loc. Gambaro
Ferriere (PC)
In un’area di importanza strategica per la presenza di numerose miniere di ferro, lungo una delle vie 'del sale' che univano Piacenza alla Liguria orientale e in prossimità di quella ‘degli abati’ che da Bobbio portava a Bardi e da lì a Roma, Gambaro è citato per la prima volta nel secolo VIII come possedimento del monastero bobbiese di San Colombano.
Nel 1456 il feudo degli Edifizi e di Gambaro, poi elevato a marchesato, venne dato dai duchi di Milano a un ramo dei Malaspina di Mulazzo della linea dello Spino Secco, signori da tre decenni anche della vicina Torrio in val d’Aveto e discendenti del casato che nel XII secolo aveva dominato le alte valli tra piacentino, Liguria e Toscana. In quegli stessi anni Tommaso Morroni, consigliere e diplomatico di Francesco Sforza, veniva fatto conte della vicina località mineraria di Reate, detta poi Ferriere, da lui fondata con altre della zona, avviando un’impresa che, confiscata alla sua morte dal duca, divenne poi oggetto di contesa tra i Landi e i Nicelli.
Il castello di Gambaro - probabilmente edificato dai Malaspina dopo il loro infeudamento su una struttura precedente, e già presente nel 1520, quando Ghisello II vi trovò la morte nel corso di una congiura ordita dai suoi parenti - divenne il centro della signoria verso la fine del XVI secolo, dopo che un’alluvione aveva distrutto il palazzo degli Edifizi.
Il Seicento: dai Farnese ai Landi di Rivalta
Estinto il ramo degli Edifizi con la scomparsa di Pier Francesco Malaspina nel 1624, il castello passò alla camera ducale dei Farnese, che da una cinquantina d’anni avevano acquistato a titolo privato numerosi impianti minerari e metallurgici della zona, facendone un centro di produzione di proiettili per armi da fuoco. Nel 1636 il castello venne occupato dalle truppe genovesi alleate alla Spagna, che dopo aver danneggiato gli impianti metallurgici si spinsero fino a Bettola, venendo poi respinte dalla controffensiva farnesiana, culminata nel recupero di Gambaro.
Nel 1683 Ranuccio II Farnese diede il castello in feudo ai Landi di Rivalta, concedendo loro quattro anni dopo il titolo di marchesi di Gambaro in cambio della cessione dei loro diritti su Bardi e Compiano.
Venduto nel 1785 ai genovesi Bacigalupi, sotto il regime napoleonico il castello divenne sede del municipio, mantenendo questa funzione fino alla Restaurazione, quando il capoluogo passò a Ferriere.
Novecento e anni Duemila: dalla rovina alla valorizzazione
Nel corso del Novecento, mentre il territorio subiva le conseguenze della profonda crisi delle attività estrattive e metallurgiche, il castello, già in stato precario, venne ridotto quasi in macerie negli anni Settanta dal crollo della torre d'angolo e da diffusi cedimenti di altre porzioni del fabbricato, che lasciarono intatta solo parte della fabbrica a settentrione. A metà secolo vennero intrapresi alcuni interventi di restauro di questa ala, e di parziale ripristino di alcuni elementi strutturali dell’intero edificio.
Subentrata nel 2006, la nuova proprietà ha promosso sotto la regia della Soprintendenza competente il restauro complessivo dell’edificio, durato cinque anni, facendone la propria residenza e una struttura ricettiva e aprendolo alle visite.
VISITA
In posizione dominante sul borgo e circondato da imponenti dorsali appenniniche, il castello, realizzato in pietra locale, presenta una pianta quadrangolare con quattro torri agli angoli e una corte centrale. Elevata sul fronte, la torre d’ingresso con beccatelli in pietra, probabilmente la parte più antica dell’edificio, conserva ancora gli elementi che reggevano il ponte levatoio.
La corte interna è caratterizzata dal loggiato rinascimentale, le cui volte in pietra presentano eleganti e massicce lesene, e dalle tracce di volumi oggi scomparsi, come la terza torre di sud-ovest.
Negli ambienti interni, la sala del biliardo conserva gli stemmi delle famiglie che hanno tenuto Gambaro, mentre l’attuale salone dei banchetti è ospitato nell’ala un tempo riservata a sede municipale, notarile e scolastica. Nei sotterranei con volte in pietra è visibile la prigione, utilizzata a fine Ottocento come ghiacciaia.
Ambiti territoriali presidiati dal castello:
valle Nure,via Salaria dell'Olio o di Rapallo in val Nure
Signori del castello tra medioevo e età moderna:
Malaspina,Landi
Zaninoni, A., I castelli della provincia di Piacenza, in Muzzarelli M. G., Campanini A., a cura di, Castelli medievali e neomedievali in Emilia-Romagna, Atti della giornata di studio (Bologna, 17 marzo 2005), Bologna, CLUEB, 2006 (Dpm quaderni - convegni 2)
Fiori G., i Malaspina, castelli e feudi nell’oltrepo piacentino, pavese, tortonese, Piacenza, 1995
Eremo G., il Castello di Gambaro e il marchesato Malaspiniano degli Edifizi, Piacenza, Tip.Le.Co., 2015
Poggioli M.R., I Landi di Piacenza nella prima metà del secolo XIV: ricchezza e prestigio di una grande famiglia, in ‘Studi di storia medioevale e di diplomatica’, vol. 10, Bologna, Cappelli Editore, 1989