Caorso (PC)
Lungo il tracciato della romana via Postumia, collegamento tra Genova ed Aquileia poi parte della rete francigena, Caorso, attestato dal IX secolo, venne fondato secondo la tradizione dalle sorelle del vescovo di Piacenza Podone, Orsa e Ismelda.
A lungo parte del comitato d’Aucia esteso tra Parmense, Piacentino e Cremonese, feudo imperiale del casato obertengo e poi del suo ramo Pallavicino, Caorso venne presto coinvolto - grazie alla posizione strategica in prossimità delle terre d'oltre Po controllate da Cremona - nelle lotte tra la città lombarda e Piacenza. Un castrum circondato da fossati sarebbe stato qui edificato nel 1205 dal comune piacentino, e utilizzato come avamposto contro le incursioni cremonesi insieme alla vicina fortezza di Roncarolo, eretta vent’anni prima a guardia dei traffici fluviali sul Po, e al sito di Chiavenna fortificato nel 1209.
Il consolidamento militare dell'area non impedì però a Cremona di attaccarla già nel 1214 con l’aiuto di mantovani, reggiani e modenesi, assaltando Chiavenna e Caorso, che venne raso al suolo.
Una rocca filoimperiale: i Pallavicino
La lotta con le città rivali si intrecciò nel corso del secolo con il confronto tra fazioni filo e anti-imperiali che infiammò Piacenza: nel 1258 la rocca fu occupata e fortificata dai fuoriusciti ghibellini di Ubertino Landi – fedele alleato del capo del partito imperiale in Lombardia ed Emilia, Oberto Pallavicino –venendo in seguito utilizzata dai Pallavicino come base delle spedizioni lanciate contro i loro nemici.
L'egemonia viscontea: la rocca Mandelli
Dopo l’avvento nella prima metà del Trecento dell’egemonia viscontea nel Piacentino, nel 1385 Gian Galeazzo Visconti - ignorando i diritti sull'area dei piacentini Dolzani - diede Caorso in feudo al milanese Ottone da Mandello, suo capitano generale, che lo aveva sostenuto nella lotta contro lo zio Barnabò. Figura di rilievo della corte viscontea, spesso chiamato a prestare ingenti somme ai suoi signori, negli anni successivi Ottone riuscì ad estendere i possedimenti di famiglia, fino ad allora incentrati nell’area milanese, anche nell’Alessandrino e nel Cremonese.
Dopo una breve cesura a inizio Quattrocento, quando venne data a uno Scotti con Roncarolo e San Nazzaro di Monticelli, la rocca fu confermata ai Mandelli dai Visconti nel 1422, e nel 1450 dagli Sforza, con il titolo comitale.
Dalla rocca al palazzo
La rocca mantenne a lungo le proprie funzioni militari, e ancora nel 1522 venne assediata dalle truppe papali, che qui respinte furono costrette a ripiegare su Cremona. Nella seconda metà del secolo la ‘pace’ imposta dal nuovo ducato Farnese – specie nei confronti delle ambizioni dei signori locali - ridimensionò però in maniera notevole il ruolo delle fortificazioni piacentine e parmensi.
Caorso rimase per secoli in possesso dei Mandelli, se si esclude il periodo tra il 1635 - quando la contea venne data a Francesco Serafini, comandante della piazza di Piacenza e poi ministro di Ranuccio II Farnese, e marchese di San Nazaro d’Ongina – e il 1688, quando i suoi eredi rivendettero rocca e borgo ai Mandelli. Nel corso del Settecento la rocca venne trasformata in un palazzo signorile, decorato in stile tardo barocco.
Il casato Mandelli si estinse nel 1827 con la morte senza eredi di Bernardino, che lasciò per testamento il proprio patrimonio agli Ospedali civili di Piacenza.
Il Novecento: la sede municipale
Nel 1907 la rocca venne acquistata con l’area circostante, derivata dal riempimento del fossato, dal Comune, che avviò su progetto dell’ingegner Enrico Rossi il restauro dell’edificio, proseguito fino al 1914.
Ulteriori interventi a fine Novecento hanno portato alla luce nel mezzanino del lato sudorientale una cappella penitenziale riccamente affrescata e pavimentata in cotto, che è stata sottoposta a restauro a partire dal 2006 e aperta al pubblico insieme a parte dell’edificio, ancora oggi sede del municipio e degli uffici comunali.
VISITA
Gli interventi che hanno trasformato la rocca in un palazzo signorile si sovrappongono all’impianto ancora ben leggibile dell’antica struttura.
L’edificio conserva la pianta quadrata scandita da quattro torrioni angolari e da un altro torrione di dimensioni imponenti, sormontato da un torresino ottagonale, che risulta in posizione disassata rispetto all’ingresso con spigoli a scarpa; sono inoltre visibili le tracce del fossato con ponte levatoio.
La torre all’angolo sud-est, il mastio e il torresino ottagonale conservano la decorazione trecentesca a dente di sega, in origine forse estesa sull’intero fronte.
Ambiti territoriali presidiati dal castello:
delta e valle Po,valle Chiavenna (Arda),
via Postumia,
via Romea Francigena | Cisa
Signori del castello tra medioevo e età moderna:
Comune di Piacenza,Pallavicino,
Dolzani,
Mandelli
Stili architettonici e decorativi nel castello:
Barocco e Rococò,Storicismo Eclettismo Liberty
Zaninoni, A., I castelli della provincia di Piacenza, in Muzzarelli M. G., Campanini A., a cura di, Castelli medievali e neomedievali in Emilia-Romagna, Atti della giornata di studio (Bologna, 17 marzo 2005), Bologna, CLUEB, 2006 (Dpm quaderni - convegni 2)
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Pallavicini, Treccani, Dizionario di Storia, 2011
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