loc. Chiavenna Landi
Cortemaggiore (PC)
In posizione strategica tra la via Emilia e la Postumia – collegamento romano tra Genova, Piacenza e Cremona divenuto poi parte della rete francigena - nell’alto medioevo il territorio di Chiavenna appartenne all’abbazia di Nonantola. Dal IX secolo fece parte del comitato d’Aucia esteso tra Parmense, Piacentino e Cremonese, a lungo feudo imperiale del casato obertengo e poi del suo ramo Pallavicino.
Tra la fine del secolo XII e l’inizio di quello successivo Piacenza promosse la bonifica e la fortificazione dell'area, nell’intento di consolidarvi il proprio controllo contro i frequenti attacchi di Cremona, titolare nell'oltre Po di diversi insediamenti.
Erette le rocche di Rivarolo e Caorso più a nord, nel 1209 il comune ordinò di difendere Chiavenna con una cerchia muraria con fossato, autorizzando Gislerio dell'Andito a costruirvi una torre di cui si riservò una parte; pochi anni dopo concesse inoltre in fitto perpetuo le terre paludose situate nei pressi del castello perché venissero bonificate e coltivate.
Il consolidamento della presenza piacentina non frenò però le ambizioni di Cremona, che nel 1214 invase le terre tra Cortemaggiore e Caorso con l’aiuto di mantovani, reggiani e modenesi.
Le terre di pianura dei Landi
Nel corso del Duecento il casato piacentino dei Landi, discendente dagli Andito, consolidò il suo controllo sulla pianura a nord est di Piacenza – con Chiavenna e i pedaggi sul suo fiume – e sulle alte valli di Taro e Ceno, grazie soprattutto al ruolo di primo piano giocato da Ubertino nell’ambito del partito filoimperiale guidato da Oberto Pallavicino.
La divisione dei beni famigliari del 1342 diede l’area di pianura a Manfredo Landi; a uno dei suoi discendenti, Bernabò, i Visconti concessero nel 1405 in feudo una serie di terre confinanti con i domini pallavicini - Ponte di Chiavenna, Roncarolo, San Pietro in Cerro, Polignano, Sparavera - in riconoscimento del sostegno dato alla loro presa di potere nel Piacentino.
Dallo 'stato Landi' agli anni Duemila
Riconosciuto come feudo imperiale mediato a metà del Cinquecento, lo ‘stato Landi’ subì una battuta d’arresto verso la fine del secolo, a seguito della condanna del principe Claudio, reo di cospirazione contro il duca Ottavio Farnese.
Confiscato con gli altri beni del casato, il castello di Chiavenna venne concesso dalla camera ducale dopo una contesa giudiziaria a Ippolita Borromeo Sanseverino Barbiano, per essere riacquistato solo nel 1648 con il feudo dai Landi di Compiano, che ottennero dai Farnese anche il titolo marchionale di Chiavenna.
Il castello rimase a questo ramo della famiglia fino ai primi del Novecento, quando passò per matrimonio ai conti Cigala Fulgosio. Venduto al notaio Cattadori all’inizio degli anni Quaranta, il castello passò agli attuali titolari che nel 2004 dopo un ampio restauro l’hanno trasformato in una struttura ricettiva e convegnistica.
VISITA
L’edificio in laterizio, a pianta rettangolare, è caratterizzato ancora oggi dall'imponente torrione centrale, forse il nucleo originario della costruzione; nonostante l'aggiunta di alcuni edifici rustici che ne ha alterato la originaria fisionomia, si presenta in un buono stato di conservazione.
Ambiti territoriali presidiati dal castello:
valle Chiavenna (Arda),via Postumia
Signori del castello tra medioevo e età moderna:
Comune di Piacenza,Landi
Zaninoni, A., I castelli della provincia di Piacenza, in Muzzarelli M. G., Campanini A., a cura di, Castelli medievali e neomedievali in Emilia-Romagna, Atti della giornata di studio (Bologna, 17 marzo 2005), Bologna, CLUEB, 2006 (Dpm quaderni - convegni 2)
Bettocchi, M., Castelli della Val d’Arda, MIBACT, Segretariato regionale per l’Emilia-Romagna (portale web)
Poggioli M.R., I Landi di Piacenza nella prima metà del secolo XIV: ricchezza e prestigio di una grande famiglia, in ‘Studi di storia medioevale e di diplomatica’, vol. 10, Bologna, Cappelli Editore, 1989