Titolo operaConcilia et synoda ecclesiae Christianae. Subscriptiones
AnnoIV-X sec. d.C.
Noteed. di base: G.D. Mansi (ed.), Sacrorum conciliorum nova et amplissima collectio, voll. 2-19, Firenze - Venezia 1759-1774 (rist. anast. Graz 1960-1961).
Testo originale(...) Constantius a Faventia (...).
Traduzione(...) Costanzo, da Faenza (...).
NoteNel 313 d.C. il vescovo Costanzo di Faenza viene convocato a Roma da papa Milziade per far parte di un concilio sulla questione donatista. Ed. di Optato: M. Labrousse (ed.), Traité contre les Donatistes, 2 voll., Paris 1995-1996 (trad.: L. Dattrino (a cura di), La vera Chiesa, Roma 1988, trad. del curatore).
Testo originale(2) Petrus episcopus ecclesiae Ravennatis huic statuto nostro, in quo totam causam Dei iudicio commisimus, subscripsi. (...) (9) Gerontius episcopus ecclesiae Ficuclensis subscripsi.
Traduzione(2) Pietro, vescovo della chiesa ravennate a questo nostro decreto, nel quale abbiamo raccolto tutto il processo per il giudizio di Dio, ha sottoscritto. (...) (9) Geronzio, vescovo della chiesa ficoclense [cervese], ha sottoscritto.
NoteNel 502 d.C. papa Simmaco celebra uno dei tanti sinoda indetti per stabilizzare la chiesa nei confronti delle crisi interne e dei difficili rapporti con la corte ostrogota, di fede ariana. Ed. recente: T. Mommsen (ed.), Cassiodoris Senatoris Variae, Berlin 1898, p. 393-455 (trad. parziale: M. Pierpaoli (a cura di), Vita e personaggi di Ravenna antica, Ravenna 1984, p. 152-154).
Testo originale[III] Nam Ravennam, quemadmodum speratis, non putavimus revocandum esse concilium, dum aliorum labore, aliorum permovemur aetate, parati ut, nisi secundo conventu causae finem iudicium synhodale posuerit, iuxta desiderium vestrum, quo nos poscitis esse praesentes, occupationibus nostris Romae quietis amori postpositis, nos potius Romam Deo auctore veniamus, ut praesentibus saltim nobis citra confusionem atque discordiam secundum dei timorem tanta causa terminum sortiatur, ut non diutius urbs regia turbarum tempestate fatigetur, sed vestri aequitate iudicii redeat ad quietem. Ne mora vobis videatur onerosa, fas est vestrae aestimare providentiae, si commodum est aut sub nostrorum temporum tranquillitate tolerandum, soluto sine aliqua definitione concilio sub incerto ecclesiam suam hoc certamine Romanam perdere civitatem. Orate pro nobis, domini ac venerabiles patres. Dat sub die VI id. Aug. reg. supra dicto feliciter Rufio Magno Fausto Avieno v.c. cons.
[IV] Orate pro nobis, domini sancti et venerabiles patres. Dat. sub die VI kal. Sept. Ravennae reg. supra dicto feliciter Rufio Avieno Fausto v.c. cos.
(...)
Petrus episcopus Ravennatis ecclesiae dixit: «Scriptura, quae in nostra congregatione vulgata est, nullis eam viribus sustineri manifestum est, quia nec canonibus convenit et a laica concepta persona videtur, maxime quia in ea nullus praesul sedis apostolicae interfuisse vel propria subscriptione firmasse monstratur».
(...)
(3) Petrus episcopus catholicae Ravennatis ecclesiae huic constituto a venerabili papa Symmacho facto subscripsi.
Traduzione[III] Infatti non abbiamo pensato, come voi sperate, di dover convocare il concilio a Ravenna, tenendo presente la fatica di alcuni e l'età di altri, pronti però, se il giudizio sinodale non avrà posto fine alla causa in seconda sessione, a venire noi a Roma con l'aiuto di Dio, secondo il vostro desiderio, là dove ci desiderate presenti, posponendo le nostre occupazioni all'amore per la pace di Roma, perché almeno alla nostra presenza una questione tanto importante ottenga un termine dopo la confusione e la discordia e per timor di Dio. Così la città regale non continuerà ad essere sconvolta da turbamenti, ma ritornerà alla pace per l'equità del vostro giudizio. Perché il ritardo non vi sembri oneroso, nella vostra saggezza potete valutare se sia opportuno o tollerabile nella pace dei nostri tempi che, sciolto il sinodo senza una decisione e lasciando la contesa irrisolta, la chiesa rovini la sua città di Roma. Pregate per noi, signori e venerabili padri. Data l'8 agosto, regnando felicemente il re suddetto, essendo console Rufio Magno Fausto Avieno, “vir clarissimus”.
[IV] Pregate per noi, signori padri santi e venerabili. Data a Ravenna il 27 agosto, regnando felicemente il re suddetto [Teodorico], essendo console l'illustre Rufio Avieno Fausto.
(...)
Pietro, vescovo della chiesa ravennate, disse: «la Scrittura, che nella nostra riunione è cosa normale, è evidente che con nessuna forza può essere sostenuta quella [accusa], che non concorda coi canoni e sembra concepita da un personaggio laico, soprattutto perché in essa nessun presule della sede apostolica è dimostrato che partecipasse o che sottoscrivesse con propria sottoscrizione».
(...)
(3) Pietro, vescovo della chiesa cattolica ravennae, a questo decreto fatto dal venerabile papa Simmaco ha sottoscritto.
NoteDocumenti regi e partecipazione all'ultima sinodo romana indetta da papa Simmaco nel novembre 502, preceduto dai documenti inviati da re Teoderico. Ed. recente: T. Mommsen (ed.), Cassiodoris Senatoris Variae, Berlin 1898, p. 393-455 (trad. parziale: M. Pierpaoli (a cura di), Vita e personaggi di Ravenna antica, Ravenna 1984, p. 152-154)
NomeAssorati G.