Cesena

Rocca Malatestiana
Cesena

Rocca Malatestiana di Cesena, Archivio IBC,
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via Cia degli Ordelaffi, 8
Cesena (FC)
A poca distanza dal litorale adriatico, Cesena è situata lungo la via Emilia tra Forlì e Rimini, all’innesto della strada che da Ravenna conduce in appennino; attraversato dal Savio e dal torrente Cesuola, l’abitato si sviluppa ai piedi dei colli Garampo e Spaziano.

Un castrum strategico
Ipotesi finora prive di riscontri fanno risalire al piccolo centro di età romana una prima fortificazione sul Garampo; ma furono le guerre gotiche a conferire al castrum cesenate un ruolo strategico, per prossimità a Ravenna e fama di imprendibilità.
Tra il secolo VIII - quando Cesena venne data dai re franchi al papa con la ‘romanìola’ ex-bizantina - e quello successivo una rocca, detta poi Vecchia, venne costruita sulla sommità del Garampo, articolato con lo Sterlino in due recinti fortificati sovrastanti l'abitato. A fine millennio i due castra, dove più tardi sorse la cattedrale, vennero riconosciuti con il comitato cesenate dall’Impero alla Chiesa di Ravenna sua alleata, da cui dipendeva la sede vescovile cesenate.
Nel corso del medioevo l’importanza di Cesena fu accresciuta dalla vicinanza alla valle del Savio, una delle maggiori articolazioni appenniniche della via Romea Germanica proveniente dal Brennero. Da Cesena il tragitto toccava Mercato Saraceno, Sarsina e Bagno di Romagna, portando poi all’Aretino o alla valle del Tevere; un altro percorso transvallivo per Bertinoro collegava inoltre Cesena a Meldola, importante snodo della valle del Bidente.

Il potere del papa, il dominio degli Ordelaffi
Alla fine del Duecento, ottenuto nel 1278 il riconoscimento imperiale della sua sovranità sulla Romagna e soffocata la ribellione ghibellina guidata da Forlì, il papa poté prendere possesso anche di Cesena, rafforzandone le strutture difensive - che nel corso del secolo erano state distrutte e ricostruite a più riprese nel corso delle lotte fazionarie e delle dispute territoriali con le città vicine - ad affiancare la rocca di Bertinoro, sede del suo comando.
Già nel 1334 però Cesena veniva conquistata - dopo un assedio portato alla rocca con imponenti macchine da guerra - da Francesco Ordelaffi, il signore ghibellino di Forlì, alla testa di una nuova ribellione antipapale che nel giro di venti anni lo avrebbe portato a occupare i principali siti fortificati dell’area, da Meldola a Castrocaro a Bertinoro.
Fu probabilmente l’Ordelaffi a edificare sul Garampo una vasta cinta dotata di monumentali porte di accesso, unificando il sistema dei due castra in un unico perimetro fortificato, la Murata, che racchiudeva anche la rocca Vecchia. Qui si asserragliò con le sue truppe la moglie Cia degli Ubaldini durante l’assedio condotto dal signore di Rimini Galeotto Malatesta, che nel 1357 ebbe infine ragione delle difese distruggendo la rocca.
La presa di Cesena, seguita da Bertinoro, segnò l’avvio della ‘crociata’ che entro il 1359 consentì al cardinale Albornoz di riconquistare alla Chiesa i centri occupati. Il Legato provvide subito a ricostruire e rafforzare la rocca cesenate, che nel 1377 venne però rasa al suolo con l’intera città dai bretoni di Giovanni Acuto nel corso della guerra tra la Chiesa e Firenze, che stava allora espandendosi in Romagna.

La signoria malatestiana: la Rocca Nuova
Riconquistata Cesena nel 1378, e poi Meldola e Bertinoro, il Malatesta ottenne dal papa il vicariato di questi centri, sottraendoli per sempre all’influenza forlivese e consolidando l’espansione a nordovest del casato, proseguita nel decennio successivo con il recupero di Porto Cesenatico e delle preziose saline di Cervia dai Polentani ravennati.
La nuova signoria avviò la ricostruzione della città distrutta, inaugurando per Cesena un periodo di splendore durato più di ottant'anni. Con i rinati edifici civili e religiosi, e la cattedrale eretta nel piano, i Malatesta promossero la costruzione di una estesa cinta muraria 'a scorpione' e di una imponente rocca, detta Nuova. Avviata da Galeotto nel 1380, o più probabilmente da uno dei suoi successori, la fortificazione fu conclusa solo nei tardi anni Settanta del Quattrocento sotto il ripristinato governo papale.
Collocato in posizione inespugnabile sulla sommità del Garampo, a poca distanza dalla precedente, l’edificio era dotato di alte mura pentagonali bastionate intervallate da torri, e di due torrioni interni, il mastio difensivo e il palatium adibito a residenza. Con la sua costruzione la rocca Vecchia, semidistrutta, venne abbandonata e ridotta a deposito di derrate e di armi, e poi a cava di materiali edili.

Uomo d’armi e mecenate: Domenico detto Malatesta Novello
Dal 1437 Domenico detto Malatesta Novello si assicurò il controllo esclusivo dei possessi ‘cesenati’ del casato, estesi a Cervia, lasciando al fratello Sigismondo Pandolfo l’area riminese. La città fiorì sotto il suo governo di uomo d’armi e mecenate - a lui si deve il rafforzamento a partire dal 1442 delle mura urbane, ma anche la splendida Biblioteca Malatestiana - specie dopo il trasferimento della corte a Cesena nel 1447.
Le controversie con il papa innescate nel 1463 dalla vendita di Cervia a Venezia – che dopo l’annessione di Ravenna cercava di espandersi in Romagna - costrinsero però Malatesta Novello a prevedere la restituzione alla sua morte, avvenuta due anni dopo, di Cesena e Bertinoro alla Chiesa. A compenso di queste perdite il nipote ed erede Roberto ebbe una piccola signoria personale tra Bidente, Savio e Marecchia comprendente Sarsina, Ranchio, Polenta e Meldola con le Caminate.

Il Ducato Borgia: le difese leonardesche 'alla franzoza'
Vita breve ebbe invece il Ducato di Romagna con capitale Cesena, creato dal papa nel 1501 per il figlio Cesare Borgia, che in pochi anni si era impossessato con le armi di tutta l’area tra Imola e Rimini.
Al seguito del duca, intenzionato a valorizzare la nuova capitale, giunse a Cesena Leonardo da Vinci, incaricato di effettuare i rilievi delle obsolete difese delle città conquistate adeguandole alle nuove tecniche dell’artiglieria pesante.
I rilievi interessarono le mura cittadine con la ‘portaccia’ di S. Agostino che proteggeva il Cesuola, e le difese sul Garampo, caratterizzate da un tortuoso sistema a paratie di controllo degli accessi. La rocca cesenate fu così tra le prime ad adottare, nel 1503, il nuovo sistema di fortificazioni ‘alla franzoza’, con la riduzione in altezza delle mura e l’installazione di un sistema di bombardiere sul ‘muro grosso’ a difesa della zona a monte della città.
Di Leonardo è anche la planimetria del porto canale di Cesenatico, sbocco a mare commerciale e strategico del Ducato, in vista di interventi mai realizzati per migliorarne l’accessibilità attraverso un canale navigabile collegato alla capitale.

Lo Stato della Chiesa: verso il declino delle rocche
Nei primi decenni del Cinquecento lo scontro tra Francia e Impero coinvolse anche la Romagna, che – caduto il Borgia e sconfitta Venezia ad Agnadello - il nuovo papa Giulio II aveva potuto annettere direttamente allo Stato della Chiesa, cancellando il sistema dei vicariati signorili.
Nel 1527 la rocca di Cesena fu distrutta dalle truppe imperiali di Lanzichenecchi dirette a Roma, e le sue difese dovettero essere ripristinate, mentre un estremo tentativo dei Malatesta di recuperare la signoria veniva respinto dal papa.
Dalla seconda metà del secolo i nuovi equilibri politici europei emersi dalla pace di Cateau Cambresis - e i mutamenti delle tecniche belliche - spogliarono progressivamente delle loro funzioni militari le fortificazioni romagnole; come tante altre, anche la rocca nuova cesenate mutò funzioni, venendo in parte destinata a carcere.
In epoca napoleonica l’edificio subì l’abbattimento di alcune cortine e delle merlature, mentre la rocca vecchia, divenuta intanto sede di un convento soppresso e distrutto dagli occupanti, veniva lasciata alla rovina.

Dall'urbanistica postunitaria al recupero della rocca Nuova
Dopo l’Unità d’Italia la realizzazione della circonvallazione cittadina incise pesantemente sull’integrità delle mura malatestiane, con l’apertura di nuovi varchi, la modifica e la distruzione di porte e torri, l’abbassamento delle cortine e il riempimento del fossato, mentre nuove costruzioni ne inglobavano interi tratti; ulteriori interventi vennero realizzati tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del nuovo secolo.
Nel 1924 sul Garampo venne realizzato il Parco della Rimembranza in memoria dei caduti cesenati nella prima guerra mondiale, e negli anni Quaranta le sue viscere ospitarono il principale rifugio antiaereo cittadino; negli ultimi anni del conflitto la rocca fu teatro di un attacco lanciato dai partigiani per liberare alcuni prigionieri politici rinchiusi nel carcere.
Dopo la chiusura del carcere nel 1969 e il ritorno del complesso al Comune, negli anni Settanta fu avviato il recupero della rocca Nuova, nel cui palatium restaurato venne collocato il museo della Civiltà Contadina, poi museo di Storia dell'Agricoltura.
Un ampio progetto di recupero e valorizzazione del complesso avviato dal 1989 e il restauro delle mura hanno consentito nei primi anni Duemila l’apertura al pubblico anche del maschio, destinato a sede espositiva, di diversi ambienti interni e dei camminamenti lungo l’intera cinta muraria, mentre nel 2008 è stato promosso il restauro delle decorazioni pittoriche delle sale.


Valli e Strade storiche

Ambiti territoriali presidiati dal castello:

valle Savio,
via Romea Germanica,
via Emilia
Casati e istituzioni

Signori del castello tra medioevo e età moderna:

Ordelaffi,
Malatesta
Storie e Percorsi

Itinerari tematici e storici tra i castelli:

Albornoz: la reconquista della Romagna,
Leonardo e le rocche romagnole,
Fascismo Guerra Resistenza
Bibliografia
via Cia degli Ordelaffi, 8
Cesena (FC)
A poca distanza dal litorale adriatico, Cesena è situata lungo la via Emilia tra Forlì e Rimini, all’innesto della strada che da Ravenna conduce in appennino; attraversato dal Savio e dal torrente Cesuola, l’abitato si sviluppa ai piedi dei colli Garampo e Spaziano.

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Un castrum strategico
Ipotesi finora prive di riscontri fanno risalire al piccolo centro di età romana una prima fortificazione sul Garampo; ma furono le guerre gotiche a conferire al castrum cesenate un ruolo strategico, per prossimità a Ravenna e fama di imprendibilità.
Tra il secolo VIII - quando Cesena venne data dai re franchi al papa con la ‘romanìola’ ex-bizantina - e quello successivo una rocca, detta poi Vecchia, venne costruita sulla sommità del Garampo, articolato con lo Sterlino in due recinti fortificati sovrastanti l'abitato. A fine millennio i due castra, dove più tardi sorse la cattedrale, vennero riconosciuti con il comitato cesenate dall’Impero alla Chiesa di Ravenna sua alleata, da cui dipendeva la sede vescovile cesenate.
Nel corso del medioevo l’importanza di Cesena fu accresciuta dalla vicinanza alla valle del Savio, una delle maggiori articolazioni appenniniche della via Romea Germanica proveniente dal Brennero. Da Cesena il tragitto toccava Mercato Saraceno, Sarsina e Bagno di Romagna, portando poi all’Aretino o alla valle del Tevere; un altro percorso transvallivo per Bertinoro collegava inoltre Cesena a Meldola, importante snodo della valle del Bidente.

Il potere del papa, il dominio degli Ordelaffi
Alla fine del Duecento, ottenuto nel 1278 il riconoscimento imperiale della sua sovranità sulla Romagna e soffocata la ribellione ghibellina guidata da Forlì, il papa poté prendere possesso anche di Cesena, rafforzandone le strutture difensive - che nel corso del secolo erano state distrutte e ricostruite a più riprese nel corso delle lotte fazionarie e delle dispute territoriali con le città vicine - ad affiancare la rocca di Bertinoro, sede del suo comando.
Già nel 1334 però Cesena veniva conquistata - dopo un assedio portato alla rocca con imponenti macchine da guerra - da Francesco Ordelaffi, il signore ghibellino di Forlì, alla testa di una nuova ribellione antipapale che nel giro di venti anni lo avrebbe portato a occupare i principali siti fortificati dell’area, da Meldola a Castrocaro a Bertinoro.
Fu probabilmente l’Ordelaffi a edificare sul Garampo una vasta cinta dotata di monumentali porte di accesso, unificando il sistema dei due castra in un unico perimetro fortificato, la Murata, che racchiudeva anche la rocca Vecchia. Qui si asserragliò con le sue truppe la moglie Cia degli Ubaldini durante l’assedio condotto dal signore di Rimini Galeotto Malatesta, che nel 1357 ebbe infine ragione delle difese distruggendo la rocca.
La presa di Cesena, seguita da Bertinoro, segnò l’avvio della ‘crociata’ che entro il 1359 consentì al cardinale Albornoz di riconquistare alla Chiesa i centri occupati. Il Legato provvide subito a ricostruire e rafforzare la rocca cesenate, che nel 1377 venne però rasa al suolo con l’intera città dai bretoni di Giovanni Acuto nel corso della guerra tra la Chiesa e Firenze, che stava allora espandendosi in Romagna.

La signoria malatestiana: la Rocca Nuova
Riconquistata Cesena nel 1378, e poi Meldola e Bertinoro, il Malatesta ottenne dal papa il vicariato di questi centri, sottraendoli per sempre all’influenza forlivese e consolidando l’espansione a nordovest del casato, proseguita nel decennio successivo con il recupero di Porto Cesenatico e delle preziose saline di Cervia dai Polentani ravennati.
La nuova signoria avviò la ricostruzione della città distrutta, inaugurando per Cesena un periodo di splendore durato più di ottant'anni. Con i rinati edifici civili e religiosi, e la cattedrale eretta nel piano, i Malatesta promossero la costruzione di una estesa cinta muraria 'a scorpione' e di una imponente rocca, detta Nuova. Avviata da Galeotto nel 1380, o più probabilmente da uno dei suoi successori, la fortificazione fu conclusa solo nei tardi anni Settanta del Quattrocento sotto il ripristinato governo papale.
Collocato in posizione inespugnabile sulla sommità del Garampo, a poca distanza dalla precedente, l’edificio era dotato di alte mura pentagonali bastionate intervallate da torri, e di due torrioni interni, il mastio difensivo e il palatium adibito a residenza. Con la sua costruzione la rocca Vecchia, semidistrutta, venne abbandonata e ridotta a deposito di derrate e di armi, e poi a cava di materiali edili.

Uomo d’armi e mecenate: Domenico detto Malatesta Novello
Dal 1437 Domenico detto Malatesta Novello si assicurò il controllo esclusivo dei possessi ‘cesenati’ del casato, estesi a Cervia, lasciando al fratello Sigismondo Pandolfo l’area riminese. La città fiorì sotto il suo governo di uomo d’armi e mecenate - a lui si deve il rafforzamento a partire dal 1442 delle mura urbane, ma anche la splendida Biblioteca Malatestiana - specie dopo il trasferimento della corte a Cesena nel 1447.
Le controversie con il papa innescate nel 1463 dalla vendita di Cervia a Venezia – che dopo l’annessione di Ravenna cercava di espandersi in Romagna - costrinsero però Malatesta Novello a prevedere la restituzione alla sua morte, avvenuta due anni dopo, di Cesena e Bertinoro alla Chiesa. A compenso di queste perdite il nipote ed erede Roberto ebbe una piccola signoria personale tra Bidente, Savio e Marecchia comprendente Sarsina, Ranchio, Polenta e Meldola con le Caminate.

Il Ducato Borgia: le difese leonardesche 'alla franzoza'
Vita breve ebbe invece il Ducato di Romagna con capitale Cesena, creato dal papa nel 1501 per il figlio Cesare Borgia, che in pochi anni si era impossessato con le armi di tutta l’area tra Imola e Rimini.
Al seguito del duca, intenzionato a valorizzare la nuova capitale, giunse a Cesena Leonardo da Vinci, incaricato di effettuare i rilievi delle obsolete difese delle città conquistate adeguandole alle nuove tecniche dell’artiglieria pesante.
I rilievi interessarono le mura cittadine con la ‘portaccia’ di S. Agostino che proteggeva il Cesuola, e le difese sul Garampo, caratterizzate da un tortuoso sistema a paratie di controllo degli accessi. La rocca cesenate fu così tra le prime ad adottare, nel 1503, il nuovo sistema di fortificazioni ‘alla franzoza’, con la riduzione in altezza delle mura e l’installazione di un sistema di bombardiere sul ‘muro grosso’ a difesa della zona a monte della città.
Di Leonardo è anche la planimetria del porto canale di Cesenatico, sbocco a mare commerciale e strategico del Ducato, in vista di interventi mai realizzati per migliorarne l’accessibilità attraverso un canale navigabile collegato alla capitale.

Lo Stato della Chiesa: verso il declino delle rocche
Nei primi decenni del Cinquecento lo scontro tra Francia e Impero coinvolse anche la Romagna, che – caduto il Borgia e sconfitta Venezia ad Agnadello - il nuovo papa Giulio II aveva potuto annettere direttamente allo Stato della Chiesa, cancellando il sistema dei vicariati signorili.
Nel 1527 la rocca di Cesena fu distrutta dalle truppe imperiali di Lanzichenecchi dirette a Roma, e le sue difese dovettero essere ripristinate, mentre un estremo tentativo dei Malatesta di recuperare la signoria veniva respinto dal papa.
Dalla seconda metà del secolo i nuovi equilibri politici europei emersi dalla pace di Cateau Cambresis - e i mutamenti delle tecniche belliche - spogliarono progressivamente delle loro funzioni militari le fortificazioni romagnole; come tante altre, anche la rocca nuova cesenate mutò funzioni, venendo in parte destinata a carcere.
In epoca napoleonica l’edificio subì l’abbattimento di alcune cortine e delle merlature, mentre la rocca vecchia, divenuta intanto sede di un convento soppresso e distrutto dagli occupanti, veniva lasciata alla rovina.

Dall'urbanistica postunitaria al recupero della rocca Nuova
Dopo l’Unità d’Italia la realizzazione della circonvallazione cittadina incise pesantemente sull’integrità delle mura malatestiane, con l’apertura di nuovi varchi, la modifica e la distruzione di porte e torri, l’abbassamento delle cortine e il riempimento del fossato, mentre nuove costruzioni ne inglobavano interi tratti; ulteriori interventi vennero realizzati tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del nuovo secolo.
Nel 1924 sul Garampo venne realizzato il Parco della Rimembranza in memoria dei caduti cesenati nella prima guerra mondiale, e negli anni Quaranta le sue viscere ospitarono il principale rifugio antiaereo cittadino; negli ultimi anni del conflitto la rocca fu teatro di un attacco lanciato dai partigiani per liberare alcuni prigionieri politici rinchiusi nel carcere.
Dopo la chiusura del carcere nel 1969 e il ritorno del complesso al Comune, negli anni Settanta fu avviato il recupero della rocca Nuova, nel cui palatium restaurato venne collocato il museo della Civiltà Contadina, poi museo di Storia dell'Agricoltura.
Un ampio progetto di recupero e valorizzazione del complesso avviato dal 1989 e il restauro delle mura hanno consentito nei primi anni Duemila l’apertura al pubblico anche del maschio, destinato a sede espositiva, di diversi ambienti interni e dei camminamenti lungo l’intera cinta muraria, mentre nel 2008 è stato promosso il restauro delle decorazioni pittoriche delle sale.


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