
Monticelli d'Ongina (PC)
Sorto in età romana sulle montagnole sabbiose emergenti dalle paludi, lungo il tracciato della via Postumia, alla fine del secolo VIII Monticelli fu assegnato da Carlo Magno con altre terre di oltre Po alla diocesi di Cremona, e in seguito diviso tra questa e la diocesi piacentina. Dal IX secolo fu parte del comitato d’Aucia esteso tra Parmense, Piacentino e Cremonese, a lungo feudo imperiale del casato obertengo e poi del suo ramo Pallavicino.
Con il passaggio di poteri dalla diocesi al comune di Cremona nel XII secolo, Monticelli fu sottoposta a vassalli imperiali della città - uno dei quali, un Bonifaci detto unginus, diede origine al toponimo ‘d’Ongina’.
Fino a tutto il secolo successivo le aree a ridosso del Po furono oggetto di contesa tra Piacenza e Cremona; nel 1298 quest'ultima provvide a fortificare Monticelli, facendone un importante avamposto difensivo dei suoi territori d’oltre Po, e il fiorente centro di un'area estesa fino a Castelvetro.
La rocca di Rolando Pallavicino
Nel 1335 Monticelli passò con Cremona sotto il dominio dei Visconti. Nel 1410 i signori di Milano assegnarono il castello, con Salsomaggiore e Pescarolo, al loro alleato Rolando Pallavicino ‘il Magnifico’, marchese di Busseto, che pochi anni prima aveva sottratto questa area strategica alle mire di due potenti famiglie guelfe, i parmensi Rossi e i cremonesi Cavalcabò.
Nel 1413 Rolando veniva investito dall’imperatore del marchionatu Palavicino ac Burgo Sancto Donino; confermato poi dagli accordi con i Visconti, l’atto riconosceva identità giuridica e politica allo ‘stato’ pallavicino esteso tra Taro e Arda dal Po all’appennino, che aveva in Busseto e Cortemaggiore i suoi principali centri di pianura.
Proprio l’esigenza di garantire al suo stato un saldo presidio militare e commerciale sul Po - fonte di importanti introiti derivanti dai dazi e dal commercio di legname e sale - indusse Rolando a rinsaldare la rete di fortezze fluviali poste di fronte a Cremona, integrandola con la nuova rocca di Monticelli, edificata a partire dal 1420 su una porzione delle fortificazioni duecentesche.
Il palazzo del vescovo Carlo
La decadenza dei microstati autonomi innescata dalla pace di Lodi non risparmiò il dominio Pallavicino: la disputa sull’eredità di Rolando consentì nel 1458 al ducato milanese di assorbire i beni del marchesato, che venne diviso in quote poi riassegnate con vincolo di dipendenza feudale ai sette figli, consegnando Monticelli a Carlo, vescovo di Lodi.
Protettore delle arti e promotore di fasti principeschi anche nella gestione della diocesi lodigiana, Carlo completò e decorò la rocca di Monticelli, lasciata incompiuta dal padre, che divenne la sua residenza favorita e sede di una corte di grande vivacità culturale. La connotazione di palazzo signorile assunta dall’antica fortezza ebbe la sua massima espressione nella cappellina, decorata dai fratelli Bembo con un ciclo di affreschi dedicato al patrono di Lodi, san Bassiano, secondo un preciso programma iconografico e liturgico voluto dal vescovo.
Carlo volle inoltre erigere tra il 1470 e il 1480, entro il perimetro delle antiche fortificazioni e utilizzandone in parte i materiali, la Collegiata di San Lorenzo, da lui dotata di un cospicuo patrimonio fondiario, che assunse presto le funzioni di chiesa parrocchiale riducendo a una posizione ausiliaria le due antiche chiese extra muros.
Il governo pallavicino favorì anche lo sviluppo economico del borgo, le cui attività furono alimentate dalle acque di un nuovo fossato esterno, e la sua espansione urbanistica, organizzata in file parallele di abitazioni orientate verso la rocca e raggruppate in contrade. Tra queste, la contrada ‘granda’ ospitò dal XV secolo una fiorente comunità ebraica, qui rifugiatasi dopo esser stata espulsa dal ducato di Milano.
Dai marchesi Casali a San Lorenzo
Alla sua morte nel 1497 il vescovo Carlo nominò eredi universali il fratello Gian Francesco, signore di Zibello, e i figli dei fratelli Gian Ludovico e Pallavicino, signori di Cortemaggiore e di Busseto, scatenando aspre contese familiari.
Nel secolo successivo parte del feudo di Monticelli andò, grazie al matrimonio con una Pallavicino, ai Casali signori di Cortona, mentre la restante porzione venne assorbita dalla Camera ducale farnesiana con gli altri possedimenti del casato, i cui diversi rami si estinsero progressivamente nel corso del secolo, e del tutto nel 1588. Nel 1650 il feudo venne ricomposto con l’acquisto della parte camerale da parte di Francesco Casali, ambasciatore dei Farnese in Francia e Spagna, che dieci anni dopo ottenne da Ranuccio Farnese il titolo di marchese di Monticelli.
Nel corso del Settecento i Casali abbellirono con decorazioni in stile rococò il castello, da loro conservato in proprietà privata anche dopo l’abolizione napoleonica dei feudi e fino al 1957, quando le ultime eredi lo vendettero alla parrocchia di San Lorenzo.
La rocca è sede dal 1974 del museo Etnografico del Po, affiancato nel 1982 dall'Acquario del Po e nel 1984 da sezioni di archeologia, paleontologia e fauna, e ospita inoltre il museo Civico. Negli appartamenti nobili al primo piano vengono organizzate mostre d'arte, convegni e attività culturali, mentre il cortile della rocca è teatro di manifestazioni locali come la celebre fiera dell'Aglio.
VISITA
L’imponente edificio, tra i maggiori per dimensioni dei castelli di pianura, è separato dal borgo dallo spiazzo dove un tempo correva il fossato oggi colmato.
Realizzata interamente in mattoni cotti, la struttura mantiene nella pianta quadrangolare con ampio fossato e quattro torrioni rotondi agli angoli, sporgenti dalla linea delle cortine, l’impronta tipica dei castelli piacentini di pianura.
Sporgenti sono anche le due torri a base quadrata sormontate dallo stemma Casali, poste al centro dei due fronti opposti, ai quali si accede tramite passaggi in muratura che sostituiscono gli antichi ponti levatoi. L’androne del mastio orientale conserva tracce di affreschi, tra cui una quattrocentesca Madonna con Bambino.
Dall’ampio cortile quadrangolare con elegante porticato, oggi tamponato su tre lati, uno scalone affrescato conduce agli appartamenti nobili al primo piano; le decorazioni settecentesche alle pareti e i soffitti affrescati con allegorie delle stagioni si concludono nel salone principale con il ‘trionfo’ del casato Casali.
Una lunga galleria collega gli appartamenti nobili alla splendida cappellina con soffitto a vela, interamente affrescata a metà Quattrocento da Bonifacio Bembo, attivo anche a Cremona, e dal fratello Benedetto.
E’ possibile raggiungere i camminamenti di ronda che percorrono le cortine, le torri e i masti. Secondo la tradizione le cantine, dove sono oggi allestiti i musei, sarebbero state collegate da una galleria sotterranea alla Collegiata, poi parrocchiale, di San Lorenzo, che ospita le spoglie del vescovo Carlo.
Testimonianze della comunità ebraica di Monticelli, fiorente sotto i Pallavicino e fino alle leggi razziali di epoca fascista, sono rintracciabili nel suo cimitero, e, insieme a quelle di altre comunità ebraiche della zona, nel museo ‘Franco Levi’ di Soragna.
Ambiti territoriali presidiati dal castello:
delta e valle Po,via Postumia,
valle Chiavenna (Arda)
Signori del castello tra medioevo e età moderna:
Comune di Cremona,Pallavicino,
Casali
Stili architettonici e decorativi nel castello:
Rinascimento e Manierismo,Barocco e Rococò
Zaninoni, A., I castelli della provincia di Piacenza, in Muzzarelli M. G., Campanini A., a cura di, Castelli medievali e neomedievali in Emilia-Romagna, Atti della giornata di studio (Bologna, 17 marzo 2005), Bologna, CLUEB, 2006 (Dpm quaderni - convegni 2)
Pallavicini, Treccani, Dizionario di Storia, 2011
Lasagni, R., Pallavicino, in ‘Dizionario biografico dei Parmigiani’, Istituzione Biblioteche del Comune di Parma, 2009 (portale online)
Gentile M., Pallavicino, Rolando, detto il Magnifico, Treccani, Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 80, 2014
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