
Montiano (FC)
Un castello conteso
Nella prima metà del Duecento il possesso di Montiano fu più volte confermato all’arcivescovo ravennate dall’Impero e dal papa. La posizione strategica ne fece però oggetto di contesa da parte di Cesena e Rimini, che stavano allora consolidando la loro presa sul territorio: alla città adriatica Montiano giurò fedeltà nel 1233 - insieme a Montenovo e altri importanti castelli della zona - per essere occupato l’anno successivo dai cesenati, che presto lo restituirono alla Chiesa ravennate. Venticinque anni dopo i Riminesi distrussero le difese del castello, che vennero ricostruite nel 1319 dal rettore di Romagna, insediatosi a seguito di quel riconoscimento imperiale dei diritti del papa sulla regione che scatenò uno stato di ribellione permanente delle fazioni ghibelline locali.
Tra i Malatesta e il vicariato di Santarcangelo
Una nuova sollevazione antipapale promossa nella prima metà del Trecento dai ghibellini Ordelaffi, signori di Forlì, che li aveva portati a occupare la stessa Cesena e molti altri caposaldi della zona, travolse anche Montiano, saccheggiata nel 1355 dalle truppe forlivesi. I ribelli furono sconfitti alla fine del decennio dal cardinale Albornoz grazie al decisivo contributo dei Malatesta, divenuti signori di Rimini e di alcune città marchigiane, e che vent’anni dopo si sarebbero insediati come vicari papali anche nel Cesenate.
L’aggressivo espansionismo malatestiano indusse la Chiesa a creare attorno a Rimini una cintura di contenimento, ricostituendo già nel 1358 il vicariato di Santarcangelo comprendente Montiano, Montenovo e altri castelli e ville di pianura e di collina. Anche questo vicariato passò però ben presto sotto il controllo dei Malatesta, che all’inizio del Quattrocento, riconquistata Montiano che si era loro ribellata, ne rafforzarono le difese realizzando i fossati attorno alle mura.
Nuovi contrasti costrinsero nel 1463 i Malatesta a restituire al papa gran parte dei domini riminesi, tranne la capitale, e due anni dopo quelli cesenati; ma la Chiesa riassegnò subito Montiano al comune cesenate, confermando questa concessione pochi anni dopo. All’inizio del Cinquecento il castello entrò così a far parte con Cesena, innalzata a capitale, dell’effimero Ducato di Romagna creato da papa Alessandro VI per il figlio Cesare Borgia, subito sostituito da una breve occupazione veneziana.
I Malatesta di Sogliano, marchesi di Montiano e Roncofreddo
Recuperati definitivamente tutti i territori romagnoli a inizio Cinquecento, il nuovo papa Giulio II li annesse direttamente nella compagine statale, cancellando il sistema dei vicariati signorili e riacquistando il pieno controllo sulla concessione di singoli feudi.
Nel 1570 Montiano veniva così assegnata con Roncofreddo a Giacomo Malatesta del ramo di Sogliano, che vantava pretese sui due castelli come parte della dote della moglie, una Zampeschi, e che dopo anni di contrasti era stato riammesso al servizio della Chiesa, diventando governatore generale delle Marche e sovrintendente delle fortificazioni adriatiche.
Nominato primo marchese di Roncofreddo e di Montiano e confermato conte di Montecodruzzo, titolo questo già del padre, il Malatesta trasformò la rocca in un palazzo principesco, edificando anche la porta di accesso al borgo e dando probabilmente la loro forma definitiva alle mura e ai bastioni del complesso.
Estinto il ramo di Sogliano, nel 1639 Montiano passò per via dotale alla famiglia bolognese degli Spada, da poco ammessa al senato cittadino, che lo tenne – ad eccezione dell'ultimo quarto del secolo, quando andò prima agli Ercolani poi agli Odescalchi - fino alla istituzione del governo filonapoleonico; con la Restaurazione e fino all’Unità d’Italia il castello fu di nuovo della Santa Sede.
Danni di guerra, restauro e recupero
Il palazzo e la torre furono pesantemente danneggiati dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale; le parti pericolanti furono parzialmente abbattute nel dopoguerra con la torre, e i materiali riutilizzati nella ricostruzione del paese.
Gli interventi portati a termine da Comune e Soprintendenza tra il 2000 e il 2003 hanno consentito il restauro delle mura pesantemente degradate, una serie di indagini archeologiche nel piazzale dove sorgeva il palazzo, il consolidamento dell'intera struttura e la creazione di camminamenti per facilitare la visita. Un nuovo progetto di recupero e valorizzazione del borgo è stato poi occasione per ulteriori indagini archeologiche realizzate tra il 2012 e il 2014.
VISITA
Il complesso conserva il circuito delle mura a forma di cuore, con il portale d'accesso in marmo e i bastioni; una rampa conduce all’imponente struttura che sovrasta il borgo, dove sono anche le scuderie cinquecentesche dei marchesi Malatesta.
E’ possibile accedere solo al piazzale a giardino in cima alle mura, dal quale si apre un ampio panorama sulla pianura sottostante fino al mare.