Carpaneto Piacentino

Castello di Zena
Carpaneto Piacentino

Castello di Zena, Archivio Foto IAT Val Nure Val Chero
S.P. 29, 80
loc. Zena
Carpaneto Piacentino (PC)
tel 0523 851001, 348 2903126
Nella sezione orientale del piacentino, Zena si trova sulle prime colline della val Chero alle spalle della via Emilia, tra Pontenure e Fiorenzuola d'Arda.

Da Piacenza a Milano
Il castello venne fondato in epoca incerta, in un’area già insediata da romani e longobardi, all’inizio della strada che da Cadeo attraverso Carpaneto conduceva a Velleia e a Bardi, a cavallo tra la via degli Abati e la Francigena che portavano in Toscana e in Liguria.
La prima citazione della sua esistenza - nell'ambito delle lotte fazionarie tra Piacenza e i comuni vicini -risale al 1216, quando venne distrutto insieme a Pontenure, Caorso, Montanara e Paderna da parmensi, pavesi e cremonesi alleati contro Piacenza e Milano.
Con l’avvento dell’egemonia milanese sull’Emilia occidentale il castello venne assegnato da Galeazzo Visconti ai Dolzani che, dopo averlo perso nel 1373 ad opera delle truppe papali, lo recuperarono tenendolo fino all’inizio del secolo seguente.

Gli Anviti
Alla fine del Quattrocento il castello passò prima agli Sforza di Santa Fiora, poi ai Torelli, che nel 1531 lo vendettero a Costanza del Carretto detta ‘Madama la Grande’, vedova di Galeazzo Sanseverino. Fattane la propria residenza, questa lo lasciò in eredità nel 1562 al nipote Gilberto Sanvitale, generando una lunga controversia tra le due famiglie per il suo possesso.
Nel 1702 Zena fu elevato a contea e dato dai Farnese ai parmensi Anviti, fedeli funzionari della casata ducale, che lo avevano tenuto fin dalla fine del Cinquecento in comproprietà con altre famiglie, tra cui i Rossi. Nel corso del Settecento il castello fu sottoposto a diversi interventi, che portarono all’abbattimento di uno dei quattro corpi di fabbrica che circondavano il cortile interno, e alla sostituzione del ponte levatoio con un manufatto fisso sostenuto da arcate.
Perso il feudo a seguito dei decreti napoleonici, gli Anviti tennero la proprietà del castello fino al 1859, quando dopo l’annessione all’Italia del ducato borbone l’ultimo rappresentante della famiglia, il colonnello Luigi, che aveva duramente represso le istanze liberali come comandante la piazza di Pontremoli, venne linciato dalla folla. Zena pervenne poi alla famiglia parmense Allegri e da questa, per via ereditaria, agli attuali proprietari.

La valorizzazione: studi e restauri
Sottoposto a importanti interventi di restauro negli anni ’70 del Novecento, il castello è stato oggetto di un ampio progetto di riuso e valorizzazione, basato su uno studio e sugli scavi promossi nel 2011 dall’Università di Bologna nell’ambito del progetto di schedatura dei castelli emiliano-romagnoli e dei loro resti archeologici promosso dalla stessa università in collaborazione con l’Istituto beni culturali della Regione Emilia-Romagna.
Ancora abitato dai proprietari, il castello è aperto alle visite e adibito ad eventi e cerimonie.

VISITA
Il complesso, composto da diversi edifici, è inserito in un'ampia area verde all’interno della riserva naturale geologica del Piacenziano, comprendente anche un'azienda agricola.
Il castello conserva tracce dell’originaria pianta quadrata, ma presenta oggi una forma a ferro di cavallo, a seguito della demolizione settecentesca di uno dei quattro corpi di fabbrica che attorniavano il cortile, sostituito da un muro sormontato da colonne. Le indagini hanno inoltre consentito di evidenziare le tracce di una torre. Sul lato occidentale sono ancora visibili le tracce del ponte levatoio, sostituito nello stesso periodo da uno in muratura, e del fossato che lo circondava.
Gli ambienti interni, integrati da arredi, suppellettili e opere d’arte di varie epoche, conservano alcuni saloni affrescati, le sovraporte e il grande camino con stemma della famiglia Rossi. Parti della cantina risalgono all’epoca romana.
Tra le altre strutture che compongono il complesso sono interessanti la Ferraria con stallino di servizio alle attività agricole, la Casa Scotti Douglas, abitata
dalla famiglia fino a metà Novecento, e – situato sul retro del castello - un vecchio mulino con le macine, la grande ruota motrice ed il canale di adduzione dell'acqua.


Valli e Strade storiche

Ambiti territoriali presidiati dal castello:

valle Chero (Arda),
via Romea Francigena | Cisa
Casati e istituzioni

Signori del castello tra medioevo e età moderna:

Sforza di Santa Fiora,
Torelli,
Sanvitale,
Alviti
Bibliografia
S.P. 29, 80
loc. Zena
Carpaneto Piacentino (PC)
tel 0523 851001, 348 2903126
Nella sezione orientale del piacentino, Zena si trova sulle prime colline della val Chero alle spalle della via Emilia, tra Pontenure e Fiorenzuola d'Arda.

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Da Piacenza a Milano
Il castello venne fondato in epoca incerta, in un’area già insediata da romani e longobardi, all’inizio della strada che da Cadeo attraverso Carpaneto conduceva a Velleia e a Bardi, a cavallo tra la via degli Abati e la Francigena che portavano in Toscana e in Liguria.
La prima citazione della sua esistenza - nell'ambito delle lotte fazionarie tra Piacenza e i comuni vicini -risale al 1216, quando venne distrutto insieme a Pontenure, Caorso, Montanara e Paderna da parmensi, pavesi e cremonesi alleati contro Piacenza e Milano.
Con l’avvento dell’egemonia milanese sull’Emilia occidentale il castello venne assegnato da Galeazzo Visconti ai Dolzani che, dopo averlo perso nel 1373 ad opera delle truppe papali, lo recuperarono tenendolo fino all’inizio del secolo seguente.

Gli Anviti
Alla fine del Quattrocento il castello passò prima agli Sforza di Santa Fiora, poi ai Torelli, che nel 1531 lo vendettero a Costanza del Carretto detta ‘Madama la Grande’, vedova di Galeazzo Sanseverino. Fattane la propria residenza, questa lo lasciò in eredità nel 1562 al nipote Gilberto Sanvitale, generando una lunga controversia tra le due famiglie per il suo possesso.
Nel 1702 Zena fu elevato a contea e dato dai Farnese ai parmensi Anviti, fedeli funzionari della casata ducale, che lo avevano tenuto fin dalla fine del Cinquecento in comproprietà con altre famiglie, tra cui i Rossi. Nel corso del Settecento il castello fu sottoposto a diversi interventi, che portarono all’abbattimento di uno dei quattro corpi di fabbrica che circondavano il cortile interno, e alla sostituzione del ponte levatoio con un manufatto fisso sostenuto da arcate.
Perso il feudo a seguito dei decreti napoleonici, gli Anviti tennero la proprietà del castello fino al 1859, quando dopo l’annessione all’Italia del ducato borbone l’ultimo rappresentante della famiglia, il colonnello Luigi, che aveva duramente represso le istanze liberali come comandante la piazza di Pontremoli, venne linciato dalla folla. Zena pervenne poi alla famiglia parmense Allegri e da questa, per via ereditaria, agli attuali proprietari.

La valorizzazione: studi e restauri
Sottoposto a importanti interventi di restauro negli anni ’70 del Novecento, il castello è stato oggetto di un ampio progetto di riuso e valorizzazione, basato su uno studio e sugli scavi promossi nel 2011 dall’Università di Bologna nell’ambito del progetto di schedatura dei castelli emiliano-romagnoli e dei loro resti archeologici promosso dalla stessa università in collaborazione con l’Istituto beni culturali della Regione Emilia-Romagna.
Ancora abitato dai proprietari, il castello è aperto alle visite e adibito ad eventi e cerimonie.

VISITA
Il complesso, composto da diversi edifici, è inserito in un'ampia area verde all’interno della riserva naturale geologica del Piacenziano, comprendente anche un'azienda agricola.
Il castello conserva tracce dell’originaria pianta quadrata, ma presenta oggi una forma a ferro di cavallo, a seguito della demolizione settecentesca di uno dei quattro corpi di fabbrica che attorniavano il cortile, sostituito da un muro sormontato da colonne. Le indagini hanno inoltre consentito di evidenziare le tracce di una torre. Sul lato occidentale sono ancora visibili le tracce del ponte levatoio, sostituito nello stesso periodo da uno in muratura, e del fossato che lo circondava.
Gli ambienti interni, integrati da arredi, suppellettili e opere d’arte di varie epoche, conservano alcuni saloni affrescati, le sovraporte e il grande camino con stemma della famiglia Rossi. Parti della cantina risalgono all’epoca romana.
Tra le altre strutture che compongono il complesso sono interessanti la Ferraria con stallino di servizio alle attività agricole, la Casa Scotti Douglas, abitata
dalla famiglia fino a metà Novecento, e – situato sul retro del castello - un vecchio mulino con le macine, la grande ruota motrice ed il canale di adduzione dell'acqua.


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