Giurato Alfio
1978/
dipinto
tela/ pittura a olio
cm 110 (la) 100 (a)
(2015 - 2015)

“Alfio Giurato dipinge l'empatia, le dà consistenza forma e odore; Alfio Giurato dà sostanza al mondo delle percezioni attraverso una relazione viscerale con l'essere e con le immagini. La matrice poetica permette di capire anche il segno pittorico - un tratto gestuale, denso e fosco, materico e di riduzione - così come permette di comprendere quanto sia una necessità quella di abbandonare il virtuosismo tecnico che diventerebbe un limite alla cattura dell'impalpabilità del vento emotivo. La pittura di Alfio Giurato non è però veloce e fugace nella rappresentazione, non è un abbozzo, tutt'altro, e, infatti, se di sintesi si vuol parlare, ben si sa che essa è l'epigono di un'analisi e dunque di un lavoro complesso su cui l'artista investe senza parsimonia. Sintesi delle forme come scocca di una complessità emozionale raccolta in appunti di opere che suggellano lo sposalizio tra noesi ed energia, tra apollineo e dionisiaco, tra ricezione estetica e tela. La forza della sintesi fa vibrare la figura umana che, pur immobile, non è castigata in un corpo lezioso e trattato con dovizia analitica; nelle opere di Giurato vi è un garbo assoluto nell'“astrazione” di un corpo che mantiene la struttura ieratica di matrice classica - intesa come presenza fisica di importante possenza scultorea - e che allo stesso tempo si presenta come la parte secondaria del lavoro, languida e defilata nello spazio esistenziale. Sarà che a Giurato non interessa dipingere l'essere umano in sé, ma quello che il corpo contiene; sarà che a Giurato non interessa il volume fisico delle membra, ma la forma del corpo come condizione di corazza viva, sarà che la figura è percepita come alleata e nemica allo stesso tempo, che l'osmosi con il circostante, ovvero quello che provoca le emozioni, è filtrata sempre da abiti che coprono ma lasciano intuire, da vesti che oggettivano l'ipotesi di un conteso in cui si annida la condizione umana" (A. Zannoni 2016). (APL)