Fontanellato

Rocca Sanvitale
Fontanellato

piazza Matteotti, 1
Fontanellato (PR)
tel 0521 829055
Nella bassa pianura parmense tra il capoluogo e Fidenza, Fontanellato si stende nei pressi della sponda sinistra del Taro, a poca distanza dalla via Emilia.

Tra Parma e Piacenza: la torre pallavicina
Una torre fortificata venne qui edificata nel 1124, forse su una precedente struttura difensiva, da Oberto I Pallavicino, che aveva ottenuto queste terre in permuta con altre da Folco e Ugo I d'Este, come lui discendenti dall’antico casato obertengo, rafforzando i suoi possedimenti nell’area tra Fidenza e Fiorenzuola d’Arda, a cavallo tra il parmense e il piacentino.
Vent’anni dopo, nel 1145, Oberto consolidava il suo rapporto con Piacenza candidandosi al cittadinatico e cedendo al comune, in lotta con Parma per il controllo di queste zone di confine, tutti i suoi beni allodiali e feudali posti sulla riva sinistra del Taro afferenti alla diocesi parmense - compresi Fidenza, Soragna, Noceto e Varano – subito a lui restituiti in feudo.
A questa decisione contribuirono forse gli scontri tra i figli per la sua eredità, e i dissapori con il figlio Dalfino, al quale aveva ceduto la gestione delle terre nel parmense, e che tre anni prima aveva fondato con il vescovo di Parma la vicina abbazia cistercense di Fontevivo, promotrice dell’importante bonifica del territorio, ricco di risorgive. Nel 1190 il figlio di Oberto, Giovanni, suddivise i propri beni, assegnando al primogenito Manfredi il feudo di Fontanellato con Varano, Noceto, e altri.

La rocca Sanvitale
Nel 1386 i Visconti, i signori di Milano ora egemoni nel piacentino e nel parmense, infeudarono Fontanellato alla famiglia guelfa Sanvitale, che aveva esteso nel corso di quel secolo i propri possessi dalla media val Baganza, dove era da tempo radicata, alla riva destra del Taro, tra la pianura e l’appennino, ponendosi così in concorrenza con il potente casato dei Rossi, suo avversario anche nelle lotte fazionarie parmensi. I nuovi signori avviarono attorno all’antica torre pallavicina la costruzione di una rocca, circondata da un fossato alimentato da una risorgiva, completandone inoltre la cinta muraria verso la fine del secolo.
Nel 1407 Giberto Sanvitale e il fratello riuscirono a consolidare i possessi di famiglia ottenendo dai Visconti, nonostante la non salda fedeltà dimostrata nei loro confronti, la contea di Fontanellato, Noceto e Oriano e la conferma di quella più antica di Belforte. Giberto fece di Fontanellato la sua residenza prediletta, conferendo alla rocca i caratteri di una dimora signorile e facendo costruire il primo nucleo della chiesa di Santa Croce, completata poi dal figlio.
L’appoggio da lui fornito nel 1409 al breve ritorno degli Este a Parma grazie all’eliminazione di Ottobono Terzi, capitano dei Visconti insignoritosi della città, non comportò un ridimensionamento significativo del suo potere quando i duchi di Milano ripresero il controllo nel 1420. Non ebbe forse conseguenze concrete neanche il processo per usurpazione di diritti giurisdizionali subito a metà anni Quaranta con altri signori parmensi e piacentini, compresi i Pallavicino e i Rossi, conclusosi per i Sanvitale con la perdita di alcuni feudi e la proibizione di tenere mercato a Fontanellato.
Dopo la sua divisione nei due rami di Fontanellato e Sala, avvenuta nel 1477, il casato Sanvitale fu di nuovo coinvolto in uno scontro con i Rossi: la breve e cruenta guerra che contrappose il celebre condottiero Pier Maria a Ludovico il Moro e ai suoi alleati parmensi costrinse Fontanellato e diverse altre fortificazioni della famiglia a subire nel 1482 l'assalto delle truppe rossiane. L'anno successivo, la vittoria milanese avrebbe avviato lo smembramento dei domini degli antichi nemici dei Sanvitale, portato a termine all’inizio del secolo successivo sotto il dominio prima della Francia poi dello Stato della Chiesa.

Il Cinquecento: la rocca tra pace e guerra
Tra il 1516 e il 1530 furono realizzati gli interventi che completarono la trasformazione della rocca in una dimora signorile, con l’adattamento degli appartamenti al piano nobile e la realizzazione al piano terra della splendida saletta delle ‘stufe’ affrescata nel 1523-1524 dal Parmigianino con scene dal mito di Diana e Atteone per il conte Galeazzo Sanvitale e la moglie Paola Gonzaga.
La rocca mantenne però a lungo le proprie funzioni militari, anche dopo l’avvento del ducato dei Farnese nel 1546. La breve guerra che oppose i nuovi duchi all’impero vide Fontanellato sostenere con successo l’attacco sferrato nel 1551 dalle truppe nemiche. La pace di Cateau Cambresis impose la demilitarizzazione dei castelli dell'area, rafforzata dalla ‘pax farnesiana’ imposta alle famiglie feudali locali con il fine di soffocare le tendenze centrifughe interne. Nei primi anni del Seicento la rocca però venne nuovamente attaccata, questa volta dall'esercito spagnolo; l’incarico di riparare i danni subiti dall’edificio e di sistemarne il fossato fu affidato all'ingegnere e architetto di corte Smeraldo Smeraldi, progettista della cittadella di Parma e dal 1597 responsabile della manutenzione e riqualificazione del sistema delle acque e della viabilità del ducato.

Dal Seicento al Settecento
Nel 1612 i Sanvitale di Sala furono al centro della congiura ordita dai nobili parmensi contro la politica accentratrice di Ranuccio Farnese e il suo tentativo di impossessarsi di Colorno, divenuto parte dei loro possessi grazie al matrimonio di Giberto IV con Barbara Sanseverino. Anche Fontanellato rischiò di pagarne le conseguenze: tra i congiurati condannati alla morte e alla confisca dei beni era infatti Alfonso Sanvitale, titolare di parte della rocca, che venne in seguito interamente recuperata dal cugino Alessandro, conte di Fontanellato, fedelissimo dei Farnese.
Al figlio di questi, Stefano, cavaliere di Malta e comandante di una galera da combattimento durante la guerra di Candia contro l’impero ottomano, si deve la commissione a metà Seicento dello stendardo della Vergine ora conservato nella rocca, che accanto allo stemma Sanvitale porta le insegne dell’Ordine e del suo Gran Maestro Lascaris.
Nuovi interventi furono realizzati nella rocca nell’ultimo quarto del Seicento, con la ristrutturazione di alcuni ambienti al piano nobile, la realizzazione della cappella dedicata a san Carlo Borromeo negli spazi occupati da una legnaia al piano terreno dell’antico mastio e l’apposizione di un nuovo orologio sul fronte della torre. Nel secolo successivo la facciata dell’edificio fu arricchita da una serie di finestre con balconcini e ringhiere in ferro battuto.

L’Ottocento e il Novecento
I Sanvitale mantennero il feudo di Fontanellato fino ai decreti di soppressione emanati dal governo filonapoleonico, conservando però anche in seguito la proprietà della rocca. Attorno al 1830 sul lato sud-ovest vennero abbattuti alcuni edifici di recente costruzione, recuperando così il terrapieno un tempo destinato a piazza d’armi, dove venne realizzato un giardino pensile dedicato alla dea Flora.
Sull'onda dell'imperante storicismo, i restauri del 1878 si proposero il ripristino del carattere ‘medievale’ della rocca, con la sistemazione dei loggiati nel cortile interno e l’apertura di alcune finestre in stile neogotico. Verso la fine del secolo la torre sud venne trasformata in camera ottica dall'ultimo conte Giovanni Sanvitale, degno erede di un casato che si era distinto per gli interessi scientifici e per le innovazioni tecniche, educative ed assistenziali introducendo a Fontanellato le moderne tecnologie agricole, la prima azienda elettrica e istituti professionali rivolti anche alle donne.
Lo stesso conte nel 1948, pochi anni prima di morire, vendette la rocca completa degli arredi all'amministrazione comunale di Fontanellato, che avviò negli anni un ampio piano di recupero adibendola a sede municipale e aprendola poi alla pubblica fruizione.
Nel 1999 importanti interventi finanziati con i fondi del Giubileo e di privati hanno consentito il recupero di numerosi ambienti in precedenza adibiti ad uffici e ad archivio, che oggi ospitano il museo della rocca, sede anche dell’associazione Castelli del Ducato di Parma, Piacenza e Pontremoli.

VISITA
Posta al centro del borgo, la rocca a pianta quadrata con muri merlati e quattro torri angolari è circondata da un ampio fossato un tempo alimentato da una risorgiva.
La facciata è caratterizzata dal grande orologio secentesco e dalle finestre con i balconcini settecenteschi in ferro battuto. Un ponte di pietra conduce attraverso il mastio centrale al cortile interno; sui due lati è visibile il terrapieno militare poi trasformato in giardino pensile.
Dalla corte interna porticata su due lati si accede alla scala quattrocentesca a volte, restaurata in epoca successiva, che conduce alla loggia superiore e al piano nobile i cui ambienti conservano arredi e decorazioni tra i secoli XVI e XIX. Imponente la “galleria degli antenati” con una settantina di ritratti di famiglia realizzati per lo più nel Seicento e alcuni cimeli di Maria Luigia d’Austria. Nella camera ottica tardo ottocentesca un gioco di specchi consente di ammirare su uno schermo l’immagine della piazza sottostante.
Tra i numerosi ambienti al piano terra spiccano la sala del teatrino e quella delle mappe dei possedimenti Sanvitale. Splendida è la saletta destinata a sala da bagno affrescata dal Parmigianino, con una volta a pergolato sfondata da uno squarcio di cielo ed uno specchio rotondo con il motto 'respice finem', e scene del mito di Diana e Atteone ispirate alle 'Metamorfosi' ovidiane e ricche di richiami alla tradizione ermetica.
L’antico ingresso alla rocca conduce oggi alla cappella tardo secentesca al pian terreno del mastio, dove è conservato lo stendardo in seta cremisi del conte Stefano.


Valli e Strade storiche

Ambiti territoriali presidiati dal castello:

valle Taro
Casati e istituzioni

Signori del castello tra medioevo e età moderna:

Pallavicino,
Sanvitale
Arte e Architettura

Stili architettonici e decorativi nel castello:

Rinascimento e Manierismo,
Barocco e Rococò,
Storicismo Eclettismo Liberty
Storie e Percorsi

Itinerari tematici e storici tra i castelli:

Giardini dipinti,
Parma 1611-1612: la congiura dei nobili
Bibliografia
piazza Matteotti, 1
Fontanellato (PR)
tel 0521 829055
Nella bassa pianura parmense tra il capoluogo e Fidenza, Fontanellato si stende nei pressi della sponda sinistra del Taro, a poca distanza dalla via Emilia.

.
Tra Parma e Piacenza: la torre pallavicina
Una torre fortificata venne qui edificata nel 1124, forse su una precedente struttura difensiva, da Oberto I Pallavicino, che aveva ottenuto queste terre in permuta con altre da Folco e Ugo I d'Este, come lui discendenti dall’antico casato obertengo, rafforzando i suoi possedimenti nell’area tra Fidenza e Fiorenzuola d’Arda, a cavallo tra il parmense e il piacentino.
Vent’anni dopo, nel 1145, Oberto consolidava il suo rapporto con Piacenza candidandosi al cittadinatico e cedendo al comune, in lotta con Parma per il controllo di queste zone di confine, tutti i suoi beni allodiali e feudali posti sulla riva sinistra del Taro afferenti alla diocesi parmense - compresi Fidenza, Soragna, Noceto e Varano – subito a lui restituiti in feudo.
A questa decisione contribuirono forse gli scontri tra i figli per la sua eredità, e i dissapori con il figlio Dalfino, al quale aveva ceduto la gestione delle terre nel parmense, e che tre anni prima aveva fondato con il vescovo di Parma la vicina abbazia cistercense di Fontevivo, promotrice dell’importante bonifica del territorio, ricco di risorgive. Nel 1190 il figlio di Oberto, Giovanni, suddivise i propri beni, assegnando al primogenito Manfredi il feudo di Fontanellato con Varano, Noceto, e altri.

La rocca Sanvitale
Nel 1386 i Visconti, i signori di Milano ora egemoni nel piacentino e nel parmense, infeudarono Fontanellato alla famiglia guelfa Sanvitale, che aveva esteso nel corso di quel secolo i propri possessi dalla media val Baganza, dove era da tempo radicata, alla riva destra del Taro, tra la pianura e l’appennino, ponendosi così in concorrenza con il potente casato dei Rossi, suo avversario anche nelle lotte fazionarie parmensi. I nuovi signori avviarono attorno all’antica torre pallavicina la costruzione di una rocca, circondata da un fossato alimentato da una risorgiva, completandone inoltre la cinta muraria verso la fine del secolo.
Nel 1407 Giberto Sanvitale e il fratello riuscirono a consolidare i possessi di famiglia ottenendo dai Visconti, nonostante la non salda fedeltà dimostrata nei loro confronti, la contea di Fontanellato, Noceto e Oriano e la conferma di quella più antica di Belforte. Giberto fece di Fontanellato la sua residenza prediletta, conferendo alla rocca i caratteri di una dimora signorile e facendo costruire il primo nucleo della chiesa di Santa Croce, completata poi dal figlio.
L’appoggio da lui fornito nel 1409 al breve ritorno degli Este a Parma grazie all’eliminazione di Ottobono Terzi, capitano dei Visconti insignoritosi della città, non comportò un ridimensionamento significativo del suo potere quando i duchi di Milano ripresero il controllo nel 1420. Non ebbe forse conseguenze concrete neanche il processo per usurpazione di diritti giurisdizionali subito a metà anni Quaranta con altri signori parmensi e piacentini, compresi i Pallavicino e i Rossi, conclusosi per i Sanvitale con la perdita di alcuni feudi e la proibizione di tenere mercato a Fontanellato.
Dopo la sua divisione nei due rami di Fontanellato e Sala, avvenuta nel 1477, il casato Sanvitale fu di nuovo coinvolto in uno scontro con i Rossi: la breve e cruenta guerra che contrappose il celebre condottiero Pier Maria a Ludovico il Moro e ai suoi alleati parmensi costrinse Fontanellato e diverse altre fortificazioni della famiglia a subire nel 1482 l'assalto delle truppe rossiane. L'anno successivo, la vittoria milanese avrebbe avviato lo smembramento dei domini degli antichi nemici dei Sanvitale, portato a termine all’inizio del secolo successivo sotto il dominio prima della Francia poi dello Stato della Chiesa.

Il Cinquecento: la rocca tra pace e guerra
Tra il 1516 e il 1530 furono realizzati gli interventi che completarono la trasformazione della rocca in una dimora signorile, con l’adattamento degli appartamenti al piano nobile e la realizzazione al piano terra della splendida saletta delle ‘stufe’ affrescata nel 1523-1524 dal Parmigianino con scene dal mito di Diana e Atteone per il conte Galeazzo Sanvitale e la moglie Paola Gonzaga.
La rocca mantenne però a lungo le proprie funzioni militari, anche dopo l’avvento del ducato dei Farnese nel 1546. La breve guerra che oppose i nuovi duchi all’impero vide Fontanellato sostenere con successo l’attacco sferrato nel 1551 dalle truppe nemiche. La pace di Cateau Cambresis impose la demilitarizzazione dei castelli dell'area, rafforzata dalla ‘pax farnesiana’ imposta alle famiglie feudali locali con il fine di soffocare le tendenze centrifughe interne. Nei primi anni del Seicento la rocca però venne nuovamente attaccata, questa volta dall'esercito spagnolo; l’incarico di riparare i danni subiti dall’edificio e di sistemarne il fossato fu affidato all'ingegnere e architetto di corte Smeraldo Smeraldi, progettista della cittadella di Parma e dal 1597 responsabile della manutenzione e riqualificazione del sistema delle acque e della viabilità del ducato.

Dal Seicento al Settecento
Nel 1612 i Sanvitale di Sala furono al centro della congiura ordita dai nobili parmensi contro la politica accentratrice di Ranuccio Farnese e il suo tentativo di impossessarsi di Colorno, divenuto parte dei loro possessi grazie al matrimonio di Giberto IV con Barbara Sanseverino. Anche Fontanellato rischiò di pagarne le conseguenze: tra i congiurati condannati alla morte e alla confisca dei beni era infatti Alfonso Sanvitale, titolare di parte della rocca, che venne in seguito interamente recuperata dal cugino Alessandro, conte di Fontanellato, fedelissimo dei Farnese.
Al figlio di questi, Stefano, cavaliere di Malta e comandante di una galera da combattimento durante la guerra di Candia contro l’impero ottomano, si deve la commissione a metà Seicento dello stendardo della Vergine ora conservato nella rocca, che accanto allo stemma Sanvitale porta le insegne dell’Ordine e del suo Gran Maestro Lascaris.
Nuovi interventi furono realizzati nella rocca nell’ultimo quarto del Seicento, con la ristrutturazione di alcuni ambienti al piano nobile, la realizzazione della cappella dedicata a san Carlo Borromeo negli spazi occupati da una legnaia al piano terreno dell’antico mastio e l’apposizione di un nuovo orologio sul fronte della torre. Nel secolo successivo la facciata dell’edificio fu arricchita da una serie di finestre con balconcini e ringhiere in ferro battuto.

L’Ottocento e il Novecento
I Sanvitale mantennero il feudo di Fontanellato fino ai decreti di soppressione emanati dal governo filonapoleonico, conservando però anche in seguito la proprietà della rocca. Attorno al 1830 sul lato sud-ovest vennero abbattuti alcuni edifici di recente costruzione, recuperando così il terrapieno un tempo destinato a piazza d’armi, dove venne realizzato un giardino pensile dedicato alla dea Flora.
Sull'onda dell'imperante storicismo, i restauri del 1878 si proposero il ripristino del carattere ‘medievale’ della rocca, con la sistemazione dei loggiati nel cortile interno e l’apertura di alcune finestre in stile neogotico. Verso la fine del secolo la torre sud venne trasformata in camera ottica dall'ultimo conte Giovanni Sanvitale, degno erede di un casato che si era distinto per gli interessi scientifici e per le innovazioni tecniche, educative ed assistenziali introducendo a Fontanellato le moderne tecnologie agricole, la prima azienda elettrica e istituti professionali rivolti anche alle donne.
Lo stesso conte nel 1948, pochi anni prima di morire, vendette la rocca completa degli arredi all'amministrazione comunale di Fontanellato, che avviò negli anni un ampio piano di recupero adibendola a sede municipale e aprendola poi alla pubblica fruizione.
Nel 1999 importanti interventi finanziati con i fondi del Giubileo e di privati hanno consentito il recupero di numerosi ambienti in precedenza adibiti ad uffici e ad archivio, che oggi ospitano il museo della rocca, sede anche dell’associazione Castelli del Ducato di Parma, Piacenza e Pontremoli.

VISITA
Posta al centro del borgo, la rocca a pianta quadrata con muri merlati e quattro torri angolari è circondata da un ampio fossato un tempo alimentato da una risorgiva.
La facciata è caratterizzata dal grande orologio secentesco e dalle finestre con i balconcini settecenteschi in ferro battuto. Un ponte di pietra conduce attraverso il mastio centrale al cortile interno; sui due lati è visibile il terrapieno militare poi trasformato in giardino pensile.
Dalla corte interna porticata su due lati si accede alla scala quattrocentesca a volte, restaurata in epoca successiva, che conduce alla loggia superiore e al piano nobile i cui ambienti conservano arredi e decorazioni tra i secoli XVI e XIX. Imponente la “galleria degli antenati” con una settantina di ritratti di famiglia realizzati per lo più nel Seicento e alcuni cimeli di Maria Luigia d’Austria. Nella camera ottica tardo ottocentesca un gioco di specchi consente di ammirare su uno schermo l’immagine della piazza sottostante.
Tra i numerosi ambienti al piano terra spiccano la sala del teatrino e quella delle mappe dei possedimenti Sanvitale. Splendida è la saletta destinata a sala da bagno affrescata dal Parmigianino, con una volta a pergolato sfondata da uno squarcio di cielo ed uno specchio rotondo con il motto 'respice finem', e scene del mito di Diana e Atteone ispirate alle 'Metamorfosi' ovidiane e ricche di richiami alla tradizione ermetica.
L’antico ingresso alla rocca conduce oggi alla cappella tardo secentesca al pian terreno del mastio, dove è conservato lo stendardo in seta cremisi del conte Stefano.


Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione, propri e di terze parti.
Proseguendo nella navigazione accetti l'utilizzo dei cookie.