Fiorano Modenese

Castello di Spezzano
Fiorano Modenese

ingresso del castello
via del Castello, 12
loc. Spezzano
Fiorano Modenese (MO)
tel 0536 833412
Sulle prime colline modenesi alle spalle di Fiorano, il castello di Spezzano presidia la valletta del torrente Fossa sulla destra del Secchia, che nei pressi di Sassuolo segna il confine con il Reggiano.

Il castrum di Modena
Forse già esistente nel secolo XI, quando diversi fondi dell’area erano di proprietà dei Canossa, il castro Spezani è citato per la prima volta nel 1227 negli statuti del comune di Modena.
Il castello faceva parte di una rete fortificata a difesa della città, dislocata lungo il Fossa in direzione dell’appennino e comprendente Fogliano, Fiorano, Torre delle Oche, Nirano, fino a Rocca Santa Maria. Le sue postazioni più settentrionali, come Spezzano, controllavano anche la pedemontana proveniente da Reggio, l’antica via Claudia, che poco oltre si innestava nella variante Imperiale della via Romea Germanica, il principale collegamento tra nord Europa e centro Italia attraverso Mantova e Modena.

Il Trecento: Dalla Rosa, Este ...e Pio
Tra il Due e il Trecento le difese di Spezzano furono rafforzate per sostenere gli attacchi nemici fino a comprendere un mastio, alcune torri e una cinta muraria merlata, circondata da un fossato e collegata all’esterno da un ponte levatoio.
In particolare, nei decenni centrali del Trecento il castello venne coinvolto con quelli vicini negli aspri scontri per il controllo di Fiorano, già del potente casato dei Pio e dal 1309 appartenente ai Dalla Rosa signori di Sassuolo; l’area era ora ambita anche dagli Este che miravano ad ampliare il loro dominio sul Modenese, dopo aver ottenuto dai primi nel 1336 il vicariato imperiale della città in cambio della signoria di Carpi. Il conflitto si intrecciò a quello tra gli Este e Barnabò Visconti, proiettato alla conquista della pianura padana con l’appoggio dei Pio, e che occupava Spezzano nel 1355, quando il castello riuscì a resistere a un poderoso assedio delle truppe estensi.
Temporaneamente riappacificati con il Visconti nel 1370, gli Este prevalsero sui Dalla Rosa tre anni dopo, annettendo ai propri domini modenesi tutti i territori tra Sassuolo e Fiorano. Spezzano venne assegnato al condottiero Azzo da Castello, che avrebbe poi represso un tentativo dei Dalla Rosa di rientrare nei propri domini, e alla sua morte nel 1395 ai Pio; dieci anni dopo, nel 1405, gli Este confermavano ai loro non domi avversari il possesso di Spezzano con Formigine, Soliera e alcuni castelli appenninici, nel quadro di una politica di concessioni territoriali che ancora si alternava a momenti di aspro confronto.

Un palazzo principesco per i Pio
La questione carpigiana trovò soluzione solo nel 1499, quando - approfittando dei continui dissapori tra i Pio, divenuti ‘di Savoia’ a metà secolo - Ercole d’Este costrinse Giberto III, coerede della signoria con il cugino, a trasferirgli i diritti su Soliera e la sua parte del feudo di Carpi, che sarebbe divenuto tutto estense nel 1527. In cambio, Giberto ebbe per sé e i suoi eredi il feudo di Sassuolo comprendente Spezzano, Fiorano e Formigine, e poi esteso anche a Soliera.
Separati i loro destini dal ramo carpigiano del casato, protetti dagli Este, i nuovi signori di Sassuolo suddivisero il loro stato in cinque podesterie - Sassuolo, Spezzano, Formigine, Brandola e Soliera - facendo di Spezzano uno dei centri amministrativi e giudiziari, oltre che luogo di svaghi e di rappresentanza, della signoria.
Per dare adeguata sede a queste nuove funzioni, dal 1529 al 1531 Enea Pio eresse sulle mura occidentali e settentrionali del castello, che era stato gravemente danneggiato dal sisma modenese del 1501, un palazzo in stile rinascimentale dagli ambienti sontuosamente affrescati. Al piano nobile, un’intera galleria venne dedicata alla rievocazione delle grandi battaglie, in particolare quelle di Bastia e di Ravenna, che tra il 1509 e il 1512 avevano visto i trionfi del ‘duca artigliere’ Alfonso I d’Este con l’ausilio di membri del casato.
Dal 1587, sotto Marco Pio, il palazzo fu sottoposto a importanti lavori di ampliamento – utilizzando i materiali risultanti dalla demolizione di un’antica cappella dedicata a Sant’Agata - e decorato con grande sfarzo.
Nella Sala delle Vedute, affrescata intorno al 1596 da Cesare Baglione - pittore della corte farnesiana di Parma specializzato in paesaggi, attivo anche a Torrechiara e Sala Baganza- Marco volle celebrare la signoria in una sorta di catasto per immagini che riuniva i suoi domini di Sassuolo e quelli in Sabina avuti in dote dalla moglie Clelia Farnese in 56 vedute di castelli, torri e borghi di pianura e di montagna. Nella volta della sala una imponente Pietas incoronata sosteneva lo scudo del casato e il motto ‘Pia Soboles’, la stirpe Pia.
La perdita delle connotazioni militari accomunò Spezzano a molte altre fortificazioni dell’area, rese obsolete dagli esiti politici della pace di Cateau Cambresis e dalle rapide innovazioni delle tecniche belliche, e in diversi casi lasciate andare in rovina o distrutte: del castello di Fiorano, abbandonato nel 1510 e raso al suolo nel 1634 per realizzare il santuario della Beata Vergine del Castello, rimase così solo l’immagine nella sala delle Vedute.

Il palazzo Coccapani
La signoria dei Pio su Sassuolo, e su Spezzano, durò solo cent’anni: le ambizioni di Marco, tentato di far elevare la signoria a principato, lo avevano messo in rotta di collisione con gli Este, e la sua morte senza eredi diretti nel 1599 riportò il feudo nella disponibilità di questi ultimi - che proprio allora avevano dovuto a loro volta restituire Ferrara al papa, ritirandosi nel loro ducato imperiale di Modena e Reggio.
Nel 1629 la camera ducale vendette la rocca e il feudo di Spezzano, con il titolo di marchese, a Guido Coccapani, nobile membro della corte che si era distinto assicurando il trasferimento dei beni degli Este da Ferrara a Modena; il neo-marchese contrasse nell’acquisto un forte debito con i duchi, ripianato in seguito dagli eredi con la cessione di parte dell’importante collezione d’arte della famiglia.
I Coccapani tennero il feudo, a cui era stato aggiunto anche Fiorano, per un secolo e mezzo, facendo di Spezzano il centro amministrativo e giudiziario del marchesato. Il palazzo divenne la sede del rappresentante del marchese, ospitando inoltre le riunioni della comunità, il tribunale, la prigione, e nel corso del Settecento anche il mercato dei bachi da seta nella corte.

L’Ottocento: il restauro storicistico
Aboliti i feudi sotto il regime filonapoleonico, il palazzo venne acquisito dal demanio con lo status di rocca o palazzo Nazionale; ma già nel 1809, con l’accorpamento di Spezzano al comune di Sassuolo, l’edificio perse ogni funzione pubblica e divenne - prima in affitto dal demanio, poi in proprietà - possesso privato degli antichi signori, che ne fecero la loro residenza di campagna.
Da metà Ottocento i Coccapani – dal 1822 Coccapani Imperiali - promossero importanti lavori di restauro e ampliamento del complesso, che venne dotato di una nuova facciata a sud, di una cinta neomedievale con merlatura guelfa e di una struttura di servizio, e circondato da un parco di gusto romantico; nel corso dei restauri diversi ambienti interni vennero pesantemente manomessi, compresa la sala delle Vedute che perse gli importanti elementi decorativi della volta.
Estinto il ramo principale dei Coccapani, ai primi del Novecento la proprietà del castello passò in eredità ai conti Pignatti Morano, che trasformarono l’antica sala della comunità e del tribunale in una cappella, arricchendola con un altare con paliotto in stucco carpigiano.

Recupero e valorizzazione
Nel 1982 il complesso fu acquistato dal comune di Fiorano Modenese, che avviò un progetto di restauro e recupero articolato in più fasi, consentendo tra il 1984 e il 1990 la riscoperta della galleria delle Battaglie e il recupero dell’unità formale della sala delle Vedute compromessa dagli interventi ottocenteschi.
Destinato in parte a sede del Museo della Ceramica di Fiorano e dell’Acetaia comunale, nel 1999 il palazzo è stato aperto al pubblico. Una campagna archeologica condotta all’inizio degli anni Duemila negli spazi esterni ha portato alla luce una cisterna per l'acqua probabilmente associata ad un’antica torre crollata a seguito del terremoto di inizio Cinquecento.

VISITA
Al culmine di un’altura, la signorile dimora a pianta quadrata mantiene pochi elementi che richiamano l’antica funzione difensiva, come le due torri angolari e il fossato munito di un ponte levatoio rifatto nel tardo Settecento.
Il portale introduce alla corte rinascimentale con loggiato a cinque arcate. Da qui si accede alla sala delle Vedute; disposte su quattro ordini e inquadrate da cartigli, le 56 splendide vedute dei domini dei Pio costituiscono anche un’importante documentazione storica dei luoghi rappresentati.
Rilievo artistico e funzione documentaria hanno anche i dipinti, parzialmente compromessi, della galleria delle Battaglie al piano nobile, dove l’appartamento signorile conserva le porte originarie con iscrizioni a caratteri dorati sull’architrave che celebrano ‘Marcus Pius de Sabaudia Saxoli dominum et cetera’.
Al piano terra è la sala un tempo sede della Camera della Ragione e del tribunale, trasformata in cappella; il paliotto in stucco carpigiano dell’altare è del 1699, un inginocchiatoio è settecentesco.
Il museo della Ceramica è dislocato in diversi ambienti del complesso, mentre la torre pentagonale, un tempo sede delle prigioni, ospita l’acetaia comunale con tre batterie di botti di aceto balsamico tradizionale di Modena dop e pannelli didattici. Nell’area archeologica all’aperto sono visibili le strutture della cisterna per l’acqua collegate alla torre crollata nel 1501.
Il folto giardino all’inglese che circonda l’edificio, con numerose piante tipiche del bosco di pianura, è percorso da viali e vialetti orlati di siepi di bosso. Un percorso ciclo-pedonale che parte nei pressi del castello attraversa il parco, conducendo in un paesaggio agricolo al borgo di Fogliano, presso Maranello. Dall’altro lato si raggiungono con lo stesso percorso i castelli di Nirano e Montegibbio, e lungo il percorso Natura del torrente Fossa la riserva naturale delle Salse di Nirano, uno dei maggiori fenomeni in Europa di vulcanetti di fango salato e acque fossili fredde, legato alla presenza di idrocarburi.



Valli e Strade storiche

Ambiti territoriali presidiati dal castello:

valle Secchia,
via Romea Germanica Imperiale,
via Pedemontana occidentale (Claudia o Pedrosa)
Casati e istituzioni

Signori del castello tra medioevo e età moderna:

Dalla Rosa,
Pio,
Este,
Coccapani
Arte e Architettura

Stili architettonici e decorativi nel castello:

Rinascimento e Manierismo,
Storicismo Eclettismo Liberty
Bibliografia
via del Castello, 12
loc. Spezzano
Fiorano Modenese (MO)
tel 0536 833412
Sulle prime colline modenesi alle spalle di Fiorano, il castello di Spezzano presidia la valletta del torrente Fossa sulla destra del Secchia, che nei pressi di Sassuolo segna il confine con il Reggiano.

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Il castrum di Modena
Forse già esistente nel secolo XI, quando diversi fondi dell’area erano di proprietà dei Canossa, il castro Spezani è citato per la prima volta nel 1227 negli statuti del comune di Modena.
Il castello faceva parte di una rete fortificata a difesa della città, dislocata lungo il Fossa in direzione dell’appennino e comprendente Fogliano, Fiorano, Torre delle Oche, Nirano, fino a Rocca Santa Maria. Le sue postazioni più settentrionali, come Spezzano, controllavano anche la pedemontana proveniente da Reggio, l’antica via Claudia, che poco oltre si innestava nella variante Imperiale della via Romea Germanica, il principale collegamento tra nord Europa e centro Italia attraverso Mantova e Modena.

Il Trecento: Dalla Rosa, Este ...e Pio
Tra il Due e il Trecento le difese di Spezzano furono rafforzate per sostenere gli attacchi nemici fino a comprendere un mastio, alcune torri e una cinta muraria merlata, circondata da un fossato e collegata all’esterno da un ponte levatoio.
In particolare, nei decenni centrali del Trecento il castello venne coinvolto con quelli vicini negli aspri scontri per il controllo di Fiorano, già del potente casato dei Pio e dal 1309 appartenente ai Dalla Rosa signori di Sassuolo; l’area era ora ambita anche dagli Este che miravano ad ampliare il loro dominio sul Modenese, dopo aver ottenuto dai primi nel 1336 il vicariato imperiale della città in cambio della signoria di Carpi. Il conflitto si intrecciò a quello tra gli Este e Barnabò Visconti, proiettato alla conquista della pianura padana con l’appoggio dei Pio, e che occupava Spezzano nel 1355, quando il castello riuscì a resistere a un poderoso assedio delle truppe estensi.
Temporaneamente riappacificati con il Visconti nel 1370, gli Este prevalsero sui Dalla Rosa tre anni dopo, annettendo ai propri domini modenesi tutti i territori tra Sassuolo e Fiorano. Spezzano venne assegnato al condottiero Azzo da Castello, che avrebbe poi represso un tentativo dei Dalla Rosa di rientrare nei propri domini, e alla sua morte nel 1395 ai Pio; dieci anni dopo, nel 1405, gli Este confermavano ai loro non domi avversari il possesso di Spezzano con Formigine, Soliera e alcuni castelli appenninici, nel quadro di una politica di concessioni territoriali che ancora si alternava a momenti di aspro confronto.

Un palazzo principesco per i Pio
La questione carpigiana trovò soluzione solo nel 1499, quando - approfittando dei continui dissapori tra i Pio, divenuti ‘di Savoia’ a metà secolo - Ercole d’Este costrinse Giberto III, coerede della signoria con il cugino, a trasferirgli i diritti su Soliera e la sua parte del feudo di Carpi, che sarebbe divenuto tutto estense nel 1527. In cambio, Giberto ebbe per sé e i suoi eredi il feudo di Sassuolo comprendente Spezzano, Fiorano e Formigine, e poi esteso anche a Soliera.
Separati i loro destini dal ramo carpigiano del casato, protetti dagli Este, i nuovi signori di Sassuolo suddivisero il loro stato in cinque podesterie - Sassuolo, Spezzano, Formigine, Brandola e Soliera - facendo di Spezzano uno dei centri amministrativi e giudiziari, oltre che luogo di svaghi e di rappresentanza, della signoria.
Per dare adeguata sede a queste nuove funzioni, dal 1529 al 1531 Enea Pio eresse sulle mura occidentali e settentrionali del castello, che era stato gravemente danneggiato dal sisma modenese del 1501, un palazzo in stile rinascimentale dagli ambienti sontuosamente affrescati. Al piano nobile, un’intera galleria venne dedicata alla rievocazione delle grandi battaglie, in particolare quelle di Bastia e di Ravenna, che tra il 1509 e il 1512 avevano visto i trionfi del ‘duca artigliere’ Alfonso I d’Este con l’ausilio di membri del casato.
Dal 1587, sotto Marco Pio, il palazzo fu sottoposto a importanti lavori di ampliamento – utilizzando i materiali risultanti dalla demolizione di un’antica cappella dedicata a Sant’Agata - e decorato con grande sfarzo.
Nella Sala delle Vedute, affrescata intorno al 1596 da Cesare Baglione - pittore della corte farnesiana di Parma specializzato in paesaggi, attivo anche a Torrechiara e Sala Baganza- Marco volle celebrare la signoria in una sorta di catasto per immagini che riuniva i suoi domini di Sassuolo e quelli in Sabina avuti in dote dalla moglie Clelia Farnese in 56 vedute di castelli, torri e borghi di pianura e di montagna. Nella volta della sala una imponente Pietas incoronata sosteneva lo scudo del casato e il motto ‘Pia Soboles’, la stirpe Pia.
La perdita delle connotazioni militari accomunò Spezzano a molte altre fortificazioni dell’area, rese obsolete dagli esiti politici della pace di Cateau Cambresis e dalle rapide innovazioni delle tecniche belliche, e in diversi casi lasciate andare in rovina o distrutte: del castello di Fiorano, abbandonato nel 1510 e raso al suolo nel 1634 per realizzare il santuario della Beata Vergine del Castello, rimase così solo l’immagine nella sala delle Vedute.

Il palazzo Coccapani
La signoria dei Pio su Sassuolo, e su Spezzano, durò solo cent’anni: le ambizioni di Marco, tentato di far elevare la signoria a principato, lo avevano messo in rotta di collisione con gli Este, e la sua morte senza eredi diretti nel 1599 riportò il feudo nella disponibilità di questi ultimi - che proprio allora avevano dovuto a loro volta restituire Ferrara al papa, ritirandosi nel loro ducato imperiale di Modena e Reggio.
Nel 1629 la camera ducale vendette la rocca e il feudo di Spezzano, con il titolo di marchese, a Guido Coccapani, nobile membro della corte che si era distinto assicurando il trasferimento dei beni degli Este da Ferrara a Modena; il neo-marchese contrasse nell’acquisto un forte debito con i duchi, ripianato in seguito dagli eredi con la cessione di parte dell’importante collezione d’arte della famiglia.
I Coccapani tennero il feudo, a cui era stato aggiunto anche Fiorano, per un secolo e mezzo, facendo di Spezzano il centro amministrativo e giudiziario del marchesato. Il palazzo divenne la sede del rappresentante del marchese, ospitando inoltre le riunioni della comunità, il tribunale, la prigione, e nel corso del Settecento anche il mercato dei bachi da seta nella corte.

L’Ottocento: il restauro storicistico
Aboliti i feudi sotto il regime filonapoleonico, il palazzo venne acquisito dal demanio con lo status di rocca o palazzo Nazionale; ma già nel 1809, con l’accorpamento di Spezzano al comune di Sassuolo, l’edificio perse ogni funzione pubblica e divenne - prima in affitto dal demanio, poi in proprietà - possesso privato degli antichi signori, che ne fecero la loro residenza di campagna.
Da metà Ottocento i Coccapani – dal 1822 Coccapani Imperiali - promossero importanti lavori di restauro e ampliamento del complesso, che venne dotato di una nuova facciata a sud, di una cinta neomedievale con merlatura guelfa e di una struttura di servizio, e circondato da un parco di gusto romantico; nel corso dei restauri diversi ambienti interni vennero pesantemente manomessi, compresa la sala delle Vedute che perse gli importanti elementi decorativi della volta.
Estinto il ramo principale dei Coccapani, ai primi del Novecento la proprietà del castello passò in eredità ai conti Pignatti Morano, che trasformarono l’antica sala della comunità e del tribunale in una cappella, arricchendola con un altare con paliotto in stucco carpigiano.

Recupero e valorizzazione
Nel 1982 il complesso fu acquistato dal comune di Fiorano Modenese, che avviò un progetto di restauro e recupero articolato in più fasi, consentendo tra il 1984 e il 1990 la riscoperta della galleria delle Battaglie e il recupero dell’unità formale della sala delle Vedute compromessa dagli interventi ottocenteschi.
Destinato in parte a sede del Museo della Ceramica di Fiorano e dell’Acetaia comunale, nel 1999 il palazzo è stato aperto al pubblico. Una campagna archeologica condotta all’inizio degli anni Duemila negli spazi esterni ha portato alla luce una cisterna per l'acqua probabilmente associata ad un’antica torre crollata a seguito del terremoto di inizio Cinquecento.

VISITA
Al culmine di un’altura, la signorile dimora a pianta quadrata mantiene pochi elementi che richiamano l’antica funzione difensiva, come le due torri angolari e il fossato munito di un ponte levatoio rifatto nel tardo Settecento.
Il portale introduce alla corte rinascimentale con loggiato a cinque arcate. Da qui si accede alla sala delle Vedute; disposte su quattro ordini e inquadrate da cartigli, le 56 splendide vedute dei domini dei Pio costituiscono anche un’importante documentazione storica dei luoghi rappresentati.
Rilievo artistico e funzione documentaria hanno anche i dipinti, parzialmente compromessi, della galleria delle Battaglie al piano nobile, dove l’appartamento signorile conserva le porte originarie con iscrizioni a caratteri dorati sull’architrave che celebrano ‘Marcus Pius de Sabaudia Saxoli dominum et cetera’.
Al piano terra è la sala un tempo sede della Camera della Ragione e del tribunale, trasformata in cappella; il paliotto in stucco carpigiano dell’altare è del 1699, un inginocchiatoio è settecentesco.
Il museo della Ceramica è dislocato in diversi ambienti del complesso, mentre la torre pentagonale, un tempo sede delle prigioni, ospita l’acetaia comunale con tre batterie di botti di aceto balsamico tradizionale di Modena dop e pannelli didattici. Nell’area archeologica all’aperto sono visibili le strutture della cisterna per l’acqua collegate alla torre crollata nel 1501.
Il folto giardino all’inglese che circonda l’edificio, con numerose piante tipiche del bosco di pianura, è percorso da viali e vialetti orlati di siepi di bosso. Un percorso ciclo-pedonale che parte nei pressi del castello attraversa il parco, conducendo in un paesaggio agricolo al borgo di Fogliano, presso Maranello. Dall’altro lato si raggiungono con lo stesso percorso i castelli di Nirano e Montegibbio, e lungo il percorso Natura del torrente Fossa la riserva naturale delle Salse di Nirano, uno dei maggiori fenomeni in Europa di vulcanetti di fango salato e acque fossili fredde, legato alla presenza di idrocarburi.



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