Novellara

Rocca Gonzaghesca
Novellara

Esterno
piazzale Marconi, 1
Novellara (RE)
tel 0522 655426 (mattina)
Al centro della pianura a nord est di Reggio, a ridosso del Modenese, Novellara è situata a metà strada tra il capoluogo e il Po, a poca distanza dal confine con il Mantovano, che qui si estende anche sulla riva destra del grande fiume.

Nell'orbita di Reggio, al confine con Mantova
In posizione relativamente elevata tra valli e paludi, Novellara è citata dal X secolo tra i luoghi dove la diocesi di Reggio possedeva beni, insieme al monastero di San Prospero.
Parte degli immensi territori controllati dai Canossa tra Mantova e gli appennini, all’inizio del secolo XII il sito venne fortificato da Gherardo Malapresa con una torre difesa da fosse e terrapieni, forse in sostituzione di un precedente recinto con palizzata.
Da metà secolo il castello fu controllato dal comune di Reggio, entrato ben presto in contrasto con Mantova per il controllo della destra Po - la Regona Padi - a nord di Novellara; da qui fu fatta passare la strada realizzata nel 1242 per collegare la città a Reggiolo, suo avamposto fortificato nell’area contesa.
Le aspre lotte fazionarie che a lungo dilaniarono Reggio si riflessero anche sul contado e sul castrum novellarese, che nel 1270 sarebbe stato in possesso dei ghibellini Sessi, acerrimi nemici dei guelfi Fogliani.

I Gonzaga di Novellara e Bagnolo: nascita della rocca
Proprio da Reggiolo e Novellara ebbe inizio la penetrazione nel Reggiano dei Gonzaga, culminata nel 1335 con l’assunzione della signoria cittadina da parte di Luigi, che sette anni prima aveva consolidato il suo dominio assoluto su Mantova.
Dal 1359 il figlio Feltrino, in contrasto con fratelli e nipoti, assunse da solo la signoria di Reggio, ottenendo nel 1366 il vicariato imperiale; ma già nel 1371 dovette cedere all’attacco simultaneo dei Visconti da nord e degli Este da Modena, consegnando la città e il suo contado ai milanesi. Per sé egli mantenne però la signoria di Novellara e Bagnolo, in posizione strategica lungo il canale che collegava la città al Po, dando origine ad un ramo dinastico distinto da quello mantovano.
A difesa dagli attacchi di Mantova e delle altre signorie vicine, dagli ultimi decenni del Trecento i Gonzaga avviarono a Novellara la costruzione della rocca, i cui lavori continuarono per circa settant’anni. Nel 1452, a lavori ancora in corso, la rocca venne conquistata e distrutta dopo un lungo assedio dalle truppe di Correggio, e ricostruita potenziandola con un apparato di artiglieria.
Completato negli anni Sessanta - e ulteriormente fortificato nell’ultimo decennio del secolo, ancora agitato dalle dispute di confine con Mantova e Guastalla - l’imponente edificio quadrilatero ad un solo piano, che dell’antica struttura dei Malapresa aveva mantenuto solo la torre, era dotato di spesse mura merlate a scarpa, quattro torrioni angolari e due accessi con ponte levatoio sul fossato, oltre che di una specola belvedere elevata al centro della costruzione.

Una splendida signoria: bonifiche, infrastrutture, rinnovo urbano
I Gonzaga novellaresi diedero vita a una delle più splendide ‘piccole signorie’ padane, che garantì a lungo lo sviluppo economico, urbanistico e culturale del piccolo stato.
Ampie opere di bonifica e infrastrutturazione del territorio furono realizzate in accordo con gli Este, signori di Reggio dal 1409, che nel 1425 concessero loro la gestione del canale di Novellara, e successivamente anche il controllo di Cortenova e delle ville di San Tommaso, Santa Maria e San Giovanni.
I Gonzaga lasciarono la loro impronta anche sul tessuto urbano, che dopo l’elevazione imperiale del piccolo stato a contea nel 1501 venne rinnovato con la realizzazione della piazza e del nuovo borgo porticato a pianta ortogonale, e dotato di chiese, conventi, palazzi, mentre nel suburbio sorgevano ville e casini da caccia.

Dalla rocca al palazzo di corte
A partire dal 1541, su impulso della reggente Costanza da Correggio, vedova di Alessandro Gonzaga, anche la ‘gagliarda fortezza’ fu oggetto di importanti interventi, venendo progressivamente trasformata in una splendida dimora signorile, poi sede della raffinata corte gonzaghesca.
Elevato di un piano e dotato di una loggia, negli anni Sessanta del Cinquecento, in occasione del matrimonio di Alfonso I con Vittoria da Capua, l’edificio venne completato con il teatro di corte e le sale di rappresentanza al piano terra. Gli ambienti furono riccamente arredati e decorati sotto la direzione dell’artista di corte Lelio Orsi, esponente del Manierismo e autore a Novellara di altre importanti opere, come la Collegiata di Santo Stefano e i due casini suburbani di Sopra e di Sotto.
Nel 1670 furono completati gli spazi di servizio e eretta, su disegno del Sormani, l'alta torre posta sull’accesso rivolto al borgo, che ospitò campana e orologio, mentre le prigioni venivano collocate nel mastio.

Nel Ducato di Modena e Reggio: la rocca spogliata
Estinta la dinastia gonzaghesca nel 1728, il feudo venne acquistato nove anni dopo dal duca di Modena e Reggio Ercole d'Este, il cui nipote e successore Rinaldo, che aveva sposato l’ultima erede del casato, ottenne poi l'investitura imperiale, annettendo Novellara al Ducato estense.
Questo passaggio comportò per Novellara, con la decadenza economica conseguente alla perdita di autonomia e centralità territoriale, anche la spogliazione e la decadenza della sua rocca, simbolo del passato splendore della signoria.
Parte degli arredi e della quadreria, rimasti di proprietà della famiglia Gonzaga, trovarono collocazione nei due casini suburbani, mentre alcuni affreschi di Lelio Orsi che ornavano i camerini privati dei signori - insieme a preziosi dipinti, marmi e camini - vennero trasferiti negli anni Settanta nel palazzo ducale di Modena con l’autorizzazione della Comunità di Novellara, che aveva acquisito la rocca nel 1754.

L'Ottocento: funzioni pubbliche per la rocca
Nel corso dell’Ottocento le nuove funzioni pubbliche assunte dall'edificio imposero ulteriori interventi, strutturali e decorativi, sulla rocca.
Nel secondo decennio del secolo i locali a piano terra del lato nord, destinati dal Comune a spazi di rappresentanza e a uffici, vennero decorati dal pittore Carlo Bolgeri.
Nel 1850 venne distrutto il belvedere ormai pericolante, e nel 1857 il teatro cinquecentesco, al cui posto dieci anni dopo venne inaugurato il nuovo teatro municipale, con accesso dal cortile interno, progettato da Antonio Tegani sul modello di quello reggiano e decorato dallo scenografo Cesare Cervi, autore anche dei dipinti nella sala del Consiglio al piano superiore. Vennero allora anche eliminati i ponti levatoi e l'entrata dal lato nord, mentre l'accesso dal lato opposto venne dotato di un ponte in cotto.

Il Novecento: la riscoperta dei Gonzaga, i restauri, la valorizzazione
Attorno al 1940 venne creato il museo, collocato nel piano nobile dell’edificio, le cui testimonianze vennero schedate l’anno successivo dalla soprintendenza modenese, titolare delle opere che erano state spostate duecento anni prima nel palazzo Estense.
Tra gli anni Cinquanta e Sessanta, in concomitanza con la ripresa degli studi sulla signoria gonzaghesca, furono eseguiti importanti restauri del palazzo che consentirono la scoperta di diversi affreschi parietali; ulteriori interventi vennero poi realizzati negli anni Settanta sui dipinti con fondi regionali.
Dopo il terremoto del 1996 il museo è stato riallestito su progetto dell'architetto Cesare Mari e inaugurato nel 2006. Attenti interventi sul mercato antiquario internazionale, e i depositi concessi dalla soprintendenza modenese e da altre istituzioni culturali, hanno consentito all'amministrazione comunale il recupero di importanti testimonianze del periodo gonzaghesco, esposte nel percorso museale.
Le opere integrano i preziosi documenti sulla famiglia e sull’amministrazione del feudo conservati nell'archivio Gonzaga, parte dell'archivio storico comunale anch’esso ospitato nella rocca insieme alla biblioteca, al teatro e al municipio.

VISITA
La rocca a pianta quadrata, caratterizzata dai torrioni angolari sporgenti orlati di merlature, si erge di fronte a una stecca porticata del borgo, che poco oltre si apre sulla affascinante piazza oggi intitolata all’Unità d’Italia.
L’altissima torre campanaria aggettante sul fossato dà accesso attraverso un androne al grande cortile di forma rettangolare, cadenzato sul fondo dal portico ad undici arcate con loggiato. Da qui si accede agli antichi ambienti di rappresentanza, oggi occupati dalla biblioteca civica e dall’archivio storico, dove spicca una piccola nicchia con soffitto a botte ornata di stucchi dorati.
Sul lato opposto della corte si erge, inglobando uno dei torrioni, il corpo di fabbrica del teatro, piccolo gioiello ottocentesco realizzato sul sito del teatro gonzaghesco di metà Cinquecento.
Diverse sale al piano nobile, frutto dell’elevazione cinquecentesca e oggi parte del percorso museale, conservano i soffitti a cassettoni, gli imponenti camini in marmo di Verona, le cornici nei passaggi delle porte e gli splendidi fregi parietali. Di grande rilievo sono la sala del Fico con decori cinquecenteschi a grottesche attribuiti a pittori mantovani e ferraresi, il salone Gonzaga con soffitti a cassettoni bordati da intagli e rosoni, la sala già dell’Aquila, ora del Consiglio comunale, i cui dipinti ottocenteschi riproducono paesaggi immaginari e la rocca inquadrati tra tendaggi e panneggi.
Il museo annovera testimonianze di grande interesse sulla signoria, come l’arazzo di Alfonso I con Giasone e Medea, gli affreschi strappati del Casino di Sopra opera di Lelio Orsi, le monete della zecca gonzaghesca, gli alberi genealogici e diversi ritratti dei Gonzaga dal Cinquecento al Settecento; a queste si affianca la preziosa collezione, una delle maggiori d’Europa, di vasi da farmacia dell’antica Spezieria dei Gesuiti.


Valli e Strade storiche

Ambiti territoriali presidiati dal castello:

delta e valle Po
Casati e istituzioni

Signori del castello tra medioevo e età moderna:

Comune di Reggio,
Gonzaga di Novellara e Bagnolo,
Este,
Malapresa
Arte e Architettura

Stili architettonici e decorativi nel castello:

Rinascimento e Manierismo
Storie e Percorsi

Itinerari tematici e storici tra i castelli:

L'Oltrepo mantovano
Bibliografia
piazzale Marconi, 1
Novellara (RE)
tel 0522 655426 (mattina)
Al centro della pianura a nord est di Reggio, a ridosso del Modenese, Novellara è situata a metà strada tra il capoluogo e il Po, a poca distanza dal confine con il Mantovano, che qui si estende anche sulla riva destra del grande fiume.

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Nell'orbita di Reggio, al confine con Mantova
In posizione relativamente elevata tra valli e paludi, Novellara è citata dal X secolo tra i luoghi dove la diocesi di Reggio possedeva beni, insieme al monastero di San Prospero.
Parte degli immensi territori controllati dai Canossa tra Mantova e gli appennini, all’inizio del secolo XII il sito venne fortificato da Gherardo Malapresa con una torre difesa da fosse e terrapieni, forse in sostituzione di un precedente recinto con palizzata.
Da metà secolo il castello fu controllato dal comune di Reggio, entrato ben presto in contrasto con Mantova per il controllo della destra Po - la Regona Padi - a nord di Novellara; da qui fu fatta passare la strada realizzata nel 1242 per collegare la città a Reggiolo, suo avamposto fortificato nell’area contesa.
Le aspre lotte fazionarie che a lungo dilaniarono Reggio si riflessero anche sul contado e sul castrum novellarese, che nel 1270 sarebbe stato in possesso dei ghibellini Sessi, acerrimi nemici dei guelfi Fogliani.

I Gonzaga di Novellara e Bagnolo: nascita della rocca
Proprio da Reggiolo e Novellara ebbe inizio la penetrazione nel Reggiano dei Gonzaga, culminata nel 1335 con l’assunzione della signoria cittadina da parte di Luigi, che sette anni prima aveva consolidato il suo dominio assoluto su Mantova.
Dal 1359 il figlio Feltrino, in contrasto con fratelli e nipoti, assunse da solo la signoria di Reggio, ottenendo nel 1366 il vicariato imperiale; ma già nel 1371 dovette cedere all’attacco simultaneo dei Visconti da nord e degli Este da Modena, consegnando la città e il suo contado ai milanesi. Per sé egli mantenne però la signoria di Novellara e Bagnolo, in posizione strategica lungo il canale che collegava la città al Po, dando origine ad un ramo dinastico distinto da quello mantovano.
A difesa dagli attacchi di Mantova e delle altre signorie vicine, dagli ultimi decenni del Trecento i Gonzaga avviarono a Novellara la costruzione della rocca, i cui lavori continuarono per circa settant’anni. Nel 1452, a lavori ancora in corso, la rocca venne conquistata e distrutta dopo un lungo assedio dalle truppe di Correggio, e ricostruita potenziandola con un apparato di artiglieria.
Completato negli anni Sessanta - e ulteriormente fortificato nell’ultimo decennio del secolo, ancora agitato dalle dispute di confine con Mantova e Guastalla - l’imponente edificio quadrilatero ad un solo piano, che dell’antica struttura dei Malapresa aveva mantenuto solo la torre, era dotato di spesse mura merlate a scarpa, quattro torrioni angolari e due accessi con ponte levatoio sul fossato, oltre che di una specola belvedere elevata al centro della costruzione.

Una splendida signoria: bonifiche, infrastrutture, rinnovo urbano
I Gonzaga novellaresi diedero vita a una delle più splendide ‘piccole signorie’ padane, che garantì a lungo lo sviluppo economico, urbanistico e culturale del piccolo stato.
Ampie opere di bonifica e infrastrutturazione del territorio furono realizzate in accordo con gli Este, signori di Reggio dal 1409, che nel 1425 concessero loro la gestione del canale di Novellara, e successivamente anche il controllo di Cortenova e delle ville di San Tommaso, Santa Maria e San Giovanni.
I Gonzaga lasciarono la loro impronta anche sul tessuto urbano, che dopo l’elevazione imperiale del piccolo stato a contea nel 1501 venne rinnovato con la realizzazione della piazza e del nuovo borgo porticato a pianta ortogonale, e dotato di chiese, conventi, palazzi, mentre nel suburbio sorgevano ville e casini da caccia.

Dalla rocca al palazzo di corte
A partire dal 1541, su impulso della reggente Costanza da Correggio, vedova di Alessandro Gonzaga, anche la ‘gagliarda fortezza’ fu oggetto di importanti interventi, venendo progressivamente trasformata in una splendida dimora signorile, poi sede della raffinata corte gonzaghesca.
Elevato di un piano e dotato di una loggia, negli anni Sessanta del Cinquecento, in occasione del matrimonio di Alfonso I con Vittoria da Capua, l’edificio venne completato con il teatro di corte e le sale di rappresentanza al piano terra. Gli ambienti furono riccamente arredati e decorati sotto la direzione dell’artista di corte Lelio Orsi, esponente del Manierismo e autore a Novellara di altre importanti opere, come la Collegiata di Santo Stefano e i due casini suburbani di Sopra e di Sotto.
Nel 1670 furono completati gli spazi di servizio e eretta, su disegno del Sormani, l'alta torre posta sull’accesso rivolto al borgo, che ospitò campana e orologio, mentre le prigioni venivano collocate nel mastio.

Nel Ducato di Modena e Reggio: la rocca spogliata
Estinta la dinastia gonzaghesca nel 1728, il feudo venne acquistato nove anni dopo dal duca di Modena e Reggio Ercole d'Este, il cui nipote e successore Rinaldo, che aveva sposato l’ultima erede del casato, ottenne poi l'investitura imperiale, annettendo Novellara al Ducato estense.
Questo passaggio comportò per Novellara, con la decadenza economica conseguente alla perdita di autonomia e centralità territoriale, anche la spogliazione e la decadenza della sua rocca, simbolo del passato splendore della signoria.
Parte degli arredi e della quadreria, rimasti di proprietà della famiglia Gonzaga, trovarono collocazione nei due casini suburbani, mentre alcuni affreschi di Lelio Orsi che ornavano i camerini privati dei signori - insieme a preziosi dipinti, marmi e camini - vennero trasferiti negli anni Settanta nel palazzo ducale di Modena con l’autorizzazione della Comunità di Novellara, che aveva acquisito la rocca nel 1754.

L'Ottocento: funzioni pubbliche per la rocca
Nel corso dell’Ottocento le nuove funzioni pubbliche assunte dall'edificio imposero ulteriori interventi, strutturali e decorativi, sulla rocca.
Nel secondo decennio del secolo i locali a piano terra del lato nord, destinati dal Comune a spazi di rappresentanza e a uffici, vennero decorati dal pittore Carlo Bolgeri.
Nel 1850 venne distrutto il belvedere ormai pericolante, e nel 1857 il teatro cinquecentesco, al cui posto dieci anni dopo venne inaugurato il nuovo teatro municipale, con accesso dal cortile interno, progettato da Antonio Tegani sul modello di quello reggiano e decorato dallo scenografo Cesare Cervi, autore anche dei dipinti nella sala del Consiglio al piano superiore. Vennero allora anche eliminati i ponti levatoi e l'entrata dal lato nord, mentre l'accesso dal lato opposto venne dotato di un ponte in cotto.

Il Novecento: la riscoperta dei Gonzaga, i restauri, la valorizzazione
Attorno al 1940 venne creato il museo, collocato nel piano nobile dell’edificio, le cui testimonianze vennero schedate l’anno successivo dalla soprintendenza modenese, titolare delle opere che erano state spostate duecento anni prima nel palazzo Estense.
Tra gli anni Cinquanta e Sessanta, in concomitanza con la ripresa degli studi sulla signoria gonzaghesca, furono eseguiti importanti restauri del palazzo che consentirono la scoperta di diversi affreschi parietali; ulteriori interventi vennero poi realizzati negli anni Settanta sui dipinti con fondi regionali.
Dopo il terremoto del 1996 il museo è stato riallestito su progetto dell'architetto Cesare Mari e inaugurato nel 2006. Attenti interventi sul mercato antiquario internazionale, e i depositi concessi dalla soprintendenza modenese e da altre istituzioni culturali, hanno consentito all'amministrazione comunale il recupero di importanti testimonianze del periodo gonzaghesco, esposte nel percorso museale.
Le opere integrano i preziosi documenti sulla famiglia e sull’amministrazione del feudo conservati nell'archivio Gonzaga, parte dell'archivio storico comunale anch’esso ospitato nella rocca insieme alla biblioteca, al teatro e al municipio.

VISITA
La rocca a pianta quadrata, caratterizzata dai torrioni angolari sporgenti orlati di merlature, si erge di fronte a una stecca porticata del borgo, che poco oltre si apre sulla affascinante piazza oggi intitolata all’Unità d’Italia.
L’altissima torre campanaria aggettante sul fossato dà accesso attraverso un androne al grande cortile di forma rettangolare, cadenzato sul fondo dal portico ad undici arcate con loggiato. Da qui si accede agli antichi ambienti di rappresentanza, oggi occupati dalla biblioteca civica e dall’archivio storico, dove spicca una piccola nicchia con soffitto a botte ornata di stucchi dorati.
Sul lato opposto della corte si erge, inglobando uno dei torrioni, il corpo di fabbrica del teatro, piccolo gioiello ottocentesco realizzato sul sito del teatro gonzaghesco di metà Cinquecento.
Diverse sale al piano nobile, frutto dell’elevazione cinquecentesca e oggi parte del percorso museale, conservano i soffitti a cassettoni, gli imponenti camini in marmo di Verona, le cornici nei passaggi delle porte e gli splendidi fregi parietali. Di grande rilievo sono la sala del Fico con decori cinquecenteschi a grottesche attribuiti a pittori mantovani e ferraresi, il salone Gonzaga con soffitti a cassettoni bordati da intagli e rosoni, la sala già dell’Aquila, ora del Consiglio comunale, i cui dipinti ottocenteschi riproducono paesaggi immaginari e la rocca inquadrati tra tendaggi e panneggi.
Il museo annovera testimonianze di grande interesse sulla signoria, come l’arazzo di Alfonso I con Giasone e Medea, gli affreschi strappati del Casino di Sopra opera di Lelio Orsi, le monete della zecca gonzaghesca, gli alberi genealogici e diversi ritratti dei Gonzaga dal Cinquecento al Settecento; a queste si affianca la preziosa collezione, una delle maggiori d’Europa, di vasi da farmacia dell’antica Spezieria dei Gesuiti.


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