Carpi

Palazzo dei Pio
Carpi

Carpi, il Palazzo Pio. Fototeca IBC,
Carpi, la corte rinascimentale del Palazzo Pio. Fototeca IBC
piazza dei Martiri, 68
Carpi (MO)
tel 059 649955/360
Al centro della pianura modenese attraversata dal fiume Secchia, Carpi è situata nei pressi del confine con il Reggiano, lungo la direttrice che conduce a Mantova e a Verona.

Fra Reggio e Modena
Dai primi decenni del secolo X è citato un castrum ‘di Carpi’, sorto attorno alla più antica pieve di Santa Maria, a lungo soggetta al vescovo di Reggio. Nella prima metà del secolo successivo il castrum passò sotto il controllo dei Canossa, insieme a beni e rendite della pieve, che nel 1112 ottenne dal papa il riconoscimento della propria autonomia, da Reggio come da Modena, facendola risalire al re longobardo Astolfo. Alla morte della grancontessa Matilde, tre anni dopo, il castrum carpigiano rientrò nella sua eredità dispersa e contesa tra la Chiesa di Roma e l’Impero.
Nel 1216 Carpi venne assegnata dal papa al comune di Modena, impegnato a consolidare la propria influenza nella pianura a nord della città, che promosse lo sviluppo economico del castrum e la nascita di borghi esterni al suo recinto.
A questa epoca diverse terre dislocate tra Carpi e Mirandola, lungo l’itinerario che congiungeva Reggio a Ferrara e a Venezia, erano da tempo parte del patrimonio dei 'figli di Manfredo': un'ampia consorteria radicata tra Reggio e Modena, comprendente i rami dei Pio e dei Pico, che si proclamava discendente da un miles dei Canossa, tentando di far risalire all'indietro un precoce, non provato infeudamento di quelle terre. Il controllo di questa area fu a lungo ambito anche dagli Este, che dall'ultimo ventennio del Duecento cercarono di consolidare il dominio ottenuto su Modena e Reggio, scontrandosi aspramente con i Pico e i Pio.

La signoria dei Pio e gli Este
Nella prima metà del Trecento l’assetto di potere nella bassa pianura modenese trovò infine un punto di equilibrio, nel contesto del confronto tra Chiesa e Impero, e tra le fazioni locali loro alleate.
Mentre le terre gravitanti su Mirandola venivano man mano infeudate ai Pico, Carpi fu confermata nel 1327 da papa e imperatore a Manfredo Pio, che ne reclamava i diritti per matrimonio e l’aveva occupata militarmente fin dal 1319, perdendola poi per qualche tempo per mano del vicario imperiale di Modena e Mantova Passerino Bonacolsi.
Nel 1336 la signoria dei Pio su Carpi venne finalmente riconosciuta anche dagli Este - nell’ambito di un accordo imposto ai primi con le armi - in cambio della cessione del vicariato imperiale di Modena, detenuto da Manfredo con il cugino Guido fin dal 1331, che assicurò ai signori di Ferrara il pieno dominio, così a lungo perseguito, della città e del suo territorio.
A questa epoca di confronti risalgono i primi interventi di rifortificazione del castrum carpigiano, su impulso prima del Bonacolsi, del cui sistema difensivo rimane un’alta torre d’avvistamento, poi dello stesso Manfredo. A partire dal 1332 il signore di Carpi eresse attorno all'insediamento una cinta di mura in mattoni, che nel giro di dieci anni sostituì le precedenti difese in legno e terrapieni, probabilmente mantenute nei borghi esterni; nel 1375 la struttura fu ulteriormente consolidata con la costruzione della rocca detta Nuova.

La signoria fra Tre e Quattrocento: ampliamenti territoriali, rafforzamento delle difese
I rapporti dei Pio con i loro scomodi vicini oscillarono per quasi due secoli tra aspri scontri e ribaltamenti di alleanze - che li portarono anche a sostenere i Visconti - e la ricerca di accordi e scambi territoriali: i Pio ottennero così dagli Este Limidi e Cortile nel 1374, e l’investitura nel 1405 di diciotto feudi nel Modenese, tra cui Soliera, Formigine e alcuni castelli appenninici. Altri incrementi territoriali vennero ai Pio dall’impero, che nel 1387 concesse loro Fossoli, Novi e Rovereto, e dall’acquisto a inizio Quattrocento di Budrione e Migliarina dal monastero reggiano di San Prospero.
Con il nuovo secolo, sotto la signoria di Marco Pio, a Carpi venne edificata una nuova cinta muraria continua dotata di quindici torrioni quadrati e quattro porte, che raccordava le difese preesistenti racchiudendo al suo interno anche i borghi esterni al castrum. Nel giro di pochi decenni, con Galasso II, il prorompente sviluppo urbanistico ed economico della capitale rese però necessario l’ampliamento della cinta, realizzato attorno al 1460. Un bastione realizzato tra il 1440 e il 1450 unendo due torri precedenti fu scelto per ospitare, in ambienti sontuosamente affrescati, la residenza signorile di Galasso, mentre veniva edificata la rocca detta Vecchia perché costruita sulle strutture di un edificio precedente. Verso il 1480 in un angolo del complesso difensivo fu realizzata la bassa torre tonda detta dell’Uccelliera, fronteggiata sul lato opposto da un’analoga struttura, poi distrutta nel Settecento.

Il palazzo di Alberto III
La presenza del centro di potere carpigiano, incuneato nei loro domini di pianura, continuò a rappresentare per gli Este una minaccia. Approfittando degli ennesimi dissapori tra i Pio - sorti fin dall’inizio della signoria dal principio della gestione condivisa del feudo tra i vari eredi - nel 1499 Ercole d’Este costrinse così Giberto III, coerede con Alberto III della signoria carpigiana, a trasferirgli i diritti su Soliera e la sua parte del feudo di Carpi, concedendogli in cambio il feudo di Sassuolo, a cui venne assegnata anche Soliera.
Rimasto signore di Carpi in coabitazione con gli Este, Alberto III, esperto diplomatico e raffinato intellettuale educato da Aldo Manuzio, trasformò il castello in un palazzo principesco, uniformando il complesso secondo canoni rinascimentali e obliterandone le connotazioni militari. Una facciata centrale decorata con soggetti classicheggianti, realizzata su modelli di Baldassarre Peruzzi, diede unità agli edifici preesistenti di epoche diverse, che vennero articolati attorno a un imponente cortile d’onore di stile bramantesco, mentre un grande scalone conduceva agli interni riccamente affrescati. Una bassa cortina delle antiche mura univa la nuova facciata ai torrioni dell’Uccelliera - trasformato in ninfeo e giardino segreto collegato allo studiolo del principe - e di Galasso, situati sui due lati opposti del fronte del complesso.
Queste opere ebbero anche un’importante valenza urbanistica, spostando il centro della città dall’insediamento medievale gravitante sulla pieve di Santa Maria alla nuova piazza rinascimentale, chiusa sugli altri lati dal quattrocentesco Portico lungo, dal nuovo Portico del Grano progettato dal Peruzzi, e dalla nuova cattedrale dell’Assunta, sempre del Peruzzi, alla quale Alberto trasferì i benefici della vecchia pieve, declassata a oratorio.
Gli interventi riguardarono anche la cinta muraria, portando alla realizzazione tra il 1514 e il 1520 di una cinta bastionata lunga più di tre chilometri e mezzo, dotata di cinque baluardi e tre porte, che racchiuse e consolidò per secoli la forma urbana.

La fine dei Pio, Carpi estense
Il nuovo assetto di potere, segnato dall’ingombrante presenza estense, preannunciò la fine del dominio dei Pio su Carpi, risolta nel giro di pochi anni nel nuovo contesto europeo e italiano dominato dallo scontro tra Francia e Impero: dopo aver mediato a lungo tra i due contendenti, in costante opposizione agli Este, nel 1525 Alberto III venne destituito dalla signoria dall’imperatore Carlo V con l’accusa di tradimento, per l’appoggio da lui dato ai Francesi.
Occupata dalle truppe imperiali - che incendiarono il torrione di Galasso, distruggendo gran parte dell'archivio della signoria e della comunità lì conservato - nel 1527 Carpi venne acquistata dagli Este, confermati tre anni dopo dall’investitura imperiale, che la mantennero anche dopo la perdita di Ferrara a fine secolo, e fino all’Unità d’Italia, come parte del loro Ducato di Modena e Reggio. L’erede di Alberto, il fratello Leonello, ritiratosi nel feudo di Meldola e Sarsina avuto dal papa, non rinunciò mai formalmente alla successione carpigiana, tentando anche, inutilmente, di mantenere il castello di Novi.
Sotto gli Este, divenuto via via sede governativa, militare e carceraria, il palazzo subì ulteriori modifiche. Negli anni Ottanta del Cinquecento la facciata venne estesa a nord fino alla torre del Passerino, e poi a sud fino al torrione di Galasso, detto ora degli Spagnoli; la torre dell'Orologio, impiantata nel 1577 sull’antico cassero, fu riedificata nel 1625-27. Verso metà Seicento parte del palazzo divenne, su progetto di Gaspare Vigarani, sede del teatro, trasferito nel 1861 nel nuovo teatro comunale eretto sulla piazza. Attorno al 1820 vennero rifatte le merlature della torre del Passerino.

Tra Otto e Novecento: il palazzo come polo culturale
Tra il 1904 e il 1912 venne abbattuta la cinta muraria rinascimentale - con l’eccezione di porta Mantova, definitivamente distrutta nel 1928 - consentendo la realizzazione di una circonvallazione punteggiata di villini, oltre la quale si espansero nuove costruzioni.
Divenuto proprietà del Comune, il palazzo è oggi sede di importanti istituzioni culturali: i Musei di Palazzo dei Pio, con il Museo del Palazzo e il Museo della Città; il Museo Monumento al Deportato Politico e Razziale, legato alla presenza nella località di Fossoli del maggior campo di transito per deportati politici e razziali durante gli ultimi anni del fascismo; il Castello dei ragazzi, con biblioteca, ludoteca e casa sull’albero; infine l’Archivio Storico Comunale, che raccoglie e conserva documenti della storia cittadina a partire dal XV secolo.
Il Palazzo ha ospitato il set di alcune scene di ‘Radiofreccia’ di Luciano Ligabue (1988).

VISITA
La rinascimentale piazza dei Martiri, tra le più estese in Italia, è dominata dal complesso del palazzo dei Pio, contrappuntata dal Portico lungo che prosegue in obliquo con il portico del Grano, e a nord dal duomo. Il palazzo funge da snodo tra la piazza rinascimentale e quella di Astolfo, un tempo occupata dall’insediamento medievale incentrato sulla pieve di Santa Maria detta della Sagra.
La lunga facciata del palazzo, un tempo decorata con affreschi classicheggianti rappresentanti statue degli imperatori romani, è dominata dalla secentesca torre dell’Orologio; sui lati opposti del fronte si ergono i torrioni dei Galasso o degli Spagnoli, adorno di alti pinnacoli e dagli interni sontuosamente affrescati, e dell’Uccelliera, così detta dagli affreschi che rappresentano un paesaggio popolato da uccelli rari e cacciagione.
Dal cassero dell’Orologio si accede al maestoso cortile d’onore loggiato di stile bramantesco con colonne di marmo, e da qui, attraverso un grande scalone, alle sale interne riccamente affrescate con cicli decorativi cinque-secenteschi tra i quali spiccano lo studiolo di Alberto III e, al piano nobile, la sala dei Mori e la cappella.
Diversi edifici antichi sono inglobati nel complesso, tra cui emergono le rocche Nuova e Vecchia e la trecentesca torre del Passerino a cinque piani, alta circa trenta metri, con merlature ghibelline rifatte a inizio Ottocento.
Tra gli importanti istituti culturali ospitati nel complesso, i musei di palazzo Pio raccontano la storia della città e della signoria dei Pio.


Valli e Strade storiche

Ambiti territoriali presidiati dal castello:

valle Secchia
Casati e istituzioni

Signori del castello tra medioevo e età moderna:

Canossa,
Comune di Modena,
Pio,
Este
Arte e Architettura

Stili architettonici e decorativi nel castello:

Rinascimento e Manierismo
Storie e Percorsi

Itinerari tematici e storici tra i castelli:

Le rocche al cinema
Bibliografia
piazza dei Martiri, 68
Carpi (MO)
tel 059 649955/360
Al centro della pianura modenese attraversata dal fiume Secchia, Carpi è situata nei pressi del confine con il Reggiano, lungo la direttrice che conduce a Mantova e a Verona.

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Fra Reggio e Modena
Dai primi decenni del secolo X è citato un castrum ‘di Carpi’, sorto attorno alla più antica pieve di Santa Maria, a lungo soggetta al vescovo di Reggio. Nella prima metà del secolo successivo il castrum passò sotto il controllo dei Canossa, insieme a beni e rendite della pieve, che nel 1112 ottenne dal papa il riconoscimento della propria autonomia, da Reggio come da Modena, facendola risalire al re longobardo Astolfo. Alla morte della grancontessa Matilde, tre anni dopo, il castrum carpigiano rientrò nella sua eredità dispersa e contesa tra la Chiesa di Roma e l’Impero.
Nel 1216 Carpi venne assegnata dal papa al comune di Modena, impegnato a consolidare la propria influenza nella pianura a nord della città, che promosse lo sviluppo economico del castrum e la nascita di borghi esterni al suo recinto.
A questa epoca diverse terre dislocate tra Carpi e Mirandola, lungo l’itinerario che congiungeva Reggio a Ferrara e a Venezia, erano da tempo parte del patrimonio dei 'figli di Manfredo': un'ampia consorteria radicata tra Reggio e Modena, comprendente i rami dei Pio e dei Pico, che si proclamava discendente da un miles dei Canossa, tentando di far risalire all'indietro un precoce, non provato infeudamento di quelle terre. Il controllo di questa area fu a lungo ambito anche dagli Este, che dall'ultimo ventennio del Duecento cercarono di consolidare il dominio ottenuto su Modena e Reggio, scontrandosi aspramente con i Pico e i Pio.

La signoria dei Pio e gli Este
Nella prima metà del Trecento l’assetto di potere nella bassa pianura modenese trovò infine un punto di equilibrio, nel contesto del confronto tra Chiesa e Impero, e tra le fazioni locali loro alleate.
Mentre le terre gravitanti su Mirandola venivano man mano infeudate ai Pico, Carpi fu confermata nel 1327 da papa e imperatore a Manfredo Pio, che ne reclamava i diritti per matrimonio e l’aveva occupata militarmente fin dal 1319, perdendola poi per qualche tempo per mano del vicario imperiale di Modena e Mantova Passerino Bonacolsi.
Nel 1336 la signoria dei Pio su Carpi venne finalmente riconosciuta anche dagli Este - nell’ambito di un accordo imposto ai primi con le armi - in cambio della cessione del vicariato imperiale di Modena, detenuto da Manfredo con il cugino Guido fin dal 1331, che assicurò ai signori di Ferrara il pieno dominio, così a lungo perseguito, della città e del suo territorio.
A questa epoca di confronti risalgono i primi interventi di rifortificazione del castrum carpigiano, su impulso prima del Bonacolsi, del cui sistema difensivo rimane un’alta torre d’avvistamento, poi dello stesso Manfredo. A partire dal 1332 il signore di Carpi eresse attorno all'insediamento una cinta di mura in mattoni, che nel giro di dieci anni sostituì le precedenti difese in legno e terrapieni, probabilmente mantenute nei borghi esterni; nel 1375 la struttura fu ulteriormente consolidata con la costruzione della rocca detta Nuova.

La signoria fra Tre e Quattrocento: ampliamenti territoriali, rafforzamento delle difese
I rapporti dei Pio con i loro scomodi vicini oscillarono per quasi due secoli tra aspri scontri e ribaltamenti di alleanze - che li portarono anche a sostenere i Visconti - e la ricerca di accordi e scambi territoriali: i Pio ottennero così dagli Este Limidi e Cortile nel 1374, e l’investitura nel 1405 di diciotto feudi nel Modenese, tra cui Soliera, Formigine e alcuni castelli appenninici. Altri incrementi territoriali vennero ai Pio dall’impero, che nel 1387 concesse loro Fossoli, Novi e Rovereto, e dall’acquisto a inizio Quattrocento di Budrione e Migliarina dal monastero reggiano di San Prospero.
Con il nuovo secolo, sotto la signoria di Marco Pio, a Carpi venne edificata una nuova cinta muraria continua dotata di quindici torrioni quadrati e quattro porte, che raccordava le difese preesistenti racchiudendo al suo interno anche i borghi esterni al castrum. Nel giro di pochi decenni, con Galasso II, il prorompente sviluppo urbanistico ed economico della capitale rese però necessario l’ampliamento della cinta, realizzato attorno al 1460. Un bastione realizzato tra il 1440 e il 1450 unendo due torri precedenti fu scelto per ospitare, in ambienti sontuosamente affrescati, la residenza signorile di Galasso, mentre veniva edificata la rocca detta Vecchia perché costruita sulle strutture di un edificio precedente. Verso il 1480 in un angolo del complesso difensivo fu realizzata la bassa torre tonda detta dell’Uccelliera, fronteggiata sul lato opposto da un’analoga struttura, poi distrutta nel Settecento.

Il palazzo di Alberto III
La presenza del centro di potere carpigiano, incuneato nei loro domini di pianura, continuò a rappresentare per gli Este una minaccia. Approfittando degli ennesimi dissapori tra i Pio - sorti fin dall’inizio della signoria dal principio della gestione condivisa del feudo tra i vari eredi - nel 1499 Ercole d’Este costrinse così Giberto III, coerede con Alberto III della signoria carpigiana, a trasferirgli i diritti su Soliera e la sua parte del feudo di Carpi, concedendogli in cambio il feudo di Sassuolo, a cui venne assegnata anche Soliera.
Rimasto signore di Carpi in coabitazione con gli Este, Alberto III, esperto diplomatico e raffinato intellettuale educato da Aldo Manuzio, trasformò il castello in un palazzo principesco, uniformando il complesso secondo canoni rinascimentali e obliterandone le connotazioni militari. Una facciata centrale decorata con soggetti classicheggianti, realizzata su modelli di Baldassarre Peruzzi, diede unità agli edifici preesistenti di epoche diverse, che vennero articolati attorno a un imponente cortile d’onore di stile bramantesco, mentre un grande scalone conduceva agli interni riccamente affrescati. Una bassa cortina delle antiche mura univa la nuova facciata ai torrioni dell’Uccelliera - trasformato in ninfeo e giardino segreto collegato allo studiolo del principe - e di Galasso, situati sui due lati opposti del fronte del complesso.
Queste opere ebbero anche un’importante valenza urbanistica, spostando il centro della città dall’insediamento medievale gravitante sulla pieve di Santa Maria alla nuova piazza rinascimentale, chiusa sugli altri lati dal quattrocentesco Portico lungo, dal nuovo Portico del Grano progettato dal Peruzzi, e dalla nuova cattedrale dell’Assunta, sempre del Peruzzi, alla quale Alberto trasferì i benefici della vecchia pieve, declassata a oratorio.
Gli interventi riguardarono anche la cinta muraria, portando alla realizzazione tra il 1514 e il 1520 di una cinta bastionata lunga più di tre chilometri e mezzo, dotata di cinque baluardi e tre porte, che racchiuse e consolidò per secoli la forma urbana.

La fine dei Pio, Carpi estense
Il nuovo assetto di potere, segnato dall’ingombrante presenza estense, preannunciò la fine del dominio dei Pio su Carpi, risolta nel giro di pochi anni nel nuovo contesto europeo e italiano dominato dallo scontro tra Francia e Impero: dopo aver mediato a lungo tra i due contendenti, in costante opposizione agli Este, nel 1525 Alberto III venne destituito dalla signoria dall’imperatore Carlo V con l’accusa di tradimento, per l’appoggio da lui dato ai Francesi.
Occupata dalle truppe imperiali - che incendiarono il torrione di Galasso, distruggendo gran parte dell'archivio della signoria e della comunità lì conservato - nel 1527 Carpi venne acquistata dagli Este, confermati tre anni dopo dall’investitura imperiale, che la mantennero anche dopo la perdita di Ferrara a fine secolo, e fino all’Unità d’Italia, come parte del loro Ducato di Modena e Reggio. L’erede di Alberto, il fratello Leonello, ritiratosi nel feudo di Meldola e Sarsina avuto dal papa, non rinunciò mai formalmente alla successione carpigiana, tentando anche, inutilmente, di mantenere il castello di Novi.
Sotto gli Este, divenuto via via sede governativa, militare e carceraria, il palazzo subì ulteriori modifiche. Negli anni Ottanta del Cinquecento la facciata venne estesa a nord fino alla torre del Passerino, e poi a sud fino al torrione di Galasso, detto ora degli Spagnoli; la torre dell'Orologio, impiantata nel 1577 sull’antico cassero, fu riedificata nel 1625-27. Verso metà Seicento parte del palazzo divenne, su progetto di Gaspare Vigarani, sede del teatro, trasferito nel 1861 nel nuovo teatro comunale eretto sulla piazza. Attorno al 1820 vennero rifatte le merlature della torre del Passerino.

Tra Otto e Novecento: il palazzo come polo culturale
Tra il 1904 e il 1912 venne abbattuta la cinta muraria rinascimentale - con l’eccezione di porta Mantova, definitivamente distrutta nel 1928 - consentendo la realizzazione di una circonvallazione punteggiata di villini, oltre la quale si espansero nuove costruzioni.
Divenuto proprietà del Comune, il palazzo è oggi sede di importanti istituzioni culturali: i Musei di Palazzo dei Pio, con il Museo del Palazzo e il Museo della Città; il Museo Monumento al Deportato Politico e Razziale, legato alla presenza nella località di Fossoli del maggior campo di transito per deportati politici e razziali durante gli ultimi anni del fascismo; il Castello dei ragazzi, con biblioteca, ludoteca e casa sull’albero; infine l’Archivio Storico Comunale, che raccoglie e conserva documenti della storia cittadina a partire dal XV secolo.
Il Palazzo ha ospitato il set di alcune scene di ‘Radiofreccia’ di Luciano Ligabue (1988).

VISITA
La rinascimentale piazza dei Martiri, tra le più estese in Italia, è dominata dal complesso del palazzo dei Pio, contrappuntata dal Portico lungo che prosegue in obliquo con il portico del Grano, e a nord dal duomo. Il palazzo funge da snodo tra la piazza rinascimentale e quella di Astolfo, un tempo occupata dall’insediamento medievale incentrato sulla pieve di Santa Maria detta della Sagra.
La lunga facciata del palazzo, un tempo decorata con affreschi classicheggianti rappresentanti statue degli imperatori romani, è dominata dalla secentesca torre dell’Orologio; sui lati opposti del fronte si ergono i torrioni dei Galasso o degli Spagnoli, adorno di alti pinnacoli e dagli interni sontuosamente affrescati, e dell’Uccelliera, così detta dagli affreschi che rappresentano un paesaggio popolato da uccelli rari e cacciagione.
Dal cassero dell’Orologio si accede al maestoso cortile d’onore loggiato di stile bramantesco con colonne di marmo, e da qui, attraverso un grande scalone, alle sale interne riccamente affrescate con cicli decorativi cinque-secenteschi tra i quali spiccano lo studiolo di Alberto III e, al piano nobile, la sala dei Mori e la cappella.
Diversi edifici antichi sono inglobati nel complesso, tra cui emergono le rocche Nuova e Vecchia e la trecentesca torre del Passerino a cinque piani, alta circa trenta metri, con merlature ghibelline rifatte a inizio Ottocento.
Tra gli importanti istituti culturali ospitati nel complesso, i musei di palazzo Pio raccontano la storia della città e della signoria dei Pio.


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