Tra le specie che più spiccano in altezza, raggiungendo i 30-40 m, si segnalano i cipressi calvi lungo le rive del laghetto (vari esemplari sfiorano il metro di diametro), numerose querce e diversi cedri dell’Himalaya e dell’Atlante.
La zona del laghetto, in particolare, è piuttosto suggestiva e interessante per le sponde ricche di vegetazione sia esotica sia autoctona: un gruppetto di bambù, la sequoia, diversi salici piangenti, ma anche pioppi bianchi, frassini e ontani.
Subito dopo l’ingresso di piazza di Porta Castiglione, nei pressi della rotonda con uno spazio giochi per i bambini, risalta un gruppo di cedri dell’Himalaya, in qualche caso con tronchi di dimensioni considerevoli (uno ha un diametro superiore al metro).
Lungo viale Meliconi, nella grande aiuola che fronteggia la riva settentrionale del laghetto, sono presenti due esemplari ginkgo (uno piuttosto grande, con diametro 80 cm).
In corrispondenza del piccolo ingresso su viale Gozzadini, spicca un vecchissimo esemplare di maclura (diametro 115 cm).
Lungo viale Lossanti, vicino all’ingresso di via Santa Chiara, svetta un grande pioppo bianco (diametro 110 cm).
Di fronte a piazzale Jacchia, al margine della grande area prativa, si staglia un maestoso esemplare di cedro (probabilmente un ibrido tra quelli dell’Atlante e del Libano), con i grossi rami prostrati a terra (i due maggiori hanno un diametro di 90 cm).
Dietro i campi da tennis sono ben visibili altri due grandi alberi: una farnia (diametro 115 cm), quasi al centro del prato che confina con il centro sportivo, e un bellissimo cedro (diametro 127 cm), attraversato viale Gamberini.
Altre due notevoli farnie sono presenti nei pressi della Scuola elementare “Fortuzzi”: la prima, con vistose tracce di interventi dendrochirurgici e diametro intorno al metro, si nota nel prato tra viale Drusiani e il campo da basket, l’altra (diametro 92 cm) spicca al centro di un boschetto circondato da ippocastani all’incrocio tra i viali Polischi, Drusiani e Bottonelli.
Particolarità:
Durante i lavori di scavo per la realizzazione del parco, nella zona oggi occupata dal prato più esteso, nel 1876 venne alla luce un grande sepolcreto etrusco databile dal 550 al 400 a.C., che era situato nella zona orientale dell’antica Felsina. Della prima campagna di scavi si occuparono prima Giovanni Gozzadini e, nel 1889, Edoardo Brizio; ulteriori scavi sono stati compiuti nel 1962 e nel 1986. Nel complesso sono state riportate alla luce 243 tombe, in genere costituite da una fossa in cui il defunto veniva deposto insieme a un ricco corredo di suppellettili e ornamenti; all’esterno le tombe erano segnalate da stele di arenaria a forma di ferro di cavallo. Corredi e stele sono conservati nel Museo Civico Archeologico di Bologna. Una tomba etrusca a cassone in blocchi di travertino è stata collocata nel prato centrale del parco.
Tipo:
ricostruzione di una capanna villanoviana
Particolarità:
Nelle vicinanze delle Serre Comunali, sempre a cura del museo, è visibile la ricostruzione a scopo didattico di una capanna villanoviana.
Tipo:
pavimentazione del decumano
Particolarità:
All’ingresso di porta Castiglione, nell’aiuola sulla sinistra, è collocato un breve tratto di pavimentazione del decumano della Bologna romana (rinvenuto sotto via Rizzoli nel 1959).
DM (L. n. 1497/1939)
Dlgs n.42/2004, art.136, lett c) e d)
Bologna (BO)
L’aspetto complessivo del parco, tuttavia, per quanto ancora gradevole e dotato di gradevoli scorci paesaggistici, come nella migliore tradizione ottocentesca, è stato visibilmente condizionato, nel suo quasi secolo e mezzo di vita, dal costante flusso di visitatori, dalle tante modifiche sopravvenute nel corso del tempo e dalle innumerevoli attività e manifestazioni che in modo temporaneo e permanente vi hanno avuto luogo e che tuttora lo caratterizzano in modo determinante.
Dal 1932 nel grande prato oltre il lago si susseguirono i concorsi ippici e in occasione della IV Mostra Nazionale dell’Agricoltura (1935), che portò una nuova invasione di padiglioni, il vecchio chalet sul lago, ormai in abbandono, venne sostituito con l’attuale (opera di Melchiorre Bega). Durante la Repubblica di Salò il monumento equestre a Vittorio Emanuele II venne trasferito da piazza Maggiore nel parco. Negli anni immediatamente successivi alla guerra il parco venne utilizzato per feste di organizzazioni politiche, concerti e altre manifestazioni culturali e sportive. Dagli anni ’50 i giardini furono sede di un campo solare per ospitare i bambini bolognesi durante l’estate, di un centro ricreativo e di una frequentata biblioteca per ragazzi, oltre che di un piccolo zoo nei pressi delle Serre Comunali (definitivamente smantellato a metà degli anni ’80 nell’ambito di un complessivo riordino del parco).