Montiano

Rocca Malatestiana
Montiano

Rocca di Montiano, Archivio IBC
via Vittorio Veneto
Montiano (FC)
Nella Romagna sud-orientale, Montiano è situato a poca distanza dalla via Emilia su un’altura della valle del Rubicone che domina la pianura fra Cesena e Rimini, a metà strada tra il mare e l’appennino.

Parte della ‘romanìola’ ex-bizantina data nell’VIII secolo alla Chiesa dai re franchi, nei secoli successivi Montiano appartenne a lungo con la vicina Montenovo alla potente Chiesa di Ravenna, titolare di diverse località anche tra Cesena e Rimini. Risale al IX secolo – periodo nel quale fu fortificato - la prima citazione del castello, ‘donato’ alla diocesi ravennate da Ingeralda, vedova del duca di Ravenna.

Un castello conteso
Nella prima metà del Duecento il possesso di Montiano fu più volte confermato all’arcivescovo ravennate dall’Impero e dal papa. La posizione strategica ne fece però oggetto di contesa da parte di Cesena e Rimini, che stavano allora consolidando la loro presa sul territorio: alla città adriatica Montiano giurò fedeltà nel 1233 - insieme a Montenovo e altri importanti castelli della zona - per essere occupato l’anno successivo dai cesenati, che presto lo restituirono alla Chiesa ravennate. Venticinque anni dopo i Riminesi distrussero le difese del castello, che vennero ricostruite nel 1319 dal rettore di Romagna, insediatosi a seguito di quel riconoscimento imperiale dei diritti del papa sulla regione che scatenò uno stato di ribellione permanente delle fazioni ghibelline locali.

Tra i Malatesta e il vicariato di Santarcangelo
Una nuova sollevazione antipapale promossa nella prima metà del Trecento dai ghibellini Ordelaffi, signori di Forlì, che li aveva portati a occupare la stessa Cesena e molti altri caposaldi della zona, travolse anche Montiano, saccheggiata nel 1355 dalle truppe forlivesi. I ribelli furono sconfitti alla fine del decennio dal cardinale Albornoz grazie al decisivo contributo dei Malatesta, divenuti signori di Rimini e di alcune città marchigiane, e che vent’anni dopo si sarebbero insediati come vicari papali anche nel Cesenate.
L’aggressivo espansionismo malatestiano indusse la Chiesa a creare attorno a Rimini una cintura di contenimento, ricostituendo già nel 1358 il vicariato di Santarcangelo comprendente Montiano, Montenovo e altri castelli e ville di pianura e di collina. Anche questo vicariato passò però ben presto sotto il controllo dei Malatesta, che all’inizio del Quattrocento, riconquistata Montiano che si era loro ribellata, ne rafforzarono le difese realizzando i fossati attorno alle mura.
Nuovi contrasti costrinsero nel 1463 i Malatesta a restituire al papa gran parte dei domini riminesi, tranne la capitale, e due anni dopo quelli cesenati; ma la Chiesa riassegnò subito Montiano al comune cesenate, confermando questa concessione pochi anni dopo. All’inizio del Cinquecento il castello entrò così a far parte con Cesena, innalzata a capitale, dell’effimero Ducato di Romagna creato da papa Alessandro VI per il figlio Cesare Borgia, subito sostituito da una breve occupazione veneziana.

I Malatesta di Sogliano, marchesi di Montiano e Roncofreddo
Recuperati definitivamente tutti i territori romagnoli a inizio Cinquecento, il nuovo papa Giulio II li annesse direttamente nella compagine statale, cancellando il sistema dei vicariati signorili e riacquistando il pieno controllo sulla concessione di singoli feudi.
Nel 1570 Montiano veniva così assegnata con Roncofreddo a Giacomo Malatesta del ramo di Sogliano, che vantava pretese sui due castelli come parte della dote della moglie, una Zampeschi, e che dopo anni di contrasti era stato riammesso al servizio della Chiesa, diventando governatore generale delle Marche e sovrintendente delle fortificazioni adriatiche.
Nominato primo marchese di Roncofreddo e di Montiano e confermato conte di Montecodruzzo, titolo questo già del padre, il Malatesta trasformò la rocca in un palazzo principesco, edificando anche la porta di accesso al borgo e dando probabilmente la loro forma definitiva alle mura e ai bastioni del complesso.
Estinto il ramo di Sogliano, nel 1639 Montiano passò per via dotale alla famiglia bolognese degli Spada, da poco ammessa al senato cittadino, che lo tenne – ad eccezione dell'ultimo quarto del secolo, quando andò prima agli Ercolani poi agli Odescalchi - fino alla istituzione del governo filonapoleonico; con la Restaurazione e fino all’Unità d’Italia il castello fu di nuovo della Santa Sede.

Danni di guerra, restauro e recupero
Il palazzo e la torre furono pesantemente danneggiati dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale; le parti pericolanti furono parzialmente abbattute nel dopoguerra con la torre, e i materiali riutilizzati nella ricostruzione del paese.
Gli interventi portati a termine da Comune e Soprintendenza tra il 2000 e il 2003 hanno consentito il restauro delle mura pesantemente degradate, una serie di indagini archeologiche nel piazzale dove sorgeva il palazzo, il consolidamento dell'intera struttura e la creazione di camminamenti per facilitare la visita. Un nuovo progetto di recupero e valorizzazione del borgo è stato poi occasione per ulteriori indagini archeologiche realizzate tra il 2012 e il 2014.

VISITA
Il complesso conserva il circuito delle mura a forma di cuore, con il portale d'accesso in marmo e i bastioni; una rampa conduce all’imponente struttura che sovrasta il borgo, dove sono anche le scuderie cinquecentesche dei marchesi Malatesta.
E’ possibile accedere solo al piazzale a giardino in cima alle mura, dal quale si apre un ampio panorama sulla pianura sottostante fino al mare.



Valli e Strade storiche

Ambiti territoriali presidiati dal castello:

valle Rubicone
Casati e istituzioni

Signori del castello tra medioevo e età moderna:

Malatesta,
Vicariato di Santarcangelo,
Zampeschi
Storie e Percorsi

Itinerari tematici e storici tra i castelli:

Albornoz: la reconquista della Romagna
Bibliografia
via Vittorio Veneto
Montiano (FC)
Nella Romagna sud-orientale, Montiano è situato a poca distanza dalla via Emilia su un’altura della valle del Rubicone che domina la pianura fra Cesena e Rimini, a metà strada tra il mare e l’appennino.

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Parte della ‘romanìola’ ex-bizantina data nell’VIII secolo alla Chiesa dai re franchi, nei secoli successivi Montiano appartenne a lungo con la vicina Montenovo alla potente Chiesa di Ravenna, titolare di diverse località anche tra Cesena e Rimini. Risale al IX secolo – periodo nel quale fu fortificato - la prima citazione del castello, ‘donato’ alla diocesi ravennate da Ingeralda, vedova del duca di Ravenna.

Un castello conteso
Nella prima metà del Duecento il possesso di Montiano fu più volte confermato all’arcivescovo ravennate dall’Impero e dal papa. La posizione strategica ne fece però oggetto di contesa da parte di Cesena e Rimini, che stavano allora consolidando la loro presa sul territorio: alla città adriatica Montiano giurò fedeltà nel 1233 - insieme a Montenovo e altri importanti castelli della zona - per essere occupato l’anno successivo dai cesenati, che presto lo restituirono alla Chiesa ravennate. Venticinque anni dopo i Riminesi distrussero le difese del castello, che vennero ricostruite nel 1319 dal rettore di Romagna, insediatosi a seguito di quel riconoscimento imperiale dei diritti del papa sulla regione che scatenò uno stato di ribellione permanente delle fazioni ghibelline locali.

Tra i Malatesta e il vicariato di Santarcangelo
Una nuova sollevazione antipapale promossa nella prima metà del Trecento dai ghibellini Ordelaffi, signori di Forlì, che li aveva portati a occupare la stessa Cesena e molti altri caposaldi della zona, travolse anche Montiano, saccheggiata nel 1355 dalle truppe forlivesi. I ribelli furono sconfitti alla fine del decennio dal cardinale Albornoz grazie al decisivo contributo dei Malatesta, divenuti signori di Rimini e di alcune città marchigiane, e che vent’anni dopo si sarebbero insediati come vicari papali anche nel Cesenate.
L’aggressivo espansionismo malatestiano indusse la Chiesa a creare attorno a Rimini una cintura di contenimento, ricostituendo già nel 1358 il vicariato di Santarcangelo comprendente Montiano, Montenovo e altri castelli e ville di pianura e di collina. Anche questo vicariato passò però ben presto sotto il controllo dei Malatesta, che all’inizio del Quattrocento, riconquistata Montiano che si era loro ribellata, ne rafforzarono le difese realizzando i fossati attorno alle mura.
Nuovi contrasti costrinsero nel 1463 i Malatesta a restituire al papa gran parte dei domini riminesi, tranne la capitale, e due anni dopo quelli cesenati; ma la Chiesa riassegnò subito Montiano al comune cesenate, confermando questa concessione pochi anni dopo. All’inizio del Cinquecento il castello entrò così a far parte con Cesena, innalzata a capitale, dell’effimero Ducato di Romagna creato da papa Alessandro VI per il figlio Cesare Borgia, subito sostituito da una breve occupazione veneziana.

I Malatesta di Sogliano, marchesi di Montiano e Roncofreddo
Recuperati definitivamente tutti i territori romagnoli a inizio Cinquecento, il nuovo papa Giulio II li annesse direttamente nella compagine statale, cancellando il sistema dei vicariati signorili e riacquistando il pieno controllo sulla concessione di singoli feudi.
Nel 1570 Montiano veniva così assegnata con Roncofreddo a Giacomo Malatesta del ramo di Sogliano, che vantava pretese sui due castelli come parte della dote della moglie, una Zampeschi, e che dopo anni di contrasti era stato riammesso al servizio della Chiesa, diventando governatore generale delle Marche e sovrintendente delle fortificazioni adriatiche.
Nominato primo marchese di Roncofreddo e di Montiano e confermato conte di Montecodruzzo, titolo questo già del padre, il Malatesta trasformò la rocca in un palazzo principesco, edificando anche la porta di accesso al borgo e dando probabilmente la loro forma definitiva alle mura e ai bastioni del complesso.
Estinto il ramo di Sogliano, nel 1639 Montiano passò per via dotale alla famiglia bolognese degli Spada, da poco ammessa al senato cittadino, che lo tenne – ad eccezione dell'ultimo quarto del secolo, quando andò prima agli Ercolani poi agli Odescalchi - fino alla istituzione del governo filonapoleonico; con la Restaurazione e fino all’Unità d’Italia il castello fu di nuovo della Santa Sede.

Danni di guerra, restauro e recupero
Il palazzo e la torre furono pesantemente danneggiati dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale; le parti pericolanti furono parzialmente abbattute nel dopoguerra con la torre, e i materiali riutilizzati nella ricostruzione del paese.
Gli interventi portati a termine da Comune e Soprintendenza tra il 2000 e il 2003 hanno consentito il restauro delle mura pesantemente degradate, una serie di indagini archeologiche nel piazzale dove sorgeva il palazzo, il consolidamento dell'intera struttura e la creazione di camminamenti per facilitare la visita. Un nuovo progetto di recupero e valorizzazione del borgo è stato poi occasione per ulteriori indagini archeologiche realizzate tra il 2012 e il 2014.

VISITA
Il complesso conserva il circuito delle mura a forma di cuore, con il portale d'accesso in marmo e i bastioni; una rampa conduce all’imponente struttura che sovrasta il borgo, dove sono anche le scuderie cinquecentesche dei marchesi Malatesta.
E’ possibile accedere solo al piazzale a giardino in cima alle mura, dal quale si apre un ampio panorama sulla pianura sottostante fino al mare.



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