Titolo operaRomana
Anno550 ca. d.C.
Periodoetà giustinianea
EpocaTarda Antichità
Noteed.: T. Mommsen (ed.), Iordanis Romana et Getica, Berlin 1882 (rist. anast. Muenchen 1982), p.1-52 (trad. parziale: M. Pierpaoli (a cura di), Vita e personaggi di Ravenna antica, Ravenna 1984, p. 239-243, trad. del curatore).
Testo originaleTicino Trevia succedit. Hic secunda Punici belli procella desaevit Sempronio consulae. Tum callidissimi hostes frigidum et nivalem nancti diem cum se ignibus prius, oleo quoque fovissent – horribilae dictu – homines a meridiae et sole venientes nostra nos hieme vicerunt.
TraduzioneAl Ticino successe la Trebbia. Questa seconda sciagura della seconda guerra Punica infierì sul console Sempronio. Allora gli astutissimi nemici incontrato un freddo e nevoso giorno, prima col fuoco, poi anche con l'olio si protessero e – orribile a dirsi – venendo i nostri uomini dal mezzogiorno e dal sole, vinsero i nostri con l'inverno.
Note
Note218 a.C.
Testo originaleValerianus et Gallienus, dum unus in Retia a militibus, alter Romae a senatu in imperio levarentur, regnaverunt an. XV. Valerianus si quidem in Christianos persecutione commota statim a Sapore rege Persarum capitur ibique servitute miserabili consenescit. Gallienus illius exitum cernens Christianis pacem dedit. Sed dum nimis in regno lasciviret nec virile aliquid ageret, Parthi Syriam Ciliciamqne vastaverunt, Germani et Alani Gallias depraedantes Ravennam usque venerunt, Greciam Gothi vastaverunt, Quadi et Sarmatae Pannonias invaserunt, Germani rursus Spanias occupaverunt. Idcirco Gallienus Mediolani occisus est.
TraduzioneValeriano e Gallieno, mentre uno era sollevato all'Impero dai soldati in Rezia, l'altro lo era dal Senato a Roma, e regnarono quindici anni. Valeriano, mossosi subito nel perseguitare i cristiani, è catturato da Sapore, re dei Persiani, e lì invecchiava in miserabile servitù. Gallieno, pensando che fosse morto, concesse tranquillità ai cristiani. Mentre l'imperatore si dava troppo al bel tempo e non compiva nulla degno di un uomo, i Parti devastarono Siria e Cilicia e i Germani e gli Alani saccheggiando le Gallie giunsero fino a Ravenna, i Goti devastarono la Grecia, Quadi e Sarmati invasero le Pannonie, di nuovo i Germani occuparono le Spagne. Allora Gallieno fu ucciso a Milano.
NoteRegni di Valeriano e Gallieno: 253-268 d.C. L'incursione degli Alani a Ravenna è datata al 259/260 d.C.
Testo originaleOccisoque Iohanne tyranno Valentinianus Ravenna imperator a patruele Theodosio ordinatur. Cuius germana Honoria dum ad aulae decus virginitatem suam cogeretur custodire, clam misso clientulo Attilam Hunnorum regem invitat in Italia. Cumque veniente Attila votum suum nequivit explere facinusque, quod cum Attila non fecerat, cum Eugenio procuratori suo committit. Quam ob rem tenta a germano et in Constantinopolim Theodosio principi destinata est.
TraduzioneUcciso l'usurpatore Giovanni, a Ravenna viene nominato imperatore Valentiniano da parte del cugino Teodosio. Sua sorella Onoria, la quale per il decoro della corte veniva obbligata a custodire la propria verginità, inviando segretamente un suo emissario, invita in Italia il re degli Unni Attila. Ma siccome all'arrivo di Attila non poté soddisfare il proprio desiderio, quel che non aveva fatto con Attila, lo fece col procuratore Eugenio. Perciò fu trattenuta dal fratello e mandata a Costantinopoli dal principe Teodosio.
Note425 d.C. Usurpazione di Giovanni primicerio: 423-425 d.C. Regno di Valentiniano III: 425-455 d.C. Il racconto su Attila e Onoria è forse basato su accordi presi dalle corti unna e ravennate: la citata discesa di Attila in Italia è da collocare al 452 d.C., mentre l‘esilio di Onoria a Costantinopoli avvenne nel 449 d.C.
Testo originaleLeo Bessica ortus progeniae Asparis patricii potentia ex tribuno militum factus est imperator. Cuius nutu mox loco Valentiniani apud Ravennam Maiorianus Caesar est ordinatus, qui tertio necdum anno expleto in regno apud Dertonam occiditur locoque eius sine principis iussu Leonis Severianus invasit: sed et ipse tyrannidis sui tertio anno expleto Romae occubuit.
TraduzioneLeone, figlio di Bessica, della stirpe del patrizio Aspar, da tribuno militare che era fu fatto imperatore. Tosto per sua volontà al posto di Valentiniano fu designato Cesare a Ravenna Maggioriano, il quale non ancora finito il terzo anno in regno fu ucciso a Tortona e il suo posto fu usurpato da Severiano, senza il consenso del principe Leone: ma anche questa usurpazione tramontò a Roma trascorso il terzo anno.
Note457-465 d.C. Regno di Leone in Oriente: 457-474 d.C. Quando Valentiniano fu ucciso venne eletto Petronio Massimo, mentre Maggioriano prese il posto di Avito e fu rovesciato nel 461 d.C. da Libio Severo, a sua volta eliminato nel 465 d.C.: regno di Valentiniano III 425-455 d.C., di Maggioriano 457-461 d.C., di Libio Severo 461-465 d.C.
Testo originaleAsparum autem patricium cum filiis Ardaburem et Patriciolum Zenonis generi sui instinctu in palatio trucidavit occisoque Romae Anthemio Nepotem filium Nepotiani copulata nepte sua in matrimonio apud Ravennam per Domitianum clientem suum Caesarem ordinavit. Qui Nepus regno potitus legitimo Glycerium, qui sibi tyrannico more regnum inposuisset, ab imperio expellens in Salona Dalmatiae episcopum fecit.
TraduzionePoi [l'imperatore Leone] uccise nel palazzo il patrizio Aspar coi figli Ardaburo e Patriziolo su istigazione di suo genero Zenone, ed essendo stato ucciso a Roma Antemio, per mezzo del suo cliente Domiziano proclamò Cesare a Ravenna Nepote, figlio di Nepoziano, dandogli in moglie sua nipote. Nepote, che era il legittimo padrone del regno, espulso in Dalmazia a Salona Glicerio, che s'era imposto sul regno come usurpatore, lo fece vescovo da imperatore.
Note474 d.C. Regno di Leone in Oriente: 457-474 d.C. Regno di Antemio: 467-472 d.C. Regno di Glicerio: 473-474 d.C. Regno di Giulio Nepote: 474-475 d.C. (nominalmente fino al 480). Glicerio era stato riconosciuto dal senato, quindi è considerato tra gli imperatori legittimi. Naturalmente la data per l'uccisione di Antemio è errata: Giordane ignora il regno di Olibrio e il susseguente interregno.
Testo originaleObansque rex gentium et consul Romanus Theodoricus Italiam petiit magnisque proeliis fatigatum Odoacrum Ravenna in deditione suscepit. Deinde vero ac si suspectum Ravenna in palatio iugulans regnum gentis sui et Romani populi principatum prudenter et pacifice per triginta annos continuit.
TraduzioneEsultante Teodorico, re dei suoi popoli e console romano, si dirige in Italia, fiacca in grandi battaglie Odoacre e lo accoglie in resa a Ravenna. Poi in Ravenna, nel palazzo, lo elimina come persona sospetta e per trenta anni con saggezza e in pace conservò il regno della sua gente e il titolo di principe del popolo romano.
NoteLa discesa in Italia di Teoderico inizia nel 489 d.C., la presa di Ravenna è del 493 d.C. Regno di Teoderico sugli Ostrogoti: 474-526 d.C. Regno di Odoacre: 476-493 d.C.
Testo originale[370] Emenso ergo Belesarius a Sicilia in Africa pelago solita felicitate, rebelles fugat, provinciam liberat Solomonemque rursum Chartagine conlocans Siciliam redit. Ubi mox Evermud Theodahadi Gothorum regis gener, qui contrarius cum exercitu venerat, cernens prosperitatem consulis ultro se ad partes dedit victoris hortaturque, ut iam anhelantem suique adventui suspectam subveniret Italiam. Constructo ergo Belesarius exercitu et tam navali quam equistri agmine ductans, vallavit Neapolim paucisque diebus eam obsidens per aquaeductum noctu invasit et tam Gothis qui aderant quam Romanis rebellantibus interfectis urbem plenissime spoliavit. [371] Quod Theodahadus animadvertens, Vitiges unum inter alios ductorem exercitus praeponens contra Belesarium dirigit. [372] Qui Campania ingressus mox ad campos venisset Barbaricos, ilico exercitus favore, quod contra Theodahadum suspectum habebat, excepit, et «quid», inquid, «vultis?» ad illi: «tollatur», inquiunt, «de medio, qui cum sanguine Gothorum et interitu sua cupit scelera excusari». Factoque impetu in eo consona voce Vitigis regem denuntiant. At ille regno levatus, quod ipse optaverat, mox populi vota consentit, directisque e sociis Theodahadum Ravenna revertentem extinguit. [373] Regnoque suo confirmans, expeditionem solvit et privata coniuge repudiata regiam puellam Maathesuentam Theodorici regis neptem sibi plus vi copolat quam amori. Dumque ille novis nuptiis delectatur Ravenna, consul Belesarius Romanam urbem ingressus est exceptusque ab illo populo quondam Romano et senatu iam pene ipso nomine cum virtute sepulto confestim vicina occupat loca urbium oppidorumque monimina.
Traduzione[370] Allora Belisario, attraversato il mare dalla Sicilia in Africa col consueto successo, mise in fuga i ribelli, liberò la provincia e posto di nuovo Solomone a Cartagine tornò in Sicilia. Dove presto Evermondo, genero del re dei Goti Teodato, venne con l'esercito essendo avverso al re, e poi pensando alla ricchezza del console si mise dalla parte del vincitore e lo esortò, perché la sospetta bramosia del suo arrivo già sopraggiungeva in Italia. Belisario dunque, allestito un esercito, guidando sia una flotta che un corpo di cavalleria si trincerò attorno a Napoli e dopo pochi giorni d'assedio di notte entro in città per l'acquedotto; uccisi sia i Goti presenti sia i Romani rivoltosi, abbandonò la città a totale saccheggio. [371] Teodato, quando viene a conoscere questo, invia contro Belisario uno dei suoi ufficiali, Vitige, mettendolo a capo dell'esercito. [372] Questi immediatamente entrato in Campania e recatosi agli accampamenti dei barbari, subito viene accolto con favore dall'esercito perché lo riteneva avverso a Teodato. «Che cosa volete?» — disse ed essi: «Si tolga di mezzo — dicono — colui che vuole giustificare le sue scelleratezze col sangue e con la morte dei Goti». E facendo ressa intorno a lui, ad una voce proclamano re Vitige. E lui, innalzato al trono, come desiderava, subito accoglie i desideri della gente e mandando dei suoi amici fa uccidere Teodato mentre sta ritornando a Ravenna. [373] Rafforzando il proprio potere, [Vitige] abbandona la spedizione e, ripudiata la sposa privata, più con la forza che per amore prende in moglie la principessa Matasunta, nipote del re Teodorico. Mentre trascorre a Ravenna la nuova luna di miele, il console Belisario entra in Roma e, accolto da quel popolo un tempo romano e dal senato che ormai ha sepolto anche il suo nome con la virtù, immediatamente occupa le città vicine e le fortezze.
Note533-536 d.C. Regno di Teodato: 534-536 d.C. Regno di Vitige: 536-540 d.C.
Testo originale[374] Primaque Getica congressione Hunnila ductante Perusinum ad oppidum superat et plus quam septem milibus trucidatis reliquos Ravennam usque proturbat. Secundo vero ipso Vitigis Romanas arces vallante congreditur machinasque illius et turres, quibus urbem adire temptabat, igne consumptis per anni spatium quamvis inaedia laborans deludit. [375] Post haec ad Ariminum persecutus exindeque eum effugatum Ravenna clausum in deditionem suscepit, atque unus consul dum contra Getas dimicat, pene pari eventu de Francis, qui cum Theodeperto rege suo plus ducenta milia advenerant, triumphavit. Sed quia ad alia occupatus alibi noluit implicari, rogantibus Francis pacem concessit et sine suorum dispendio de fines Italos expulit sumptoque rege et regina simulque et opes palatii ad principem qui eum miserat reportavit. Sicque intra pauci temporis spatium Iustinianus imperator per fidelissimum consulem duo regna duasque res publicas suae dicioni subegit.
Traduzione[374] Al primo scontro con i Goti condotti da Unnila presso la città di Perugia [Belisario] ottiene la vittoria e trucidati più di settemila nemici, li spinge in fuga fino a Ravenna. In un secondo tempo è attaccato da Vitige che si trincera attorno alle rocche romane. Incendiate le sue macchine da guerra e le torri, con le quali tentava di penetrare in città, per la durata di un anno ne delude le speranze pur essendo in difficoltà per la fame. [375] In seguito lo incalza fino a Rimini, lo mette in fuga di lì e chiusolo in Ravenna ne accetta la resa. E così un solo console, mentre combatte contro i Goti, con quasi eguale fortuna trionfò sui Franchi che col loro re Teodeberto erano arrivati in più di duecentomila. Ma poiché, impegnato in altre azioni, non volle affrontare una guerra altrove, a richiesta dei Franchi concesse la pace e senza perdite sue li fece uscire dal territorio italiano; presi poi il re e la regina, nello stesso tempo portò i tesori della corte al principe che lo aveva inviato. E così in breve tempo l'imperatore Giustiniano per opera del suo fedelissimo console sottopose alla propria giurisdizione due regni e due nazioni.
Note537-540 d.C. Presa di Ravenna da parte di Belisario: maggio 540 d.C. Regno di Vitige sugli Ostrogoti: 536-540 d.C. Regno di Teodeberto sui Franchi meridionali (Austrasia e Aquitania): ca. 534-548 ca. d.C. Regno di Giustiniano: 527-565 d.C.
Testo originale[379] Malo Italiae Baduila iuvenis nepus asciscitur Heldebadi. Qui mox et sine mora Faventino in oppido Emiliae soli proelio commisso Romanum superavit exercitum: et nec diu post haec item per suos ad Mucellos annonariae Tusciae feliciter dimicans iudices fugat, exercitum partim donis, partim blanditiis sibi consociat totamque Italiam cum ipsa Roma pervadit omniumque urbium munimenta distruens, cunctos senatores nudatos demolita Roma Campaniae terra transmutat. [380] Contra quem, ut superius diximus, Belesarius de Oriente diregitur cum paucis, ratus omnem exercitum, quem demiserat, integrum reperire. Et ideo postquam Ravenna ingressus est nec cum quibus ei obviaret invenit, remensoque Adriatico mare Epiro revertitur, ubi Iohannes et Valerianus ei coniuncti, dum in contiones et iurgia concertant, Totila qui Baduila hostile opus in Italia peragit. Belesarius quoque inpatiens tantae crudelitati navali classe a Sicilia solvens, per Tyrreni maris aestum Romano portu se recepit statione egressusque ad Urbem quam ut destructam et desolatam adtendit, condoluit, hortansque socios ad reparationem tantae Urbis accingitur.
Traduzione[379] Per il male d'Italia Baduila [Totila], nipote di Ildibad, accetta [il regno]. Egli subito e senza indugio, attaccato in un unico combattimento, sconfisse l'esercito romano alla fortezza di Faenza in Emilia: e non molto dopo questo fatto, grazie ai suoi al Mugello, nella Toscana annonaria, mette in fuga gli ufficiali ostili, e l'esercito in parte con donativi, in parte con promesse unisce a sé e invade tutta Italia e la stessa Roma e di tutte le città distrugge le difese, e spogliati di tutto tutti i senatori, li trasporta dalla Roma demolita alla terra della Campania. [380] Contro Baduila [Totila], come abbiamo già detto viene inviato dall'Oriente Belisario con pochi uomini, in quanto egli pensava di ritrovare integro tutto l'esercito che aveva lasciato. Perciò, quando entrò in Ravenna senza trovare i soldati da opporre al nemico, riattraversato l'Adriatico tornò in Epiro, dove si unirono a lui Giovanni e Valeriano; mentre essi discutono e litigano, Totila, detto pure Baduila, sconvolge l'Italia con la guerra. Allora Belisario, non sopportando tanta crudeltà, salpa con una flotta navale dalla Sicilia, e per il mar Tirreno agitato si porta al Porto di Roma, e dalla stazione navale uscito verso la Città si mise ad osservare quanto fosse distrutta e desolata, se ne dolse profondamente, e, sollecitando gli alleati, si accinse al restauro di questa incredibile Città.
Note541-547 d.C. Regno di Ildibad sugli Ostrogoti: 540-541 d.C. Regno di Totila sugli Ostrogoti: 541-552 d.C. La battaglia di Faenza è da collocare al 542 d.C. Assedio e occupazione di Roma da parte di Totila: 544-546 d.C. Ritorno di Belisario a Ravenna: 544 d.C. Riconquista di Roma da parte di Belisario: 547 d.C.
NomeAssorati G.
NomeParisini S.