Notizie storico-critiche:
sarcofago in marmo bianco di epoca gotica del Beato Giacomo Salomoni, frate domenicano nato a Venezia e vissuto a Forlì tra il 1296 e il 1314. Il sepolcro del Beato Salomoni è una tomba a isola, soluzione caratteristica delle tombe devozionali, ed è costituita da un sarcofago marmoreo rettangolare con copertura a capanna sostenuto da cinque colonne.
In particolare, il sarcofago alterna specchiature di marmi policromi e anche formelle figurate a rilievo, profilate da cornici e modanature preziose. Coppie di formelle raffiguranti santi domenicani affiancano, sui lati lunghi, quelle centrali : a sinistra della formella col Redentore è raffigurato il Beato Giacomo Salomoni e a destra San Domenico; a sinistra della formella raffigurante la Madonna in trono con il Bambino San Tommaso d' Aquino e a destra San Pietro Martire. Nei timpani dei lati corti è raffigurato il leone di san Marco, mentre sul colmo del coperchio, a coronamento, sono collocate una statua della Vergine e quelle di due angeli, di cui uno copia in gesso dell' altro.
Stato di conservazione:
Il restauro del monumento è avvenuto in concomitanza con la nuova destinazione museale, e quindi si è reso necessario lo smontaggio dell’arca che è stata poi ricomposta nella nuova sede della Pinacoteca Civica, nell’antico complesso conventuale di San Domenico dal quale tra l’altro essa proveniva.
Il sepolcro del Beato Salomoni è una tomba a isola, soluzione caratteristica delle tombe devozionali, ed è costituita da un sarcofago marmoreo rettangolare con copertura a capanna sostenuto da cinque colonne.
In particolare, il sarcofago alterna specchiature di marmi policromi e anche formelle figurate a rilievo, profilate da cornici e modanature preziose. Coppie di formelle raffiguranti santi domenicani affiancano, sui lati lunghi, quelle centrali : a sinistra della formella col Redentore è raffigurato il Beato Giacomo Salomoni e a destra San Domenico; a sinistra della formella raffigurante la Madonna in trono con il Bambino San Tommaso d’Aquino e a destra San Pietro Martire.
Nei timpani dei lati corti è raffigurato il leone di san Marco, mentre sul colmo del coperchio, a coronamento, sono collocate una statua della Vergine e quelle di due angeli, di cui uno copia in gesso dell’altro.
Il monumento risultava ricoperto da uno spesso deposito di polvere e di sporco, uniformato da una lucida patina scura dovuta alla stesura nel corso del tempo di protettivi, cere e oli, di fatto alterati e probabilmente causa di formazione di ossalati.
Lo stato di conservazione degli elementi marmorei, nel suo complesso, è apparso buono, anche se erano presenti alcune fessurazioni e piccole lacune dovute probabilmente alle operazioni di smontaggio e rimontaggio avvenute nei secoli passati.
In particolare, le lastre a specchiatura liscia in marmo rosso brecciato erano quasi tutte spezzate lungo una stessa linea di debolezza del marmo, mentre l’unica rimasta integra, era tenuta bloccata sul retro da due zanche di ferro ossidate, probabilmente inserite a scopo preventivo.
Tra le sei formelle figurate a rilievo solo quella della Madonna col Bambino risulta essere mutila: la Madonna è mancante della mano destra e il Bambino della testa.
Descrizione dell'intervento:
SMONTAGGIO
Nel corso dello smontaggio è risultato che le 5 colonne di sostegno erano state fissate al basamento, in cemento armato, a pavimento con perni di ferro sporgenti una ventina di centimetri. Dai capitelli delle colonne fuoriuscivano inoltre altri perni metallici, fissati con gesso in corrispondenza dei fori praticati nel lastrone marmoreo dell’ urna sepolcrale.
A loro volta tutti gli elementi marmorei dell’urna e del suo coperchio, e cioè formelle, modanature, cornici e lastre erano tenuti ancorati fra loro da zanche di ferro piombate.
Probabilmente in occasione dell’ultimo rimontaggio del monumento vennero realizzati all’interno della cassa muretti di sostegno e rinforzo, fatti con mattoni, malta e gesso.
La fase di smontaggio del monumento, per il trasporto e restauro in laboratorio, ha richiesto una specifica struttura in tubi innocenti è stata approntata per poter sollevare i 10 quintali della lastrone di base del sarcofago.
RESTAURO
L’intervento di restauro è stato preceduto da indagini diagnostiche
In particolare sono state eseguite le indagini finalizzate all’identificazione dei
marmi impiegati, che sono risultati essere di provenienza orientale: quello bianco dalle cave dell’isola di Proconneso (Marmara,Turchia) o Paros (Grecia), quello rosso da Iasos (Turchia) e quello grigio probabilmente da Efeso (Turchia).
I marmi risultano essere prevalentemente marmi di reimpiego.
pulitura
Tutti gli elementi marmorei della struttura architettonica, ad eccezione delle formelle figurate, sono stati puliti con ripetuti impacchi di una soluzione blanda di acqua, newdes e carbonato di ammonio.
Le dorature sono evidenti in alcuni dettagli (aureole, capelli, barba, profili dell’abito) delle formelle figurate dei santi e sulle relative cronici, nei due timpani con il leone di San Marco, nella statua della Vergine e in quella di un angelo, e in alcune cornici delle specchiature piane.
particolarmente ricca di doratura la formella col Redentore che vede sulle pagine del libro aperto riportata la frase latina “Ego sum lux mundi et via veritas”.
Le dorature risultavano ricoperte da uno strato scuro di vernice, ossidata col tempo, che, con una miscela opportuna di solventi, è stata rimossa. La pulitura terminale delle dorature è stata eseguita utilizzando saliva artificiale.
Nelle formelle e nei timpani a rilevo si sono riscontrate anche tracce di cromia originaria però limitatamente ad alcuni dettagli: la coperta dei libri, le ali, la lingua e la coda dei leoni. Non sono invece leggibili tracce di cromia su fondi o modellati.
Invece tracce di colore ocra steso per uniformare le superfici dopo le operazioni di rimontaggio e stuccatura sono state rimosse dalle colonne, dalle basi e dai capitelli assieme al deposito di sporco particolarmente compattato.
La scritta incisa lungo il bordo della lastra di base del sarcofago, oltre ad essere ripulita dal deposito di sporco e imbratti di calce, è stata anche liberata dal colore nero malamente dipinto solo su alcuni caratteri, probabilmente ripassati per renderli più leggibili.
A pulitura ultimata tutti gli elementi marmorei sono stati protetti con una sottile stesura di resina acrilica, prima delle operazioni di rimontaggio nella nuova sede museale. La stesura finale è avvenuta dopo la ricollocazione.
RICOLLOCAZIONE
Dopo avere accuratamente protetto pavimenti e pareti della sala scelta per ospitare il monumento, è stata realizzata una struttura in tubi innocenti simile a quella realizzata per lo smontaggio.
A pavimento era già stato predisposto il basamento in metallo sul quale sistemare il monumento.
Con resina epossidica sono stati fissati i perni di collegamento base-fusto- capitello . Le colonne, così assemblate, sono state sollevate con il paranco e posizionate in modo che i relativi perni, sporgenti 8 cm. dalle basi, potessero
essere inseriti nei fori predisposti.
Ad inserimento avvenuto, i perni di tre colonne sono stati fissati alla lastra in alluminio mediante piastra di ferro bloccata con dado. Quello invece corrispondente alla colonna del San Domenico è stato fissato con piastra bloccata da un cuneo in acciaio che lo attraversa.
Il sistema di fissaggio delle colonne è stato mascherato dai profili di cornice, in alluminio che perimetrano l’intero basamento.
In corrispondenza delle basi delle colonne sono stati impiegati anche cunei di teflon per garantire maggior aderenza e stabilità alle stesse.
La lastra marmorea del sarcofago, opportunamente preparata e legata, è stata sollevata con i due paranchi fissati alla struttura in tubi innocenti e posizionata in corrispondenza delle colonne di sostegno.
Dopo aver verificato il corretto posizionamento della lastra, si è calata la stessa in modo che i perni in acciaio inox sporgenti dai cinque capitelli si inserissero esattamente nei vecchi alloggiamenti, dove sono stati poi sigillati con gesso.
Montata la lastra marmorea sulle cinque colonne, si è potuto procedere al riposizionamento del sarcofago vero e proprio.
Superiormente, nuove zanche in acciaio inox hanno sostituito negli alloggiamenti esistenti quelle vecchie in ferro, ossidate, di collegamento tra formelle ed elementi divisori di cornice.
si è proceduto alla collocazione degli elementi di cornice a foglie, che presentano lacune nella parte mediana dei due lati lunghi.
Sono stati quindi collocati i timpani con il leone di san Marco, poi è stato posato l’elemento di colmo e infine sono state posizionate le quattro lastre di copertura con relativi elementi di cornice a torciglione.
Alle estremità dell’elemento di colmosono state appoggiate le sculture in marmo dell’ Angelo annunciante e della Madonna, escludendo la collocazione del secondo angelo, copia in gesso del primo.
Tutte le linee di congiunzione dei vari elementi, sono state stuccate con polifylla e integrate cromaticamente con colori all’acquerello.
Tutta la superficie è stata protetta con una stesura sottile di cera microcristallina.