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I Brighenti fonditori di campane a Bologna
"Strenna storica bolognese", XXXII, pp. 42-65
Fonderie di campane in Emilia-Romagna nei secoli XIX e XX
“ScuolaOfficina”, X, 1, pp. 36-40
Una campagna di documentazione delle campane dell'Emilia-Romagna, in Lusuardi Siena Silvia, Neri Elisabetta (a cura di), Del fondere campane. Dall'archeologia alla produzione, Atti del Convegno, Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore, 23-25 febbraio 2006
All'insegna del Giglio, Firenze, pp. 387-391
Bologna (BO)
L'archivio della "Premiata Fonderia Pontificia Brighenti", conservato dagli eredi, fornisce preziose informazioni su tutto l'arco cronologico della produzione, dal 1813 al 1958.
La fonderia, originariamente addossata a Porta Galliera, era formata da pochi ed angusti locali in cui lavoravano quattro o cinque operai al massimo; conteneva un forno a riverbero a legna della capacità stimata di due tonnellate di bronzo ed un corredo assai ridotto di arnesi. Questi dati provengono da una nota stilata in occasione della requisizione da parte dei soldati austriaci del materiale di lavoro presente nella fonderia nel 1849. La requisizione, e la devastazione dei locali, avevano come causa il reperimento nella fonderia di cannoni in costruzione per la difesa della città.
La fonderia produsse campane e concerti di grande qualità, in parte destinate all'estero (India, Pietroburgo). Alla fine del secolo l'opificio si trasferì fuori porta Lame, in corrispondenza dei primi numeri civici dell'attuale via Francesco Zanardi, in una nuova sede dotata di ampi locali e di un forno dalla capacità di 45 quintali. Sotto la gestione di Giuseppe II l’azienda conobbe il periodo di maggiore prosperità. Partecipò ad esposizioni nazionali ed internazionali e continuò ad essere presente sul mercato internazionale. Nel 1907 la ditta ottiene da Pio X la qualifica di “Fonderia Pontificia”.
La massima produzione venne raggiunta tra il 1920 il 1930, con punte annue superiori alle 100 campane. Tuttavia i reparti principali dell'impresa, dove ormai lavoravano 50 operai, nel periodo prebellico erano la fonderia meccanica e l'officina per la costruzione di bruciatori a nafta.
Nel periodo delle due guerre la fonderia sospese le attività. Durante la seconda guerra mondiale Cesare Brighenti fu costretto a obbedire all'ordine di raccogliere e rifondere 559 bronzi per l'industria bellica. I bombardamenti del settembre ’43 distrussero quasi totalmente i capannoni, ma l’attività riprese grazie alla determinazione di Cesare Brighenti. L’unico settore in piena attività rimase nel secondo dopoguerra il reparto campane, fino alla cessazione dell’attività nel giugno 1958.