Formigine

Castello di Formigine
Formigine

Castello di Formigine,
Castello di Formigine,
Castello di Formigine,
Castello di Formigine,
Castello di Formigine, interno,
Castello di Formigine, interno
piazza Calcagnini, 1
Formigine (MO)
tel 059 416145/416244
Nell’alta pianura modenese, Formigine è situata tra Modena e Sassuolo, nei pressi del fiume Secchia, che segna qui il confine con il Reggiano.

Dal villaggio al castrum di Modena
Citata per la prima volta a metà del secolo IX come località afferente alla circoscrizione modenese, nel secolo successivo Formigine vide sorgere una piccola pieve, attorno alla quale si formò un villaggio.
A metà del secolo XI, a fianco delle più antiche proprietà ecclesiastiche si era consolidata anche qui la presenza dei Canossa, titolari di diversi beni tra i castra di Baggiovara e Fiorano, che favorirono l’ascesa nell’area dei da Magreta, originari della vicina località sul Secchia e signori con un proprio ramo di Sassuolo dalla fine del secolo seguente.
Un castello venne eretto anche a Formigine solo a partire dal 1201 dal comune di Modena, a presidio del confine con Reggio dopo la sconfitta qui subita a opera di quella città, e per garantirsi il controllo dei corsi d’acqua locali e del Secchia, che alimentavano i numerosi mulini dell’area e della stessa Modena.
La struttura difensiva, forse solo una torre, era protetta da una cinta di mura in ciottoli di fiume con fossato che la separava dall’abitato; nel corso del Duecento l’insediamento conobbe una significativa espansione, consolidando anche i collegamenti viari con Sassuolo, Fiorano e Spezzano, Colombara, Casinalbo.

Il Trecento: Formigine tra Este, Visconti e Pio
Coinvolto negli scontri tra fazioni e tra le nascenti signorie padane, nel corso del Trecento il castello venne rafforzato con una cinta muraria, torri e un alto mastio.
Nei primi decenni del secolo Formigine, affidata agli Adelardi, fu occupata prima dalle truppe pontificie e dai signori di Sassuolo, poi dagli Este, il cui dominio su Modena era contrastato dai potenti Pio, vicari imperiali della città, con l’appoggio degli stessi Adelardi. Ottenuto nel 1336 il vicariato modenese - strappato ai Pio in cambio della signoria di Carpi – vent'anni dopo gli Este dovettero nuovamente fronteggiare in questa area la pressione di questi e del loro alleato Barnabò Visconti, che nel 1363 occupò Formigine erigendovi un grande bastione volto contro Modena.
Riavuto il castello nel 1370, gli Este lo assegnarono nel 1394 al condottiero Azzo da Castello per aver represso un tentativo degli ex signori di Sassuolo di recuperare i loro possedimenti, divenuti nel frattempo estensi. Morto Azzo l’anno successivo, Formigine, che era stata occupata dai non domati Pio, venne data loro in feudo dagli Este nel 1405 con Spezzano, Soliera e diversi castelli appenninici, nel quadro di una politica di concessioni territoriali che si alternava ancora a momenti di aspro confronto.

La signoria dei Pio: da castello a palazzo
Il dominio dei Pio su Formigine trovò consolidamento, e più ampia cornice, alla fine del secolo, in connessione con la volontà degli Este di impadronirsi di Carpi: nel 1499 Formigine, Fiorano e Spezzano entrarono infatti a far parte della rinnovata signoria di Sassuolo, concessa da Ercole Este a Giberto Pio in cambio della sua parte del feudo di Carpi – da lui tenuto con un cugino - e dei diritti su Soliera, anch’essa poi integrata nel feudo sassuolese.
Divenuto sede di una delle cinque podesterie del nuovo ‘stato’, il castello di Formigine assunse un volto adeguato alle sue nuove funzioni di governo e rappresentanza della signoria, grazie agli importanti interventi di ampliamento e riqualificazione avviati già nel corso del Quattrocento.
All'interno di una ampia cerchia muraria poligonale circondata da un profondo fossato, il complesso comprendeva il nuovo palazzo residenziale dei Pio, con l’antica chiesa del borgo annessa come cappella privata, il mastio divenuto nel 1524 torre dell’orologio, e una rocchetta che rimodulava diversi elementi difensivi del castello medievale. Gli interventi modificarono profondamente l’intero assetto urbano: l’antico abitato venne infatti raso al suolo per lasciare spazio ai nuovi edifici, e la popolazione trasferita in un borgo esterno alle mura, dove sorse anche la nuova parrocchiale di san Bartolomeo.
Perse le più immediate connotazioni militari dopo l’attacco subito da Formigine a inizio Cinquecento a opera delle truppe pontificie, le parti del complesso più legate alle funzioni militari manifestarono però ben presto segni di degrado, tanto che fra gli anni Settanta e Ottanta del secolo si rese necessario il restauro delle mura e della torre; all’inizio del Seicento le strutture difensive, seppure ancora armate, versavano in cattive condizioni.

Un nuovo feudo per i Calcagnini
Nel 1599 l’estinzione dei Pio ‘gibertini’ rimise Formigine, con l’intera signoria di Sassuolo, nella disponibilità degli Este, che proprio allora avevano dovuto consegnare Ferrara al papa ritirandosi nel loro ducato modenese.
Nel 1648 il feudo di Formigine, poi eretto a marchesato, venne così assegnato al nobile ferrarese Mario Calcagnini a compenso degli alti incarichi diplomatici da lui svolti per conto dei duchi di Modena presso le maggiori corti europee. Discendente del celebre Teofilo infeudato nel Quattrocento da Borso d’Este di numerose terre tra Romagna e Reggiano, il marchese poté così integrare con Formigine il suo antico possesso di Maranello, ma dovette restituire agli Este il feudo di Cavriago avuto da un cugino in cambio di Fusignano.
I Calcagnini tennero il feudo per un secolo e mezzo, facendo del palazzo la propria residenza di campagna e collocandovi parte delle collezioni d’arte della famiglia, mentre ulteriori interventi architettonici venivano promossi nel complesso: a metà Seicento la torre di sud-est fu capitozzata; nel Settecento, colmati da tempo gli antichi fossati, una struttura in pietra sostituì il vecchio ponte levatoio, mentre sorgeva un nuovo edificio destinato a carcere, funzione mantenuta anche dalla torre dell’orologio. Verso la fine del secolo, nel 1778, la realizzazione della via Giardini, nuova direttrice tra pianura modenese e centro Italia voluta dal ducato, tagliò a metà Formigine, separando il nucleo antico dai borghi.
Abolito il feudo dal governo filonapoleonico, il castello venne incamerato dal demanio. Il palazzo tornò però in proprietà privata ai Calcagnini già nel 1811, mentre restarono adibite a funzioni pubbliche la rocchetta, la torre dell’orologio, le prigioni e lo spazio adibito al gioco del pallone a cui si aggiunse nel 1838 l’appartamento al piano nobile del palazzo, affittato dal comune per i suoi uffici.

Dal Novecento al Duemila: un castello per la comunità
Fino alla seconda guerra mondiale il palazzo venne utilizzato come abitazione estiva, dai Calcagnini prima, poi dai conti Gentili loro eredi. Gravemente danneggiato dal bombardamento del 1945 - che uccise quanti si erano riparati nel rifugio antiaereo del castello, compresi i proprietari - l’edificio venne acquistato dal comune, che ne curò la ricostruzione per farne la propria sede.
Un ampio dibattito pubblico sul destino del complesso avviato nel 1997 ha condotto a un articolato intervento di studio, recupero e restauro e valorizzazione, promosso dal comune con la partecipazione di numerosi enti, istituzioni e università, e concluso nel 2007 con l’apertura al pubblico.
Le approfondite indagini archeologiche, architettoniche e storiche svolte in quell’occasione hanno consentito di individuare le fondamenta e i fossati interni del castello duecentesco e di riportare alla luce le tracce dell’insediamento sorto nel X secolo, mentre gli studi antropologici sui reperti del cimitero del villaggio hanno rivelato la comunità che lo aveva abitato per secoli. Le indagini hanno costituito la base per il successivo recupero e il restauro delle strutture architettoniche, dei fossati e delle decorazioni pittoriche negli interni.
Il complesso è oggi sede istituzionale e di rappresentanza dell’amministrazione comunale, centro museale-documentale e area archeologica sulla storia del castello, spazio per attività culturali, convegnistiche, espositive aperto alla cittadinanza.

VISITA
L’imponente complesso fortificato a pianta rettangolare è circondato da una cinta muraria dotata di torrette angolari e di un’alta torre con beccatelli e merlature sull’ingresso.
L’ampio spazio interno a verde, dov’era il borgo medievale distrutto nel Cinquecento per fare spazio al nuovo complesso, allinea gli edifici sul suo lato orientale. Il palazzo marchionale ospita gli ambienti istituzionali del comune e spazi per attività convegnistiche e culturali. Nel loggiato al piano nobile è l’affresco di Nostra Donna della Rocca, forse proveniente dall’antica chiesa del villaggio, mentre numerosi ambienti conservano tracce di decorazioni di epoche diverse: lo scudo dei Pio in una fascia affrescata con foglie d’acanto e pigne, le scritte e i disegni degli addetti all’orologio e dei prigionieri, un parato murario sette-ottocentesco con squarci paesaggistici in un impianto barocco. Nel sotterraneo, accessibile anche dai fossati esterni, una sala dedicata ai prodotti tipici del territorio si apre sulla vista del fossato interno.
La rocchetta con le sue diverse strutture - il corpo di guardia, la corticella, la torre di sudest - e l’alta torre dell’orologio ospitano il museo e centro di documentazione sul castello: qui i reperti provenienti dagli scavi affiancano le installazioni multimediali e interattive del centro di ricerca artistica Studio Azzurro, mentre gli apparati didattici offrono la possibilità di una visita virtuale al museo stesso e alle torri.
Nel grande parco che ospita concerti, spettacoli, conferenze, l’area archeologica conserva i resti dell’insediamento più antico emerso dagli scavi, precedente alla edificazione del castello, con la pieve, il campanile trecentesco, e alcune tombe del cimitero del villaggio.


Valli e Strade storiche

Ambiti territoriali presidiati dal castello:

valle Secchia
Casati e istituzioni

Signori del castello tra medioevo e età moderna:

Comune di Modena,
Este,
Pio,
Calcagnini
Arte e Architettura

Stili architettonici e decorativi nel castello:

Rinascimento e Manierismo,
Barocco e Rococò
Bibliografia
piazza Calcagnini, 1
Formigine (MO)
tel 059 416145/416244
Nell’alta pianura modenese, Formigine è situata tra Modena e Sassuolo, nei pressi del fiume Secchia, che segna qui il confine con il Reggiano.

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Dal villaggio al castrum di Modena
Citata per la prima volta a metà del secolo IX come località afferente alla circoscrizione modenese, nel secolo successivo Formigine vide sorgere una piccola pieve, attorno alla quale si formò un villaggio.
A metà del secolo XI, a fianco delle più antiche proprietà ecclesiastiche si era consolidata anche qui la presenza dei Canossa, titolari di diversi beni tra i castra di Baggiovara e Fiorano, che favorirono l’ascesa nell’area dei da Magreta, originari della vicina località sul Secchia e signori con un proprio ramo di Sassuolo dalla fine del secolo seguente.
Un castello venne eretto anche a Formigine solo a partire dal 1201 dal comune di Modena, a presidio del confine con Reggio dopo la sconfitta qui subita a opera di quella città, e per garantirsi il controllo dei corsi d’acqua locali e del Secchia, che alimentavano i numerosi mulini dell’area e della stessa Modena.
La struttura difensiva, forse solo una torre, era protetta da una cinta di mura in ciottoli di fiume con fossato che la separava dall’abitato; nel corso del Duecento l’insediamento conobbe una significativa espansione, consolidando anche i collegamenti viari con Sassuolo, Fiorano e Spezzano, Colombara, Casinalbo.

Il Trecento: Formigine tra Este, Visconti e Pio
Coinvolto negli scontri tra fazioni e tra le nascenti signorie padane, nel corso del Trecento il castello venne rafforzato con una cinta muraria, torri e un alto mastio.
Nei primi decenni del secolo Formigine, affidata agli Adelardi, fu occupata prima dalle truppe pontificie e dai signori di Sassuolo, poi dagli Este, il cui dominio su Modena era contrastato dai potenti Pio, vicari imperiali della città, con l’appoggio degli stessi Adelardi. Ottenuto nel 1336 il vicariato modenese - strappato ai Pio in cambio della signoria di Carpi – vent'anni dopo gli Este dovettero nuovamente fronteggiare in questa area la pressione di questi e del loro alleato Barnabò Visconti, che nel 1363 occupò Formigine erigendovi un grande bastione volto contro Modena.
Riavuto il castello nel 1370, gli Este lo assegnarono nel 1394 al condottiero Azzo da Castello per aver represso un tentativo degli ex signori di Sassuolo di recuperare i loro possedimenti, divenuti nel frattempo estensi. Morto Azzo l’anno successivo, Formigine, che era stata occupata dai non domati Pio, venne data loro in feudo dagli Este nel 1405 con Spezzano, Soliera e diversi castelli appenninici, nel quadro di una politica di concessioni territoriali che si alternava ancora a momenti di aspro confronto.

La signoria dei Pio: da castello a palazzo
Il dominio dei Pio su Formigine trovò consolidamento, e più ampia cornice, alla fine del secolo, in connessione con la volontà degli Este di impadronirsi di Carpi: nel 1499 Formigine, Fiorano e Spezzano entrarono infatti a far parte della rinnovata signoria di Sassuolo, concessa da Ercole Este a Giberto Pio in cambio della sua parte del feudo di Carpi – da lui tenuto con un cugino - e dei diritti su Soliera, anch’essa poi integrata nel feudo sassuolese.
Divenuto sede di una delle cinque podesterie del nuovo ‘stato’, il castello di Formigine assunse un volto adeguato alle sue nuove funzioni di governo e rappresentanza della signoria, grazie agli importanti interventi di ampliamento e riqualificazione avviati già nel corso del Quattrocento.
All'interno di una ampia cerchia muraria poligonale circondata da un profondo fossato, il complesso comprendeva il nuovo palazzo residenziale dei Pio, con l’antica chiesa del borgo annessa come cappella privata, il mastio divenuto nel 1524 torre dell’orologio, e una rocchetta che rimodulava diversi elementi difensivi del castello medievale. Gli interventi modificarono profondamente l’intero assetto urbano: l’antico abitato venne infatti raso al suolo per lasciare spazio ai nuovi edifici, e la popolazione trasferita in un borgo esterno alle mura, dove sorse anche la nuova parrocchiale di san Bartolomeo.
Perse le più immediate connotazioni militari dopo l’attacco subito da Formigine a inizio Cinquecento a opera delle truppe pontificie, le parti del complesso più legate alle funzioni militari manifestarono però ben presto segni di degrado, tanto che fra gli anni Settanta e Ottanta del secolo si rese necessario il restauro delle mura e della torre; all’inizio del Seicento le strutture difensive, seppure ancora armate, versavano in cattive condizioni.

Un nuovo feudo per i Calcagnini
Nel 1599 l’estinzione dei Pio ‘gibertini’ rimise Formigine, con l’intera signoria di Sassuolo, nella disponibilità degli Este, che proprio allora avevano dovuto consegnare Ferrara al papa ritirandosi nel loro ducato modenese.
Nel 1648 il feudo di Formigine, poi eretto a marchesato, venne così assegnato al nobile ferrarese Mario Calcagnini a compenso degli alti incarichi diplomatici da lui svolti per conto dei duchi di Modena presso le maggiori corti europee. Discendente del celebre Teofilo infeudato nel Quattrocento da Borso d’Este di numerose terre tra Romagna e Reggiano, il marchese poté così integrare con Formigine il suo antico possesso di Maranello, ma dovette restituire agli Este il feudo di Cavriago avuto da un cugino in cambio di Fusignano.
I Calcagnini tennero il feudo per un secolo e mezzo, facendo del palazzo la propria residenza di campagna e collocandovi parte delle collezioni d’arte della famiglia, mentre ulteriori interventi architettonici venivano promossi nel complesso: a metà Seicento la torre di sud-est fu capitozzata; nel Settecento, colmati da tempo gli antichi fossati, una struttura in pietra sostituì il vecchio ponte levatoio, mentre sorgeva un nuovo edificio destinato a carcere, funzione mantenuta anche dalla torre dell’orologio. Verso la fine del secolo, nel 1778, la realizzazione della via Giardini, nuova direttrice tra pianura modenese e centro Italia voluta dal ducato, tagliò a metà Formigine, separando il nucleo antico dai borghi.
Abolito il feudo dal governo filonapoleonico, il castello venne incamerato dal demanio. Il palazzo tornò però in proprietà privata ai Calcagnini già nel 1811, mentre restarono adibite a funzioni pubbliche la rocchetta, la torre dell’orologio, le prigioni e lo spazio adibito al gioco del pallone a cui si aggiunse nel 1838 l’appartamento al piano nobile del palazzo, affittato dal comune per i suoi uffici.

Dal Novecento al Duemila: un castello per la comunità
Fino alla seconda guerra mondiale il palazzo venne utilizzato come abitazione estiva, dai Calcagnini prima, poi dai conti Gentili loro eredi. Gravemente danneggiato dal bombardamento del 1945 - che uccise quanti si erano riparati nel rifugio antiaereo del castello, compresi i proprietari - l’edificio venne acquistato dal comune, che ne curò la ricostruzione per farne la propria sede.
Un ampio dibattito pubblico sul destino del complesso avviato nel 1997 ha condotto a un articolato intervento di studio, recupero e restauro e valorizzazione, promosso dal comune con la partecipazione di numerosi enti, istituzioni e università, e concluso nel 2007 con l’apertura al pubblico.
Le approfondite indagini archeologiche, architettoniche e storiche svolte in quell’occasione hanno consentito di individuare le fondamenta e i fossati interni del castello duecentesco e di riportare alla luce le tracce dell’insediamento sorto nel X secolo, mentre gli studi antropologici sui reperti del cimitero del villaggio hanno rivelato la comunità che lo aveva abitato per secoli. Le indagini hanno costituito la base per il successivo recupero e il restauro delle strutture architettoniche, dei fossati e delle decorazioni pittoriche negli interni.
Il complesso è oggi sede istituzionale e di rappresentanza dell’amministrazione comunale, centro museale-documentale e area archeologica sulla storia del castello, spazio per attività culturali, convegnistiche, espositive aperto alla cittadinanza.

VISITA
L’imponente complesso fortificato a pianta rettangolare è circondato da una cinta muraria dotata di torrette angolari e di un’alta torre con beccatelli e merlature sull’ingresso.
L’ampio spazio interno a verde, dov’era il borgo medievale distrutto nel Cinquecento per fare spazio al nuovo complesso, allinea gli edifici sul suo lato orientale. Il palazzo marchionale ospita gli ambienti istituzionali del comune e spazi per attività convegnistiche e culturali. Nel loggiato al piano nobile è l’affresco di Nostra Donna della Rocca, forse proveniente dall’antica chiesa del villaggio, mentre numerosi ambienti conservano tracce di decorazioni di epoche diverse: lo scudo dei Pio in una fascia affrescata con foglie d’acanto e pigne, le scritte e i disegni degli addetti all’orologio e dei prigionieri, un parato murario sette-ottocentesco con squarci paesaggistici in un impianto barocco. Nel sotterraneo, accessibile anche dai fossati esterni, una sala dedicata ai prodotti tipici del territorio si apre sulla vista del fossato interno.
La rocchetta con le sue diverse strutture - il corpo di guardia, la corticella, la torre di sudest - e l’alta torre dell’orologio ospitano il museo e centro di documentazione sul castello: qui i reperti provenienti dagli scavi affiancano le installazioni multimediali e interattive del centro di ricerca artistica Studio Azzurro, mentre gli apparati didattici offrono la possibilità di una visita virtuale al museo stesso e alle torri.
Nel grande parco che ospita concerti, spettacoli, conferenze, l’area archeologica conserva i resti dell’insediamento più antico emerso dagli scavi, precedente alla edificazione del castello, con la pieve, il campanile trecentesco, e alcune tombe del cimitero del villaggio.


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