Carpaneto Piacentino (PC)
In un’area già insediata da romani e longobardi, lungo la strada che conduceva a Velleia e a Bardi, a cavallo tra la via degli Abati e la Francigena, la località è citata nel 758, poi nel 815 in occasione dell’acquisto di una selva da parte del vescovo di Piacenza, che alla fine del secolo X donò la corte di Carpaneto al monastero cittadino di San Savino.
Si ritiene che nel secolo XI fosse qui già presente, eretto forse sui resti di un antico castrum, un castello degli obertenghi Malaspina - signori dell’alto appenninino tra i Giovi, la Garfagnana e il Modenese - che nel 1180, perso il confronto con Piacenza per il controllo delle alte valli, cedettero i loro diritti su Carpaneto alla chiesa di Sant’Antonino, legata al comune cittadino.
Dalle lotte fazionarie alla signoria Scotti
Le lotte fazionarie a Piacenza, e tra questa e le città vicine, coinvolsero a più riprese Carpaneto: il castello venne distrutto una prima volta alla fine del secolo XII dai ‘popolari’ piacentini ribellatisi al governo dei milites, poi nel 1216 dai ghibellini di Pavia e Cremona in lotta con i guelfi piacentini e milanesi. Tenuto all’inizio del Trecento dai guelfi Scotti, ricchissimi mercanti piacentini titolari di vasti possedimenti dalla val d’Arda a Bergamo e Tortona, in lotta con i Visconti il controllo della Lombardia, il castello nel 1321 venne nuovamente devastato con le altre roccaforti guelfe dell’area da Galeazzo Visconti, allora impegnato a consolidare la propria egemonia sull’Emilia occidentale.
Venuti a patti con i signori di Milano, nel 1404 gli Scotti ebbe dai Visconti la contea di Vigoleno e Agazzano, confermata dieci anni dopo dall’imperatore ad Alberto II con i diritti su Castell’Arquato e Fiorenzuola e la concessione del cognome Douglas, in riferimento a una leggendaria ascendenza scozzese del casato. Nel 1415 Alberto acquistò dai Del Cairo, feudatari del vescovo di Piacenza, il castello di Carpaneto, ottenendo nel 1441 da Filippo Maria Visconti la contea, comprendente Sarmato, Chero, Fontanafredda e Vicomarino. Sotto il nuovo signore il castello ormai in rovina venne sottoposto a imponenti interventi di ricostruzione e fortificazione con mura, torri e fossati, che lo resero pressoché imprendibile.
Alla morte di Alberto il casato si divise nei due rami di Sarmato e di Vigoleno-Agazzano. A quest’ultimo apparteneva Pier Maria Scotti detto ‘il Buso’, che nei primi decenni del Cinquecento, in lotta con Piacenza, fece del castello una delle roccaforti dalle quali lanciava le sue scorrerie nel territorio.
Sotto il ducato di Parma e Piacenza, istituito nel 1545, Cesare Scotti, ambasciatore dei Farnese, ottenne nel 1606 l’elevazione a marchesato di Vigoleno con Carpaneto e Diolo; la fedeltà ai duchi di questo ramo del casato venne compensata anche in seguito con importanti riconoscimenti e incarichi di prestigio.
Perso il feudo a seguito dei decreti napoleonici, gli Scotti Douglas mantennero la proprietà del castello fino al 1891, quando le difficoltà economiche li costrinsero a venderlo al Comune, che lo destinò a sede del municipio, delle scuole e della pretura.
Dalla demolizione delle mura al recupero del castello
Nel corso dell’Ottocento iniziarono i lavori di demolizione delle fortificazioni del borgo, con la distruzione delle mura e l’interramento del fossato che le circondava, completati negli anni Trenta del Novecento con la distruzione dell’ultima porta urbana rivolta verso Piacenza, che riportava lo stemma Scotti in pietra, e dei resti di un ponte levatoio.
Il castello venne sistemato nel 1934 con il completamento dei porticati interni e dei sovrastanti corridoi sui lati nord-est, a servizio della scuola elementare. Nello stesso anno le pareti di un salone interno vennero affrescate dal noto pittore futurista piacentino Barbieri Oswaldo Terribile in arte BOT con aeropitture sul tema della guerra e dell’industria. Nel dopoguerra le pitture del lato est dedicate alla marcia su Roma vennero ricoperte, mentre quelle sulle altre pareti e sul soffitto furono preservate, ad eccezione di alcuni particolari che alludevano alla dittatura, e sono state di recente restaurate. Le pareti dello scalone vennero affrescate nel 1937, su commissione del podestà Carlo Nazzani, con due dipinti ispirati all’Impero e l’immagine di una Donna Italica ancora visibile anche se rimaneggiata.
Sottoposto a importanti interventi di recupero e restauro conservativo, il castello, ancor oggi adibito a sede comunale, è oggi aperto alle visite.
VISITA
L’edificio mantiene su due lati i possenti muri perimetrali a scarpa e all'interno un elegante loggiato porticato, con colonne in granito e capitelli in arenaria recanti gli stemmi Scotti.
Lungo lo scalone di accesso e in una sala del piano superiore sono visibili le aeropitture – le sole murali - realizzate nel 1934 e nel 1937 dal pittore futurista piacentino BOT.
Ambiti territoriali presidiati dal castello:
valle Chero (Arda),via Romea Francigena | Cisa
Signori del castello tra medioevo e età moderna:
Malaspina,Scotti
Itinerari tematici e storici tra i castelli:
Fascismo Guerra ResistenzaZaninoni, A., I castelli della provincia di Piacenza, in Muzzarelli M. G., Campanini A., a cura di, Castelli medievali e neomedievali in Emilia-Romagna, Atti della giornata di studio (Bologna, 17 marzo 2005), Bologna, CLUEB, 2006 (Dpm quaderni - convegni 2)
Pezzoli, S., I municipi e la nazione. I palazzi comunali dell'Emilia-Romagna fra patrimonio, storia e società, Bologna, Compositori - Ibc Istituto per i Beni Artistici Culturali e Naturali della Regione Emilia-Romagna, 2012