello studioso non sono soltanto rivolti all’avifauna, ma anche ai coleotteri del Piacentino.
Nella sezione di Botanica del Museo spicca per importanza storica la “Flora Italia Superioris”, databile intorno al 1820, consistente in una collezione di 1.253 “essiccata” in ottimo stato di conservazione. Vi si affiancano l’erbario “A. Poli", che consta di 1.153 esemplari di Fanerofite quasi tutte spontanee, gli erbari “Parmigiani” e “Pavesi” e quello dell’Istituto di Botanica della Facoltà di Agraria dell’Università Cattolica di Piacenza.
Questo patrimonio ha trovato in gran parte collocazione nelle tre sale museali, prima di accedere alle quali il visitatore è invitato ad osservare una sintetica rappresentazione della natura cittadina che focalizza l’attenzione sulla particolare ecologia di questo ambiente e su alcune delle specie più caratteristiche.
La sala della Pianura è stata schematicamente suddivisa in due settori principali - la fascia golenale e i territori extragolenali - attraverso una realizzazione stilizzata dell’argine maestro del fiume Po come elemento separatore tra i due ambiti.
La sala della Collina individua come elemento focale dell’esposizione la ricostruzione delle tre principali tipologie forestali che ne caratterizzano il paesaggio: querceto, castagneto e pineta. Gli animali vi sono esposti come si potrebbero incontrare in un ipotetico bosco naturale (non sempre in evidenza) e il visitatore è stimolato ad osservare attentamente l’ambiente per individuarli.
La sala della montagna è suddivisa in due settori principali, uno dedicato alle testimonianze dell’ultima Glaciazione che ha interessato l’Appennino anche in ambito locale e l’altro riservato alle tipologie ambientali montane quali ruscelli, pascoli sommatali, faggete.
His successor, Giacomo Trabucco, collected characteristic examples of the local petrography during his excursions in the valleys of Piacenza province. This collection included almost 400 rock samples from native and introduced soils in the Apennines and Po Plain, down to the Po River itself.
Edoardo Imparati, a physician and ornithologist, became curator of the natural history cabinet in 1895. He added mostly to the bird collection, which reached over 300 specimens under his watch. Apart from birds, he was also interested in the beetles of Piacenza province.
The most important collection in the botanical section is the “Flora Italia Superioris”, which dates back to 1820 or so, and includes 1,253 excellently preserved pressed specimens. The botanical section also includes the “A. Poli" herbarium, with 1,153 specimens of phanerophyites, almost all of which are spontaneous, the “Parmigiani” and “Pavesi” herbaria, and those of the Botanical Institute of the Department of Agriculture of the Catholic University of Piacenza.
Much of this patrimony is on display in the Museum’s three halls. They are preceded by an exhibit on natural habitats in the city of Piacenza, where the attention of visitors is drawn to the unique ecology and characteristic species of this environment.
The hall on the Po Plain is divided into two main sectors: the floodplain and higher ground. A re-creation of a levee along the Po River separates the two sectors.
The hall on the Apennine foothills focuses on the three main forest types that characterise its landscape: oak forest, chestnut forest, and pine forest. Animal specimens are displayed as they would appear in their natural woodland habitats: they are often inconspicuous, and visitors must pay careful attention to the exhibits in order to spot them.
The hall on mountain areas has two main sections: one of the effects of the last Ice Age on the Apennines, particularly in the Piacenza area, and another on mountain habitats such as streams, mountaintop pastures, and beech forests.