Montese

Castello di Montese
Montese

Rocca di Montese, su gentile concessione di www.comuni-italiani.it
via della Rocca, 291
Montese (MO)
tel 059 971122 IAT; 059 971106 Comune, +39 059 971106 Ufficio Turismo Comune di Montese
Nel Frignano modenese, Montese domina da più di 800 metri di altezza la valle del Panaro, al confine con il territorio bolognese.

Dopo i Canossa: un castello conteso
Nell’alto medioevo il territorio di Montese dipendeva in gran parte dall’abbazia benedettina di Nonantola: da qui transitava la variante orientale della via Romea Nonantolana che collegava lungo il Panaro l'abbazia di pianura alla 'gemella' appenninica di Fanano, giungendo poi nella Toscana pistoiese attraverso il passo della Croce Arcana. Attorno al Mille un’altra abbazia benedettina, quella modenese di San Pietro, esercitava i diritti su Montese e sulla vicina Castel d’Aiano.
Area di secolare interesse strategico, parte degli immensi territori governati dai Canossa, dopo la morte della grancontessa Matilde all’inizio del XII secolo il Frignano divenne terreno di contesa tra i feudatari della montagna, organizzati nelle fazioni dei ghibellini Montecuccoli e dei guelfi Gualandelli, e tra i comuni di Modena e di Bologna. Lo scontro coinvolse anche Montese, che nel 1197 si sottomise con molti altri comuni del Frignano a Modena.
Agli ultimi decenni del secolo risalgono i primi riferimenti al suo castello, concesso in enfiteusi nel 1212 dall’imperatore ai Montecuccoli e confermato loro pochi anni dopo dal papa come parte dell’eredità matildica.
Le pressioni militari di Modena e Bologna per il possesso del castello, e di molti altri del Frignano, continuarono però per tutto il secolo e parte di quello successivo, nonostante il lodo papale che nel 1296 confermò l'appartenenza di Montese all’orbita modenese.

Montese estense: il castello dei Montecuccoli
Dal 1336 gli Este imposero definitivamente il loro dominio sul Frignano, come parte della signoria modenese che avevano allora consolidato, costituendovi una provincia separata da quella di Modena e facendo di Montese la sede di una Podesteria.
Accettato dopo aspre resistenze il nuovo assetto di potere, i Montecuccoli ottennero però la conferma dell’investitura imperiale sui loro castelli, compreso quello di Montese, che avrebbero mantenuto con brevi interruzioni per oltre tre secoli.
Alla fine del Trecento, dopo un ennesimo assalto bolognese che ne aveva distrutto la torre, i Montecuccoli intrapresero importanti interventi di ristrutturazione e fortificazione del castello, dotandolo di una rocca circondata da un doppio recinto di possenti mura, dalle quali emergeva la ricostruita ‘torre nuova’.

Dal Cinquecento al Settecento: la rocca in rovina
Nel corso del Cinquecento riemersero le antiche, mai sopite controversie di confine tra il Modenese e il Bolognese, che andavano ora a incidere sui rapporti tra lo stato estense e quello della Chiesa.
All’inizio del secolo una ribellione degli abitanti di Montese, istigata da Bologna, portò a un breve periodo di autogoverno ‘repubblicano’, provocando in seguito aspri scontri tra i Montecuccoli e i bolognesi Tanari, potenti signori di Gaggio Montano, che devastarono la rocca con il borgo e l’intero territorio. Ulteriori danni alla rocca furono provocati dalle incursioni di bande provenienti dal territorio pontificio e dai ripetuti passaggi di eserciti in armi.
Passata al Ducato estense di Modena dopo la devoluzione di Ferrara allo stato della Chiesa del 1598, a metà del Seicento la rocca era semidistrutta. Verso la fine del secolo Ferrante Montecuccoli riconsegnò il castello, in cambio di altri beni, alla Camera ducale, che nel 1720 lo cedette al nobile padovano Benedetto Selvatico e nel 1756 al marchese Cornelio Malaspina; da questi passò alla figlia Barbara, marchesa della Rosa, che lo tenne fino ai decreti napoleonici di abolizione dei feudi.

Otto e Novecento: ricostruzione, restauro, valorizzazione
All’inizio dell’Ottocento il castello era ormai in rovina. I primi interventi di recupero furono realizzati nel 1840 quando, rimosse le macerie, venne creato un piazzale antistante il palazzo, e ricostruite le mura inserendovi gli spalti; ulteriori interventi di restauro furono promossi a fine secolo.
La seconda guerra mondiale - che vide Montese in prima fila sul fronte della Linea Gotica - causò però nuovi danni al complesso, che a partire dagli anni Settanta del Novecento fu sottoposto dal comune a importanti interventi di restauro e rifunzionalizzazione.
Aperta al pubblico, la rocca ospita oggi il museo dedicato agli insediamenti storici e alla cultura materiale del territorio; una sezione dell’esposizione, dedicata alle vicende della seconda guerra mondiale, è integrata da un percorso all’aperto lungo le postazioni militari della vicina località di Montello.

VISITA
Una strada lastricata in sasso gira attorno alle mura arrampicandosi sul colle ricoperto da una rigogliosa pineta e conducendo al complesso, articolato su due recinti accostati di mura, fra i quali si erge la poderosa torre di fine Trecento, con basamento a scarpa e merlatura ghibellina.
Il recinto più antico, che chiude la sommità del colle, ingloba l’antico palazzo. Un portale a sesto acuto conduce alla corte interna da cui si accede a un camminamento realizzato a metà Ottocento, con spalti dotati di aperture strambate per le armi da fuoco. Ai piedi della torre è una cisterna duecentesca con copertura a falde, realizzata da Rolandino Dossi.
L'edificio residenziale su due piani si affaccia sul cortile; un portone a tutto sesto conduce alle sale al pianoterra, con sedute in pietra attorno alle finestre e un camino in arenaria; al primo piano è ospitato il museo. Il cortile esterno a pianta quadrata si affaccia sul borgo e la chiesa parrocchiale.
Dal castello si domina un panorama vastissimo, esteso dall’Appennino alla valle del Panaro fino alla pianura padana.


Valli e Strade storiche

Ambiti territoriali presidiati dal castello:

valle Panaro,
via Romea Nonantolana
Casati e istituzioni

Signori del castello tra medioevo e età moderna:

Canossa,
Montecuccoli,
Este
Storie e Percorsi

Itinerari tematici e storici tra i castelli:

Il Frignano estense
Bibliografia
via della Rocca, 291
Montese (MO)
tel 059 971122 IAT; 059 971106 Comune, +39 059 971106 Ufficio Turismo Comune di Montese
Nel Frignano modenese, Montese domina da più di 800 metri di altezza la valle del Panaro, al confine con il territorio bolognese.

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Dopo i Canossa: un castello conteso
Nell’alto medioevo il territorio di Montese dipendeva in gran parte dall’abbazia benedettina di Nonantola: da qui transitava la variante orientale della via Romea Nonantolana che collegava lungo il Panaro l'abbazia di pianura alla 'gemella' appenninica di Fanano, giungendo poi nella Toscana pistoiese attraverso il passo della Croce Arcana. Attorno al Mille un’altra abbazia benedettina, quella modenese di San Pietro, esercitava i diritti su Montese e sulla vicina Castel d’Aiano.
Area di secolare interesse strategico, parte degli immensi territori governati dai Canossa, dopo la morte della grancontessa Matilde all’inizio del XII secolo il Frignano divenne terreno di contesa tra i feudatari della montagna, organizzati nelle fazioni dei ghibellini Montecuccoli e dei guelfi Gualandelli, e tra i comuni di Modena e di Bologna. Lo scontro coinvolse anche Montese, che nel 1197 si sottomise con molti altri comuni del Frignano a Modena.
Agli ultimi decenni del secolo risalgono i primi riferimenti al suo castello, concesso in enfiteusi nel 1212 dall’imperatore ai Montecuccoli e confermato loro pochi anni dopo dal papa come parte dell’eredità matildica.
Le pressioni militari di Modena e Bologna per il possesso del castello, e di molti altri del Frignano, continuarono però per tutto il secolo e parte di quello successivo, nonostante il lodo papale che nel 1296 confermò l'appartenenza di Montese all’orbita modenese.

Montese estense: il castello dei Montecuccoli
Dal 1336 gli Este imposero definitivamente il loro dominio sul Frignano, come parte della signoria modenese che avevano allora consolidato, costituendovi una provincia separata da quella di Modena e facendo di Montese la sede di una Podesteria.
Accettato dopo aspre resistenze il nuovo assetto di potere, i Montecuccoli ottennero però la conferma dell’investitura imperiale sui loro castelli, compreso quello di Montese, che avrebbero mantenuto con brevi interruzioni per oltre tre secoli.
Alla fine del Trecento, dopo un ennesimo assalto bolognese che ne aveva distrutto la torre, i Montecuccoli intrapresero importanti interventi di ristrutturazione e fortificazione del castello, dotandolo di una rocca circondata da un doppio recinto di possenti mura, dalle quali emergeva la ricostruita ‘torre nuova’.

Dal Cinquecento al Settecento: la rocca in rovina
Nel corso del Cinquecento riemersero le antiche, mai sopite controversie di confine tra il Modenese e il Bolognese, che andavano ora a incidere sui rapporti tra lo stato estense e quello della Chiesa.
All’inizio del secolo una ribellione degli abitanti di Montese, istigata da Bologna, portò a un breve periodo di autogoverno ‘repubblicano’, provocando in seguito aspri scontri tra i Montecuccoli e i bolognesi Tanari, potenti signori di Gaggio Montano, che devastarono la rocca con il borgo e l’intero territorio. Ulteriori danni alla rocca furono provocati dalle incursioni di bande provenienti dal territorio pontificio e dai ripetuti passaggi di eserciti in armi.
Passata al Ducato estense di Modena dopo la devoluzione di Ferrara allo stato della Chiesa del 1598, a metà del Seicento la rocca era semidistrutta. Verso la fine del secolo Ferrante Montecuccoli riconsegnò il castello, in cambio di altri beni, alla Camera ducale, che nel 1720 lo cedette al nobile padovano Benedetto Selvatico e nel 1756 al marchese Cornelio Malaspina; da questi passò alla figlia Barbara, marchesa della Rosa, che lo tenne fino ai decreti napoleonici di abolizione dei feudi.

Otto e Novecento: ricostruzione, restauro, valorizzazione
All’inizio dell’Ottocento il castello era ormai in rovina. I primi interventi di recupero furono realizzati nel 1840 quando, rimosse le macerie, venne creato un piazzale antistante il palazzo, e ricostruite le mura inserendovi gli spalti; ulteriori interventi di restauro furono promossi a fine secolo.
La seconda guerra mondiale - che vide Montese in prima fila sul fronte della Linea Gotica - causò però nuovi danni al complesso, che a partire dagli anni Settanta del Novecento fu sottoposto dal comune a importanti interventi di restauro e rifunzionalizzazione.
Aperta al pubblico, la rocca ospita oggi il museo dedicato agli insediamenti storici e alla cultura materiale del territorio; una sezione dell’esposizione, dedicata alle vicende della seconda guerra mondiale, è integrata da un percorso all’aperto lungo le postazioni militari della vicina località di Montello.

VISITA
Una strada lastricata in sasso gira attorno alle mura arrampicandosi sul colle ricoperto da una rigogliosa pineta e conducendo al complesso, articolato su due recinti accostati di mura, fra i quali si erge la poderosa torre di fine Trecento, con basamento a scarpa e merlatura ghibellina.
Il recinto più antico, che chiude la sommità del colle, ingloba l’antico palazzo. Un portale a sesto acuto conduce alla corte interna da cui si accede a un camminamento realizzato a metà Ottocento, con spalti dotati di aperture strambate per le armi da fuoco. Ai piedi della torre è una cisterna duecentesca con copertura a falde, realizzata da Rolandino Dossi.
L'edificio residenziale su due piani si affaccia sul cortile; un portone a tutto sesto conduce alle sale al pianoterra, con sedute in pietra attorno alle finestre e un camino in arenaria; al primo piano è ospitato il museo. Il cortile esterno a pianta quadrata si affaccia sul borgo e la chiesa parrocchiale.
Dal castello si domina un panorama vastissimo, esteso dall’Appennino alla valle del Panaro fino alla pianura padana.


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