Pinacoteca Stuard
Via Borgo Parmigianino, 2
Parma (PR)
Carmignani Guido
1838/ 1909
dipinto

tavola/ pittura a olio
cm 38 (la) 28 (a)
sec. XIX (1860 - 1866)
n. 227
Appartengono ai primi anni del settimo decennio dell'Ottocento alcuni paesaggi lacustri, nei quali s'avverte l'interresse dell'autore per la traduzione pittorice delle atmosfere, delle foschie e delle ombre brumose delle prealpi lombarde.
Carmignani si rendeva conto che il paesaggio italiano, alpino e appenninico poteva fornire suggestioni ulteriori rispetto alla tradizione coltivata dai pittori della scuola di Barbizon. Anche rispetto ai paesaggi paterni, dove il colore-luce vibra in un anticipo corotiano, in Guido prevale una fusione cromatica che risente maggiormente della tecnica di Daubigny, dopo una breve stagione di effetti cromatici sensibile forse a Sisley (si veda il Tramonto a Bougival sulla Senna, un dipinto eseguito sperimentalmente nel 1858, durante il periodo francese e giocato su un attento, chiaro-scurato studio nelle marezzature del cielo e nel paesaggio fluviale). Qui prevale lo studio per la materia cromatica per grandi campiture sino a fare del piccolo quadro un gioco d’intarsi ove 1’acqua, la terra, il lago, il monte, il cielio rappresentano il pretesto figurativo, forniscono insomma i profili per un equilibrato esercizio di ricerca pittorica.
Il presente dipinto venne donato da Carlotta Agazzotti Gasparotti (lettera del 1 aprile 1927; Archivio Pinacoteca Stuard, carpetta B), come risulta anche da una promessa citata in una nota del marzo 1928 di Filippo Cocconi. La donatrice aveva già sottoposto i dipinti all’attenzione del cugino scenografo Giuseppe Carmignani nel 1925 per averne una stima. Questi così si esprimeva: “Sono due buoni lavori ma non di gran valore sia pel genere che per le dimensioni" (Archivio Pinacoteca Stuard, carpetta B). A prescindere dalle note, non proprio generose, del discendente, essi sono entrambi riconducibili a un decennio successivo al ritorno da Parigi, allorché il pittore era ancora conteso tra le difficoltà di una poetica nuova ma in linea con la tradizione italiana del paesaggio. Si differenziano, in ogni caso, dal noto Bellagio sul lago di Como( Parma collezione privata) e prevale un certi calligrafismo, dovuto forse ad una sua natura di replica (Tassi, 1980, p. 197).

Guido Carmignani figlio di Giulio, dopo un inizio a Parma con l’insegnamento del padre e di Giuseppe Boccaccio, maturava di compiere un soggiorno a Parigi. Vi si trova tra il 1857 e il 1858; la capitale francese non è ancora quella dei grandi salons degli impressionisti. E il periodo in cui le novità provengono dai pittori raccolti nei centri attorno alla foresta di Fontainebleau, innanzitutto i paesaggisti della scuola di Barbizon.
Attorno a essi stanno rinvigorendo la propria vena poetica Serafino De Tivoli, i Palizzi, Filippo e Giuseppe, Alberto Pasini, che è un conterraneo di Guido, presente e attivo presso Marlotte ove si trovava l’abitazione di Cicéri. A Parigi il giovane Carmignani trova anche l’arte del paesaggio di Corot e di Courbet.
Ne nasce un impasto nel quale non è assente l’attenzione agli italiani che egli frequenta, e principalmente il Pasini. Di questo autore, poco prima della partenza per l’Oriente - ricorda Roberto Tassi (1980) - il giovane Carmignani assimila innanzi tutto il gusto del paesaggio, così come del de Tivoli le prove che questi dalla Francia inviava alla Società di incoraggiamento di Torino.