porcellana policroma
diametro bocca 21
sec. XVIII (1700 - 1749)
Le riserve si stagliano su uno sfondo bianco e blu cobalto sotto coperta, decorato con peonie e motivi di tako-karakusa (il termine karakusa, letteralmente "erba cinese", indica un arabesco di tipo floreale, di provenienza continentale; tako, "polipo", si riferisce ai tentacoli del mollusco, evocati dalla decorazione). Le scene di interni delle riserve si ispirano alla coeva produzione xilografica e pittorica nota come ukiyo-e ("immagini del mondo fluttuante"). In ognuna è raffigurato un edificio con veranda che dà su un giardino, con un ciliegio fiorito, un pino con due uccelli, un sotetsu (Cycas revoluta Thumb.) e un chôzu-bachi (bacile con mestolo annesso, con funzione di lavaggio purificatorio); in ogni scena è presente una dama con una attendente; in una delle tre scene è raffigurato un uomo con un oggetto in mano. Sulla spalla, tre riserve a forma polilobata, leggermente diverse tra loro, con un rapace, un coniglio e fiori. Sul collo e alla base, losanghe rosse con decorazione floreale. Sul coperchio, su sfondo bianco e blu cobalto sotto coperta con motivi floreali (peonie), tre riserve polilobate con un rapace su un pino che ha afferrato un coniglio. (G. Peternolli, A. Guidi, 2006)
I vasi provengono dalle fornaci di Arita (Kyûshû) e sono databili attorno al 1700.
Per la loro antichità e tipologia potrebbero far parte dei sei vasi giapponesi, già appartenuti a Papa Benedetto XIV, donati al Museo Civico di Bologna da Mons. Aristide Magni.
Il lascito venne accettato dal comune con provvedimento del 10 maggio 1930. Il giornale L'avvenire d'Italia ne dava notizia, fornendo una breve descrizione dei preziosi oggetti, decorati da fiori ed arabeschi, "con brillantissime e freschissime tinte, che fanno sul fondo bianco-latte della porcellana, un bel contrasto di chiaroscuri. Sono chiusi da coperchi a campana dorati.". Nell'articolo vengono poi ripercorsi i diversi passaggi di proprietà, dalla loro partenza per Roma, pieni di conserve di frutta, come omaggio a Papa Lambertini, da parte del Senato bolognese, al loro recente ritorno in città, voluto da Papa Pio X, offerti alla società Fortitudo, e da questa infine donati a Mons. Magni.