Busseto (PR)
Forse fondata in epoca imperiale da coloni cremonesi sulla destra Po, non lontano dall’antica direttrice che univa Parma a Cremona, Busseto fu a lungo parte del territorio diocesano della città lombarda, al confine con quello parmense; dal vescovo di Cremona dipendeva la cappella edificata nel 768.
Le prime fortificazioni furono qui erette nel 985, con altre dell’area, da Adalberto di Baden, capostipite del casato 'obertengo' dei Pallavicino che avrebbe dominato per secoli le terre tra il piacentino, il parmense e il cremonese.
Nel 1249 Oberto II Pallavicino, capo del partito ghibellino in Lombardia e in Emilia, ebbe conferma da Federico II dei suoi diritti su Busseto, Zibello e Polesine, avviando la ricostruzione e il rafforzamento con mura e fossato del castello bussetano, che era stato distrutto trent’anni prima da milanesi e piacentini e che i cremonesi avrebbero nuovamente raso al suolo pochi anni dopo.
Nel corso del Trecento l’espansione dei Pallavicino nell’area di destra Po trovò un limite a est nella presenza dei Terzi, feudatari di Sissa e Fontanellato, e soprattutto dei guelfi Rossi, signori di ampi domini tra il parmense e il cremonese, che avevano in Roccabianca e San Secondo i loro principali presidi nella bassa pianura, radice di un lungo conflitto alimentato anche dalle lotte fazionarie per il predominio a Parma.
Busseto capitale dello ‘stato’ pallavicino
Il sostegno fornito all’affermazione dell’egemonia viscontea nel parmense e nel piacentino consentì a Rolando ‘il Magnifico’, marchese di Busseto, di ottenere nel 1410 dai signori di Milano il controllo anche di Monticelli d’Ongina e Salsomaggiore. Tre anni dopo, l’imperatore lo investì del marchionatu Palavicino ac Burgo Sancto Donino - atto che sanciva la preminenza della linea bussetana nel ramificato casato pallavicino e riconosceva identità giuridica e politica allo ‘stato’ di Rolando esteso tra il Taro e l’Arda, e tra il Po e il preappennino.
Busseto, che ne fu la capitale con Cortemaggiore, rivestiva un fondamentale ruolo militare e commerciale consentendo - grazie alle fortezze dislocate sul Po - il controllo del medio corso del fiume di fronte a Cremona, tra Monticelli e Zibello, fonte di importanti introiti derivanti dai dazi come dal commercio di legname e del sale di Salsomaggiore e Salsominore.
Nel 1441 la rocca divenne rifugio di Rolando, che - già alleato di Filippo Maria Visconti nella conquista di Parma - aveva poi sostenuto Venezia nella guerra con Milano e si era ribellato ai Visconti, subendo l'attacco delle truppe di Niccolò Piccinino. Fatta pace con il duca di Milano, il Magnifico riottenne quattro anni dopo i beni che gli erano stati confiscati, con l’eccezione di Monticelli d'Ongina e altri feudi donati al Piccinino.
I Pallavicino di Busseto
La stabilità politica seguita alla pace di Lodi del 1454 ridusse gli spazi di manovra delle formazioni statuali semiautonome come quelle di Rolando. La disputa sulla sua eredità condusse nel 1458 all’assorbimento da parte della camera ducale milanese dei beni del marchesato, che venne diviso in quote poi reinfeudate ai figli, consegnando Busseto e Bargone a Pallavicino e Gian Ludovico e instaurando per tutti gli eredi un rapporto di dipendenza feudale con il ducato milanese.
I contrasti tra i due fratelli furono risolti nel 1479 con un arbitrato ducale che assegnò Busseto a Pallavicino e Cortemaggiore a Gian Ludovico. L’alleanza di ferro di Pallavicino con il nuovo duca di Milano Ludovico ‘il Moro’ ne fece uno degli uomini più potenti del ducato, e tra i maggiori protagonisti della guerra che portò alla liquidazione del dominio dei Rossi. Avvicinatosi poi al re di Francia vittorioso sul Moro, il ramo bussetano ottenne due dei maggiori feudi dei Rossi, Felino e Torrechiara, mentre al ramo di Zibello era già andata Roccabianca.
Nel 1522 la rocca di Busseto fu saccheggiata da Giovanni dalle Bande Nere, e vent’anni dopo ospitò l’incontro tra l’imperatore Carlo V e papa Paolo III.
Nel 1585 – sotto il nuovo governo dei Farnese - i Pallavicino di Busseto si estinsero, e i loro possedimenti passarono prima agli Sforza Pallavicino, marchesi di Castelmaggiore, poi ai Pallavicino di Zibello, per essere infine incamerati, in assenza di altri eredi, dalla camera ducale farnesiana nel 1588. Nel 1636 Alessandro Galeazzo Pallavicino, legato alla corte spagnola, tentò di recuperare i beni del casato prendendo possesso di Busseto e Cortemaggiore, ma venne ben presto cacciato dai Farnese.
La rocca neogotica
Nel 1856 la rocca fu acquistata dal comune di Busseto e destinata a sede dell’amministrazione. L’avanzato stato di degrado dell’edificio indusse l’amministrazione ad intraprenderne la completa ricostruzione, affidata all’architetto parmense Pier Luigi Montecchini, che sull’onda dell’imperante storicismo impresse al progetto una decisa impronta neogotica.
Durati dodici anni, i lavori comportarono la costruzione dei prospetti in laterizio e di tre nuove torri; rimasero quasi intatti solo il mastio cinquecentesco e pochi elementi come alcune formelle in terracotta delle bifore e lo stemma Pallavicino collocato nel cortile, che in origine dominava la porta meridionale di accesso al paese.
Su progetto di Montecchini fu realizzato anche il nuovo teatro, che sostituì una precedente, più modesta sala che aveva visto Giuseppe Verdi esibirsi in gioventù. Inaugurato nel 1868 con due opere verdiane, e dedicato al Maestro, il teatro venne decorato dagli artisti parmensi Biasi e Malpeli e dal bussetano Gioacchino Levi, autore dei medaglioni del soffitto, raffiguranti la Commedia, la Tragedia, il Melodramma e il Dramma romantico.
L’edificio ospita ancora oggi la sede comunale e il teatro.
VISITA
Il castello a pianta quadrangolare, un tempo circondato da mura e da un fossato, si staglia al centro del paese sullo sfondo di un grande spazio aperto a prato e alberature, dove è collocata la statua di Verdi.
La facciata porticata, perlopiù in mattoni a vista, è ornata da bifore ed elementi architettonici di varie epoche; al centro si innalza il mastio cinquecentesco merlato, sormontato da un orologio; tre delle torri angolari risalgono alla ristrutturazione di metà Ottocento.
All'interno l’edificio si sviluppa attorno a un cortile centrale, dove è collocata l’aquila imperiale in pietra, emblema dei Pallavicino, proveniente dalla porta meridionale della cinta muraria cittadina.
Ambiti territoriali presidiati dal castello:
delta e valle Po,valle Ongina (Arda)
Signori del castello tra medioevo e età moderna:
PallavicinoStili architettonici e decorativi nel castello:
Storicismo Eclettismo LibertyItinerari tematici e storici tra i castelli:
L'Oltrepo cremoneseCapacchi G., Castelli parmigiani, Parma, Silva Editore, 1997 (5a ed.)
Lasagni, R., Pallavicino, in ‘Dizionario biografico dei Parmigiani’, Istituzione Biblioteche del Comune di Parma, 2009 (portale online)
Gentile M., Pallavicino, Rolando, detto il Magnifico, Treccani, Dizionario Biografico degli Italiani, Vol. 80, 2014
Pezzoli S., I municipi e la nazione. I palazzi comunali dell'Emilia-Romagna fra patrimonio, storia e società, Bologna, 2012