San Giorgio Piacentino

Castello di San Giorgio
San Giorgio Piacentino

Castello di San Giorgio Piacentino, su gentile concessione di www.comuni-italiani.it
piazza Torrione, 4
San Giorgio Piacentino (PC)
tel 0523 870 997 (IAT)
Nel piacentino orientale, San Giorgio si stende sulla riva destra del torrente Nure fra pianura e collina, a poca distanza dalla via Emilia.

Dalla Chiesa di Piacenza alle lotte fazionarie
L’insediamento sorse in età longobarda nei pressi del ponte di età romana, passaggio obbligato sulla direttrice da Piacenza a Velleia che giungeva poi fino a Bardi, collegandosi ai percorsi francigeni diretti in Toscana e in Liguria.
Il sito venne fortificato nel X secolo dai canonici della nuova cattedrale piacentina dedicata a santa Giustina, sulla base del privilegio imperiale del 948 che li autorizzava a difendere dalle scorrerie ungare - con mura, fossati e altri apparati - le pievi di San Giorgio, Carmiano e Cassiano avute sessant’anni prima dal vescovo di Piacenza.
Passato al monastero piacentino di San Savino, il castello venne distrutto a più riprese nel corso delle lotte tra fazioni e tra Piacenza e le città vicine: una prima volta a opera dei 'popolari' piacentini, per aver dato rifugio ai fuoriusciti della città, e nel 1242 dalle truppe cremonesi e bergamasche alleate a Federico II.

Dagli Anguissola agli Scotti
Fra il Due e il Trecento il castello entrò a fare parte della rete fortificata tra il Trebbia e il Nure, incentrata sui feudi di Travo e di Bobbio, controllata dagli Anguissola, una delle maggiori famiglie guelfe di Piacenza. Nella seconda metà del Cinquecento Alessandro Anguissola integrò le difese di San Giorgio con una rocca, con funzioni di presidio militare del castello.
Fra il 1630 e il 1638, a seguito di una lunga disputa patrimoniale tra gli Anguissola, Fabio Scotti del ramo di Castelbosco e Mamago, discendente di una delle ricorrenti, ottenne la proprietà del castello, confermatagli dalla camera ducale farnesiana dietro pagamento di una forte somma insieme al titolo di conte di San Giorgio.
Il nuovo conte fece della rocca la propria residenza; nel corso del Settecento anche il castello, nella sua ala ovest, venne trasformato in una residenza signorile dotata di un bel giardino, mentre la porzione restante venne alienata alla famiglia Porcelli. I decreti napoleonici di abolizione dei feudi lasciarono agli Scotti – che avevano da poco aggiunto al proprio il cognome Della Scala - la proprietà del castello, protagonista nel 1799 di un celebre episodio a margine della battaglia della Trebbia.

Fra Otto e Novecento: una funzione pubblica per il castello
Dopo l’Unità d’Italia il comune acquistò nel 1876 per i propri uffici e la scuola la porzione Porcelli dell’edificio; l’ala ovest, comprata e restaurata a fine secolo dai Ceresa Costa dopo la scomparsa dell’ultimo conte, divenne anch’essa proprietà comunale solo nel 1978.
Grazie ai contributi regionali e all’intervento della Soprintendenza, il comune ha restaurato il castello, destinandolo a sede dei propri uffici, della biblioteca comunale e di manifestazioni culturali e civiche, mentre una parte è adibita ad abitazione privata.

VISITA
L’edificio a pianta quadrata, con un’alta torre che sovrasta l’ingresso principale, è interamente costruito in pietra, mentre le aperture sono evidenziate da mattoni.
L’ingresso funge da separazione tra il corpo principale dell’edificio e il mastio. Il complesso è caratterizzato da livelli diseguali di elevazione dei diversi corpi di fabbrica, originati dalle diverse fasi costruttive e dalle trasformazioni imposte alla struttura, specie nel Setttecento. Nell’ampio cortile interno, una pietra è intagliata con l’immagine di San Giorgio che uccide il drago.



Valli e Strade storiche

Ambiti territoriali presidiati dal castello:

valle Nure,
via Romea Francigena | Cisa
Casati e istituzioni

Signori del castello tra medioevo e età moderna:

Anguissola,
Scotti
Bibliografia
piazza Torrione, 4
San Giorgio Piacentino (PC)
tel 0523 870 997 (IAT)
Nel piacentino orientale, San Giorgio si stende sulla riva destra del torrente Nure fra pianura e collina, a poca distanza dalla via Emilia.

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Dalla Chiesa di Piacenza alle lotte fazionarie
L’insediamento sorse in età longobarda nei pressi del ponte di età romana, passaggio obbligato sulla direttrice da Piacenza a Velleia che giungeva poi fino a Bardi, collegandosi ai percorsi francigeni diretti in Toscana e in Liguria.
Il sito venne fortificato nel X secolo dai canonici della nuova cattedrale piacentina dedicata a santa Giustina, sulla base del privilegio imperiale del 948 che li autorizzava a difendere dalle scorrerie ungare - con mura, fossati e altri apparati - le pievi di San Giorgio, Carmiano e Cassiano avute sessant’anni prima dal vescovo di Piacenza.
Passato al monastero piacentino di San Savino, il castello venne distrutto a più riprese nel corso delle lotte tra fazioni e tra Piacenza e le città vicine: una prima volta a opera dei 'popolari' piacentini, per aver dato rifugio ai fuoriusciti della città, e nel 1242 dalle truppe cremonesi e bergamasche alleate a Federico II.

Dagli Anguissola agli Scotti
Fra il Due e il Trecento il castello entrò a fare parte della rete fortificata tra il Trebbia e il Nure, incentrata sui feudi di Travo e di Bobbio, controllata dagli Anguissola, una delle maggiori famiglie guelfe di Piacenza. Nella seconda metà del Cinquecento Alessandro Anguissola integrò le difese di San Giorgio con una rocca, con funzioni di presidio militare del castello.
Fra il 1630 e il 1638, a seguito di una lunga disputa patrimoniale tra gli Anguissola, Fabio Scotti del ramo di Castelbosco e Mamago, discendente di una delle ricorrenti, ottenne la proprietà del castello, confermatagli dalla camera ducale farnesiana dietro pagamento di una forte somma insieme al titolo di conte di San Giorgio.
Il nuovo conte fece della rocca la propria residenza; nel corso del Settecento anche il castello, nella sua ala ovest, venne trasformato in una residenza signorile dotata di un bel giardino, mentre la porzione restante venne alienata alla famiglia Porcelli. I decreti napoleonici di abolizione dei feudi lasciarono agli Scotti – che avevano da poco aggiunto al proprio il cognome Della Scala - la proprietà del castello, protagonista nel 1799 di un celebre episodio a margine della battaglia della Trebbia.

Fra Otto e Novecento: una funzione pubblica per il castello
Dopo l’Unità d’Italia il comune acquistò nel 1876 per i propri uffici e la scuola la porzione Porcelli dell’edificio; l’ala ovest, comprata e restaurata a fine secolo dai Ceresa Costa dopo la scomparsa dell’ultimo conte, divenne anch’essa proprietà comunale solo nel 1978.
Grazie ai contributi regionali e all’intervento della Soprintendenza, il comune ha restaurato il castello, destinandolo a sede dei propri uffici, della biblioteca comunale e di manifestazioni culturali e civiche, mentre una parte è adibita ad abitazione privata.

VISITA
L’edificio a pianta quadrata, con un’alta torre che sovrasta l’ingresso principale, è interamente costruito in pietra, mentre le aperture sono evidenziate da mattoni.
L’ingresso funge da separazione tra il corpo principale dell’edificio e il mastio. Il complesso è caratterizzato da livelli diseguali di elevazione dei diversi corpi di fabbrica, originati dalle diverse fasi costruttive e dalle trasformazioni imposte alla struttura, specie nel Setttecento. Nell’ampio cortile interno, una pietra è intagliata con l’immagine di San Giorgio che uccide il drago.



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