Lugo

Rocca Estense
Lugo

Rocca Estense di Lugo, su gentile concessione di comuni-italiani.it
piazza Martiri della Libertà, 1
Lugo (RA)
tel 0545 38411
Lugo è il principale centro della Bassa Romagna, vasta area della pianura ravennate compresa tra il litorale, l’Imolese e la via Emilia e bagnata da Lamone, Senio e Santerno; poco più a nord il fiume Reno segna oggi il confine con Ferrara.


L’area si caratterizzò fin dall’antichità per l’instabilità del sistema idrico e la presenza di paludi e acquitrini provocati dalle esondazioni dei fiumi appenninici diretti al Po. La bonifica romana mantenne a sud del Primaro, allora il maggior ramo padano, vaste valli disseminate di isole, in parte navigabili e dotate di attracchi portuali protetti da torri-faro, che avanzarono ulteriormente con lo spopolamento e il decadimento delle infrastrutture seguiti alla crisi dell’impero.

Dalla massa di Sant'Ilaro al castro di Lugo
Poco a sud-ovest dell’odierno centro lughese venne col tempo acquistando rilievo un insediamento – che risulta fortificato già nel secolo XI- collegato alla 'massa' di sant’Ilaro di proprietà della Chiesa ravennate, che deteneva con l’appoggio dell’impero numerosi territori ex esarcali donati alla Chiesa dai re franchi nell'VIII secolo.
Il sito costituiva una tappa importante di un itinerario vallivo di pellegrinaggio romeo proveniente dal Brennero, parallelo e alternativo a quello ‘imperiale’ costiero ricalcato sull’antica via Popilia: da Ferrara il percorso attraversava il Po di Primaro e le valli, salpando da Argenta e approdando in uno dei porti situati poco a nord di Sant'Ilaro o di Bagnacavallo; da qui raggiungeva la via Emilia, e da Forlì o Forlimpopoli superava gli appennini attraverso la valle del Bidente - dove a Galeata, vicino al crinale, sorgeva il monastero fondato dallo stesso santo.
Le lotte tra fazioni guelfe e ghibelline in Romagna coinvolsero anche Sant’Ilaro. Le continue dispute fra Faenza e i conti di Cunio per il suo controllo portarono ai primi del Duecento all’edificazione poco più a nord di un nuovo castrum, primo nucleo dell’insediamento lughese, presto distrutto dai Faentini. La nuova guerra accesasi a fine secolo portò nel 1297 alla conquista di Lugo, dopo Imola e Bagnara, da parte di Uguccione della Faggiuola, acceso condottiero ghibellino, che provvide a rafforzare il castello con l’imponente mastio che ancora oggi porta il suo nome.

La Romagna estense: riassetto territoriale e controllo strategico
Verso la metà del Trecento l’area tra Senio e Santerno divenne oggetto delle opposte mire espansionistiche dei da Polenta, signori di Ravenna legati alla potente chiesa cittadina, e degli Este, che detenevano il feudo di Ferrara come vicari papali. Mentre i primi acquisivano valli e terre dei Cunio sulla destra del Primaro e si spingevano sull’altra riva fino alla confluenza con il canale Zaniolo a San Biagio d’Argenta, erigendovi il forte della Bastia a protezione dei traffici fluviali, gli Este ottennero numerose località della destra fiume appartenenti al papa, dapprima in affitto, e nella prima metà del Quattrocento in forma definitiva, inglobandole nel patrimonio privato della famiglia. Affittata dagli Este nel 1376 con la villa di San Potito, Lugo - già centro commerciale celebre per il mercato settimanale del bestiame - venne acquistata nel 1437 da Nicolò III e dotata di ampi privilegi, divenendo il capoluogo di quella che fu chiamata Romagna estense.
Grande rilievo ebbero gli interventi qui promossi a partire da metà Quattrocento dagli Este a riassetto del sistema idrico, gravemente compromesso dalle frequenti esondazioni dei fiumi e dalle rotte di Ficarolo che nel XII secolo avevano spostato a nord di Ferrara il corso del Po, riducendo drasticamente la portata del Primaro. La regimentazione delle acque consentì il recupero e la messa a coltura di vaste aree – a spese però dell’economia valliva - e la nascita di nuovi insediamenti come quelli sorti lungo il corso consolidato del Santerno a est del capoluogo, da Ca'di Lugo - all’innesto della via ‘nova' che dal capoluogo tagliava in linea retta le terre centuriate - a San Bernardino.
Intrecciate con i progetti tesi a ripristinare la navigabilità del Primaro e realizzare nuove vie di terra, queste opere si proponevano anche di migliorare le comunicazioni tra i domini estensi a nord e a sud del Primaro. Veniva così garantito il controllo di siti strategici per il ducato, specie nell'area di Lavezzola a ridosso del fiume che costituiva lo snodo tra il Lughese e l’Argentano, avamposto meridionale del feudo di Ferrara difeso dalla Bastia divenuta estense nel 1400. E occorse il trattato che nel 1506 fissò lungo la via Reale il confine tra le giurisdizioni di Venezia e Ferrara per risolvere - temporaneamente - la lunga diatriba sulla titolarità delle valli dette Alfonsine, al confine con il Ravennate.

La rocca di Lugo, baluardo meridionale degli Este
Baluardo dell’estremo confine meridionale dei possedimenti estensi, anche la rocca di Lugo fu oggetto di importanti interventi tra Quattro e Cinquecento, quando la 'piccola Romagna' fu coinvolta nei conflitti per il controllo dell’area padano-adriatica che opponevano gli stati del nord Italia, il papato, la Francia e l’Impero.
Nella seconda metà del Quattrocento l’edificio, già protetto da una cinta muraria con torri rotonde e circondata da un fossato, venne ulteriormente fortificato: l’antico mastio fu modificato e collegato alla rocca da un passaggio armato con cannoni, mentre nella piazza d’armi venne realizzata una cittadella per gli alloggiamenti delle truppe e i depositi.
Solo un secolo più tardi, attorno al 1570, la rocca dovette però essere radicalmente ristrutturata per adeguarla alle nuove tecniche militari: dell’edificio principale venne conservato solo il mastio, integrato da nuovi baluardi, bastioni e cortine dotati di spessori e profili atti a resistere alle artiglierie pesanti. La cittadella, ormai obsoleta, fu abbattuta, liberando una vasta area dove venne eretto il primo loggiato del futuro Pavaglione destinato alle transazioni commerciali.

Nello Stato della Chiesa: nuove funzioni per la rocca
Estinta nel 1597 la casa d’Este senza eredi riconosciuti dal papa, mentre i suoi discendenti si ritiravano nel ducato imperiale di Modena e Reggio, i territori del feudo ferrarese tornarono allo Stato della Chiesa, che quasi cento anni prima aveva già recuperato Ravenna; anche le terre della Romagna estense furono annesse alla legazione pontificia di Ferrara, pur costituendo beni privati del casato.
La posizione centrale fra le legazioni di Bologna, Ferrara e della Romagna favorì lo sviluppo economico di Lugo, anche se i nuovi interventi nell'area del Santerno e l’immissione del Reno nel vecchio alveo del Primaro a metà Settecento non impedirono il ripetersi di inondazioni e impaludamenti.
La relativa stabilità politica aveva intanto reso obsoleta la funzione difensiva della rocca, che venne destinata a sede del rappresentante papale, e in parte occupata dal carcere e da magazzini; gli interventi allora realizzati – come il giardino pensile impiantato a fine Settecento sui bastioni di sudovest - furono così finalizzati soprattutto a valorizzarne le funzioni residenziali.

Dal governo filonapoleonico al Novecento
Il regime napoleonico vide l’ascesa della facoltosa famiglia ferrarese Massari, che investì il considerevole patrimonio accresciuto con l’appalto delle valli di Comacchio nell'acquisto di estese tenute ecclesiali tra tra Argenta e Lugo, nella cui frazione di Fabriago Galeazzo Massari Zavaglia edificò negli anni Ottanta dell’Ottocento un castello in stile eclettico.
Tra Otto e Novecento la maggior parte delle testimonianze del governo estense nella Bassa Romagna venne distrutta, con l’unica eccezione della rocca di Lugo, divenuta sede dell’amministrazione comunale dopo l’Unità d’Italia; proprio la continuità della sua funzione istituzionale fino ai nostri giorni ha consentito la conservazione dell’edificio, pur con importanti modifiche strutturali.
Nell’Ottocento fu interrato il fossato e aggiunti nuovi corpi di fabbrica esterni, come i loggiati destinati a uffici o l’edificio neogotico adibito a pescheria e crollato a fine secolo, mentre all’interno furono realizzate sale di rappresentanza e decorati alcuni ambienti. In clima tardo storicistico i primi del Novecento videro il ripristino nel 1910 della merlatura ‘originale’ del mastio; nel 1926 un museo dedicato a Francesco Baracca, eroe lughese della prima guerra mondiale, fu inaugurato in una sala al piano terreno del torrione sud decorata in uno stile neo-rinascimentale che mescolava elementi ispirati al milanese castello Sforzesco e richiami alle imprese dell’aviatore.
All’inizio degli anni Sessanta fu realizzato il collegamento tra la corte interna e il giardino pensile; trenta anni dopo il museo Baracca fu trasferito dalla rocca alla sede attuale, mentre lo spazio ex-pescheria, utilizzato come rifugio durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale, venne restaurato e riconvertito in sala espositiva per mostre e iniziative culturali. Nei primi anni Duemila l’amministrazione comunale ha promosso un ampio progetto di recupero e restauro della rocca e dei suoi ambienti di maggiore interesse, basato su ampie indagini storiche e artistiche.


VISITA
La rocca conserva – oltre al mastio duecentesco di Uguccione, probabilmente modificato nei secoli seguenti - alcuni elementi strutturali risalenti agli interventi quattro-cinquecenteschi, solo in parte occultati dalle opere più recenti: l’impianto quadrangolare articolato attorno al cortile interno, il tracciato del fossato e alcuni tratti delle mura sui lati a ovest e a sud, parti significative delle torri – compresa quella detta ‘del soccorso’ che consentiva il rifornimento delle truppe incaricate della difesa - ma anche elementi decorativi come la vera da pozzo con le insegne di Borso d’Este nel cortile e il portale rinascimentale con lunetta a bassorilievo della scuola di Mino da Fiesole.
Tra gli spazi interni recentemente restaurati: la sala Baracca al piano terreno; il salone Estense nell’ala nord con soffitto ligneo decorato dagli stemmi e dalle ‘imprese’ simboliche degli interventi operati sul territorio dai signori di Ferrara; le sale del piano nobile. Gli ambienti conservano arredi, oggetti d’arte e reperti archeologici, oltre a opere e documenti che attestano il legame di Gioacchino Rossini, figlio di un lughese, con la città.
Sollevato di alcuni metri rispetto alle piazze del centro storico, il giardino pensile occupa un’area di circa mille metri dove sono state piantate aghifoglie e latifoglie; dal giardino è possibile accedere ad alcune celle delle ex prigioni. Le mura esterne della rocca ospitano una particolare varietà di capperi.
Nell'ampio e scenografico spazio prospiciente la rocca, il Pavaglione ospita ancor oggi il mercato settimanale, la fiera e altre attività commerciali, oltre a rassegne musicali estive.




Valli e Strade storiche

Ambiti territoriali presidiati dal castello:

valle Santerno,
via Romea Germanica
Casati e istituzioni

Signori del castello tra medioevo e età moderna:

Faggiuola (della),
Este
Arte e Architettura

Stili architettonici e decorativi nel castello:

Storicismo Eclettismo Liberty
Storie e Percorsi

Itinerari tematici e storici tra i castelli:

La Romagna estense,
Fascismo Guerra Resistenza
Bibliografia

Pezzoli S.
I municipi e la nazione. I palazzi comunali dell'Emilia-Romagna fra patrimonio, storia e società
Bologna
2012

piazza Martiri della Libertà, 1
Lugo (RA)
tel 0545 38411
Lugo è il principale centro della Bassa Romagna, vasta area della pianura ravennate compresa tra il litorale, l’Imolese e la via Emilia e bagnata da Lamone, Senio e Santerno; poco più a nord il fiume Reno segna oggi il confine con Ferrara.


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L’area si caratterizzò fin dall’antichità per l’instabilità del sistema idrico e la presenza di paludi e acquitrini provocati dalle esondazioni dei fiumi appenninici diretti al Po. La bonifica romana mantenne a sud del Primaro, allora il maggior ramo padano, vaste valli disseminate di isole, in parte navigabili e dotate di attracchi portuali protetti da torri-faro, che avanzarono ulteriormente con lo spopolamento e il decadimento delle infrastrutture seguiti alla crisi dell’impero.

Dalla massa di Sant'Ilaro al castro di Lugo
Poco a sud-ovest dell’odierno centro lughese venne col tempo acquistando rilievo un insediamento – che risulta fortificato già nel secolo XI- collegato alla 'massa' di sant’Ilaro di proprietà della Chiesa ravennate, che deteneva con l’appoggio dell’impero numerosi territori ex esarcali donati alla Chiesa dai re franchi nell'VIII secolo.
Il sito costituiva una tappa importante di un itinerario vallivo di pellegrinaggio romeo proveniente dal Brennero, parallelo e alternativo a quello ‘imperiale’ costiero ricalcato sull’antica via Popilia: da Ferrara il percorso attraversava il Po di Primaro e le valli, salpando da Argenta e approdando in uno dei porti situati poco a nord di Sant'Ilaro o di Bagnacavallo; da qui raggiungeva la via Emilia, e da Forlì o Forlimpopoli superava gli appennini attraverso la valle del Bidente - dove a Galeata, vicino al crinale, sorgeva il monastero fondato dallo stesso santo.
Le lotte tra fazioni guelfe e ghibelline in Romagna coinvolsero anche Sant’Ilaro. Le continue dispute fra Faenza e i conti di Cunio per il suo controllo portarono ai primi del Duecento all’edificazione poco più a nord di un nuovo castrum, primo nucleo dell’insediamento lughese, presto distrutto dai Faentini. La nuova guerra accesasi a fine secolo portò nel 1297 alla conquista di Lugo, dopo Imola e Bagnara, da parte di Uguccione della Faggiuola, acceso condottiero ghibellino, che provvide a rafforzare il castello con l’imponente mastio che ancora oggi porta il suo nome.

La Romagna estense: riassetto territoriale e controllo strategico
Verso la metà del Trecento l’area tra Senio e Santerno divenne oggetto delle opposte mire espansionistiche dei da Polenta, signori di Ravenna legati alla potente chiesa cittadina, e degli Este, che detenevano il feudo di Ferrara come vicari papali. Mentre i primi acquisivano valli e terre dei Cunio sulla destra del Primaro e si spingevano sull’altra riva fino alla confluenza con il canale Zaniolo a San Biagio d’Argenta, erigendovi il forte della Bastia a protezione dei traffici fluviali, gli Este ottennero numerose località della destra fiume appartenenti al papa, dapprima in affitto, e nella prima metà del Quattrocento in forma definitiva, inglobandole nel patrimonio privato della famiglia. Affittata dagli Este nel 1376 con la villa di San Potito, Lugo - già centro commerciale celebre per il mercato settimanale del bestiame - venne acquistata nel 1437 da Nicolò III e dotata di ampi privilegi, divenendo il capoluogo di quella che fu chiamata Romagna estense.
Grande rilievo ebbero gli interventi qui promossi a partire da metà Quattrocento dagli Este a riassetto del sistema idrico, gravemente compromesso dalle frequenti esondazioni dei fiumi e dalle rotte di Ficarolo che nel XII secolo avevano spostato a nord di Ferrara il corso del Po, riducendo drasticamente la portata del Primaro. La regimentazione delle acque consentì il recupero e la messa a coltura di vaste aree – a spese però dell’economia valliva - e la nascita di nuovi insediamenti come quelli sorti lungo il corso consolidato del Santerno a est del capoluogo, da Ca'di Lugo - all’innesto della via ‘nova' che dal capoluogo tagliava in linea retta le terre centuriate - a San Bernardino.
Intrecciate con i progetti tesi a ripristinare la navigabilità del Primaro e realizzare nuove vie di terra, queste opere si proponevano anche di migliorare le comunicazioni tra i domini estensi a nord e a sud del Primaro. Veniva così garantito il controllo di siti strategici per il ducato, specie nell'area di Lavezzola a ridosso del fiume che costituiva lo snodo tra il Lughese e l’Argentano, avamposto meridionale del feudo di Ferrara difeso dalla Bastia divenuta estense nel 1400. E occorse il trattato che nel 1506 fissò lungo la via Reale il confine tra le giurisdizioni di Venezia e Ferrara per risolvere - temporaneamente - la lunga diatriba sulla titolarità delle valli dette Alfonsine, al confine con il Ravennate.

La rocca di Lugo, baluardo meridionale degli Este
Baluardo dell’estremo confine meridionale dei possedimenti estensi, anche la rocca di Lugo fu oggetto di importanti interventi tra Quattro e Cinquecento, quando la 'piccola Romagna' fu coinvolta nei conflitti per il controllo dell’area padano-adriatica che opponevano gli stati del nord Italia, il papato, la Francia e l’Impero.
Nella seconda metà del Quattrocento l’edificio, già protetto da una cinta muraria con torri rotonde e circondata da un fossato, venne ulteriormente fortificato: l’antico mastio fu modificato e collegato alla rocca da un passaggio armato con cannoni, mentre nella piazza d’armi venne realizzata una cittadella per gli alloggiamenti delle truppe e i depositi.
Solo un secolo più tardi, attorno al 1570, la rocca dovette però essere radicalmente ristrutturata per adeguarla alle nuove tecniche militari: dell’edificio principale venne conservato solo il mastio, integrato da nuovi baluardi, bastioni e cortine dotati di spessori e profili atti a resistere alle artiglierie pesanti. La cittadella, ormai obsoleta, fu abbattuta, liberando una vasta area dove venne eretto il primo loggiato del futuro Pavaglione destinato alle transazioni commerciali.

Nello Stato della Chiesa: nuove funzioni per la rocca
Estinta nel 1597 la casa d’Este senza eredi riconosciuti dal papa, mentre i suoi discendenti si ritiravano nel ducato imperiale di Modena e Reggio, i territori del feudo ferrarese tornarono allo Stato della Chiesa, che quasi cento anni prima aveva già recuperato Ravenna; anche le terre della Romagna estense furono annesse alla legazione pontificia di Ferrara, pur costituendo beni privati del casato.
La posizione centrale fra le legazioni di Bologna, Ferrara e della Romagna favorì lo sviluppo economico di Lugo, anche se i nuovi interventi nell'area del Santerno e l’immissione del Reno nel vecchio alveo del Primaro a metà Settecento non impedirono il ripetersi di inondazioni e impaludamenti.
La relativa stabilità politica aveva intanto reso obsoleta la funzione difensiva della rocca, che venne destinata a sede del rappresentante papale, e in parte occupata dal carcere e da magazzini; gli interventi allora realizzati – come il giardino pensile impiantato a fine Settecento sui bastioni di sudovest - furono così finalizzati soprattutto a valorizzarne le funzioni residenziali.

Dal governo filonapoleonico al Novecento
Il regime napoleonico vide l’ascesa della facoltosa famiglia ferrarese Massari, che investì il considerevole patrimonio accresciuto con l’appalto delle valli di Comacchio nell'acquisto di estese tenute ecclesiali tra tra Argenta e Lugo, nella cui frazione di Fabriago Galeazzo Massari Zavaglia edificò negli anni Ottanta dell’Ottocento un castello in stile eclettico.
Tra Otto e Novecento la maggior parte delle testimonianze del governo estense nella Bassa Romagna venne distrutta, con l’unica eccezione della rocca di Lugo, divenuta sede dell’amministrazione comunale dopo l’Unità d’Italia; proprio la continuità della sua funzione istituzionale fino ai nostri giorni ha consentito la conservazione dell’edificio, pur con importanti modifiche strutturali.
Nell’Ottocento fu interrato il fossato e aggiunti nuovi corpi di fabbrica esterni, come i loggiati destinati a uffici o l’edificio neogotico adibito a pescheria e crollato a fine secolo, mentre all’interno furono realizzate sale di rappresentanza e decorati alcuni ambienti. In clima tardo storicistico i primi del Novecento videro il ripristino nel 1910 della merlatura ‘originale’ del mastio; nel 1926 un museo dedicato a Francesco Baracca, eroe lughese della prima guerra mondiale, fu inaugurato in una sala al piano terreno del torrione sud decorata in uno stile neo-rinascimentale che mescolava elementi ispirati al milanese castello Sforzesco e richiami alle imprese dell’aviatore.
All’inizio degli anni Sessanta fu realizzato il collegamento tra la corte interna e il giardino pensile; trenta anni dopo il museo Baracca fu trasferito dalla rocca alla sede attuale, mentre lo spazio ex-pescheria, utilizzato come rifugio durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale, venne restaurato e riconvertito in sala espositiva per mostre e iniziative culturali. Nei primi anni Duemila l’amministrazione comunale ha promosso un ampio progetto di recupero e restauro della rocca e dei suoi ambienti di maggiore interesse, basato su ampie indagini storiche e artistiche.


VISITA
La rocca conserva – oltre al mastio duecentesco di Uguccione, probabilmente modificato nei secoli seguenti - alcuni elementi strutturali risalenti agli interventi quattro-cinquecenteschi, solo in parte occultati dalle opere più recenti: l’impianto quadrangolare articolato attorno al cortile interno, il tracciato del fossato e alcuni tratti delle mura sui lati a ovest e a sud, parti significative delle torri – compresa quella detta ‘del soccorso’ che consentiva il rifornimento delle truppe incaricate della difesa - ma anche elementi decorativi come la vera da pozzo con le insegne di Borso d’Este nel cortile e il portale rinascimentale con lunetta a bassorilievo della scuola di Mino da Fiesole.
Tra gli spazi interni recentemente restaurati: la sala Baracca al piano terreno; il salone Estense nell’ala nord con soffitto ligneo decorato dagli stemmi e dalle ‘imprese’ simboliche degli interventi operati sul territorio dai signori di Ferrara; le sale del piano nobile. Gli ambienti conservano arredi, oggetti d’arte e reperti archeologici, oltre a opere e documenti che attestano il legame di Gioacchino Rossini, figlio di un lughese, con la città.
Sollevato di alcuni metri rispetto alle piazze del centro storico, il giardino pensile occupa un’area di circa mille metri dove sono state piantate aghifoglie e latifoglie; dal giardino è possibile accedere ad alcune celle delle ex prigioni. Le mura esterne della rocca ospitano una particolare varietà di capperi.
Nell'ampio e scenografico spazio prospiciente la rocca, il Pavaglione ospita ancor oggi il mercato settimanale, la fiera e altre attività commerciali, oltre a rassegne musicali estive.




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